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IGNORED

GRADI DI RARITA'


elledi

Risposte migliori

Una moneta che rappresenta un punto di partenza interessante per questa discussione è proprio la lire 5 del 1914...coniata in oltre 270.000 esemplari viene considerata R2 e raggiunge valutazioni da R3.

 

Sappiamo però che sul mercato non sono poi presenti tutti quelli coniati.

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per me @@elledi sui 10000 e mi tengo largo :D parlo delle 5 lire del 14.

 

per lo scudo dell'01 so che il discorso è complesso ma cercare nelle aste passate 116 esemplari (chiaramente diversi e non rivenduti più volte) non sarebbe cosa semplice...

Modificato da gallo83
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Awards

@@gallo83 certo che non sarebbe cosa semplice, io l'ho portato sul piano matematico, ma in realtà questo già avviene, perché il mercato quota in funzione delle reperibilità, proprio perché non è in grado di verificare l'effettiva rarità sul coniato. Prima facevi riferimento alle pontificie, premetto che non conosco affatto tale monetazione, ma guardando il catalogo ho visto che, dove sono indicate, le tirature sono piuttosto basse, ma anche le quotazioni sono basse e allora questo vuol dire che la reperibilità è alta, ovvero una quota elevata di coniato è sul mercato.

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Awards

E che dire delle lire 100 del 1940...???

 

Fino a poco tempo fa dicevamo tutti che era una moneta coniata in pochi esemplari..per il 40 anniversario del regno di VEIII....

 

Ma con la nota 56 tutto è mutato...se esiste la versione PROVA e addirittura PROOF significa che era l'apripista per una moneta da produrre su larga scala per la celebrazione dell'impero con la sognata vittoria della seconda guerra mondiale....altro che pochi esemplari!

 

Fantastoria e fantanumismatica....

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@@gallo83 certo che non sarebbe cosa semplice, io l'ho portato sul piano matematico, ma in realtà questo già avviene, perché il mercato quota in funzione delle reperibilità, proprio perché non è in grado di verificare l'effettiva rarità sul coniato. Prima facevi riferimento alle pontificie, premetto che non conosco affatto tale monetazione, ma guardando il catalogo ho visto che, dove sono indicate, le tirature sono piuttosto basse, ma anche le quotazioni sono basse e allora questo vuol dire che la reperibilità è alta, ovvero una quota elevata di coniato è sul mercato.

o forse...sono poco ricercate dai collezionisti?

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@@gallo83 certo che non sarebbe cosa semplice, io l'ho portato sul piano matematico, ma in realtà questo già avviene, perché il mercato quota in funzione delle reperibilità, proprio perché non è in grado di verificare l'effettiva rarità sul coniato. Prima facevi riferimento alle pontificie, premetto che non conosco affatto tale monetazione, ma guardando il catalogo ho visto che, dove sono indicate, le tirature sono piuttosto basse, ma anche le quotazioni sono basse e allora questo vuol dire che la reperibilità è alta, ovvero una quota elevata di coniato è sul mercato.

oppure pochi le collezionano e ce ne è per tutti...e il prezzo resta basso. difficile stabilire dove sta la ragione....sta nel mezzo probabilmente.

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Awards

Rischiamo di accavallarci....quindi un passettino alla volta; rispondo a @@gallo83 con il quale momentaneamete conversavo.

 

Mi baso dal primo dato che ritrovo sul quella monetazione/moneta e poi proseguo con gli aggiornamenti  in corso d'opera...ma comunque verifico, potrebbe, come spesso accade, rivelarsi un dato errato...logicamente mi metto nei panni di colui il quale sta per scrivere un nuovo volume/catalogo su quella monetazione.

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Rischiamo di accavallarci....quindi un passettino alla volta; rispondo a @@gallo83 con il quale momentaneamete conversavo.

 

Mi baso dal primo dato che ritrovo sul quella monetazione/moneta e poi proseguo con gli aggiornamenti  in corso d'opera...ma comunque verifico, potrebbe, come spesso accade, rivelarsi un dato errato...logicamente mi metto nei panni di colui il quale sta per scrivere un nuovo volume/catalogo su quella monetazione.

bene...continua pure la discussione su questo punto...è molto interessante..

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@@elledi...bhè, mentre scrivevo, sembra di aver capito che stiamo tutti andando verso la stessa strada.....molte monetazioni, in Italia, se non tutte, hanno bisogno proprio di una "svolta" sotto questo aspetto......diciamo che siamo rimasti un pò indietro.....e c'è davvero bisogno che qualcuno/oppure tanti ricominciano a mettere mano ad una rivisitazione completa se non totale di queste rarità.....rarità che poi determinano il prezzo effettivo di una moneta. 

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@@elledi...bhè, mentre scrivevo, sembra di aver capito che stiamo tutti andando verso la stessa strada.....molte monetazioni, in Italia, se non tutte, hanno bisogno proprio di una "svolta" sotto questo aspetto......diciamo che siamo rimasti un pò indietro.....e c'è davvero bisogno che qualcuno/oppure tanti ricominciano a mettere mano ad una rivisitazione completa se non totale di queste rarità.....rarità che poi determinano il prezzo effettivo di una moneta. 

Si sarebbe proprio l'ora di fare questo passo

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per esempio...esimia rarità....mi ricorda tanto...esimio signore :blum:

 Esimio è un termine più che corretto per una moneta rara, perché indica ciò che "esce fuori" dal comune (eximere = trarre fuori. inizialmente intendendo gli animali più belli e perfetti scelti nel gregge per un sacrificio).

Io preferirei frasi simili ...... della più esimia rarità, della più esimia bellezza, estremamente rara, di difficile reperibilità, ricercatissima, .... etc ... utili a richiamare l'attenzione del collezionista comunque competente, ... piuttosto che sigle  che soprattutto se riferite a zecche  medievali e magari a cataloghi vecchi valgono poco e niente ed hanno una valenza soprattutto commerciale.

Per essere chiari ... al collezionista competente le sigle servono poco, per quello non competente possono essere un modo perché faccia un acquisto "non buono".

L'unico modo serio per cui un listino ci metta la sigla di rarità è quello di fare espressamente riferimento ai cataloghi che quel grado di rarità hanno utilizzato; ... l'acquirente si fa una idea.

In quanto alle sigle che indicano la conservazione, quando sottoscritte a monete antiche o medievali, sono generalmente una idiozia, ... o almeno noi le vediamo così, perché forse sono solo una furbizia. 

Una sigla che forse servirebbe (almeno per responsabilizzare il venditore), sarebbe GA (Garantita Autentica), e magari la sigla PDPC (Periziata da persona competente), .... visti i mala tempora attuali.

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Per stabilire la rarità di una moneta non basta conoscere quante monete esistono sul mercato.  Questo dato da solo non significa nulla, ormai s’è capito. Una moneta potrebbe essere unica ma se non vi sono collezionisti che la ricercano, rimane invenduta, senza valore e pure  di facile reperibilità (anche se unica).  Può aiutare un parallelismo con la statistica medica e introdurre il concetto di “prevalenza”.  In ambito epidemiologico la prevalenza è il numero di eventi osservati  in un periodo K  / il numero di individui nella popolazione nel periodo k.  In campo numismatico la prevalenza di una moneta potrebbe essere semplicemente il numero di esemplari nel mercato (il 1 gennaio)  /  il numero di collezionisti disposti a comprarla (il 1 gennaio).

La definizione temporale è importante perché  il 2 gennaio 100 nuovi collezionisti potrebbero lanciarsi nel collezionismo di quella tipologia di moneta e la prevalenza cambiare sensibilmente (oppure un ritrovamento fortuito aumentare il numero di pezzi disponibili)

Questa frazione, la prevalenza appunto, esprime la vera rarità di una moneta per il collezionista. Ovvero la sua difficoltà a reperirla e in ultima analisi, il prezzo.

Quindi per prima cosa bisogna capire quanti collezionisti ci sono di una data tipologia. Si è fatto l’esempio del  5L 1914. E’ una moneta molto ambìta, interessa praticamente a chiunque bazzichi la numismatica, questo la rende quotata e “rara” perché ha una frazione di prevalenza nettamente a sfavore del collezionista (nonostante di  5L 1914 ce ne siano a centinaia sul mercato, i collezionisti sono migliaia).

Il discorso si complica se si considerano gli esemplari dei musei o delle collezioni non in vendita, diciamo quiescenti, questi esemplari modificano il numero assoluto di monete (potrebbero essere tantissime e la tipologia potrebbe apparire comune)  ma non la loro reperibilità per il collezionista. Quindi modificano la percezione di rarità ma non la reperibilità.

Quindi:

P= N/C

Ove P sta per prevalenza numismatica (o indice di reperibilità)

N sta per numero di monete sul mercato in un dato momento

C sta per numero di collezionisti disposti a comprarla in un dato momento.

Cosa ne dite? Cosi si smetterà di lamentarsi che i sesterzi di Nerone sono comuni  come fanno a costare così tanto … ;)

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Un testo, non italiano, degli anni cinquanta del secolo scorso usava solo tre gradi di rarità così suddivisi:

R = moneta che si trova in poche collezioni 

RR = moneta che si trova solo nelle migliori collezioni

RRR = moneta conosciuta in pochissimi esemplari (da 1 a 5).

Tutto il resto era considerato comune. 

Non mi dispiace questo criterio di valutazione della rarità.

 

Arka

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Un testo, non italiano, degli anni cinquanta del secolo scorso usava solo tre gradi di rarità così suddivisi:

R = moneta che si trova in poche collezioni 

RR = moneta che si trova solo nelle migliori collezioni

RRR = moneta conosciuta in pochissimi esemplari (da 1 a 5).

Tutto il resto era considerato comune. 

Non mi dispiace questo criterio di valutazione della rarità.

 

Arka

Di che testo si tratta?

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M.Gumowski, Handbuch der Polonischen Numismatik, Graz 1960

 

Arka

non molto vecchio dunque, 1960....

Tre gradi di rarità mi sembrano comunque davvero pochi.

E' evidente che nella rarità di una moneta incide molto anche il metallo...se si escludono infatti le tirature milionarie (vedasi ad esempio il 20 lire 1882 Umberto I), è chiaro che monete d'oro e d'argento sono soggette a diventare rare per la tesaurizzazione....

Per i metalli meno nobili a onor del vero incide invece l'incuria del tempo e lo scarso valore facciale.

Prendiamo l'esempio del lire 5 del 1956...coniata in 400.000 esemplari...è oggettivamente una moneta rara per un paese di 60 milioni di abitanti, ma quante saranno andate perdute? quante finite all'estero senza essere state necessariamente individuate come rare (es. ricordo di un viaggio in Italia di un turista).

Oggi sicuramente sono molte le monete da lire 5 del 1956 sul mercato, anche in conservazione BB, segno evidente che hanno circolato,anche se limitatamente.

Nel corso della mia vita ne trovai una sola, molto molto rovinata, intorno al 1974...ma solo perchè mia nonna teneva un contenitore dove raccoglieva decini e cinquini per la gettoniera dell'ascensore...UNO SOLO.

Al di la degli esemplari in conservazione notevole, che evidentemente nella maggior parte dei casi sono state subito messe da parte, quanti sono gli esemplari che realmente hanno circolato indisturbati...su 400.000....che stima potremmo fare?

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