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  2. fapetri2001

    Busta Regno Italia raccomandata

    Lettera raccomandata per interno in perfetta tariffa £.1,20 ( cent. 60+60) assolta con due francobolli Michetti da cent. 60, interessante in quanto primi giorni dal cambio di tariffa
  3. In merito al giudizio negativo gratuito (risposta #83) ricevuto in questa discussione dal nostro ormai noto amico, vorrei spendere solo poche parole di chiarimento, essendo stato menzionato esplicitamente, affinché ci si renda conto di quanto commenti così avventati, sbandierati in questo modo con l’unico obiettivo di denigrare pubblicamente il lavoro di studiosi che i libri li aprono e li consultano con un certo criterio, vagliandone i contenuti con spirito critico (e non si limitano soltanto a citare se stessi in maniera alquanto ossessiva e autoreferenziale, con contorno per lo più di studi ottocenteschi, se non precedenti – sempre utili e interessanti, per carità, ma ormai alquanto superati sotto molti aspetti e i cui contenuti vanno sempre “maneggiati” con la dovuta cura e cautela) siano del tutto insignificanti. In tal caso, il suddetto giudizio risulta essere talmente superficiale che non può essere neanche considerato veramente ostile, come pure voleva apparire inizialmente, per due semplici motivi: da un lato, esso mi viene mosso da una persona che, pur nutrendo delle velleità di ordine scientifico, non riesce a superare, con la sua produzione, i confini imposti dal pur sano e lodevole dilettantismo, in quanto non ho mai potuto individuare nelle sue ricerche l’adozione di un serio metodo scientifico (il che gli è stato fatto notare da più parti, da ultimo anche in questa discussione alla risposta #76, con cui sono perfettamente d’accordo e che mette in evidenza, lucidamente, delle criticità oggettive). Il problema è di rilevanza fondamentale, in quanto, in assenza di metodo, buona parte delle basi su cui dovrebbe poggiare un contributo di un certo livello si sgretolano, portando via con sé gran parte dei relativi contenuti. Purtroppo, questa problematica, che il Nostro tenta sempre di scrollarsi di dosso facendola passare molto frettolosamente e di nuovo superficialmente per “aria fritta” (ma vedo che chi è addentro alla materia e sa come muoversi in ambito accademico insiste sui miei stessi punti e di ciò me ne rallegro), era stata già da me ampiamente analizzata in altra discussione sempre qui sul Forum: https://www.lamoneta.it/topic/230490-l%E2%80%99augustale-federiciano-nuove-prospettive/page/3/, risposta #61. In tal modo, si finisce per non avere gli strumenti necessari (o, al limite, per non padroneggiarli in maniera consapevole) per avanzare critiche circostanziate e costruttive, libere da interessi personali. Così, si finisce solo per generare, come in questo caso, delle vuote invettive, assimilabili più che altro ad attacchi mirati ad personam. Dall’altro, invece, questo stesso commento negativo mi viene rivolto dalla medesima persona che, sempre chiusa nel suo guscio dilettantistico, non si limita solo a peccare di mancanza di metodo, come abbiamo appena visto, ma che fa anche sfoggio di manifeste e gravissime lacune in campo paleografico ed epigrafico, aree – queste – in cui giustamente egli si addentra (ma con quali risultati?), da ultimo, nel suo recente contributo che, credo, molti di noi hanno potuto leggere sulla RIN di quest’anno. Sfortunatamente, a causa dei ritardi nella sua consegna, ho potuto leggere il saggio del Nostro solo negli ultimi due giorni ed è per questo motivo che, di conseguenza, questa mia nota vede la luce in ritardo. Mi riferisco a S. PERFETTO, Un grosso a nome di Federico II: l’ultima sortita sveva in moneta?, in «Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini», 126 (2025), pp. 155-173. Tra i vari contenuti che ho avuto modo di leggervi all’interno, uno su tutti mi ha colpito: un piccolo ma essenziale dettaglio, uno di quei particolari che aiutano a valutare meglio lo spessore di un contributo scientifico. A p. 168, il nostro autore, prendendo lucciole per lanterne, confonde alcuni tratti di abbreviazione che compaiono nella legenda di rovescio dei grossi a nome di Federico II, posti al centro della sua trattazione, per (e cito testualmente) «segni appartenenti a qualche lettera di una precedente moneta»; sempre dalla stessa pagina: «la parte che fuoriesce [ovvero il tratto di abbreviazione scambiato dal Nostro per il rimasuglio di una lettera di un precedente sottotipo monetale] potrebbe corrispondere alla parte superiore della E di GE [qui il riferimento è alla legenda dei grossi pavesi da lui illustrati a p. 167, fig. 8]» (!!!). Per capire meglio, basta osservare le monete raffigurate alla p. 162, fig. 5 e i relativi ingrandimenti a p. 168, fig. 9. Ora, senza avventurarmi in una recensione troppo articolata della restante parte dei contenuti (argomenti che, almeno in parte, per quanto riguarda Napoli, avrò modo di approfondire in un mio prossimo saggio di imminente pubblicazione), per evitare una simile gravissima caduta (che ha avuto ovviamente dei risvolti non secondari nello sviluppo delle sue argomentazioni, le quali, alla luce di quanto vado notando, perdono totalmente di significato), sarebbe stato sufficiente aprire un qualsiasi manuale di paleografia, se proprio il nostro autore non ricordava come riconoscere i segni di abbreviazione su un documento medievale (scritto o monetale che esso sia), per rendersi conto che quei trattini che sovrastavano le lettere della legenda sul rovescio del grosso federiciano indicavano il classico segno «delle abbreviature per contrazione» (G. BATTELLI, Lezioni di paleografia, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, p. 108). Altro che «segni appartenenti a qualche lettera di una precedente moneta»!!! Concludo, scusandomi per essermi dilungato nuovamente (il nostro Simonluca mi detesta perché, come già sottolineato altre volte, non ho il dono della sintesi), accodandomi a quanti se lo sono già chiesto, e mi domando secondo quali criteri valutativi sia stato possibile accettare che una tale ricerca, condotta evidentemente in maniera alquanto raffazzonata e poco accorta, sia finita per essere ospitata tra le pagine di una rivista come la RIN. A questo punto, anche il referee che valuta i saggi proposti di volta in volta a riviste scientifiche o di fascia A dovrebbe prestare maggiore attenzione ai contenuti da analizzare e, qualora riscontri dei limiti nei propri strumenti o conoscenze valutative, tramite gli organi competenti (comitato scientifico, redazione, ecc.), dovrebbe quantomeno avere il buon senso di mettersi in contatto con altri studiosi accreditati, i quali, attraverso un semplice dialogo di poche battute e un pacifico quanto costruttivo confronto, potrebbero evitare che, mediante strafalcioni come questo, anche le riviste di un certo prestigio ne paghino le eventuali ripercussioni in termini di reputazione e credibilità scientifiche.
  4. fapetri2001

    Busta affrancata 15 lire Verona

    Lettera per interno 1° porto in tariffa pefetta di 15 lire assolta con tre francobolli della seri Democratica da lire 5, affrancatura comune ma carina
  5. fapetri2001

    Busta Regno Italia affrancata per 25 cents

    Lettera per Distretto in perfetta tariffa di 25 cent. assolta con 5 francobolli Imperiale cent. 5 , bella affrancatura
  6. fapetri2001

    Busta Raccomandata Regno Italia

    La tariffa cè 90 cent. - Lettera 1° porto raccomandata (cent.40+50) affrancata con 2 francobolli michetti da 40 cent. + un Leoni 10 cent., non si vedono bene ma forse i due Michetti sono rovinati dall'apertura della busta? Sigillo in ceralacca impresso da mittente
  7. Andrea79

    Amedeo III di Ginevra 1311-1367 di madre Savoia

    Confermo che non è attendibile Vittorio Amedeo III, sono stilisticamente identiche a quelle del XIII secolo
  8. Rocco68

    Pubblica 1622

    Antivm. E live 42 Così descritta questa Pubblica: Regno di Napoli, Filippo IV (1621-1665) "Pubblica Commoditas" 1622. Cu, Grammi 14,75 MIR 257 Magl. 43 R , mb
  9. fatantony

    Patina verde su moneta periziata

    A mio parere è la plastica che ha un importante ruolo nella formazione della patina verdastra. Pur essendo conservate nello stesso monetiere, solo quelle imbustate hanno sviluppato questo tipo di patina... Gli altri argenti, liberi, hanno mantenuto praticamente inalterato l'aspetto, pur essendo in mio possesso da 19 anni circa. Aggiungo che il locale in cui le tengo non è né troppo umido, ne esposto a sbalzi di temperatura stagionali eccessivi. Concludendo, sto valutando anche io di togliere le monete che ho dalla perizia, anche perché sono solo 2 😁
  10. Pxacaesar

    MARINIANA : V officina di Roma o zecca di Viminacium ?

    Ciao, si come sono presenti per tanti altri imperatori, auguste e cesari. Non sono bravo a recuperare vecchie discussioni ma forse qualcuno lo farà senz'altro postando il link. Penso che una volta letta ti farai un'idea più chiara in proposito ai tuoi dubbi 🙂. ANTONIO
  11. Villanoviano

    Asse di Nerone – riflessioni su peso anomalo

    Non ho elementi per dire che sia colpita da cancro del bronzo,volevo solo consolidare la patina fragile,avevo pensato ad una passata leggera a pennello con del paraloid al 10%,cosa ne pensa?una o due mani?
  12. caravelle82

    Busta Raccomandata Regno Italia

    Ciao a tutti Chi mi fornisce gentilmente qualche info tecnica su questa busta? Grazie molte😀
  13. Luca_AT

    denaro della zecca di Busca?

    Buongiorno a tutti, tento l'impossibile recuperando questa vecchia discussione: @noya_noya e @savoiardo sarebbe possibile conoscere il peso dei vostri due denari scodellati? Grazie, Luca
  14. Salve Condivido per maggiori info. Grazie a tutti.
  15. caravelle82

    Busta affrancata 15 lire Verona

    Buona domenica Chi mi fornirebbe qualche info in piú? Grazie tante.
  16. caravelle82

    Busta Regno Italia raccomandata

    Buona domenica,condivido questa busta per maggiori info. Grazie a tutti
  17. Oggi
  18. Ale75

    Identificazione

    Salve,dovrebbe essere questo sesino in mistura di Modena di Cesare d'Este. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MOCE/3
  19. Grazie @Pxacaesar per la tua interessante risposta , probabilmente non risolutiva per i miei dubbi . Da quanto scrivi , giustamente al condizionale essendo frutto di ricordi di alcuni anni fa , le sigle presenti nei rovesci delle monete dedicate a Mariniana farebbero pensare a sigle delle officine della zecca di Roma . Questo comporterebbe che in WildWinds siano presenti errori nella descrizione della prima moneta postata , RIC 4 , nella quale manca anche la V : Mariniana, AR antoninianus, 21mm, 3,49 gr. 254-258 d.C. , Viminacium , DIVAE MARINIANAE , busto velato e drappeggiato a destra su mezzaluna / CONSECRATIO, pavone in piedi, testa a destra , coda in splendore . RIC 4 ; Goebl 213b ; Scottatura 10068 .
  20. Dav001

    Medaglia Mussolini

    Salve, ho fatto alcune ricerche su questa medaglia, dietro c'è un discorso.... La mia non sembra bronzo,il rivestimento dell'appicagnolo è saltato via, quindi è una riproduzione? Magari qualche utente più esperto saprà aiutarmi.. Grazie
  21. Rasoio in bronzo dalla Domus del Rasoio Imola: nell’ex refettorio del Convento è quasi pronta la Domus del Rasoio Approvato il progetto di fattibilità della nuova sezione archeologica, dedicata alla dimora romana, nel Museo civico San Domenico A Imola il Museo civico San Domenico, diretto da Diego Galizzi, avrà a fine settembre la nuova sezione archeologica, di cui si parla dal 2022, denominata «Domus del Rasoio». Nei giorni scorsi, infatti, la giunta comunale imolese ha approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica necessario ad allestire l’area, affidato alla società pubblico privata Area Blu spa (nasce nel 1996 e oggi è composta da Consorzio A.M.I. e dai comuni di Imola, Dozza, Castel San Pietro Terme, Medicina, Mordano, Castel Guelfo e Province di Bologna e Forlì Cesena). Al termine dei lavori al San Domenico (consolidamento strutturale dell’ex refettorio, percorso espositivo sospeso sui reperti accessibile anche ai portatori di handicap, impianti per il controllo di temperatura e umidità per un costo complessivo di 500mila euro grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola), verrà così resa visibile la Domus del Rasoio, risalente al I secolo a.C. Questa domus romana, un’antica abitazione aristocratica individuata alcuni anni fa proprio nell’ex refettorio del complesso, oltre alle tracce strutturali presenta importanti mosaici pavimentali già restaurati e ricollocati in loco nonché alcuni reperti tra cui un pregevole rasoio in bronzo con impugnatura a testa di pantera che dà il nome al ritrovamento e un bronzetto raffigurante un Lare, divinità protettrice del focolare domestico: dopo l’età romana, per secoli, il luogo risultò abbandonato, fino al XIII secolo quando nell’area i frati domenicani impiantarono prima un’officina per la produzione di campane e più tardi un refettorio conventuale. «Questo progetto è di grande valore culturale e identitario per la città, concludono in una nota gli assessori comunali ai Lavori pubblici Pierangelo Raffini e alla Cultura Giacomo Gambi: ci sarà la piena valorizzazione della Domus del Rasoio, un ritrovamento archeologico straordinario che racconta le radici romane di Imola». Bronzetto raffigurante un Lare, divinità protettrice del focolare domestico https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Imola-nellex-refettorio-del-Convento-e-quasi-pronta-la-Domus-del-Rasoio
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  22. PREMIUM Un momento della presentazione della stele preistorica, dell’Età del Rame, ritrovata nel magazzino in Val di Ledro Nel magazzino in Val di Ledro un’antichissima statua stele dell’Età del Rame Acquistata, segnalata e riconsegnata alla Soprintendenza, è ora in restauro prima di essere esposta al Mag di Riva del Garda Sicuramente il proprietario di quel magazzino, in Val di Ledro in provincia di Trento, non pensava che in mezzo alle pietre in deposito si trovasse anche una stele preistorica. Subito segnalata, lo scorso anno, all’UMSt Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali della Provincia autonoma di Trento, la stele è rimasta sotto sequestro per un anno per indagini sulla sua provenienza e identità, fino a pochi giorni fa, quando il nucleo dei Carabinieri Tpc di Venezia, senza alcun procedimento a carico del proprietario, l’ha riconsegnata alla Soprintendenza che ha potuto iniziare l’opera di restauro. «Si tratta di una statua stele antropomorfa risalente al III millennio a.C., spiega Elisabetta Mottes, direttrice dell’Ufficio beni archeologici dell’UMSt Soprintendenza della Provincia autonoma di Trento, probabilmente appartenente allo stesso gruppo identificato come “di Arco”, noto a livello internazionale, i cui altri otto esemplari sono conservati al Museo dell’Alto Garda Mag di Riva del Garda (Tn). Si tratta di monumenti eccezionali, stele istoriate su tutti quattro i lati, iscrivibili al fenomeno del megalitismo europeo esteso dalla Bretagna all’Ucraina e di cui sono espressione tra le più significative. Il recupero di questo ulteriore esemplare, il ventitreesimo finora conosciuto nel cosiddetto “Gruppo atesino”, è un fatto di grande rilevanza. Le stele di questo gruppo possiedono caratteristiche che le distinguono rispetto a quelle, per esempio, della Lunigiana o della Val Camonica, a loro volta identificate da altre specificità». Negli esemplari conservati al Mag, in marmo proveniente dalla Val Venosta (Alto Adige), si riconoscono personaggi maschili, caratterizzati da armi e simboli che fanno pensare a individui di rango oppure divinità, femminili, con la raffigurazione dei seni, e un personaggio privo di segni distintivi, forse un bambino. I primi otto ritrovamenti risalgono alla fine degli anni ’80, non in contesto originario, nel corso dei lavori di realizzazione del nuovo ospedale di Arco. Lo stesso sito dal quale si ipotizza possa essere stata ritrovata anche questa stele che entra così nel patrimonio della Provincia autonoma di Trento per essere conservata ed esposta insieme alle altre al Mag di Riva del Garda dove giungerà fra qualche mese, a restauro completato. La statua stele dell’Età del Rame ritrovata in provincia di Trento https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Nel-magazzino-in-Val-di-Ledro-unantichissima-statua-stele-dellEta-del-Rame-
  23. Sicilia, rinvenuta sull'isola di Mozia parte di una statua greca in marmo: raffigura una donna Nel corso degli scavi condotti dalla missione archeologica dell’Università degli Studi di Palermo sull’isola di Mozia è stata rinvenuta la parte inferiore di una statua greca in marmo raffigurante una donna che sembra avanzare. Durante gli scavi condotti dalla missione archeologica dell’Università degli Studi di Palermo, attiva sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, in virtù di un accordo con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani, è stata rinvenuta una scultura greca in marmo: una figura femminile raffigurata mentre sembra avanzare, vestita con un chitone (una tunica senza maniche) e un himation (capo di abbigliamento realizzato con un telo rettangolare, drappeggiato sulla spalla sinistra), priva della parte superiore del busto e della testa. La statua misura 72 centimetri di altezza, incluso il piccolo basamento su cui sono appoggiati i piedi. La rottura del busto non è dovuta a un danneggiamento casuale, ma risulta da un taglio tecnico della pietra, come indicato dalla presenza di due fori con resti di elementi metallici utilizzati per il collegamento, a testimonianza che l’opera era composta da almeno due blocchi distinti. La statua rinvenuta Il reperto è stato trovato all’interno del “Ceramico” di Mozia (Area K), una delle più vaste officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale. La statua giaceva in posizione orizzontale, sul margine di una vasca che conteneva l’argilla impiegata nella realizzazione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo a.C., periodo di massimo sviluppo e attività produttiva della città. La rimozione e il deposito della statua sembrano risalire alla fase finale di utilizzo dell’officina, probabilmente in coincidenza con l’inizio dell’assedio dionigiano nel 397 a.C. Si può anche ipotizzare che la scultura fosse originariamente collocata all’interno della stessa officina, in relazione a nuove strutture murarie emerse durante gli scavi. La scoperta della statua conferma la presenza, nella città fenicia, di pregevoli opere d’arte greca e contribuisce a delineare un quadro di intense interazioni culturali nel contesto della Sicilia greco-punica. “Questo ritrovamento”, ha affermato l’assessore regionale ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise”. La statua in posizione orizzontale https://www.finestresullarte.info/archeologia/sicilia-rinvenuta-su-isola-di-mozia-statua-greca-in-marmo
  24. Giov60

    Parere graffi sui fondi

    No, per 3 motivi: i segni in rilievo non fittano, le monete non sono proof e le zecche italiane ufficialmente non hanno mai coniato in proof (con prelucidatura dei tondelli).
  25. Antonino1951

    Moneta non identificata

    Ci avevo pensato,ma somiglia più ad un insetto e per me non è nemmeno una moneta a meno che non sia in argento per le dimensioni.mio parere
  26. Pxacaesar

    MARINIANA : V officina di Roma o zecca di Viminacium ?

    Ciao, @decionell'attesa degli interventi degli esperti di questo particolare periodo ( io solo da alcuni mesi ho iniziato ad approfondirlo, da quando ho inserito in collezione un antoniniano del marito Valeriano, ma sono proprio all'a-b 🙂) ricordo di aver partecipato qualche anno addietro ad una discussione dove si parlava proprio dei segni nei campi sulle monete di Mariniana. Se non ricordo male tutti i partecipanti giunsero alla conclusione che molto probabilmente indicavano non la Zecca di emissione ( nel tuo caso quella che è una V che farebbe pensare a quella di Viminacium) ma la 5 officina di Roma ( dove se ricordo bene ne funzionavano 6) . Quindi l'antoniniano da te postato dovrebbe essere stato coniato a Roma. ANTONIO
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