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Ipotesi riguardo la moneta forestiera coniata a Napoli
magdi ha risposto a un topic di ilukas inviato in Monete Medievali di Zecche Italiane
Io ho pensato lo stesso per diverso tempo: pare ridicolo mettersi a parlare dei grossi senesi battuti a Napoli in effetti. Il problema nasce quando altri autori non specialisti, fidandosi dei sistemi di referaggio di riviste specialistiche o di collane importanti citano la notizia che le monete senesi sono state battute a Napoli, ad esempio. Questi studiosi possono non avere evidentemente gli strumenti per comprendere che la suddetta teoria non ha alcun riferimento o base scientifica, e possono riportarla in buona fede. Questo è un problema. -
Da queste foto, mi sembra una medaglia fusa, non coniata.
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Vaticano 2024
MERCURIO691 ha risposto a un topic di naga inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Intanto giovedì riapre il sito, per tutto il resto si vedrà man mano -
50 Centesimi leoni 1920
torpedo ha risposto a un topic di mario98 inviato in Regno d'Italia: identificazioni, valutazioni e altro
Anche per me è un MB. -
Pubblica 1622
gennydbmoney ha risposto a un topic di Acqvavitus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
No... -
ilnumismatico ha iniziato a seguire 50 Centesimi leoni 1920
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50 Centesimi leoni 1920
ilnumismatico ha risposto a un topic di mario98 inviato in Regno d'Italia: identificazioni, valutazioni e altro
Ciao! Anche i rigati sono comunissimi, solo che è più difficile trovarli in alta conservazione (per alcune date è, come il ‘19 è un’utopia). Il valore onesto è il prezzo che hai pagato -
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Candida ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
E come si distinguono? Scusi se ne approfitto della sua gentilezza ma io non ne capisco nulla!🙄 -
Pubblica 1622
Oppiano ha risposto a un topic di Acqvavitus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Diciamo che il Magliocca non fa alcun cenno ai globetti. Visionando il CNI gli unici esemplari con globetto iniziale sono due: -
Pubblica 1622
gennydbmoney ha risposto a un topic di Acqvavitus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
I globetti ad inizio e fine legenda non sono delle novità,sono meno comuni gli esemplari che il globetto non ce l'hanno... Per il discorso del simbolo sotto al busto sarebbe da verificare con moneta in mano,al momento conosco solo il globetto e il fiore sotto al busto (che ho in collezione)... La moneta era rimasta invenduta all' asta precedente... Trovo interessante il profilo di Filippo... -
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caravelle82 ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Ahimé, come detto, bordo e perlinatura erano evidenti. Se é vil metallo, le riproduzioni i commercianti al mercatino le vendono generalmente a 3/5 euro. Saluti -
10 Grana 1834
Oppiano ha risposto a un topic di Gallienus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Ciao a tutti, Anche questo è “bruttino”, ma si differenzia per avere solo un “punto” al R/, dopo VTR, e il numero 8 aperto alla base al D/. -
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Alan Sinclair ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Se fosse un falso d'epoca sì, sono anche ricercati e collezionati; falso moderno = patacca. -
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Candida ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Grazie immaginavo...ma queste copie hanno un mercato e se si hanno un valore? -
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Alan Sinclair ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Buon Pomeriggio @Candida, se il peso è veramente gr. 24,82 siamo sulla riproduzione. -
Ipotesi riguardo la moneta forestiera coniata a Napoli
luigi78 ha risposto a un topic di ilukas inviato in Monete Medievali di Zecche Italiane
Secondo me state perdendo troppo tempo. Il nostro ha semplicemente spostato il metodo Lancianocentrico ad altri luoghi Attenzione, magari ha dei documenti tanto segreti che non vuole fare vedere, trovati in.qialche bancarella della Sagra del tarallo di Cuma o a quella delle cozze di Baia. In attesa di vederli questi documenti , sentite a me, non ne vale la pena. - Oggi
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Le più belle delle nostre collezioni.
Rocco68 ha risposto a un topic di Rocco68 inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Quello che avevo già di Tornesi 5, presenta la P senza punto e i rami più lunghi. Diametro sempre 29 mm -
Pubblica 1622
Oppiano ha risposto a un topic di Acqvavitus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Mia impressione. Il Lotto 323, di cui non si cita sia il peso sia il diametro, e’ un 1622 che presenta un globetto/punto (evidente) all’inizio di PHILIPPVS. Esemplare non citato dal Magliocca (salvo errori). Peraltro, visionando meglio l’esemplare, all'esergo del D/ dovrebbe essere presente un rosone. In questo caso, l’esemplare sarebbe da ascriversi al tipo 148 del CNI (forse si intravvede anche un punto dopo il millesimo). Peccato per i dati ponderali non riportati in catalogo. -
1Lira Vittorio Emanuele II
Alan Sinclair ha risposto a un topic di mario98 inviato in Regno d'Italia: identificazioni, valutazioni e altro
Moneta leggermente meglio a rovescio che a diritto, ma non supera l' MB. -
Marzabotto: una grande fornace romana nel piazzale del tempio di Uni
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
Scoperta straordinaria ora a Marzabotto: una grande fornace romana nel piazzale del tempio di Uni cambia la storia di Kainua e della “Bologna etrusca”. Etruschi umiliati? Culti schiacciati? Riconversioni? Redazione 18 Luglio 2025 Archeologia - Ultime notizie ed approfondimenti, News Nostro servizio. Una vampa inattesa si è accesa, in questa estate 2025, tra le vestigia della sacralità etrusca. Nella campagna di scavo appena conclusa a Kainua – l’antica Marzabotto, tra le dolci colline dell’Appennino bolognese – un’équipe di archeologi dell’Università di Bologna ha portato alla luce i resti notevoli di una fornace romana, di grandi dimensioni, collocata sorprendentemente proprio nel piazzale del tempio di Uni, la somma dea etrusca, equivalente della Giunone latina. Una riconfigurazione urbanistica avvenuta su basi ideologiche, nel mutamento provocato e imposto dalla romanizzazione progressiva? Uni non è una divinità di lavoro e fuoco, come poteva essere Vulcano. Ma una sorta di grande Madre. Una Regina che aveva la necessità di possedere, nell’Olimpo e in terra, una camera con vista. Fumi e rumori di ceramiche, fischi di operai potevano essere un deliberato arbitrio su un’area che era stata sacra, anche se generazioni prima. E quell’opificio che sorgeva nella piazza, come un sopruso verso il cielo e verso le anime trapassate degli etruschi? L’urbanistica parla. Ha un proprio linguaggio. Il ritrovamento impone una svolta interpretativa profonda. In un’area che per secoli aveva ospitato il fulcro del culto cittadino, in uno spazio consacrato alle più alte divinità del pantheon etrusco, emerge ora la testimonianza concreta di una rifunzionalizzazione di tipo produttivo: un impianto artigianale organizzato, stabile, che cancella la narrazione di un abbandono passivo post-etrusco. Il tempio taceva, ma il lavoro parlava. Una fornace nel tempio di Uni Dove bruciava l’incenso, si scaldava l’argilla: il sacro si fa officina La scoperta è avvenuta durante la nuova campagna 2025 condotta nell’area urbana di Kainua, nell’ambito di un più ampio progetto di rilettura dei livelli di frequentazione tardo-repubblicani e imperiali del sito. A colpire è la posizione stessa dell’impianto: la fornace, costruita in muratura, si colloca proprio sul piazzale antistante il tempio tuscanico dedicato a Uni. L’analisi stratigrafica e l’inquadramento cronologico preliminare indicano una datazione compresa tra la fine del I secolo a.C. e il II d.C., periodo in cui – con ogni probabilità – il tempio aveva ormai cessato la sua funzione cultuale. Ciò suggerisce una dinamica di progressiva desacralizzazione e successivo riutilizzo pratico dello spazio urbano, secondo una logica funzionale tipica della cultura romana. Il luogo che un tempo accoglieva cerimonie, preghiere e sacrifici, divenne così sede di produzione. E non si trattava di un’attività marginale o occasionale: le dimensioni della fornace, la qualità costruttiva e la complessità dell’impianto rimandano a una manifattura strutturata, in grado di approvvigionarsi di materie prime, di impiegare manodopera qualificata, e forse perfino di inserirsi in circuiti commerciali regionali. Kainua romana: più viva di quanto si credesse Sotto la patina del silenzio, la città continuava a respirare Finora, la narrazione prevalente assegnava a Marzabotto una parabola decadente dopo la fase etrusca. La conquista romana e l’urbanesimo latino sembravano aver lasciato tracce modeste, relegate a sporadiche presenze rurali, a piccole villae, a strutture agricole isolate. Ma oggi quella visione vacilla. La fornace appena indagata si aggiunge infatti a una serie di indizi che negli ultimi decenni stavano già suggerendo una realtà diversa: – una villa rustica con fornaci nell’area nord-orientale della città, – una grande canaletta romana che attraversa il piazzale del tempio di Uni, – monete imperiali rinvenute nei pressi del tempio di Tinia, – segni di riutilizzo sistematico di strutture etrusche, – e ora questo complesso artigianale in pieno centro urbano. Si configura così una Marzabotto romana che non è solo memoria etrusca o campo agricolo, ma luogo produttivo, attivo, inserito nelle reti economiche e insediative del territorio padano. Dalla sacralità alla produttività Il tempio non è più tempio: l’argilla prende il posto del culto L’intera area templare, alla luce di questi dati, richiede una rilettura radicale. Non più spazio abbandonato o marginale, ma ambiente reintegrato, adattato, riplasmato secondo le esigenze della nuova fase storica. Il processo di romanizzazione non fu solo imposizione politica e architettonica: fu anche risemantizzazione del paesaggio urbano. Là dove gli Etruschi avevano celebrato i loro dei, i Romani costruirono le loro economie. Questo passaggio, a Marzabotto, è ora documentato in modo chiaro e tangibile. Il lavoro artigianale prende il posto del rito. L’altare lascia spazio al forno. Le preghiere si dissolvono nel fumo del mattone crudo. Ma resta, sotto tutto questo, la forma originaria della città, che continua a parlare attraverso i suoi cambiamenti. Una nuova storia per Kainua L’argilla racconta ciò che le iscrizioni tacciono: un altro tempo, un’altra anima Lo scavo 2025 contribuisce dunque a scrivere un nuovo capitolo per Kainua, la città etrusca a pianta ortogonale che ha sempre affascinato studiosi e visitatori. Il paesaggio urbano che oggi conosciamo – fatto di templi, case, strade e necropoli – non è stato semplicemente sepolto dalla storia. È stato, in parte, riusato, ridefinito, riconfigurato. Questa nuova evidenza impone di considerare la lunga vita della città oltre la fase etrusca, lungo un continuum fatto di adattamenti, di stratificazioni, di gesti quotidiani. E se l’archeologia, come il lavoro del vasaio, si fonda su ciò che resta nella terra, è proprio nella fornace di Marzabotto che si cuoce una nuova interpretazione della storia: quella di una città che non muore, ma cambia pelle. https://stilearte.it/scoperta-straordinaria-ora-a-marzabotto-una-grande-fornace-romana-nel-piazzale-del-tempio/ -
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Candida ha risposto a un topic di Candida inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Buongiorno, ho provato a pensarla con strumenti più precisi e sono peso 24,82 diametro 38 spessore 2,4...penso sia una copia...peccato! Grazie per l'attenzione e buona giornata -
In Germania è stato scoperto un antichissimo inno babilonese grazie all'intelligenza artificiale
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
In Germania è stato scoperto un antichissimo inno babilonese grazie all'intelligenza artificiale Alla Ludwig-Maximilians-Universität (LMU) di Monaco di Baviera, uno studioso di letteratura babilonese ha scoperto un inno a Babilonia di 3.000 anni fa, grazie all’intelligenza artificiale: senza la tecnologia, questo lavoro avrebbe richiesto decenni per essere completato. Ecco come ci è riuscito. Importante scoperta in Germania, alla Ludwig-Maximilians-Universität (LMU) di Monaco di Baviera, dove uno studioso, il professor Enrique Jiménez, docente di Letterature del Vicino Oriente Antico presso l’Istituto di Assiriologia della LMU, ha riscoperto un testo che si riteneva perduto ed è riuscito a decifrarne il contenuto, scoprendo che si tratta di un inno che descrive Babilonia. “È un inno affascinante che descrive Babilonia in tutta la sua maestosità e offre spunti di riflessione sulla vita dei suoi abitanti, uomini e donne”, dice Jiménez. E la scoperta è stata resa possibile anche dall’intelligenza artificiale. Intanto, una premessa sul contesto. Babilonia fu fondata in Mesopotamia intorno al 2000 a.C.: fu per molto tempo la città più grande del mondo, una una metropoli culturale in cui vennero scritte opere che oggi fanno parte del patrimonio letterario mondiale. I testi babilonesi erano composti in scrittura cuneiforme su tavolette d’argilla, di cui sono sopravvissuti solo frammenti. La LMU collabora da tempo con l’Università di Baghdad con l’obiettivo decifrare centinaia di tavolette cuneiformi della famosa Biblioteca di Sippar e preservarle per i posteri. La leggenda narra che Noè le nascose qui dalle acque del diluvio prima di salire sull’arca. Tavola in scrittura cuneiforme con versi dell’inno. Foto: LMU Attraverso il progetto “Electronic Babylonian Literature”, una piattaforma online avviata nel 2018 dalla LMU proprio per studiare e tradurre la letteratura babilonese, Enrique Jiménez sta digitalizzando tutti i frammenti di testo cuneiforme scoperti fino ad oggi in tutto il mondo, utilizzando anche l’intelligenza artificiale per decifrare i frammenti che li compongono. “Grazie alla nostra piattaforma, supportata dall’intelligenza artificiale, siamo riusciti a identificare altri 30 manoscritti che appartengono all’inno riscoperto, un processo che in passato avrebbe richiesto decenni”, ha affermato Jiménez. Proprio grazie a questi testi aggiuntivi, gli studiosi sono stati in grado di decifrare completamente l’inno di sulla tavoletta d’argilla, di cui mancavano alcune parti. L’inno offre ora nuove prospettive sulla società urbana babilonese. Intanto, le numerose copie rinvenute dell’inno lasciano intendere che il testo fosse molto diffuso all’epoca. “L’inno veniva copiato dai bambini a scuola. È insolito che un testo così popolare a quei tempi ci fosse sconosciuto prima d’ora”, afferma Jiménez. Il peana risale presumibilmente all’inizio del primo millennio a.C. e comprende 250 versi. “Fu scritto da un babilonese che voleva lodare la sua città. L’autore descrive gli edifici della città, ma anche come le acque dell’Eufrate portino la primavera e rinverdiscano i campi. Ciò è tanto più spettacolare in quanto la letteratura mesopotamica sopravvissuta è avara di descrizioni di fenomeni naturali”, osserva lo studioso. Anche le informazioni sulle donne di Babilonia, il loro ruolo di sacerdotesse e i compiti associati hanno stupito gli esperti, poiché non si conoscevano testi che descrivessero questi aspetti in precedenza. Inoltre, gli inni offrono spunti sulla convivenza nella società urbana. Ad esempio, gli abitanti sono descritti come rispettosi verso gli stranieri. Qui, ecco alcuni versi dell’inno, che descrivono il fiume Eufrate, sulle cui rive sorgeva Babilonia a quel tempo: “L’Eufrate è il suo fiume, fondato dal saggio signore Nudimmud. Disseta la prateria, satura il canneto, riversa le sue acque nella laguna e nel mare, i suoi campi germogliano di erbe e fiori, i suoi prati, in una fioritura smagliante, germogliano l’orzo, dal quale, raccolto, vengono accatastati i covoni, mandrie e greggi giacciono su pascoli verdeggianti, ricchezza e splendore, ciò che si addice all’umanità, vengono elargiti, moltiplicati e concessi regalmente”. https://www.finestresullarte.info/archeologia/germania-scoperto-inno-babilonia-con-intelligenza-artificiale -
Salve, segnalo : Luceria 1269 - 750° Anniversario dell’assedio della città e della fondazione della fortezza di Lucera Alessandro De Troia, Domenico Luciano Moretti (curatori) Dall'indice: Alle origini della colonia saracena di Lucera. Il quadro generale [Pasquale Corsi] Gli arcieri saraceni di Lucera tra svevi e angioini [Giovanni Amatuccio] Note sulla conduzione militare dell’assedio angioino di Lucera del 1268-1269 [Guido Iorio] I saraceni di Lucera nello scontro tra il Papato e gli Hohenstaufen: strategie di comunicazione e motivazioni di una nuova crociata [Luisa Lofoco] I de Parisio: una famiglia feudale in Capitanata dai Normanni alla conquista Angioina. Il caso di Guglielmo [Alessandro De Troia] Paesaggi ritrovati. Dall’ager Lucerinus al territorio di Montecorvino [Maria Luisa Marchi] La monetazione sveva nel Regno di Sicilia: gli ultimi Hohenstaufen [Domenico L. Moretti, Alberto D’Andrea] Analisi archeologica di un elmo conservato al museo di Lucera [Michele Giardino] I documenti dell’assedio di Lucera (1265-1270) [Alessandro De Troia] 404 pagine a colori, formato foglio 17x24 € 60,00
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Restituito a Pompei un mosaico d'epoca romana. Un Capitano della Wehrmacht lo donò a cittadino tedesco Il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale ha restituito al Parco Archeologico di Pompei un mosaico di epoca romana. Era stato donato da un Capitano della Wehrmacht a un cittadino tedesco. Il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale ha restituito al Parco Archeologico di Pompei un mosaico di epoca romana su lastra di travertino, databile tra la metà dell’ultimo secolo a.C. e il I secolo d.C., raffigurante una coppia di amanti in una scena erotica, che venne trafugato nel 1944 da Pompei. Rimpatriato dalla Germania attraverso una spedizione diplomatica predisposta dal Consolato Generale d’Italia a Stoccarda, il mosaico decorava con ogni probabilità la pavimentazione di un ambiente privato riservato al padrone di casa. L’opera proviene verosimilmente dall’area vesuviana, forse da una villa del suburbio pompeiano. Donato da un Capitano della Wehrmacht, addetto alla catena dei rifornimenti militari in Italia durante la Seconda guerra mondiale, a un cittadino tedesco, il mosaico è stato restituito dai suoi eredi al Nucleo TPC di Roma che a loro volta, dopo gli accertamenti necessari per stabilirne l’autenticità e il contesto di provenienza, lo hanno restituito al Parco. Gli eredi dell’ultimo possessore erano riusciti a mettersi in contatto con i Carabinieri del Nucleo TPC di Roma, chiedendo indicazioni sulle modalità di restituzione del mosaico allo Stato Italiano. Resisi conto di trovarsi di fronte a un’opera riconducibile alle vicende di depredazione bellica delle opere d’arte appartenenti al patrimonio dello Stato italiano, dopo aver svolto una serie di accertamenti riguardo il manufatto e la sua provenienza si sono adoperati per il rimpatrio del mosaico avvenuto il 16 settembre 2023. Grazie alla collaborazione dell’Ufficio Tutela Beni Archeologici del Parco Archeologico di Pompei, è stato possibile ricondurre il reperto al territorio vesuviano, seppure in modo ipotetico data l’assenza di dati certi sull’originario contesto di rinvenimento. Nelle more di ulteriori analisi e studi, il mosaico sarà esposto temporaneamente all’Antiquarium di Pompei al fine di consentirne, oltre che la conservazione e tutela, anche la visione al pubblico. Il mosaico “La riconsegna di oggi”, ha dichiarato il Generale di Divisione Francesco Gargaro, “conferma ancora una volta il grande impegno che il Comando carabinieri Tpc profonde nella riacquisizione del patrimonio culturale nazionale impropriamente presente all’estero. Questo lavoro viene quotidianamente svolto grazie ad una fitta rete di relazioni internazionali, consolidate negli anni, che ci consentono di poter operare con precisione e rapidità”. “Ogni reperto depredato che rientra è una ferita che si chiude, per cui esprimiamo la nostra gratitudine al Nucleo tutela per il lavoro svolto”, ha affermato il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. “La ferita non consiste tanto nel valore materiale dell’opera, quanto nel suo valore storico; valore che viene fortemente compromesso dal traffico illecito di antichità. Non conosciamo l’esatta provenienza del reperto e probabilmente non la conosceremo mai; faremo ulteriori studi e analisi archeometriche per accertarne l’autenticità, per ricostruire la sua storia fin dove possibile. Lo studio, la conoscenza e la fruizione pubblica del patrimonio sono i fiori di loto che crescono sul fango dei trafugamenti mossi dalla brama del possesso e dell’egoismo di chi sottrae reperti archeologici alla comunità”. https://www.finestresullarte.info/archeologia/restituito-a-parco-archeologico-pompei-un-mosaico-romano
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Ipotesi riguardo la moneta forestiera coniata a Napoli
Caio Ottavio ha risposto a un topic di ilukas inviato in Monete Medievali di Zecche Italiane
Esattamente! Infatti, ogni autore dovrebbe tenere ben presenti queste linee guida etiche ed attenervisi scrupolosamente, cosa che, purtroppo, nel caso in esame, non è avvenuto. Anzi, al contrario: autori come me che le hanno tenute dovutamente in considerazione per i propri lavori in altri contesti di pubblicazione (e mi riferisco, ad esempio, all'indicazione in cui si specifica che il saggio "deve contenere sufficienti riferimenti tali da permettere ad altri di ripercorrere la ricerca eseguita", che vale un po' dappertutto), si ritrovano a subire pubblicamente attacchi gratuiti e denigranti da parte del Nostro, quando asserisce, in questa sede, che "il lavoro di Iula ha il merito di averci messo il nome, non di più". Evidentemente tutto questo, oltre ad evidenziare la sua totale ignoranza in merito alle attuali norme del codice etico della rivista, si è potuto concretizzare anche a causa della più volte ricordata mancanza di metodo da parte di chi nutre certe velleità scientifiche: uno studioso più avveduto e riflessivo sarebbe stato certamente più accorto e prudente invece di precipitarsi a mettere la penna sul foglio, trascinato dalla foga e dal sensazionalismo della "scoperta ad ogni costo". Come dicevano i latini: mala tempora currunt. Ora anche nel campo degli studi numismatici di un certo livello... -
Pubblica 1622
Rocco68 ha risposto a un topic di Acqvavitus inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
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