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  1. Zenzero

    Nuovo id

    Continuo a postare...
  2. Zenzero

    X e 10?

    Continuo a postare monete di Venezia, quando non ne potete più fatemelo sapere, ne avrei un altro pochetto , comunque grazie siete bravissimi
  3. Sono 4 monete tutte con la scritta 6 in esergo, ma cambia il volto della Vergine e quello di San Marco, grazie per gli aiuti che mi date. Aggiungo i pesi: moneta 1: 2,56gr diametro 22mm moneta 2: 3,88gr diametro 21mm moneta 3: 2,71gr diametro 22mm moneta 4: 4,33gr diametro 24mm
  4. @fabry61, @ak72, @417sonia, @gigetto13, @mfalier Vi inserisco 2 monete, il peso di entrambe è 0.51gr, per la prima vi chiedo se l'ho catalogata bene come doppio bagattino G. Priuli (1559-1567). La seconda sul forum non sono riuscito a trovarla, anche se credo appartenga al solito periodo
  5. Posto una moneta della prossima asta Heritage di cui vi invito la visione. Belle ma con basi di partenza folli. Ma il mercato americano va verso la pazzia? base di partenza 550 USD
  6. favaldar

    Tornesello?

    Non riesco a classificarlo,chi può aiutarmi? Grazie Peso gr.0,36 Diametro mm.13,2 (punto massimo) Metallo: dovrebbe essere una mistura d'argento con ossidazioni
  7. Acquistata in una nota casa d'asta tedesca con questa classificazione: leichte Prägeschwäche, jedoch vz . Non conoscendo bene questa monetazione non sò dove finisce il difetto di conio e inizia l'usura. Studiando la moneta mi sembra un conio "stanco"dovuto anche alla morbidezza del metallo quasi puro AU 997/°°°. Zecchino Francesco Loredan 1752/1762 con Peso gr.3,46 Diametro irregolare: mm.21,5 punto massimo Cosa ne pensate? Grazie a tutti PS: le foto non danno l'esatta qualità della moneta che in mano risulta più brillante e meglio risaltano i rilievi
  8. incuso

    Venetorum fides inviolabilis

    Version 1.0.0

    15 downloads

    Venetorum fides inviolabilis: Historical and statistical analysis of the obsidional venetian Bisanti for Cyprus (1570) In the variegated set of the obsidional pieces, the Bisante for Cyprus presents some historical and numismatic peculiarities that immediately made it a famous and studied coin, but perhaps still not completely understood. Even if it was not struck in Venice but in an emergency mint by the sieged, that were two thousand miles far away their country, this piece has been always considered an effective part of the venetian numismatic, as in general all the coins for the Levante, which were instead struck in Venice and only after sent to the destination places for the use. The aim of this research is to attempt a first statistical approach to evaluate both the weight data and the legend variants that, as we will see, can bring to very interesting implications to be analyzed in depth.
  9. Venetorum fides inviolabilis View File Venetorum fides inviolabilis: Historical and statistical analysis of the obsidional venetian Bisanti for Cyprus (1570) In the variegated set of the obsidional pieces, the Bisante for Cyprus presents some historical and numismatic peculiarities that immediately made it a famous and studied coin, but perhaps still not completely understood. Even if it was not struck in Venice but in an emergency mint by the sieged, that were two thousand miles far away their country, this piece has been always considered an effective part of the venetian numismatic, as in general all the coins for the Levante, which were instead struck in Venice and only after sent to the destination places for the use. The aim of this research is to attempt a first statistical approach to evaluate both the weight data and the legend variants that, as we will see, can bring to very interesting implications to be analyzed in depth. Submitter incuso Submitted 04/10/2017 Category Monete Moderne  
  10. Ciao a tutti, Solitamente non colleziono queste monete ma ho voluto acquistare appositamente un piccolo lotticino in cui spiccava la moneta in oggetto che mi ha subito incuriosito. Si tratta di di UNA LIRA VENETA del 1800 per la PROVINCIA VENETA. La conservazione è quella che è, scarsina immagino, ma ditemi voi che siete più esperti nell'ambito. Il peso però è di soli 4 ,08 grammi contro i 5,3 teorici. Una tale discrepanza è usuale per queste monete o è indice sicuro di falsità? Ho letto infatti che esistono parecchi falsi d'epoca di questa moneta del 1807 ma tutti quelli che ho visto online il colore è quello tipico del rame. Questo ha un bel colore argento compatibile con il basso titolo dei 250/1000. Che ne pensate? Saluti Simone
  11. che mi dite di questa monetina che ho acquistato di recente. grazie. saluti elio.
  12. Gradirei avere qualche informazioni su questi classici volumi sulla monetazione Veneziana. Ho il pdf dei volumi I, II, e tavole del III (si trovano nella biblioteca virtuale di @incuso). Manca il testo del III. I volumi sono stati editi tra fine '800 e primi anni del '900. Poi il 1° volume è stato ristampato (Forni, credo). Non mi è chiaro se sia prevista una ristampa anastatica anche dei volumi successivi. Chiedo se qualcuno possiede il PDF degli eventuali volumi mancanti. Se si trovano i cartacei in commercio ed eventualmente qual è il loro valore se passati in asta. Grazie a chi saprà aiutarmi (ed in particolare gli amici "venetici").
  13. Cari Venetici, spero di non replicare la discussione (agli amministratori del Forum Explorer non va proprio giù ... e i malfunzionamenti sono frequenti con questo browser) e di non essere eccessivamente noioso. Il Ducatello nasce con Domenico Contarini nel 1665. Il suo peso è di g. 23,40 e titolo d'argento 0.8264. Credo che questi dati siano ripresi dal Papadopoli. Ora mantenne questo peso e titolo anche negli anni successivi o furono modificati? A me interessa conoscerne le caratteristiche nel periodo di Manin. Grazie a chi potrà aiutarmi!
  14. Salve a tutti, apro una discussione per condividere informazioni sulle ripercussioni del calendario veneto, che prevedeva lo slittamento del capodanno al 1 marzo dell'anno seguente, sulla produzione numismatica della Serenissima Repubblica di Venezia. È emerso in qualche discussione, infatti, che le date riportate su alcune monete abbiano risentito di tale calendario, sembrando errate ad un occhio ignaro. In verità bisogna sempre considerare che ciascun anno proseguiva oltre il 31 dicembre per concludersi alla fine del mese di febbraio successivo. Questa discussione può essere utile anche per condividere eventuali altre incongruenze presenti su alcuni esemplari, così da condividere riflessioni e cercare insieme una spiegazione a tali anomalie.
  15. Tra le tante discussioni sui ritratti più o meno evidenti (infatti non erano permessi) abbiamo uno strano grosso del Francesco Foscari di cui è evidente la similiarità. Da rhinocoins: Questa è da confrontare con il ritratto classico del doge su medaglia e con un ritratto du tela: Adesso questo grosso è molto differente dagli altri come questo di bestcoins. Mi ricorda tanto i grossi con e senza barba dell'Antonio Venier
  16. Cari esperti del Forum mi è stato proposto un esemplare periziato di questa moneta in SPL con un paio di colpetti al bordo del R. Qual è un prezzo equo? Grazie mille
  17. Con piacere posto l'ultima arrivata. Bel sesino e raro di Masserano.
  18. La Pasqua, nella Venezia della Serenissima, era una festa importante. Certamente avvenivano i festeggiamenti per la resurrezione di Cristo, la Sua rinascita, ed anche la speranza di resurrezione per tutti coloro che credevano in Lui; c'era anche la fine dei digiuni e delle privazioni quaresimali, che venivano “archiviati” con lauti banchetti e con la preparazione della dolce “fugassa” (focaccia), molto simile alla attuale colomba pasquale. C'era però anche una festa nella festa; il doge con tutto il suo seguito, effettuava una di quelle “andate”, come si chiamavano i cortei dogali che si svolgevano in determinate ricorrenze, per recarsi, a piedi lungo la Riva, alla chiesa di San Zaccaria e all'annesso monastero, dove veniva accolto, sul portone, dalla badessa congiuntamente alle altre monache. Il doge veniva quindi accompagnato all'altare maggiore dove, insieme a tutta la Signoria, ascoltava la messa officiata dal Patriarca. Subito dopo si svolgeva un sontuoso banchetto nel refettorio del convento, preparato dalle monache in suo onore. Non solo; il doge veniva anche omaggiato con un corno dogale, la corona del doge, confezionato dalle stesse monache. La leggenda e la cronaca fanno risalire il tradizionale omaggio del corno al doge, alla badessa Agostina Morosini, che offrì il primo al doge Pietro Tradonico (836-864). Di seguito il corno dogale presente nel Museo Correr di Venezia ed il dipinto di Antonio Zonca che raffigura il dono del corno al doge all'interno della Chiesa di San Zaccaria. Si può vedere, sulla sinistra, la corona posta su un bacile ed il doge in procinto di afferrarla, sullo sfondo, dietro la grata, la badessa con le monache. Buona Pasqua Luciano
  19. Pepp784

    Osella Veneziana

    Buonasera a tutti , mi chiamo Giuseppe e sono di Taranto. Premesso che sono totalmente estraneo alla numismatica vorrei chiedere a voi dei pareri su come gestire una cosa. Non so' come da Venezia una osella sia arrivata a mio nonno a Taranto.. Vorrei chiedervi se questa moneta/medaglia ha un valore ed eventualmente come muovermi per venderla. Via allego delle foto per essere più chiaro. Grazie a chiunque mi possa aiutare.
  20. Martin_Zilli

    Mai sottovalutare la "ciotola"

    Voglio iniziare questa discussione per poter condividere quelle situazioni che io adoro, ovvero, i ritrovamenti di monete relativamente "belle" nelle ciotole colme di comuni monetine di Vittorio Emanuele iii . Ho notato che é successo a varie persone nel forum. Per cominciare vi posto questo 10 soldi genovese 1814 che "ho portato a casa" per 2€, trovato in un vassoietto in una bancarella a Porta Portese-Roma.
  21. Cari amici medaglisti, vi frequento poco ma questa volta vi vorrei proporre una bella medaglia del 1716 che commemora il Maresciallo tedesco Schulenburg, che aiutò i Veneziani nelle ultime fasi del loro predominio del Levante contro il predominio dei Turchi nelle varie piazzeforti - ormai peraltro ben poco numerose - nella fattispecie l'isola di Corfù nelle Ionie. Siamo ormai alle fasi finali dei possedimenti orientali veneziani: Cipro e Candia, e la maggior parte delle colonie egee sono ormai perse da tempo. Intanto, per inquadrare la situazione storica e il curioso personaggio, mi permetto di citare il Voltolina (Venezia e le sue medaglie):
  22. Buongiorno ancora una rarità estrema dall'Asta Varesi 70 - lotto 474, un soldo di Lira Dalmata classificato R4 dal Montenegro. Riporto quanto scritto dal Papadopoli La moneta che porta, in caratteri semigotici, la iscrizione MONETΛ DΛLMΛTIE, sfuggita, ai primi cultori della numismatica veneziana e accennata vagamente dallo Zon, fu per la prima volta illustrata dal cav. Vincenzo Lazari nella sua bellissima opera: Le monete dei possedimenti veneziani d’oltre mare e di terra ferma, che può servire di modello a tutte le pubblicazioni di questo genere. Sgraziatamente la fretta con cui fu scritto il libro, per circostanze indipendenti dalla volontà dell’Autore, e la cattiva conservazione dell’esemplare del Museo di S. Marco, che solo si conosceva allora, misero l’illustre scienziato sovra una cattiva strada, ed egli credette vedere in tale moneta un tornese1 battuto per quella provincia che aveva costato tanti sagrifici alla Repubblica. Lazari combatte argutamente la prima obbiezione che si poteva fare ad una simile denominazione, e cioè che non vi ha memoria di tornesi coniati per la Dalmazia, ma [p. 362 modifica]non riesce a persuadere; perchè i Crociati avevano reso popolare il tornese in Oriente ove era diventato una moneta nazionale, ma di esso invece non si trova traccia in Dalmazia, né nei documenti contemporanei, né nelle monete che si conservano nelle raccolte. In epoche diverse fu ordinata alla Zecca di Venezia la coniazione di tornesi, indicando quasi sempre le località dove dovevano essere spediti, e troviamo che erano destinati sempre ai possedimenti veneziani del Levante ma non alle coste dell’Adriatico. Più tardi altri esemplari di questo interessante nummolo furono rinvenuti presso i raccoglitori triestini e dalmati, e finalmente un tesoretto, abbandonato presso il Monte di Pietà di Treviso, mise alla luce quattro altri pezzi, tutti di migliore conservazione di quello esistente nella Raccolta Marciana. Ne parla Carlo Kunz nella sua: Miscellanea Numismatica2, dimostrando che l’argento in essi contenuto è di una lega più fina assai di quella dei tornesi e di poco inferiore a quella usata nei soldini, per cui lo ritiene un mezzanino di grosso del valore di due soldi veneziani. Pure esso non è né un tornese né un mezzanino, come risulta da una terminazione del Senato in data 31 maggio 14103 nella quale lamentando, che nella città di Zara e nel suo territorio corrano monete forestiere, e cioè grossi di Crevoja4 ed altri di buon argento del valore di tre soldi e meno che si spendono per quattro, — soldini ungheresi che non valgono se non otto denari e si spendono per un soldo, — e frignacchi5 che non tengono [p. 363 modifica]tre oncie d’argento per marca e si spendono pure per un soldo, — allo scopo di impedire questo danno, delibera di coniare una moneta contenente tre oncie di argento per marca, che vada a 42 pezzi per oncia, avente da un lato l’immagine di S. Marco e dall’altro uno scudo alto in quo sii nihil. È curioso il modo con cui questo decreto esprime quel concetto, che oggi è pressoché un assioma della pubblica economia, e cioè che la cattiva moneta caccia da un paese la buona, con queste pratiche parole: “Et hoc modo moneta nostra, videlicet grossi nostri qui valent quatuor soldos, et soldus noster exeunt et dantur venientibus Jadram et ad partes illas, qui ipsam monetam nostram imbursant et dimittunt monetas suas, quae sunt multo minoris valoris cum tanto damno nostro.” Nel 27 aprile 14146 un altro decreto del Senato fa conoscere che la esecuzione del precedente era stata sospesa, ed assunte informazioni da chi veniva da Zara, ordina nuovamente la coniazione della moneta per la Dalmazia col fino di tre oncie e un quarto per marca, tagliandone da ogni oncia 44 pezzi, descrivendolo nello stesso modo, col S. Marco da un lato e lo scudo vuoto dall’altro. Il tenore di questi due documenti mostra esattamente il valore della moneta emessa per i bisogni della circolazione in Dalmazia, giacché secondo il Decreto 31 maggio 1410, essa avrebbe dovuto pesare grani veneti 13,714; secondo quello del 27 aprile 1414 avrebbe dovuto pesarne 13,09, ma siccome in quest’ultimo si migliorava la lega, poca era la differenza dell’intrinseco che sarebbe stato di gr. v. 5,142 [p. 364 modifica]nel primo caso e gr. v. 5,317 nel secondo per ogni pezzo, e quindi due terzi circa del fino contenuto nel soldo veneziano, che in quel tempo pesava gr. V. 8,47 e conteneva gr. v. 8,065 d’argento puro. Da ciò si scorge il pensiero del Senato che intendeva creare una moneta la quale sostituisse i soldi ungheresi che valevano otto piccoli, ed i denari frisacensi, ossia di Aquileja, che avevano molto favore in quei paesi e si spendevano per un uguale valore. A me sembra di riconoscere in questo pezzo il soldo di una lira speciale, probabilmente adoperata nel regno di Servia e comune a tutti i vicini paesi slavi, la quale fu conservata dagli ungheresi e dai veneziani e restò per molto tempo ancora come lira di conto col nome di lira dalmata. Anche il Lazari parla di questa lira7 che si usava anche nel secolo XVIII: a proposito delle monete di Cattaro8 egli osserva che il grossetto di quella terra corrispondeva a due terzi del grosso veneziano e da varie circostanze accessorie arriva alla supposizione che questo grossetto si dividesse in quattro soldi minori, equivalenti a due terzi dei veneziani, e che erano quindi soldi di una lira particolare a quei paesi ed inferiore di altrettanto alla lira veneziana. È però degno di attenzione che il nome di soldo non è mai pronunciato tanto nei decreti surriferiti, quanto in una deliberazione conservata nel Capitolare delle Brocche sotto la data 13 agosto 14109 in cui si stabiliscono le competenze dei lavoratori ed i cali del metallo a proposito delle monete che si fanno per Zara; così pure è adoperata la parola generica di [p. 365 modifica]moneta anziché quella di soldo pel pezzo su cui troviamo scritto MONETΛ DΛLMΛTIE. Anche lo scudo raffigurato sopra uno dei lati nella moneta fu argomento di discussione. Zon lo disse ignoto, Lazari non seppe trovare una soddisfacente spiegazione e si smarrì in ipotesi credendo vedervi l’arma Contarini, ma un’opera intitolata: Storia dei Dogi di Venezia10rilevò essere questo lo stemma della famiglia Surian, cosa che fece dire al mite Kunz che non vi è libro tanto cattivo che non contenga alcun che di buono. Infatti lo scudo d’oro con una banda a tre ordini di scacchi d’argento e di negro appartiene ad una della due case patrizie Surian 11 e si vede anche oggi scolpito in un marmo del quattrocento sopra un fabbricato al Malcanton che dà accesso ad un sottoportico ed una calle Surian. Ma non bastava avere rilevato lo stemma, era anche necessario sapere chi fosse l’illustre uomo di stato o di guerra cui fosse stato accordato l’onore singolare di porre le insegne sopra una moneta coniata nella zecca di Venezia. Le storie sono mute a questo proposito e non ricordano alcun personaggio della famiglia Surian che abbia avuto in quest’epoca una parte importante in Dalmazia. Qualche anno fa, V. Padovan12 pubblicò un documento, dal quale risulta che un Jacopo Surian era capitano a Zara nel 16 luglio 1414, essendogli in tal giorno assegnata una piccola somma dal Senato per alcuni lavori da farsi nella casa di sua abitazione. Sebbene fra questa data e quella del decreto che [p. 366 modifica]ordina la coniazione della moneta per la Dalmazia corressero oltre due anni, epoca più lunga di quella che ordinariamente era la durata di simili cariche, e malgrado che sia nota a tutti la cura gelosa, colla quale il governo repubblicano vigilava perchè nessun personaggio, per quanto eminente, eccedesse nei poteri o negli onori, pure mi sembra assai probabile che a questo oscuro Capitano delle armi a Zara, sia toccato il vanto di porre il suo stemma sulla moneta in questione. Non conviene confondere questo caso eccezionale colle iniziali e cogli stemmi di alcuni Conti e Rettori veneziani a Cattaro ed a Scutari, perchè queste erano zecche secondarie, governate da propri statuti e lontane dalla sorveglianza dei principali corpi dello Stato, e meno ancora si deve confondere con le monete coniate da alcuni Provveditori generali o da altri comandanti delle armate in epoca di necessità. Per la moneta della Dalmazia si tratta di un’epoca più antica, nella quale non vi erano precedenti, e di un fatto che non può essere ad altri paragonato; lo stemma Surian è disegnato chiaramente ed in modo da non poter essere confuso con altri in quello scudo che il Senato avea decretato dovesse rimanere vuoto. Cercando pertanto quale abbia potuto essere la ragione che fece cambiare tale proposito, io credo indovinarla nel timore che la nuova moneta non fosse gradita ai paesi dov’era destinata, timore che trasparisce dalle parole dei decreti e dall'idugio frapposto all’esecuzione della prima deliberazione. Allo scopo quindi di rendere più facile a quei popoli rozzi ed ignoranti l’accettazione di una nuova moneta, bisognava farla quanto più fosse possibile simile a quella che essi adoperavano e ciò si ebbe di mira nello scegliere un tipo che ricordava in parte il denaro d’Aquileja, favorevolmente conosciuto in quelle regioni ed il cui [p. 367 modifica]intrinseco corrispondeva a quello della nuova moneta cioè a due terzi del soldo veneziano. Anche lo scudo era stato posto sul rovescio della moneta per la Dalmazia, per ricordare quello che portava le insegne degli ultimi patriarchi, e probabilmente lo stemma Surian fu preferito ad ogni altro perchè poteva facilmente essere confuso con quello del patriarca Antonio II Panciera che pure aveva una banda scaccata con differenze che facilmente sfuggivano alla maggior parte del pubblico. Riproduco qui il disegno del diritto di tale denaro con l’arma Panciera, sembrandomi questo il modo migliore ed il più breve per dimostrare il fondamento della mia supposizione. Ecco la descrizione della moneta per la Dalmazia: D/ — SΛNTVS MΛRCVS. Il santo in piedi di prospetto, vestito di abiti vescovili, nimbato di perle, colle mani aperte. R/ — • MONETΛ DΛLMΛTIE. Entro un cerchio di perle, uno scudo con una banda scaccata attorniato da 3 gruppi ciascuno di 3 cerchietti accompagnati da 6 punti. [p. 368 modifica]Osserverò finalmente che per negligenza dell’incisore qualche esemplare rarissimo di questo pezzo ha l’arma disegnata a rovescio, per cui la banda fu convertita in una sbarra.
  23. Buonasera Segnalo in prossima asta Varesi 70 la presenza al lotto 473 di questo Bagattino per Trau' di rarità estrema, le informazioni a riguardo sono esigue. Il catalogo Montenegro rende noto che la città Dalmata di Trau' chiese nel 1492 la concessione di una moneta, il Consiglio dei Dieci ordinò la battitura di bagattini con l'effige di San Lorenzo, ma il decreto venne eseguito soltanto nel 1516. Ricordo che anche il Lazari cita questa rarissima moneta nella sua Opera, sostenendo che solo il bagattino per Lesina fosse ancora più raro. D/ SANCTVS MARCVS VENETI; al centro, in cerchio, leone in soldo. R/ S LAVRENTIVS TRAGVR; il Santo in piedi con nella mano destra una graticola, nel campo sigle del massacro N M Nicolò Michiel Doge92
  24. Volevo aprire una discussione sopra la rarita' dei Grossi veneziani ... visto che ho notato che alcuni Grossi sono molto piu' rari e alcune varianti sono quasi introvabili
  25. Monetina comune ma dal sicuro fascino. È la prima che metto in collezione; dite che 40 euro sono stati troppi per averla?
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