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  1. Ultima ora
  2. ok grazie
  3. Candida

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    Grazie e buon pomeriggio 🤗 Immagino...grazie
  4. gennydbmoney

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    Un neofita farà sempre fatica a capire la differenza tra un moneta genuina e una copia,per ovviare a questo problema bisogna imparare a conoscere gli originali,il resto verrà da sé...
  5. Un cavallo “sporco” con REGNS (esse coricata) in luogo di REGNI:
  6. A proposito del grano 1637. Lotto 321 asta Antium ultima. Salvo errori, dovrebbe trattarsi di un Magliocca 70 (tipo) in quanto sono presenti i tre globetti sotto lo scudo. Presente poi il simbolo 3 davanti al busto. Non leggibile la data al D/. La legenda al D/ termine sicuramente con RE. Ma tutti i tipi 70 hanno i globetti oppure è una particolarità/variante?
  7. Io ho pensato lo stesso per diverso tempo: pare ridicolo mettersi a parlare dei grossi senesi battuti a Napoli in effetti. Il problema nasce quando altri autori non specialisti, fidandosi dei sistemi di referaggio di riviste specialistiche o di collane importanti citano la notizia che le monete senesi sono state battute a Napoli, ad esempio. Questi studiosi possono non avere evidentemente gli strumenti per comprendere che la suddetta teoria non ha alcun riferimento o base scientifica, e possono riportarla in buona fede. Questo è un problema.
  8. torpedo

    Medaglia Mussolini

    Da queste foto, mi sembra una medaglia fusa, non coniata.
  9. MERCURIO691

    Vaticano 2024

    Intanto giovedì riapre il sito, per tutto il resto si vedrà man mano
  10. torpedo

    50 Centesimi leoni 1920

    Anche per me è un MB.
  11. gennydbmoney

    Pubblica 1622

    No...
  12. ilnumismatico

    50 Centesimi leoni 1920

    Ciao! Anche i rigati sono comunissimi, solo che è più difficile trovarli in alta conservazione (per alcune date è, come il ‘19 è un’utopia). Il valore onesto è il prezzo che hai pagato
  13. Candida

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    E come si distinguono? Scusi se ne approfitto della sua gentilezza ma io non ne capisco nulla!🙄
  14. Oppiano

    Pubblica 1622

    Diciamo che il Magliocca non fa alcun cenno ai globetti. Visionando il CNI gli unici esemplari con globetto iniziale sono due:
  15. Oggi
  16. gennydbmoney

    Pubblica 1622

    I globetti ad inizio e fine legenda non sono delle novità,sono meno comuni gli esemplari che il globetto non ce l'hanno... Per il discorso del simbolo sotto al busto sarebbe da verificare con moneta in mano,al momento conosco solo il globetto e il fiore sotto al busto (che ho in collezione)... La moneta era rimasta invenduta all' asta precedente... Trovo interessante il profilo di Filippo...
  17. caravelle82

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    Ahimé, come detto, bordo e perlinatura erano evidenti. Se é vil metallo, le riproduzioni i commercianti al mercatino le vendono generalmente a 3/5 euro. Saluti
  18. Oppiano

    10 Grana 1834

    Ciao a tutti, Anche questo è “bruttino”, ma si differenzia per avere solo un “punto” al R/, dopo VTR, e il numero 8 aperto alla base al D/.
  19. Alan Sinclair

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    Se fosse un falso d'epoca sì, sono anche ricercati e collezionati; falso moderno = patacca.
  20. Candida

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    Grazie immaginavo...ma queste copie hanno un mercato e se si hanno un valore?
  21. Alan Sinclair

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    Buon Pomeriggio @Candida, se il peso è veramente gr. 24,82 siamo sulla riproduzione.
  22. Secondo me state perdendo troppo tempo. Il nostro ha semplicemente spostato il metodo Lancianocentrico ad altri luoghi Attenzione, magari ha dei documenti tanto segreti che non vuole fare vedere, trovati in.qialche bancarella della Sagra del tarallo di Cuma o a quella delle cozze di Baia. In attesa di vederli questi documenti , sentite a me, non ne vale la pena.
  23. Quello che avevo già di Tornesi 5, presenta la P senza punto e i rami più lunghi. Diametro sempre 29 mm
  24. Oppiano

    Pubblica 1622

    Mia impressione. Il Lotto 323, di cui non si cita sia il peso sia il diametro, e’ un 1622 che presenta un globetto/punto (evidente) all’inizio di PHILIPPVS. Esemplare non citato dal Magliocca (salvo errori). Peraltro, visionando meglio l’esemplare, all'esergo del D/ dovrebbe essere presente un rosone. In questo caso, l’esemplare sarebbe da ascriversi al tipo 148 del CNI (forse si intravvede anche un punto dopo il millesimo). Peccato per i dati ponderali non riportati in catalogo.
  25. Alan Sinclair

    1Lira Vittorio Emanuele II

    Moneta leggermente meglio a rovescio che a diritto, ma non supera l' MB.
  26. Scoperta straordinaria ora a Marzabotto: una grande fornace romana nel piazzale del tempio di Uni cambia la storia di Kainua e della “Bologna etrusca”. Etruschi umiliati? Culti schiacciati? Riconversioni? Redazione 18 Luglio 2025 Archeologia - Ultime notizie ed approfondimenti, News Nostro servizio. Una vampa inattesa si è accesa, in questa estate 2025, tra le vestigia della sacralità etrusca. Nella campagna di scavo appena conclusa a Kainua – l’antica Marzabotto, tra le dolci colline dell’Appennino bolognese – un’équipe di archeologi dell’Università di Bologna ha portato alla luce i resti notevoli di una fornace romana, di grandi dimensioni, collocata sorprendentemente proprio nel piazzale del tempio di Uni, la somma dea etrusca, equivalente della Giunone latina. Una riconfigurazione urbanistica avvenuta su basi ideologiche, nel mutamento provocato e imposto dalla romanizzazione progressiva? Uni non è una divinità di lavoro e fuoco, come poteva essere Vulcano. Ma una sorta di grande Madre. Una Regina che aveva la necessità di possedere, nell’Olimpo e in terra, una camera con vista. Fumi e rumori di ceramiche, fischi di operai potevano essere un deliberato arbitrio su un’area che era stata sacra, anche se generazioni prima. E quell’opificio che sorgeva nella piazza, come un sopruso verso il cielo e verso le anime trapassate degli etruschi? L’urbanistica parla. Ha un proprio linguaggio. Il ritrovamento impone una svolta interpretativa profonda. In un’area che per secoli aveva ospitato il fulcro del culto cittadino, in uno spazio consacrato alle più alte divinità del pantheon etrusco, emerge ora la testimonianza concreta di una rifunzionalizzazione di tipo produttivo: un impianto artigianale organizzato, stabile, che cancella la narrazione di un abbandono passivo post-etrusco. Il tempio taceva, ma il lavoro parlava. Una fornace nel tempio di Uni Dove bruciava l’incenso, si scaldava l’argilla: il sacro si fa officina La scoperta è avvenuta durante la nuova campagna 2025 condotta nell’area urbana di Kainua, nell’ambito di un più ampio progetto di rilettura dei livelli di frequentazione tardo-repubblicani e imperiali del sito. A colpire è la posizione stessa dell’impianto: la fornace, costruita in muratura, si colloca proprio sul piazzale antistante il tempio tuscanico dedicato a Uni. L’analisi stratigrafica e l’inquadramento cronologico preliminare indicano una datazione compresa tra la fine del I secolo a.C. e il II d.C., periodo in cui – con ogni probabilità – il tempio aveva ormai cessato la sua funzione cultuale. Ciò suggerisce una dinamica di progressiva desacralizzazione e successivo riutilizzo pratico dello spazio urbano, secondo una logica funzionale tipica della cultura romana. Il luogo che un tempo accoglieva cerimonie, preghiere e sacrifici, divenne così sede di produzione. E non si trattava di un’attività marginale o occasionale: le dimensioni della fornace, la qualità costruttiva e la complessità dell’impianto rimandano a una manifattura strutturata, in grado di approvvigionarsi di materie prime, di impiegare manodopera qualificata, e forse perfino di inserirsi in circuiti commerciali regionali. Kainua romana: più viva di quanto si credesse Sotto la patina del silenzio, la città continuava a respirare Finora, la narrazione prevalente assegnava a Marzabotto una parabola decadente dopo la fase etrusca. La conquista romana e l’urbanesimo latino sembravano aver lasciato tracce modeste, relegate a sporadiche presenze rurali, a piccole villae, a strutture agricole isolate. Ma oggi quella visione vacilla. La fornace appena indagata si aggiunge infatti a una serie di indizi che negli ultimi decenni stavano già suggerendo una realtà diversa: – una villa rustica con fornaci nell’area nord-orientale della città, – una grande canaletta romana che attraversa il piazzale del tempio di Uni, – monete imperiali rinvenute nei pressi del tempio di Tinia, – segni di riutilizzo sistematico di strutture etrusche, – e ora questo complesso artigianale in pieno centro urbano. Si configura così una Marzabotto romana che non è solo memoria etrusca o campo agricolo, ma luogo produttivo, attivo, inserito nelle reti economiche e insediative del territorio padano. Dalla sacralità alla produttività Il tempio non è più tempio: l’argilla prende il posto del culto L’intera area templare, alla luce di questi dati, richiede una rilettura radicale. Non più spazio abbandonato o marginale, ma ambiente reintegrato, adattato, riplasmato secondo le esigenze della nuova fase storica. Il processo di romanizzazione non fu solo imposizione politica e architettonica: fu anche risemantizzazione del paesaggio urbano. Là dove gli Etruschi avevano celebrato i loro dei, i Romani costruirono le loro economie. Questo passaggio, a Marzabotto, è ora documentato in modo chiaro e tangibile. Il lavoro artigianale prende il posto del rito. L’altare lascia spazio al forno. Le preghiere si dissolvono nel fumo del mattone crudo. Ma resta, sotto tutto questo, la forma originaria della città, che continua a parlare attraverso i suoi cambiamenti. Una nuova storia per Kainua L’argilla racconta ciò che le iscrizioni tacciono: un altro tempo, un’altra anima Lo scavo 2025 contribuisce dunque a scrivere un nuovo capitolo per Kainua, la città etrusca a pianta ortogonale che ha sempre affascinato studiosi e visitatori. Il paesaggio urbano che oggi conosciamo – fatto di templi, case, strade e necropoli – non è stato semplicemente sepolto dalla storia. È stato, in parte, riusato, ridefinito, riconfigurato. Questa nuova evidenza impone di considerare la lunga vita della città oltre la fase etrusca, lungo un continuum fatto di adattamenti, di stratificazioni, di gesti quotidiani. E se l’archeologia, come il lavoro del vasaio, si fonda su ciò che resta nella terra, è proprio nella fornace di Marzabotto che si cuoce una nuova interpretazione della storia: quella di una città che non muore, ma cambia pelle. https://stilearte.it/scoperta-straordinaria-ora-a-marzabotto-una-grande-fornace-romana-nel-piazzale-del-tempio/
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