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IGNORED

Un ricco gruzzolo Acheo della Magna Grecia, VI - V secolo a.C.


chiconumi

Risposte migliori

21 minuti fa, Archestrato dice:

Non sono sicuro siano queste, ma aggiungo alla discussione le immagini dei numeri dall'83 all'85 dell'elenco Dropbox al post 1, sono queste le dracme inedite in questione?

83.jpg

84.jpg

85.jpg

 

 

Ho scorso l'elenco delle foto in Dropbox e mi è caduto l'occhio sull'ultima immagine, dovrebbe trattarsi di un denario di Adriano:

158.jpg

Di questo denario (anche se non è la sezione giusta fa comunque  parte del lotto in oggetto) posso dire di averne visto un esemplare una ventina di anni fa su un numero (non ricordo se un numero ordinario o uno speciale) di Cronaca Numismatica, e mi pare  di ricordare ci fossero state delle perplessità circa la praticamente perfetta circonferenza della moneta, cosa ne pensate?

Ciao, purtroppo non ho avuto il tempo di guardarle tutte...

Non ho capito,  anche il denaro fa parte del tesoretto??? 

Grazie 

Skuby 

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17 minuti fa, skubydu dice:

Ciao, purtroppo non ho avuto il tempo di guardarle tutte...

Non ho capito,  anche il denaro fa parte del tesoretto??? 

Grazie 

Skuby 

Non saprei, so solo che è l'ultima immagine presente nell'elenco per singola moneta al link Dropbox del post di apertura..

E, ho paura a chiederlo, non sembra simile ad uno degli esemplari perugina ..?

il terzo dell'elenco :

https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/CarrarmatoPerugina/dettaglio.html

Se ne era parlato qui:

 

Modificato da Archestrato
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1 ora fa, Archestrato dice:

Non sono sicuro siano queste, ma aggiungo alla discussione le immagini dei numeri dall'83 all'85 dell'elenco Dropbox al post 1, sono queste le dracme inedite in questione?

83.jpg

84.jpg

85.jpg

 

 

Ho scorso l'elenco delle foto in Dropbox e mi è caduto l'occhio sull'ultima immagine, dovrebbe trattarsi di un denario di Adriano:

158.jpg

Di questo denario (anche se non è la sezione giusta fa comunque  parte del lotto in oggetto) posso dire di averne visto un esemplare una ventina di anni fa su un numero (non ricordo se un numero ordinario o uno speciale) di Cronaca Numismatica, e mi pare  di ricordare ci fossero state delle perplessità circa la praticamente perfetta circonferenza della moneta, cosa ne pensate?

Non riesco a capire cosa c'entra sta moneta. 

Con calma andrò a vedere con cura i vari pezzi 

Grazi 

Sku 

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Resto perplesso di fronte alla vendibilità di un simile lotto, a parte che sicuramente dovrebbe essere vincolato e quindi non esportabile né scomposto in singoli esemplari.

E' sicuramente un ripostiglio, con diversi esemplari anche provenienti da stessi conii (una caratteristica frequente in importanti ripostigli), che però risulta contaminato per la presenza di altre monete (circa una dozzina) chiaramente fuori contesto, come alcune monete romane repubblicane molto consunte e un falso Adriano e c'è una una moneta bizantina... Forse erano monete trovate dal rinvenitore nei pressi del ripostiglio vero e proprio, una situazione non infrequente quando mancano condizioni di regolare scavo archeologico.

Chiaramente è un ripostiglio ormai decontestualizzato, ma moltissimi ripostigli che sono attualmente nei depositi dei musei e delle Soprintendenze hanno la stessa origine ed eppure furono sequestrate oppure cedute dal rinvenitore. Resta la sua importanza per l'associazione e sequenza di nominali, specialmente quelli incusi, e quindi si auspica che venga analizzato e pubblicato nella sua integrità, con tutti i soliti parametri (peso, diametro, orientamento conii) per ogni esemplare.

Nella presentazione nel catalogo viene accennato che questo ripostiglio fu già esaminato dal prof. Arslan per conto della Soprintendenza, ma non so se esistono iniziative per la sua pubblicazione. Al limite si può anche dare il permesso di venderlo, ma almeno si dovrebbe cercare di renderlo fruibile per un dettagliato studio. Sono molto scettico che si riesca a venderlo in blocco. Il prezzo di stima è abbastanza corretto, ma hi ha voglia di spendere con simili vincoli....

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Un primo sorvolo ,  certamente superficiale , sul gruzzolo / forse tesoretto , sulle cui caratteristiche di vendibilità voglio immaginare  che i venditori siano pienamente edotti .

Alcuni esemplari notati che posto in calce .

001 =  83 Crotone dracma    500/480 g. 2,79 mm. 1 ( ? )

002 =   84 Crotone  dracma   500/480 g. 2,73 mm. 16

003 =   85 Crotone dracma   500/480 g. 2,49 mm. 16

004 =   89 Crotone dracma   530/500 g. 2,70 mm. 17

005 =  NAC  P  n. 1105 ( 12/05/2005 ) Crotone dracma 480/430 g. 2,64 mm. 18

006 =    92 Crotone triobolo 525/425 g. 1,29 mm. 16

007 =  125  Crotone obolo ( ? ) 525/425 g. 1,39 mm. 11

008 =   130 Taranto didramma 380/340 g.7,75 mm. 22

Per le 3 dracme ai nn. 83/84/85 , non ho saputo trovare tra la mia poca documentazione , la tipologia con tripode tra QPO e fenicottero / tripode incuso tra QPO  TON : ecco qui probabilmente la "tipologia inedita" indicata in catalogo

Per la dracma n.89 ho trovato un tipo molto simile in asta NAC 2005

Le 2 piccole frazioni ai nn. 92 e 125  :  il n.92 parrebbe HNI 2126 invece che 2127  mentre il n. 125 listato obolo HNI 2136 potrebbe essere tipo il triobolo HNI 2130

Fuor degli incusi di Crotone , ho notato il didramma di Taranto  al n. 130  :  il tipo con al R. Taras in atto di fiocinare il pesce mi è sempre parso moneta molto gradevole

 

001 Crotone dracma tesoretto 83.jpg

002 Crotone dracma tesoretto 84.jpg

003 Crotone dracma tesoretto 85.jpg

004 Crotone dracma  tesoretto 89.jpg

005 NAC P n. 1105.png

006 Crotone triobolo tesoretto 92.jpg

007 Crotone obolo tesoretto 125.jpg

008 Taranto didramma tesoretto 130.jpg

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Considerata la presenza di altre monete bel gruzzolo , per nulla pertinenti al periodo , io sarei più propenso a credere che siano monete sequestrate e poi , chissà per quale motivo , restituite  con dei limiti . 

Dovrebbero essere considerate e studiate esulando dagli esemplari non pertinenti al periodo . 

Penso si paghi , come dire , il prezzo della sicurezza di un pezzo conosciuto , importante e non sequestrabile 

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Sicuramente ci sono monete che non sono pertinenti al principale nucleo, in effetti più di una dozzina tra quelli che avevo intravvisto a una prima occhiata. Resta però questo  nucleo che ha tutte le caratteristiche di un ripostiglio, anche se decontestualizzato. Poi conta molto l'aspetto della patina, che può essere valutato solo dal vivo (le foto difficilmente riescono a riprodurre tutte le sfumature) e che permette talora a riconoscere l'appartenenza a un ripostiglio. Ancora non riesco a comprendere come sia stata autorizzata la restituzione al rinvenitore, che quasi sicuramente ha trovato nella zona anche altre monete che non sono pertinenti al ripostiglio. Per molto meno si procede al sequestro, almeno in Italia....

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Di fronte all'importanza della questione e a scanso di inutili equivoci o dietrologie, mi sono permesso di chiedere direttamente alla Bertolami tutte le informazioni. Ecco quanto mi hanno riferito.

- Dopo essere venuta a conoscenza della collezione (di proprietà di una famiglia calabrese), la Bertolami ha provveduto ad organizzare la procedura di rito: venne spedita dai proprietari una raccomandata con ricevuta di ritorno alla Soprintendenza della Calabria, nella quale si informava la stessa dell'intenzione di spostare tale collezione a Palazzo Caetani Lovatelli al fine di una vendita pubblica all'asta. La soprintendenza dopo 60 giorni non ha risposto (silenzio assenso), quindi la collezione è stata portata a Roma, dove poi è stata fotografata, messa in sicurezza allarmata, adeguatamente protetta in cassetti di legno rivestiti di velluto, infine schedata. Sulla scheda pubblicata nel sito (e sul catalogo cartaceo) si troverà ogni moneta numerata (con riferimento puntale alla fotografia), e sono disponibili schede con peso, diametro, asse di conio e bibliografia di riferimento di ciascun esemplare. Di fatto quindi la collezione è in Italia (adesso a Roma in Palazzo Caetani Lovatelli), e per legge non può essere venduta fuori dai confini nazionali, né ulteriormente spostata senza prima avvisare la Soprintendenza competente. Tutta questa faccenda pertanto è stata concepita nel pieno rispetto della normativa vigente. 

- La riserva è alta (150.000 E) e attualmente in Italia solo un museo pubblico (diritto di prelazione da parte dello Stato) o una fondazione privata di un certo livello potrebbero permettersi un acquisto del genere. Tale riserva però si avvicina al valore dell'intero gruppo nel mercato internazionale (ca. 180.000 E). Si dovrebbe vedere alcuni esemplari dal vivo: per stile, conservazione e centratura, all'estero avrebbero comodamente raggiunto realizzi di 10-15.000 E cadauno. La Bertolami ha accettato l'affidamento ugualmente, con il rischio di avere una perdita garantita (costi di fotografia, lavorazione, catalogo, spedizione, pubblicità, etc...) al solo scopo di pubblicare tutte le monete, cosicchè da preservare il dato scientifico. In passato si era offerta di fare da tramite tra i proprietari e lo Stato: la Bertolami avrebbe finanziato in primis la pubblicazione di uno studio dedicato (tipo giornata di studi, con contributi di vari studiosi legati alla monetazione incusa magnogreca, seguita dalla stampa degli atti), e avrebbe fatto in modo che gli esemplari migliori e quelli inediti fossero donati alla Soprintendenza (a scelta della stessa, senza limite numerico), in cambio dello svincolo e della libera circolazione di quelli più comuni. Si trattava in effetti di una procedura innovativa e rivoluzionaria per l'Italia, che avrebbe preservato in futuro diversi contesti, e incrementato quel "sentire comune" che manca a molti nostri connazionali. La stessa procedura è adottata in Inghilterra dall'Arts Council in materia di ritrovamenti fortuiti: dopo lo studio e la pubblicazione i reperti monetali vengono messi in asta da Spink & Son, ed è provato che tale procedura nel 94% dei casi abbatte completamente la clandestinità. Ma la Bertolami ha trovato un muro non razionalmente giustificato da parte di una funzionaria... Beh, almeno ci ha provato. In ogni caso la coscienza resta pulita e serena, nella consapevolezza che il dato scientifico è preservato, fissato e definitivamente pubblicato.

- Per quanto riguarda lo studio del ripostiglio (perchè di ripostiglio, inequivocabilmente, si tratta, almeno per buona parte), fu proposto di farlo studiare in anteprima ad una giovane collaboratrice esterna della Direzione generale Archeologia, che però non accettò per motivi di tempo. Ovviamente un membro della Bertolami aveva intenzione di pubblicare la collezione in futuro su qualche rivista scientifica dedicata (RIN o AIIN), con particolare attenzione alla questione legale italiana. In ogni caso esiste disponibilità a una collaborazione a più mani. In ogni modo ormai l'intero rispostiglio (fotografie e dati tecnici) è di dominio pubblico (manca solo il contesto di rinvenimento, del quale tuttavia non si sa nulla). Quindi adesso, grazie al lavoro spesso aprioristicamente sottovalutato di una casa d'aste italiana, questo patrimonio numismatico è finalmente di proprietà intellettuale della collettività, ergo chiunque può pubblicarlo scientificamente senza alcun limite.

Devo ringraziare la Bertolami per avermi inviato queste informazioni, autorizzandomi a renderle pubbliche. Ovviamente si tratta di un argomento altamente interessante e delicato sul piano sia scientifico sia legale e potrebbe costituire un interessante precedente per trovare una soluzione al vecchio e irrisolto problema del materiale trovato in Italia ma completamente decontestualizzato. L'unica alternativa resta la completa clandestinità e fuoriuscita di monete delle quali magari conosciamo dopo la foto, ma nessuna altra informazione circa la sua associazione con altre monete trovate insieme, con perdita di tutte le informazioni di carattere scientifico, senza dimenticare che lo Stato resta comunque  defraudato e senza nemmeno alcuna possibilità di scegliere con diritto di prelazione almeno gli esemplari che effettivamente e sigificativamente mancano nelle sue collezioni pubbliche....

Staremo a vedere.

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Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

- Dopo essere venuta a conoscenza della collezione (di proprietà di una famiglia calabrese), la Bertolami ha provveduto ad organizzare la procedura di rito: venne spedita dai proprietari una raccomandata con ricevuta di ritorno alla Soprintendenza della Calabria, nella quale si informava la stessa dell'intenzione di spostare tale collezione a Palazzo Caetani Lovatelli al fine di una vendita pubblica all'asta. La soprintendenza dopo 60 giorni non ha risposto (silenzio assenso), quindi la collezione è stata portata a Roma, dove poi è stata fotografata, messa in sicurezza allarmata, adeguatamente protetta in cassetti di legno rivestiti di velluto, infine schedata. 

Ciao.

Certamente questa è la procedura corretta.

Quanto alla "schedatura" della collezione, si tratta di un adempimento che dovrebbe essere già stato eseguito dalla Soprintendenza, in quanto la dichiarazione di interesse culturale postula che si effettui la completa schedatura del compendio che si ritiene meritevole di essere dichiarato di interesse cultuale.

D'altro canto, senza schedatura del materiale non si capisce come potrebbe essere esattamente identificato il compendio stesso.

Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

- La riserva è alta (150.000 E) e attualmente in Italia solo un museo pubblico (diritto di prelazione da parte dello Stato) o una fondazione privata di un certo livello potrebbero permettersi un acquisto del genere. Tale riserva però si avvicina al valore dell'intero gruppo nel mercato internazionale (ca. 180.000 E). Si dovrebbe vedere alcuni esemplari dal vivo: per stile, conservazione e centratura, all'estero avrebbero comodamente raggiunto realizzi di 10-15.000 E cadauno. La Bertolami ha accettato l'affidamento ugualmente, con il rischio di avere una perdita garantita (costi di fotografia, lavorazione, catalogo, spedizione, pubblicità, etc...) al solo scopo di pubblicare tutte le monete, cosicchè da preservare il dato scientifico. 

La riserva è indicata in euro 150 mila; ma è anche vero che la base d'asta è di euro 105 mila e che la stessa Casa d'aste informa espressamente che: "BFA può accettare offerte sui lotti posti in vendita anche sotto il prezzo di riserva. In questi casi BFA riserva a tali offerenti la possibilità che i lotti vengano aggiudicati a loro nei quindici giorni successivi a quello della chiusura dell'asta al prezzo base".

Ciò solo per dire che non si può escludere a priori che un'offerta alla base possa comunque rivelarsi sufficiente per aggiudicarsi il lotto.

Quanto al fatto che la Case d'aste abbia investito su questo lotto con costi di fotografia, catalogazione ecc., beh questo mi sembra abbastanza usuale per chi svolge quell'attività ed ha fra l'altro la prospettiva di ricavare dall'eventuale vendita del lotto provvigioni non insignificanti (a proposito: ma a quanto ammonta esattamente la percentuale delle commissioni? All'art. 4 delle "condizioni di vendita Italia" leggo: "4. L’ aggiudicatario corrisponderà a BFA una commissione d’asta, per ciascun lotto". Cioè? Quanto?

Inoltre la preservazione del dato scientifico (del lotto) dovrebbe essere già stata garantita dalla Stato...posto che la sua schedatura, come già detto sopra, sarà già avvenuta a cura della Soprintendenza (altrimenti come hanno fatto a porre sul lotto la dichiarazione di culturalità se non lo hanno neanche schedato)?

Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

In passato si era offerta di fare da tramite tra i proprietari e lo Stato: la Bertolami avrebbe finanziato in primis la pubblicazione di uno studio dedicato (tipo giornata di studi, con contributi di vari studiosi legati alla monetazione incusa magnogreca, seguita dalla stampa degli atti), e avrebbe fatto in modo che gli esemplari migliori e quelli inediti fossero donati alla Soprintendenza (a scelta della stessa, senza limite numerico), in cambio dello svincolo e della libera circolazione di quelli più comuni. Si trattava in effetti di una procedura innovativa e rivoluzionaria per l'Italia, che avrebbe preservato in futuro diversi contesti, e incrementato quel "sentire comune" che manca a molti nostri connazionali.

Niente da dire sull'iniziativa - certamente meritoria - di finanziare la pubblicazione di uno studio dedicato.

Non comprendo invece il senso di proporre alla Soprintendenza, stante la dichiarazione di culturalità dell'insieme, una proposta che, allo stato della nostra legislazione, è assolutamente improponibile.

Il lotto infatti, dichiarato di interesse culturale nel 2013, è divenuto per legge indivisibile e dunque la proposta di donare i pezzi migliori allo Stato in cambio dello svincolo e della libera circolazione dei restanti è palesemente irricevibile.

Quindi, la procedura auspicata dalla Casa d'aste sarebbe stata si veramente "rivoluzionaria", ma nel senso che non avrebbe potuto trovare giustificaziobne nell'alveo della nostra normativa vigente.

Sul fatto poi che una tale procedura avrebbe potuto "preservare in futuro diversi contesti e incrementare quel sentire comune che manca a molti nostri connazionali",  non ne sarei francamente molto persuaso.

Non credo basti solo una diversa procedura per modificare il "sentire comune" di molti nostri connazionali. 

Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

Ma la Bertolami ha trovato un muro non razionalmente giustificato da parte di una funzionaria... Beh, almeno ci ha provato. In ogni caso la coscienza resta pulita e serena, nella consapevolezza che il dato scientifico è preservato, fissato e definitivamente pubblicato.

Più che un "muro non razionalmente giustificato da parte di una funzionaria" direi che la Casa d'aste ha trovato davanti a sé la Legge italiana.:aggressive:

Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

Quindi adesso, grazie al lavoro spesso aprioristicamente sottovalutato di una casa d'aste italiana, questo patrimonio numismatico è finalmente di proprietà intellettuale della collettività, ergo chiunque può pubblicarlo scientificamente senza alcun limite.

Sicuramente. Non per sminuire il lavoro encomiabile della Casa d'aste...ma sarebbe stato interessante leggere anche la schedatura realizzata dalla Soprintendenza in occasione del procedimento che ha portato alla dichiarazione di culturalità del lotto nel 2013.

 

Il ‎26‎/‎11‎/‎2016 at 16:57, acraf dice:

Ovviamente si tratta di un argomento altamente interessante e delicato sul piano sia scientifico sia legale e potrebbe costituire un interessante precedente per trovare una soluzione al vecchio e irrisolto problema del materiale trovato in Italia ma completamente decontestualizzato. L'unica alternativa resta la completa clandestinità e fuoriuscita di monete delle quali magari conosciamo dopo la foto, ma nessuna altra informazione circa la sua associazione con altre monete trovate insieme, con perdita di tutte le informazioni di carattere scientifico, senza dimenticare che lo Stato resta comunque  defraudato e senza nemmeno alcuna possibilità di scegliere con diritto di prelazione almeno gli esemplari che effettivamente e sigificativamente mancano nelle sue collezioni pubbliche

Sicuramente, de iure condendo, si potrà valutare la convenienza di una procedura come quella ipotizzata dalla Casa d'aste.

Ma, altrettanto sicuramente, la proposta non è oggi percorribile.

Per quanto attiene la ricognizione e la schedatura del lotto, in questo caso qualche merito andrebbe equamente riconosciuto anche alla Soprintendenza della Calabria.

Saluti.

Michele

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Il 25/11/2016 at 10:55, Archestrato dice:

Non saprei, so solo che è l'ultima immagine presente nell'elenco per singola moneta al link Dropbox del post di apertura..

E, ho paura a chiederlo, non sembra simile ad uno degli esemplari perugina ..?

il terzo dell'elenco :

https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/CarrarmatoPerugina/dettaglio.html

Se ne era parlato qui:

 

Proprio quello, poco male comunque..

(a me piace molto il vaso, http://auctions.bertolamifinearts.com/it/lot/10464/cratere-a-volute-attribuito-al-pittore-di-/ 

pero' se cadesse per terra...)

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  • 4 anni dopo...

Cinque anni or sono ( 24-11-2016 ) compariva tra le aste questa particolare collezione di 128 incusi magno-greci con poche altre monete a doppio rilievo .

Chissà quale sarà l' odierna situazione e collocazione ?

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Grazie @VALTERI per aver riproposto all'attenzione questo eccezionale gruzzolo di monete della Magna Grecia. Non è mia intenzione intervenire sulle questioni legali, peraltro già ben esposte da altri utenti, in quanto non dispongo delle competenze necessarie. Quello che piuttosto mi preme sottolineare è un ulteriore aspetto, non meno importante, relativo alla fisionomia dell'accumulo. 

E' disponibile in rete la schedatura dei singoli pezzi (priva di foto e solo con una visione d'insieme del gruzzolo: https://auctions.bertolamifinearts.com/it/lot/10497/un-ricco-gruzzolo-acheo-magna-grecia-vi-v-/) secondo il catalogo di Rutter accompagnata da un breve commento del prof. E. Arslan, che vide il tesoro su invito della Soprintendenza, secondo il quale le monete del gruzzolo sarebbero di fondamentale importanza in quanto arricchirebbero il ventaglio dei  tesoretti fondamentali per la conoscenza della circolazione monetaria arcaica nell’attuale Calabria e cioè quelli di Sambiase, Gizzeria e Curinga, oggi al Museo Nazionale di Reggio Calabria, nonché con il più volte ricordato ritrovamento di Acqua di Friso di Cropani”. I vari nominali, tra stateri, dracme e oboli, sono giunti a noi in stato di conservazione eccezionale e presentano le patine originarie, caratterizzate da incrostazioni arenacee friabili a grana finissima. L’intera collezione comprende più di 150 monete (29 delle quali non incuse e pertinenti ad altre zecche di Magna Grecia e Sicilia).

In realtà ci sono alcuni elementi che non mi sono ben chiari, in primis la presenza degli oboli. Il catalogo – da cui vanno esclusi i nn. 129-134, pertinenti a periodi seriori e non omogenei con ripostiglio -  comprende 6 esemplari di Crotone (nn. 123-128) classificati come oboli ma il cui peso (gr. 1,53; 1,51; 1,39; 1,35; 1,37; 1,34) è invece chiaramente riferibile nel sistemo acheo a quello dei trioboli. Peraltro andrebbero studiati con attenzione in quanto i valori di gr. 1,53 e 1,51 darebbero luogo ad una dracma di oltre 3 grammi e, di conseguenza, ad uno statere di gr. 9. La cosa non è impossibile in quanto valori alti sono ampiamente documentati a Crotone tra VI e V secolo (lo stesso statere catalogato al n. 65 pesa gr. 8,94). Certo è che in ogni caso non si tratta di oboli ma di trioboli.

Altro aspetto peculiare è poi la presenza delle dracme crotoniati con "tipologia inedita" catalogate ai nn. 83-85 e datate al 500-480 (quindi incuse). Ho ingrandito l'unica foto del gruzzolo disponibile in rete (che allego dal precedente link) ma di dracme con tipologia inedita sinceramente non ne trovo. Tuttavia un'eventuale edizione integrale del gruzzolo potrà certamente chiarire meglio questo aspetto.

74.jpg

Infine, e devo dire che questa è una delle componenti più interessanti del ripostiglio, la composizione. Giustamente nella scheda si fa riferimento ai tesori di Sambiase, Gizzeria e Curinga quali rinvenimenti di fondamentale importanza per lo studio della circolazione monetaria in età greca nel territorio dell'attuale Calabria. In realtà andrebbero aggiunti anche quelli di S. Stefano di Rogliano (purtroppo quasi interamente disperso), S. Eufemia LameziaGrimaldi, che insieme ai precedenti sono stati anni addietro oggetto di una specifica pubblicazione dedicata ai rinvenimenti monetari dell'area lametina (E. Spagnoli-M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004). Ma a prescindere da ciò, se istituiamo un confronto con alcuni dei ripostigli citati e in particolare con quelli che risultano grosso modo coevi al gruzzolo in esame, ossia Sambiase (ca. 520 a.C.), Curinga (470 a.C.), ma anche con altri di aree diverse, emerge un singolare fenomeno.

Nei gruzzoli di monete incuse, o contenenti esemplari a doppio rilievo comunque coevi alle fasi incuse, la valuta di alto taglio o rappresenta la componente esclusiva - come a Sambiase e a Curinga (100% stateri + 1 lingotto AR nel caso di Sambiase) - o predomina nettamente sulle frazioni (v. Amendolara, occultato all’inizio del V sec. a.C. ma anche ad es. a Taranto 1911S. Giorgio Ionico, Rutigliano, Taranto 1929). Nel caso del ripostiglio di BFA invece si verifica il fenomeno opposto: su 128 esemplari il 60% circa è costituito da frazioni e addirittura i trioboli (48 ess.) superano le dracme (29 ess.). Purtroppo non essendo noto il contesto di rinvenimento non sappiamo se la selezione dei nominali dipese da una scelta del proprietario (gruzzolo di tesaurizzazione) o se essa vada riferita ad una diversa natura dell’accumulo (deposito votivo? altro?) ma certo è che questa peculiare fisionomia del ripostiglio, che non trova confronto in Magna Grecia in epoca così “alta”, andrà certamente approfondita e valutata con attenzione.

Una curiosità. Qualcuno ha notizia del rinvenimento di Acqua di Friso di Cropani citato da Arslan?

 

 



 

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1 ora fa, coinzh dice:

Perche' presumete che nel ritrovamento c'e' una moneta di caulonia verde ?

rame / bronzo suberato ?

Che ci sia un esemplare "verde" di Caulonia si vede chiaramente dalla foto del gruzzolo ma non saprei a cosa è imputabile la patina in quanto nel catalogo delle monete non sono annotati esemplari suberati. Magari un'edizione del tesoretto (auspicabile) potrebbe aiutare a comprendere meglio la questione.

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Bertolami ci dice che l' intera collezione comprende più di 150 monete : se 128 sono gli incusi e 29 quelle a doppio rilievo, il totale effettivamente sarebbe 157 .

La fotografia del 'gruzzolo' ha in allegato un elenco di 134 monete, 128 incusi e 6 a doppio rilievo. le restanti 23 parrebbero assenti .

In posizione centrale nella fotografia del 'gruzzolo' sono visibili 6 monete a doppio rilievo .

Ben identificabili la 133 di Siracusa ( oro ) e la 130 di Taranto ( cavaliere con 2 cavalli ) , così come le 132 e 134 di Velia ( teste elmate a sinistra ) .

Non corrispondono la 129 (dracma di Terina ) e la 131 ( obolo di Taranto ) con le restanti 2 monete visibili .

101.jpg

102.jpg

103.jpg

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55 minuti fa, VALTERI dice:

Bertolami ci dice che l' intera collezione comprende più di 150 monete : se 128 sono gli incusi e 29 quelle a doppio rilievo, il totale effettivamente sarebbe 157 .

La fotografia del 'gruzzolo' ha in allegato un elenco di 134 monete, 128 incusi e 6 a doppio rilievo. le restanti 23 parrebbero assenti .

In posizione centrale nella fotografia del 'gruzzolo' sono visibili 6 monete a doppio rilievo .

Ben identificabili la 133 di Siracusa ( oro ) e la 130 di Taranto ( cavaliere con 2 cavalli ) , così come le 132 e 134 di Velia ( teste elmate a sinistra ) .

Non corrispondono la 129 (dracma di Terina ) e la 131 ( obolo di Taranto ) con le restanti 2 monete visibili .

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103.jpg

Non ne ho la certezza, ma la dracma di Terina catalogata al n. 129 potrebbe essere identificata con la moneta a destra dell'elettro siracusano. Il riferimento HN 2631 e la datazione 400-356 a.C.  indicano chiaramente che chi ha classificato l'esemplare (e lo stesso Rutter in HN) si è basato sul catalogo di Holloway-Jenkins (Terina, Bellinzona 1983) che pone entro questi estremi cronologici il gruppo E. Al suo interno sono registrate 3 dracme (nn. 86-88) di mm. 16-15 ca. di cui una con testa a s. (n. 87) e due (nn. 86, 88) con testa a d. e quindi confrontabili con l'esemplare del gruzzolo (sempre ammesso che l'identificazione da me proposta sia corretta).

 

image.png            image.png

 

 

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Se ricordo bene @dux-sab 5 anni or sono il lotto restò invenduto : ignoro eventuali  fatti successivi .

Anch'io  @dracma  avrei visto nella moneta con testa femminile a destra, parzialmente coperta dall' oro siracusano, la moneta di Terina, ma se la fotografia del gruzzolo  è al vero ( e non una composizione ), la dimensione è troppo grande per una dracma . 

Modificato da VALTERI
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