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  1. Ultima ora
  2. Atexano

    Emilio Paolo Lepido - Concordia

    @ARES III lei se fa l'avvocato o si occupa di leggi, visto che parla in quel senso non lo so! Mi permetto un suggerimento: cerchi di vedere meno complotti intorno a lei e soprattutto, cerchi di vedere le cose per quello che sono, semplicemente! Grazie per il tempo e soprattutto per la grande considerazione della mia persona ma, le ripeto, non ho bisogno di espedienti per tirare avanti. Mi guadagno da vivere aiutando le persone, non certo ingannandole. Lavoro in ospedale se le può interessare (mi sto facendo pubblicità?)...
  3. santone

    Emilio Paolo Lepido - Concordia

    Sempre giudicando "dalle immagini " , non mi piace per nulla, i campi sembrano completamente porosi (non da pulizia aggressiva)
  4. Atexano

    Emilio Paolo Lepido - Concordia

    @ARES III il suo nome è appropriato, senza offesa: fini furbeschi, pubblicità, e tutte le altre baggianate che ha detto. Come direbbero a Napoli: ten a uerr EN capa! Pensi di stare a parlare con un ragazzino, che ha bisogno di subdoli inganni per vendere a dei Gonzi.... Ma dico lei è uno scrittore di fantascienza? Questo post è solo per dire una cosa: bisogna fare attenzione quando si danno dei pareri, specie se questi pareri riguardano monete costose. Punto. Nient'altro. Non ho voluto rimproverare nessuno; non ho voluto dare dell'incompetente a nessuno. Ecc Ecc Ecc. Quel post è di 2 anni fa e sono voluto tornare su quel post per dire quello che mi è capitato, Ok? Se non avessi considerato positivamente il forum, anche dopo quell'episodio, crede che sarei venuto a chiedere pareri e informazioni? Se non avessi avuto fiducia nelle persone che qui si confrontano, discutono e danno pareri, crede che sarei tornato in cerca d'aiuto? Ho scritto decine e decine di post dopo quell'evento....
  5. nikita_

    id moneta

    Coniazione 1896-1938
  6. Buonasera , All info is welcome! Diam. : 15 mm / 3,49 gr. / bronze Regards , Ajax reverse :
  7. ggpp The Top

    Un simpatico 20 centesimi falso

    Ciao ragazzi, intanto grazie a tutti per i pareri. La moneta ovviamente è rimasta a loro, pare fosse di un parente che faceva il sacerdote. Anch'io credo sia fusa, provo a caricare le foto in qualità migliore. Aveva senso all'epoca falsificare un modulo così piccolo?
  8. GronchiRosa

    NEWS IPZS 2025

    Buonasera Carlo, scusa la mia ignoranza......una volta messe in gazzetta è sicuro che escono?? Grazie mille
  9. Buonasera, I do the test with the nail and I've to revise my assumption . It turns out to be lead after all. In my opinion now not a coin but lead seal . Regards, Ajax
  10. santone

    5 lire 1901

    Riproduzione
  11. santone

    Il pane degli antichi Romani

    Molto interessante
  12. PostOffice

    Monumenti di carta. (Carrellata di francobolli dal mondo)

  13. donato11

    Vaticano 2025

  14. mds59

    NEWS IPZS 2025

    Per ora di informazioni sicure non ce ne sono. Le ultime che ho da piazza Verdi sono che il 6 dovrebbe uscire la Margherita d'oro. Sul resto ancora non c'è data definitiva, ma dovrebbero essere inviate presto le mail con le informazioni ufficiali.
  15. crispo57

    Aiuto per l'identificazione

    Grazie a entrambi, ho una corrispondenza perfetta con questa moneta, anche nelle scritte. La stranezza è il peso (3,5 g.) pressoché doppio di quello riportato. Non sarei mai riuscito a identificarlo senza il Vs. aiuto. Grazie ancora, saluti Sergio
  16. donato11

    Vaticano 2025

    Scusate , ma è possibile che ci siano in circolazione , monete da 1 euro del 2025 ?!!
  17. .Pino.

    Osservatorio Rarità

    Taglio: 1 Cent Nazione: Francia Anno: 2025 Tiratura: Conservazione: BB Città: Milano Note: NEWS!!!
  18. PostOffice

    Calendario degli annulli del giorno.

  19. Oggi
  20. Molto interessante.
  21. torpedo

    Il pane degli antichi Romani

    Meravigliosi Romani. Pane, pane, ancora pane. Scoperto un grande forno industriale di 2mila anni fa che produceva benessere e sazietà. Ma perchè i pani romani erano a spicchi? Be’, le ragioni sono più d’una. E tutte furbissime. Come i panettieri Redazione 2 Novembre 2025 Archeologia - Ultime notizie ed approfondimenti, Impero romano, News La vita quotidiana, in quell’antica città, non ruotava soltanto attorno ai metalli: anche il profumo del pane appena cotto scandiva le giornate, segno tangibile di civiltà e prosperità. Nell’Hispania romana, tra le pendici settentrionali della Sierra Morena, la città di Sisapo si impose come nodo produttivo e minerario di primo piano. La ricchezza del sottosuolo, che offriva cinabro, piombo e argento, fece di questo insediamento un centro vitale per l’economia dell’Impero. Le ricerche condotte dall’Equipo Sisapo hanno riportato alla luce, nell’area 4 del sito di La Bienvenida, un edificio di oltre duecento metri quadrati, strutturato in cinque ambienti disposti lungo il cardo maximus, la grande arteria nord-sud che attraversava la città. La tipologia delle strutture, la presenza di basi circolari per i mulini, di un forno monumentale e di strumenti destinati alla lavorazione degli impasti hanno consentito di identificare l’edificio come un pistrinum, una panetteria a vocazione commerciale, progettata con una precisione degna di un’officina di rilevanza pubblica. Nel riquadro rosso, in fondo all’immagine, l’ampia officina di pane e il resto della città romana di Hispania. In primo piano un pane del 79 d.C. carbonizzato del Vesuvio. La forma più diffusa era questa, a spicchi Il complesso, costruito in epoca flavia, rispondeva a un disegno unitario: gli ambienti affacciati sulla strada fungevano da punti di carico e di vendita, mentre quelli interni ospitavano le attività produttive. Le basi di pietra, perfettamente conservate, erano destinate a mulini rotatori del tipo pompeiano, azionati da uomini o da animali da tiro. In essi il grano, dopo un primo ammollo in acqua salata, veniva trasformato in farina. Il processo prevedeva poi la setacciatura, fase invisibile per l’archeologia ma ben descritta da Catone e Columella, che consigliavano di eliminare il salvato per ottenere un pane più leggero. La fase dell’impasto avveniva probabilmente nella terza stanza, vicina al forno, dove sono stati trovati mortaria e strumenti in pietra basaltica destinati a tritare erbe aromatiche, semi e spezie – dal cumino al sesamo, dal papavero alla pepe nera – utilizzate per migliorare la qualità della pasta o arricchire il sapore del pane. In quei mortai si preparavano anche ingredienti più rari, come miele, latte o formaggio, che le fonti menzionano tra gli additivi del pane più raffinato. L’impasto, lasciato a fermentare con il fermentum, una pasta madre naturale, veniva poi suddiviso, modellato e marchiato con sigilli che attestavano il nome del panificatore o dell’officina. I pani pompeiani carbonizzati conservano ancora oggi tali impronte, quasi un marchio di garanzia ante litteram, segno che la panificazione era un mestiere organizzato e controllato, parte di un’economia urbana regolata da collegia e da una rigida rete corporativa. Pane romano (Museo di Boscoreale) e rappresentazione pittorica di pani (Museo Archeologico di Napoli, foto: P. Hevia) Il grande forno di Sisapo, dal diametro interno di 2,8 metri, si impone per dimensioni e per la perfezione della sua struttura. Costruito in pietra e toba, con volta a cupola e bocca d’accesso meridionale, ripete le soluzioni tecniche dei forni di Pompei, Celsa e Ategua. Il suo volume, maggiore rispetto agli esempi coevi di Barcino o Augusta Emerita, suggerisce una produzione destinata non al solo consumo domestico ma a un mercato urbano più ampio. Dopo il preriscaldamento, le braci venivano rimosse e le pagnotte cuocevano direttamente sul suolo refrattario, raggiungendo temperature di oltre 250 gradi. La panetteria di Sisapo non era dunque una bottega marginale, ma un’istituzione urbana, simbolo della modernità economica dell’Impero romano. In un mondo in cui il pane rappresentava l’asse della politica annonaria e della pace sociale, la figura del panettiere – il pistor – incarnava la capacità dello Stato di garantire nutrimento, stabilità e benessere. I pistores erano spesso liberti o schiavi specializzati, membri di corporazioni riconosciute che avevano diritto a fornire pane per i templi, le guarnigioni e, talvolta, per i convivia pubblici. Il pistrinum di La Bienvenida restituisce l’immagine concreta di questa catena produttiva perfettamente integrata: dal grano al pane, dal magazzino al forno, dalla fatica degli schiavi all’odore della cottura che riempiva la strada. L’accesso diretto al kardo suggerisce un banco di vendita o una finestra commerciale affacciata sul portico, dove i cittadini potevano acquistare le pagnotte calde, rotonde e incise a spicchi, identiche a quelle rinvenute nei forni vesuviani. Ma più che un semplice laboratorio, il pistrinum di Sisapo rappresenta un frammento di antropologia quotidiana: un luogo di vita e di lavoro, dove la polvere di farina si mescolava al suono ritmico dei mulini e al respiro degli animali da soma. Tra il fumo delle fornaci minerarie e quello del pane appena cotto, la città mineraria rivela così la sua doppia anima: industriale e domestica, produttiva e conviviale. L’identificazione di questa officina panaria, databile tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C., amplia la mappa delle panetterie note nella Hispania romana e consente di comprendere meglio la diffusione della tecnologia alimentare in un territorio spesso ritenuto marginale rispetto ai grandi centri italici. La sua scoperta testimonia che anche le città di provincia partecipavano a pieno titolo alla rete economica mediterranea, dove il pane – più ancora del vino e dell’olio – era la misura della civiltà e della vita urbana. Il pane romano, come quello ritrovato carbonizzato a Pompei, aveva la tipica forma a disco con un avvallamento centrale e otto spicchi. Le incisioni radiali servivano a facilitarne la suddivisione in porzioni, permettendo di spezzarlo agevolmente nelle mense o durante la distribuzione pubblica del pane. L’avvallamento centrale aveva una funzione tecnica, migliorando la cottura e derivando spesso dal legaccio di spago che teneva compatto l’impasto durante la lievitazione. Ma quel disegno non era soltanto pratico: in alcuni casi il pane poteva fungere anche da vassoio o da piatto, utile ai lavoratori o ai viandanti che, lontani da casa, trovavano così una superficie pulita e commestibile su cui disporre frutti, formaggi o pietanze. Il disco, per forma e funzione, rimandava inoltre al sole e al vassoio sacro delle offerte, unendo la concretezza dell’alimentazione alla dimensione simbolica del nutrimento e della condivisione. I panettieri potevano diventare molto ricchi, sommando commissioni pubbliche e giro delle clientela ordinaria. A Roma, una delle tombe più singolari dell’età imperiale, a forma di forno per il pane, celebra l’ascesa sociale di Marco Virgilio Eurisace, panettiere libertus divenuto ricchissimo, segno di quanto la panificazione fosse un’attività economicamente fiorente e socialmente ambita. Nato probabilmente come schiavo, Eurisace riuscì a conquistare libertà e fortuna grazie al suo talento imprenditoriale, accumulando profitti grazie alla produzione e distribuzione di pane per l’Annona e per le necessità urbane di Roma. La sua ricchezza gli permise di erigere un mausoleo monumentale, unico nel suo genere, la cui forma ricorda proprio un forno e le attrezzature di panificazione. A Pompei, recenti scavi hanno mostrato come molti candidati politici si accordassero con i pistores per ottenere consenso, distribuendo pane o organizzando banchetti: i forni divenivano veri e propri centri di propaganda, con iscrizioni elettorali sui muri e offerte simboliche di pani votivi. https://www.stilearte.it/meravigliosi-romani-pane-pane-ancora-pane-scoperto-un-grande-forno-industriale-di-2mila-anni-fa-che-produceva-benessere-e-sazieta-ma-perche-i-pani-romani-erano-a-spicchi-be-le-ragioni-sono-pi/
  22. Ah, ok..😅, mi sono lasciato ingannare dalla croce e non ci ho pensato molto
  23. macs

    Raccolta di rebus attinenti alla Numismatica

    MER cede stampo N a TA = Mercedes tamponata
  24. PostOffice

    Cristoforo Colombo

    Spiegazioni sul sistema della posta prima dell' UPU: Per lungo tempo fra Seicento e Ottocento, quando le poste erano già state convenientemente organizzate, ma prima della rivoluzione postale provocata dall'invenzione del francobollo, chi inviava lettere doveva recarsi alla "posta" per concordare con l'addetto l'itinerario stradale del suo invio, scegliendo (se possibile) le tariffe più convenienti fra costo, celerità e certezza di consegna in funzione degli itinerari scelti (spesso le lettere importanti erano inviate in più copie e su itinerari diversi per sicurezza). In periodo prefilatelico il costo dell'invio era basato sulla distanza e sul numero dei fogli della corrispondenza. Complicazione maggiore si aveva quando la spedizione era effettuata all'estero con attraversamento di nazioni ognuna delle quali voleva essere pagata alla propria tariffa (e con propria moneta); era quindi un continuo contabilizzare e rimborsare per ogni lettera. Se gli stati attraversati dalle lettere avevano stipulato convenzioni, era possibile far pagare a destino per maggior sicurezza tutta la tariffa di consegna. Nella norma ogni stato gravava un proprio importo che addebitava allo stato di provenienza. Nel caso che in partenza non si potesse quantificare con esattezza il costo, l'alternativa era fra pagare la tariffa fino al confine lasciando a carico del destinatario il costo successivo, (questo succedeva anche per gli stati preunitari italiani gli ASI); oppure la Posta pretendeva una congrua somma in deposito per la spedizione, restituendo l'eventuale eccedenza ad invio concluso e a conti pareggiati: un metodo veramente complicato e costosissimo perchè la contabilizzazione a volte costava più del trasporto fisico della corrispondenza. Dopo l'adozione del nuovo sistema inventato da Rowland Hill, che univa l'applicazione anticipata della tassazione mediante francobolli con una tariffa uniforme su tutto il territorio nazionale, si ebbero notevolissimi risparmi e un abbassamento delle tariffe. Tale innovazione venne successivamente fatta propria da molte nazioni che aderendo all'U.P.U. (Unione Postale Universale) applicarono una tariffa uniforme anche per gli scambi internazionali. Quindi prima dell'Unione Postale Universale (UPU), le tariffe postali venivano determinate da ogni singolo paese o stato, variando spesso in base al peso e alla distanza, e non c'erano accordi internazionali per la spedizione. Il costo poteva essere pagato dal mittente all'ufficio postale o dal destinatario al momento della consegna, o meta' e meta', nel senso che il mittente pagava la tariffa fino al confine del proprio stato e dal confine in poi pagava il destinatario, le tariffe per l'estero erano spesso molto diverse e costose. L'UPU ha uniformato i sistemi postali, stabilendo tariffe internazionali più semplici e unificando i sistemi di affrancatura. Se abbiamo fatto per convenienza l' U.P.U, possiamo anche fare la pace nel mondo, ...ma quella spesso non conviene. 😳
  25. decio

    Tiberio - Denario

    E' vero , un lapsus 🤣
  26. mariov60

    Aiuto per l'identificazione

    Acqua, acqua, acqua profondissima... Casale, mezzo bianco o grosso emesso a nome di Ferdinando Gonzaga. https://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FPP/5 Mario
  27. torpedo

    Emilio Paolo Lepido - Concordia

    Sono d'accordo con quanto affermi, effettivamente è una storia molto strana...
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