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  1. Tante scarpe di 2000 anni fa e laboratorio calzaturiero degli antichi romani scoperti vicini a un canale. Era una filiera Una filiera romana composta da un macello, da un centro di conciatura e produzione delle colle, da un laboratorio per la realizzazione di calzature è stata scoperta durante scavi archeologici preventivi svolti dall’Inrap a sud-ovest dell’abitato di Thérouanne, lungo la Via Comunale dell’Abbazia di Saint-Augustin, alla base del versante settentrionale del “Lys”. Scarpe romane scoperte nel canale del “Lys” durante gli scavi di Thérouanne (Passo di Calais) nel 2023. © Dominique Bossut, Inrap Thérouanne è un comune francese di 1.099 abitanti situato nel dipartimento del Passo di Calais, nella regione dell’Alta Francia. La cittadella artigianale romana in cui si macellavano gli animali e si realizzavano scarpe era completata dalla bottega di un vetraio – che realizzava anche piccoli lavori in ferro, tra i quali forse i tacchetti delle scarpe – e, probabilmente da un mulino. Un isolato esclusivamente produttivo, originato dalla presenza di un canale ricavato dal fiume Lys, fondamentale per l’igiene del macello, per lavaggi della conceria e come discarica. L’attività di trasformazione della materia prima di origine animale è testimoniata non solo dai resti delle bestie – macellate sempre con la stessa modalità, secondo un approccio “industriale” – ma dal ritrovamento di numerose scarpe e di ritagli di cuoio, residui della lavorazione delle calzature. Ritagli di cuoio scoperti nel fondo del canale dello scavo di Thérouanne (Passo di Calais), nel 2023. © Dominique Bossut, Inrap La scoperta è avvenuta in un’area in cui sarà realizzato un impianto di depurazione delle acque reflue della zona. L’antico insediamento produttivo romano. In primo piano, l’area del canale © Frédéric Audouit, Inrap “L’antico sito rinvenuto durante lo scavo corrisponde ad un quartiere artigianale sviluppatosi durante il Primo Impero a sud-est della città, lungo un canale del “Lys”. – dicono gli archeologi dell’Inrap – La posizione dei resti in fondo al pendio sul lato nord del fiume ne ha favorito la conservazione. Erano infatti sigillate da alluvioni legate alle piene del fiume e da colluvioni provenienti dal pendio. L’antico sito è stato così rapidamente ricoperto da uno strato di sedimenti, che ha raggiunto uno spessore da 2,50 m a 3 m, che lo ha preservato notevolmente”. L’isolato artigianale si affacciava da una parte e dall’altra di una strada che finiva sul canale stesso, in una banchina probabilmente utilizzata per il trasporto degli animali e delle merci Ancora più eccezionale è il ritrovamento della bottega di un vetraio che svolgeva, utilizzando il calore prodotto dai forni, anche lavori di piccola metallurgia, con la realizzazione di ganci e altri oggetti d’uso comune, nonché forse, i tacchi metallici che servivano per la realizzazione delle calzature chiodate romane e che sono stati trovati nel fondo del canale. “In questo opificio – spiegano gli archeologi dell’Inrap – è stato scoperto anche un cilindro di vetro blu, destinato ad essere fuso, e, in una delle fornaci, una “goccia” di vetro altrettanto blu. Lo scavo dell’edificio (ancora in corso) ha individuato diverse fasi di occupazione legate ai forni. All’interno dell’edificio erano previsti anche interventi di metallurgia fine. Lo scavo del canale ha restituito una grandissima quantità di scarti di macellazione di ossa bovine. In epoca antica, all’attività di norcineria si affiancavano le attività connesse (conceria, fabbricazione di tavolette, fabbricazione di colla). Qui la lavorazione del cuoio è rappresentata dal ritrovamento, ancora nelle colmate del canale, di numerose scarpe in cuoio con suole borchiate e numerosi ritagli triangolari di cuoio, indizi della probabile presenza nel settore di un calzolaio e di una conceria che, come il macellai, avrebbero usato il fiume come discarica”. Chiavi romane scoperte nel fondo del canale © Patrick Lemaire, Inrap Le poche prove effettuate nel sedimento del fiume hanno restituito reperti abbondanti ed estremamente ben conservati. Numerose sono le monete, i piccoli oggetti in bronzo con dorature, i tacchi chiodati, le spille e le raffinate spille dorate. Sono stati rinvenuti anche oggetti di maggiori dimensioni come gaff (oggetti relativi alla navigazione), chiavi, piatti e aste metalliche. https://www.stilearte.it/tante-scarpe-di-2000-anni-fa-e-laboratorio-calzaturiero-degli-antichi-romani-scoperti-vicini-a-un-canale-era-una-filiera/
  2. Nel cuore profondo della cattedrale dei re. Portate alla luce tombe merovinge (V-VII secolo) Scavo del massiccio occidentale della basilica di Saint-Denis (Seine-Saint-Denis), interno, navata centrale, prima campata, scavo del deposito funerario all’interno di un sarcofago merovingio in pietra (VI-VII secolo), marzo 2023. Responsabile dell’operazione: Ivan Lafarge, Ufficio del Patrimonio Archeologico del Dipartimento di Seine-Saint-Denis. © Emmanuelle Collado, Inrap In occasione del progetto di ricostruzione della guglia della basilica di Saint-Denis, uno scavo archeologico preventivo prescritto dal DRAC dell’Île-de-France è realizzato congiuntamente dall’Ufficio del patrimonio archeologico del dipartimento di Seine-Saint-Denis, l’Unità di Archeologia del Comune di Saint-Denis e l’Inrap. La ricerca consente di seguire l’evoluzione dell’insieme architettonico nell’arco di quasi un millennio, di comprendere l’ubicazione dei vari spazi funerari e di caratterizzare la popolazione. “Costruita sul sito di un cimitero, luogo di sepoltura di Saint Denis, vescovo missionario, martirizzato intorno al 250, la basilica divenne una necropoli reale dalle origini della regalità francese poiché la regina Arégonde, nuora di Clodoveo I, riposa, come fare le tombe di 43 re, 32 regine e 10 servitori della monarchia, da Dagoberto I a Luigi XVIII. – dicono gli archeologi dell’Inrap – L’abate Suger vi apportò profonde modifiche nel XII secolo, tra cui il massiccio occidentale e l’abside, facendo di questo capolavoro architettonico un’importante opera d’arte gotica. Fu completato nel XIII secolo sotto il regno di San Luigi. Proprietà dello Stato, la basilica è stata classificata come monumento storico dall’elenco nel 1862. Fu elevata nel 1966 al rango di cattedrale”. Scavo del massiccio occidentale di Saint-Denis, interno, prima campata nord, scavo degli scheletri depositati all’interno delle vasche del sarcofago merovingio (fine V – VI secolo ), marzo 2023. © Emmanuelle Jacquot/Dipartimento di Seine-Saint-Denis Gli archeologi stanno attualmente lavorando all’interno e all’esterno della basilica. “Stiamo portando alla luce un’occupazione funeraria molto densa (sono state scavate quasi 200 tombe), della fine del V secolo con resti merovingi e carolingi, alcuni dei quali anteriori alla costruzione dell’edificio. Le sepolture durano fino alla fine del periodo medievale. Ad oggi sono stati rinvenuti una sessantina di sarcofagi in gesso, prevalentemente di epoca merovingia (V – VII secolo ) e in eccezionale stato di conservazione (il loro numero definitivo potrebbe avvicinarsi al centinaio). I sarcofagi merovingi sono organizzati in file successive ed è stata messa in luce una galleria funeraria. I tini in gesso recano numerose decorazioni modanate alle pareti. Queste sepolture sono organizzate in settori. A volte presentano oggetti metallici che stavano sugli abiti. Questa distribuzione e queste caratteristiche rivelano certamente distinzioni sociali e la presenza di un’aristocrazia e di una popolazione monastica. https://www.stilearte.it/nel-cuore-profondo-della-cattedrale-dei-re-portate-alla-luce-tombe-merovinge-v-vii-secolo/
  3. Scoperto santuario di Marte, terme e necropoli. Recuperati 755 oggetti tra gioielli e armi. E un paio di scarpe Scavo in una tomba. L’archeologo sta recuperando una collana formata da perline © Françoise Labaune-Jean, Inrap Un santuario dedicato a Marte, alcuni edifici di servizio, attorno, tra i quali terme pubbliche che accoglievano i pellegrini. E una necropoli, nella quale venivano probabilmente collocati i resti di militari, dei loro familiari o dei devoti del dio della guerra. Una scoperta eccezionale, quella compiuta dall’Inrap – Istituto nazionale francese per le ricerche archeologiche preventive – in uno scavo durato 8 mesi a La Chapelle-des-Fougeretz, un Comune francese di circa 4000 abitanti situato nel dipartimento dell’Ille-et-Vilaine, nella regione della Bretagna. Ne dà notizia, in queste ore, L’Inrap stesso. Alcune delle monete trovate durante lo scavo archeologico © Emmanuelle Collado, Inrap Gli scavi Gli scavi hanno permesso di stabilire che il luogo sacro e le sue adiacenze di servizio risale all’inizio dell’occupazione romana e che fu frequentato per molto tempo per essere abbandonato nel IV-V secolo d.C, forse per il diffondersi del Cristianesimo come nuova religione dello Stato romano. Nel 380, l’imperatore Teodosio I impose infatti il Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano. L’attribuzione dei resti del tempietto a Marte è stata conferita grazie al ritrovamento di una statua del dio della guerra e per la presenza di armi e materiali d’armamento (spade, punte di lancia, ecc.) probabilmente depositati per devozione dai soldati. Oggetti di ornamento, braccialetti e perline in una tomba nella necropoli gallo-romana di La Chapelle-des-Fougeretz (Ille-et-Vilaine). © Adrien Etienvre, Inrap Dal terreno sono stati recuperati materiali in ceramica con i quali sono state riempite 35 casse. Sette casse riuniscono una selezione di elementi architettonici in terracotta. Sono stati invece 755 gli oggetti isolati nel campo (vetro, metallo, ceramica). Tra questi, una dozzina di spade di ferro, quattro roncole, alcune spille e numerose armi. Sono distribuiti più o meno equamente tra il santuario che ha consegnato spade e arredi militari e la necropoli che ha consegnato depositi che accompagnano il defunto (vetro, ceramica). Resti di un paio di scarpe borchiate depositate in un angolo di una tomba nella necropoli gallo-romana © Françoise Labaune-Jean, Inrap Terme, case e un’inaspettata necropoli “I dintorni del santuario hanno rivelato la presenza di un edificio termale ad uso pubblico e di un piccolo agglomerato composto da case costruite in terra e legno di cui sono rimaste scarse tracce. Vi sono stati ritrovati molti oggetti di uso quotidiano, compresi vasi in ceramica. – dicono gli archeologi dell’Inrap – Abbiamo anche scoperto un’inaspettata piccola necropoli, composta da 40 tombe. Se gli scheletri erano stati a lungo dissolti dall’acidità del suolo, gli oggetti depositati con il defunto erano ancora presenti. Tra questi depositi funerari: vasi in vetro e ceramica, ma anche scarpe di cui rimangono solo le suole borchiate. Alcune tombe erano più riccamente dotate di ornamenti in argento (braccialetti, spille e fibbie per cinture), oltre a perle di vetro. La tomba più ricca, probabilmente contenente la sepoltura di un uomo, ha restituito un pugnale ed elementi appartenenti ad un finimento di cavallo. Tra questi, un morso in ferro e numerose applicazioni in bronzo che dovevano decorare la briglia e le redini”. https://www.stilearte.it/scoperto-santuario-di-marte-terme-e-necropoli-recuperati-755-oggetti-tra-gioielli-e-armi-e-un-paio-di-scarpe/
  4. Ciao Oggi mi è capitato fra le mani questo pezzo: 2 Euro Francia 2001 Il conio e spostato, sembra essere una normale moneta dal peso e dall'aspetto ma l'unica cosa che mi ha fatto venire il dubbio è quel difetto lì
  5. ARES III

    Rouen

    In un ritrovamento in Svezia è stata trovata una rara moneta che sarebbe stata coniata in Normandia, nella città Rouen, risalente al X secolo d.C. Secondo il professor Jens Christian Moesgaard dell’Università di Stoccolma, questo tipo di moneta sarebbe stato descritto in un libro del XVIII secolo. Qualcuno ne sa di più ? Grazie
  6. ARES III

    L'Isola dei Fagiani

    Spagna e Francia dal 1659 amministrano a periodi alterni un’isola di confine. Un unicum geopolitico Lo strano caso dell’Isola dei Fagiani: l’unico territorio al mondo che cambia nazione ogni sei mesi Sull'Isola dei Fagiani non ci sono i fagiani. Lo lamentava anche Victor Hugo che, durante un viaggio nel golfo di Biscaglia, tenne in particolar modo a vedere quest’isoletta che si trova proprio nel mezzo del corso del fiume Bidassoa, al confine tra Spagna e Francia, tra le città di Irun e Hendaye. Lo scrittore francese scrisse che l’isola non era altro che un «pezzetto di terra verde. Con una vacca e tre anatre al posto dei fagiani: comparse affittate senza dubbio per interpretare il ruolo dei fagiani per la soddisfazione dei passanti». Insomma, non un posto indimenticabile. Ma perché Victor Hugo riponeva così tante aspettative in un'isola alluvionale di neanche 3mila metri quadrati? Perché da quasi quattro secoli l’île des Faisans, come la chiamano i francesi, l’Isla de los Faisanes per gli spagnoli, rappresenta una straordinaria eccezione geopolitica internazionale: è un’isola piccola amministrata in condominio da due Paesi. Accade anche da altre parti, come nell’Artico per esempio, ma l’isola è l’unico territorio del pianeta dove la sovranità non è esercitata in modo congiunto, ma alternato. Sei mesi governa Madrid, sei mesi governa Parigi. Ogni 180 giorni c’è il cambio della guardia, e il 31 gennaio gli spagnoli passano la mano ai colleghi francesi che a loro volta restituiranno l’isola il 31 luglio. Succede così due volte l’anno, ogni anno, dal 7 novembre del 1659. Ovvero dal giorno in cui, dopo tre mesi di trattative portate avanti dal cardinale Mazzarino e dallo spagnolo don Luis de Haro, venne firmata la pace dei Pirenei che segnò una volta per tutte il confine franco-spagnolo. Anche se, va detto, l’assetto attuale dell’alternanza è quello stabilito dal trattato di Bayonne del 1856. All'epoca della guerra dei Trent’anni la scelta dell’isola per tenere la lunga conferenza di pace non fu per nulla casuale. Nei secoli le corone di Spagna e Francia l’avevano utilizzata come territorio neutrale per scambi di prigionieri e incontri di futuri sposi. Nel 1526 François I, prigioniero da Carlo V, venne rilasciato in cambio di due figli del sovrano spagnolo, e lo scambio avvenne qui. E sempre qui, nel 1615, avvenne il fidanzamento ufficiale tra l’Infanta Anna d’Austria, figlia di Filippo III di Spagna e promessa al futuro Luigi XIII ed Elisabetta, figlia del Re di Francia Enrico IV, e destinata ad andare in moglie a Filippo IV di Spagna. O ancora nel 1722, quando la principessa Maria-Anna Vittoria infante di Spagna e futura moglie del re Luigi XV re di Francia viene “scambiata” con Luisa Elisabetta d’Orléans, figli del reggente e destinata ad andare in moglie al futuro re di Spagna, Luigi I. Insomma, l’Isola dei Fagiani è un luogo piccolo ma decisamente denso di storia. Eppure non c’è niente da vedere. Anzi, sull’isola non si può neanche mettere piede. Non ci sono mai stati neanche ponti che la collegano alle due le sponde: all’epoca delle firma del trattato vennero costruiti in legno, poi demoliti. Così come le strutture dove si tennero i colloqui di pace del XVII secolo. L’unico monumento è una stele di pietra che ricorda l’evento posta nel XVIII secolo. Gli unici che ci mettono saltuariamente piede sono i delegati dei due Vicerè che nei fatti amministrano il territorio. Vengono per tagliare l’erba, di tanto in tanto potare gli alberi e vigilare che nessuno si permetta di piantarci una tenda o ancor peggio una qualche bandiera basca. https://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/lo-strano-caso-dellisola-dei-fagiani-lunico-territorio-al-mondo-che-cambia/immagine/2/isola-dei-fagiani
  7. Salve a tutti. Stavo cercando di dare un valore alla mia collezione di Euro. Sono arrivato alla Francia ed andando a vedere il valore del 2 euro 1999, FDC, riesco a trovare solo prezzi dai 18 euro a salire. C'è qualcosa che mi sono perso ?
  8. digital

    1 franco francese 1960

    Buonasera a tutti. Nel "famoso scatolone" ho trovato una moneta, nella fattispecie un franco francese del 1960 che di seguito descrivo: Zecca Parigi, incisore: Louis-Oscar Roty, stato di conservazione: circolata, ottimamente conservata. Composizione materiale Nichel, tipo bordo zigrinato, forma rotonda, ALLINEAMENTO ALLA TEDESCA: medaglia, allineamento conio 0°, peso 6,00 g., diametro 24,50 mm, spessore 1,79 mm. Descrizione diritto: la Seminatrice, emblema nazionale della Francia, circondata dalla scritta: "REPUBBLIQUE FRANCAISE" (Repubblica francese) sotto i piedi in piccolo la scritta dell’Incisore O. ROTY Descrizione inverso: sopra il valore della moneta ”1 FRANC”, ramoscello di ulivo, sotto la data 1960, il tutto circondato dal motto francese: "LIBERTE - EGALITE - FRATERNITE - (libertà, uguaglianza, fraternità), cornucopia rivolta verso il basso, marchio gufo. Chiedo cortesemente a qualche esperto se gentilmente mi sa dire, dalle foto che allego: lo stato di conservazione, il grado di rarità e l'eventuale valore. So di chiedere troppo chiedo scusa anticipatamente, se sbaglio a porre queste domande si accettano, senza alcun problema, suggerimenti e correzioni. Un cordiale saluto Digital
  9. Marco_Dune

    1 Franco Francese 1960

    Salve, vi mostro queste due monete "1 franco del 1960" (2 pezzi), in quale stato di conservazione sono? Prima moneta: http://imageshack.com/a/img921/2120/N7Q11a.jpg http://imageshack.com/a/img921/3856/Ar4Wx9.jpg Seconda moneta: http://imageshack.com/a/img921/1919/HRW0jG.jpg http://imageshack.com/a/img922/8246/OJ3tKD.jpg
  10. Chiedo un parere a chi è più esperto di me. Qualche mese fa trovo una moneta davvero particolare: un 2 francese, anno 2001. La particolarità sta nel bordo: non è quello francese, bensì quello olandese! Ho controllato attentamente tutti i 2 che ho trovato successivamente, non ho più trovato qualcosa del genere. Sapete dirmi qualcosa a proposito? Grazie mille :) A breve vi farò vedere anche una foto.
  11. Voglio segnalare questo grave evento che risale al 25 gennaio u.s. Nell'articolo in collegamento trovate pubblicate le immagini delle monete e degli oggetti rubati. Non è improbabile che a breve alcuni di questi oggetti possano essere offerti a collezionisti o ad operatori del settore... https://bnumis.com/vol-au-musee-de-douai/ ciao Mario
  12. Archeologia in Francia, scoperta la tomba di un bambino insieme a un cane con un collare e campanello Eccezionale scoperta archeologica in Francia di una tomba di un bambino sepolto con un cagnolino nel I secolo d.C., rara testimonianza di un antico rito funebre della popolazione dei Galli. Durante gli scavi effettuati in un sito nei pressi dell'aeroporto di Clermont-Ferrand-Auvergne, ad Aulnat, gli archeologi dell'Inrap (Institut national de recherches archéologiques préventives) hanno portato alla luce una sepoltura che ospitava i resti di un fanciullo, inumato con una notevole serie di offerte funebri (stoviglie, fibule, anfore, lampade votive, ecc.). Al momento della morte il bambino aveva poco più di un anno, secondo le stime degli antropologi, e i suoi resti erano accompagnato anche da quelli di un cucciolo, dotato di collare e campanello. La scoperta arricchisce le conoscenze delle pratiche funebri gallo-romane legate alla mortalità dei bambini piccoli. "Ciò che è particolarmente eccezionale è che tutti gli oggetti erano disposti intorno ai resti del bambino", hanno spiegato gli archeologi. In particolare erano stati disposti una ventina di contenitori (principalmente vasi e balsamari, piccoli contenitori per oli e profumi) e anche pezzi di macelleria (un mezzo maiale e due galline). Nella tomba sono stati trovati anche un perone e un dente da latte, probabilmente appartenente a un membro della famiglia del piccolo defunto. La presenza del cane, sepolto vicino al bambino in una cosiddetta tomba "di accompagnamento", non è di per sé un elemento di rilievo, poiché questa pratica funeraria era già ben documentata. Tuttavia la scoperta della collana dell'animale, circondata da una targhetta in bronzo, e del suo campanello è senza precedenti. https://www.lastampa.it/la-zampa/cani/2021/01/18/news/archeologia-in-francia-scoperta-la-tomba-di-un-bambino-con-il-cagnolino-con-un-collare-e-campanello-1.39786738
  13. CARATTERISTICHE PRINCIPALI Peso: 3,23 g. ? Diametro: 19 mm Metallo Presunto: oro Qualcuno riesce a darmi più info per favore, sopratutto se è vera secondo voi. Grazie a tutti.
  14. Salve a tutti, volevo chiedervi il vostro parere storico/estimativo di questa moneta. Grazie.
  15. Ciao a tutti, vi chiedo gentilmente di guardare questa moneta, e un due euro francese de 2012 con un errore di conio molto notevole, il nichel interno sembra essere sparso o mischiato con il cupronichel esterno, su tutti due i lati.. ho fatto una ricerca su internet e non ho trovato riferimenti riguardo questo errore.. qualcuno sa dirmi qualcosa in più? grazie vi ringrazio
  16. Buongiorno! Qualcuno può darmi informazioni relative a questo doppio tornese? Ho visto in internet diverse varianti e non riesco a definirne zecca e tipologia grazie!
  17. fra crasellame

    Filippo III - Grosso tornese

    Altra offerta fatta senza convinzione ma che poi si è rivelata vincente. Bel grosso tornese di Filippo III l'Ardito (1270-1285). Grosso tornese (ca. 1280), argento, 4,15 gr. Rif. biblio: Laf. 204, Dupl. 202 A, Slg. de Wit I, 273. Posto la foto della casa d'aste. Come si vede hanno messo come lato del diritto quello col nome del re. Ma i più illustri studiosi di queste monete la pensano diversamente. Van Hengel ha individuato la faccia principale dei grossi tornesi nel lato con il castello piuttosto che in quello con il nome del re (Van Hengel 1997, p. 12, nota 2). Tale indicazione è accettata da Phillips (Phillips 1997, passim; id. 2013, pp. 502 e 510), mentre Merson ritiene la questione non ancora del tutto risolta (Merson 1998, pp. 134-135). Come in altri casi qui ci troviamo di fronte al fatto che il lato con indicata l'autorità emittente sembra non coincidere col conio di incudine ma bensì di martello. Se si fa caso nei vari cataloghi si trova il lato del castello tornese a volte come diritto a volte come rovescio. Ma se la scelta di mettere il nome del regnante sul conio più soggetto ad usura invece del lato con l'iconografia-tipo immobilizzata avesse più un aspetto "tecnico"?
  18. Ho trovato una moneta (1 franco) del 1943, online non l'ho trovata. Ho trovato solo monete diverse ma sempre 1 franco del 1943. La moneta si presenta argentata e abbastanza leggera (quanto una moneta da 10 lire Chiedo una mano a voi più esperti. Grazie mille. (Ps. sono nuovo)
  19. http://www.repubblica.it/scienze/2017/11/15/foto/scoperto_tesoro_medievale_nell_abbazia_di_cluny-181156988/1/?ref=RHRD-BS-I0-C6-P4-S4.6-T1#1 un bel ritrovamento a prima vista
  20. Buona sera a tutti, finalmente ho avuto un attimo per aggiornare le liste Ho altri interessi oltre alle monete della mia mancolista, quelle sono i "vuoti che vorrei colmare". Sono sempre felice di valutare proposte di altri stati o periodi e anche con strumenti musicali... lista_scambi_rintintin.pdf
  21. Salve a tutti, vi comunico con piacere che ho appena pubblicato un nuovo libro: Storia monetaria della rivoluzione francese. Fu il primo libro che scrissi: lo terminai nel 2012 ma - per svariate ragioni - solo adesso mi sono deciso a pubblicarlo. Spero che lo apprezzerete. 180 pagine - formato lettera (quasi A4) Link per acquistare il libro: http://www.amazon.it/Storia-monetaria-della-rivoluzione-francese/dp/1511683775/ Qui invece trovate l'indice completo: http://numistoria.altervista.org/blog/?p=18943
  22. Salve a tutti. Oggi vorrei proporre alla vostra attenzione due particolarissime monete coniate a Napoli durante il regno di Filippo IV d’Asburgo (1621-1665). Sono due tipologie accomunate, rispetto agli altri esemplari che comunque vanno sotto la dicitura di “prova” di scudo (sulla cui dicitura avremo modo di soffermarci a breve), da un rovescio molto più eloquente, figurato e dal significato decisamente più coinvolgente. Di seguito le descrizioni datene nel CNI XX, con le relative immagini tratte dalla tavola XIII: La prima (n° 759): La seconda (n° 760): Alcuni errori di stampa dovrebbero forse essere corretti nella descrizione del primo esemplare: innanzitutto il peso. In BOVI 1965 viene riportato un peso più verosimile di 18,36 g., mentre errata risulta la legenda di dritto riportata dallo studioso napoletano (…GRATIA … invece del corretto …GRA…). In secondo luogo, occorre precisare che alcune fonti (cfr. DELL’ERBA 1940), preferiscano leggere l’ultima parola della legenda di rovescio come BELLVM anziché FALLVM. Questa lettura sembra più consona al contesto generale dell’epigrafe monetaria e forse sarebbe da preferire, anche in mancanza di un chiaro riscontro fotografico (le immagini del CNI XX qui reperite non hanno saputo dirimere la questione). Fin dalle fonti più antiche (mi riferisco in particolare a FIORELLI 1871, dove troviamo descritta la seconda moneta a p. 114, n° 8077), questi strani tondelli venivano presentati come “pruove di cianfrone”, forse in virtù delle loro caratteristiche e del peso. I vari studiosi hanno poi mantenuto questa definizione, tant’è che ancora oggi esemplari simili vengono descritti come prova in rame di scudo. Notiamo, però, subito una caratteristica importante: che si tratti di ducati (come vorrebbe il DELL’ERBA 1940, o anche mezzi ducati, riprendendo FIORELLI 1871) in argento o di scudi d’oro, sotto il regno di Filippo IV nella zecca partenopea, per questi nominali, hanno sempre usato apporre sia la sigla del Maestro di Zecca che di quello di Prova, mentre su tutte le cosiddette prove in rame (comprese le presenti), troviamo la sola sigla del Maestro di Zecca: OC per Orazio Celentano, attivo tra il gennaio del 1635 ed il 5 ottobre 1636. Per le monete in rame, invece, poteva capitare più spesso che la sigla del Maestro di Prova venisse omessa e che l’intero spazio nel campo fosse dedicato solo a quella del Maestro di Zecca. Una situazione del genere, invece, sarebbe stata molto più rara per quanto riguarda un’eventuale emissione in oro o argento. Tale considerazione mi porta a dubitare che le monete di cui stiamo parlando siano effettivamente delle prove per degli scudi o per dei mezzi ducati. Inoltre, se osserviamo i dati ponderali a nostra disposizione, notiamo subito che essi non combaciano né con lo scudo d’oro (3,38 g.), né con il ducato d’argento (29,64 g.), né tantomeno con il mezzo ducato (tra il 14,82 g. ed i 16,63 g.). I pesi di queste due monete, invece, sono molto più vicini a nominali enei che circolarono e non sono considerate come emissioni di prova: il nostro n° 1, con un peso di 18,36 g., è vicino al multiplo di grano del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 169, n° 49 (che ha un peso di 17,25 g.); la nostra n° 2, con un peso di 21,37 g. (per BOVI 1965 è invece 21,20 g.), è vicina al multiplo di grano con data 1627 del tipo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48 (che ha un peso di 27,63 g.). Quindi la zecca di Napoli coniò prima del 1636 (data che appare su queste due monete e su altre cosiddette prove in rame) già alcune monete in rame di grande modulo e peso, tutte molto rare, per la circolazione regnicola. Prima del 1630 il grano in rame aveva avuto un peso ufficiale di 7,61 g., mentre a partire dal 1630, qual è anche il nostro caso, con una riforma il peso del grano fu aumentato fino a toccare i 10,692 g. Possibile che queste due monete siano dei multipli di grano invece che delle prove in rame? Potrebbe essere, se pensiamo che la seconda moneta pesa 21,37 g., ovvero esattamente come il doppio di un grano post 1630: 10,692 g. (il peso di un grano nel 1636) moltiplicato per 2 dà precisamente 21,384 g., cioè il peso di un doppio grano. Potremmo azzardare un ragionamento simile per il primo esemplare, che sarebbe forse un multiplo da un grano e mezzo. Tutte queste considerazioni portano a pensare che, anziché dinanzi a prove in rame, ci troviamo davanti a monete di rame vere e proprie approntate per la circolazione effettiva, rarissime al pari degli altri multipli di grano noti per questo regnante (si pensi ad esempio al già citato multiplo PANNUTI-RICCIO 1984, p. 168, n° 48, ad un altro multiplo descritto a p. 169, n° 49 e ai doppi grani POPVLORVM QVIES, tutti esemplari considerati R5 e di difficilissima reperibilità). Passiamo ora a considerare le legende e a contestualizzare storicamente queste monete. Le legende si possono così sciogliere: 1. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Non si fa la guerra senza donazioni. 2. D/ Filippo IV per grazia di Dio (Re); R/ Fulmina i potenti nemici. Iconografia e legende sono dunque molto particolari ed evocative e saranno questi elementi al centro del nostro discorso. Entrambe le monete sembrano essere collegate da un unico filo conduttore: la guerra e i fondi necessari per supportarla. Quando questi due esemplari furono coniati nel 1636 la Spagna e le sue colonie stavano attraversando una fase molto complessa della cosiddetta Guerra dei Trent’anni (1618-1648): la fase francese (1635-1648), ovvero la parte finale del conflitto che sconvolse l’Europa centrale. Anche dopo la fine della Guerra, gli spagnoli e i francesi continuarono ad affrontarsi sui campi di battaglia fino al 1659. La rivalità della Spagna cattolica di Filippo IV con la Francia (ufficiosamente protestante) di Luigi XIII e del Cardinale Richelieu (che avevano dato inizio alle ostilità) iniziò a manifestarsi segretamente già nel 1631, quando Richelieu sovvenzionò economicamente i nemici protestanti della Spagna, offrendo alla Svezia ben 400.000 talleri l’anno per le attività belliche. La Francia, pur non entrando in collisione diretta con la Spagna, tesseva i suoi piani nell’ombra per danneggiare la potenza asburgica in Europa. Dal canto loro, i ministri di Filippo IV erano sempre più preoccupati per la crescente influenza che stava acquisendo la Francia nello scacchiere politico europeo. Quando il re svedese Gustavo II Adolfo morì in combattimento nella battaglia di Lützen, il 16 novembre 1632, la fazione protestante iniziò a collezionare diversi insuccessi contro le truppe imperiali tedesche. Tra il 5 e il 6 settembre del 1634, i protestanti furono definitivamente sbaragliati da un esercito congiunto di spagnoli e tedeschi nella battaglia di Nördlingen. La disfatta fu così disastrosa che i cattolici riuscirono a far firmare ai rivali una pace, molto vantaggiosa per la Spagna e gli Asburgo, a Praga il 30 maggio 1635. Richelieu vedeva in tal modo distrutti tutti i suoi sforzi per fiaccare la potenza spagnola e far emergere quella francese. Decise infine di passare all’azione in quello stesso anno 1635, spingendo il suo re, Luigi XIII, a dichiarare apertamente guerra a Filippo IV. Gli obiettivi militari della Francia erano due: i Paesi Bassi spagnoli, da diverso tempo in agitazione, e il Ducato di Milano che era saldamente in mano iberica. L’attacco francese fu così aggressivo da spazzare via per sempre dalla Storia la famosa potenza militare spagnola: il Principe di Condé, il 19 maggio 1643, schiaccio i tercios nella battaglia di Rocroi. Da allora, sebbene la guerra continuò fino al 1659 con alterne vicende e con la perdita di molti territori spagnoli nelle Fiandre, in Italia e al confine con la Francia, a tutto beneficio di quest’ultima, la Spagna non si riprese più dal duro colpo subito a Rocroi. Con il termine delle ostilità e la firma del trattato dei Pirenei tra le due nazioni, il 7 novembre 1659, la Francia si consacrò come grande potenza europea, mentre la Spagna diventava progressivamente solo un riflesso sbiadito di quello ch’era stata fino ad allora. Fu proprio in virtù degli accordi presi nel 1659 che l’anno seguente, il 9 giugno 1660, il re francese Luigi XIV sposerà Maria Teresa di Spagna, figlia di Filippo IV. Questa unione si rivelerà fondamentale allorquando, alla morte senza eredi diretti dell’ultimo sovrano asburgico di Spagna, Carlo II, nel 1700, la Francia avanzerà pretese sul trono iberico candidando Filippo di Borbone duca d’Angiò (futuro Filippo V) come pretendente, dando inizio alla celebre Guerra di Successione spagnola. Filippo V era infatti nipote diretto di Maria Teresa di Spagna, poiché suo padre, Luigi Gran Delfino, era figlio di quest’ultima e di Luigi XIV. Le due monete in esame furono realizzate a Napoli durante la prima fase della guerra franco-spagnola: il rovescio del primo esemplare mostra chiaramente l’invocazione ad uno sforzo economico, chiesto ai Napoletani, per la conduzione della guerra. Da sempre il Regno di Napoli era stato tra i possedimenti più fertili e felici della Spagna, la quale aveva sempre approfittato per trarne denaro utile a condurre i suoi affari e, soprattutto, i suoi conflitti. Se l’eloquente legenda non fosse stata abbastanza chiara, l’iconografia non lasciava adito a dubbi: l’Abbondanza che versa denaro sulle armi e sugli attributi regali del potere. Una specie di richiamo, da parte dei Napoletani, al proprio senso del dovere verso la Patria in difficoltà. Il secondo rovescio è ben più particolare, sebbene coniato nello stesso anno. Anche qui abbiamo una legenda molto esplicita che si riferisce alla distruzione dei nemici della Spagna. La simbologia della saetta la troviamo già su alcune monete imperiali romane e si riferisce a Giove, padre degli dèi, che attraverso il lancio del fulmine distrugge e punisce i suoi nemici, in particolare i Titani. Nel 1636, infatti, le truppe parmensi di Odoardo I Farnese (1622-1646), alleato di Richelieu, furono sbaragliate da quelle spagnole che, grazie all’appoggio di Francesco I d’Este, duca di Modena, occuparono Piacenza. Sconfitto, Odoardo fu convinto da papa Urbano VIII a firmare un trattato di pace con la Spagna nel 1637, grazie al quale riottenne il controllo di Piacenza. Secondo DELL’ERBA 1940, p. 57, la moneta con l’iconografia del fulmine farebbe riferimento proprio ai successi spagnoli nel Ducato di Parma contro il Farnese. Per saperne di più: AA. VV., Corpus Nummorum Italicorum, vol. XX, Roma 1943. Giovanni BOVI, Le monete napoletane di Filippo IV (1621-65) e di Enrico di Lorena (1648), in BCNN, L-LI (1965-1966), pp. 3-99. Antonio DELL’ERBA, Spiegazione ed interpretazione di leggende ed imprese sulle monete medioevali-moderne dell’Italia meridionale, in BCNN, XXI (1940), pp. 43-63. Giuseppe FIORELLI, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Medagliere, 3. Monete del medio evo e moderne, Napoli 1871. Pietro MAGLIOCCA, Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Michele PANNUTI – Vincenzo RICCIO, Le monete di Napoli dalla caduta dell’Impero Romano alla chiusura della zecca, Lugano 1984.
  23. Ciao, ho trovato nel mio box due monete: -la prima è grigia e c'è scritto su una faccia "Philip•V•D•G•Hispan•et ind•rex" e c'è disegnato uno stemma con sopra una corona e sul lato sinistro c'è "♧F♧" mentre sul destro "♧8♧" mentre sull'altra faccia c'è scritto "Vn um ♧m♧ 1732♧ M♧ vtraque" e poi c'è l'immagine di 2 pianeti con sopra 1 corona -la seconda è color bronzo e poi ha una macchia argento in basso forse per il fatto che è vecchia...Su una faccia c'e scritto "Franc•D•G•R•I•S A•GER•I ER•REX" e c'è l'immagine di un busto di un uomo che pare avere dei capelli lunghi; sull'altro lato c'è scritto "TU DOMINE SPES MEA 1782" e l'immagine di uno stemma piccolino con intorno due ali e sopra 1 corona VORREI SAPERE LA LORO STORIA E IL LORO VALORE GRAZIE:-) 20170412_175040.mp4 20170412_175432.mp4
  24. jagd

    12 deniers Louis XVI

    ☺️ buon giorno,inabituale vedere cosi bella,cosa dovuta che e stata fabricata di "metale di campana",e non abitualmente di rame.....con tutti i suoi relievi!!
  25. Ho il piacere di annunciarvi che ho appena pubblicato un nuovo libro. Il titolo è "Appunti di numismatica francese" e spiega molto bene quale sia l'argomento. Il volume è una monografia dei Quaderni e la copertina è stata realizzata da @incuso , che ringrazio. Il libro è acquistabile a questo indirizzo: https://www.amazon.it/dp/1541310756/ Questo libro affronta ventisei argomenti di numismatica francese. Abbraccia un arco cronologico che va dal medioevo all’euro, passando dal Seicento, dalla rivoluzione, da Napoleone, dall’Ottocento e dal Novecento. C’è spazio anche per alcune monete coloniali e alcune medaglie. Ecco l'indice completo: IL MEDIOEVO Sant’Eligio di Noyon, patrono dei numismatici Le monete di Melgueil e di Montpellier nei secoli X-XIV La monetazione medievale della viscontea del Béarn (1080-1436) IL SEICENTO Una moneta di Enrico IV: il quarto di scudo 1603 per Rennes I gettoni della Camera dei Conti di Digione LA RIVOLUZIONE Lista degli assegnati, delle rescriptions e dei mandati territoriali Il 5 franchi Union et Force Le monete di necessità dei fratelli Monneron NAPOLEONE Prezzi e stipendi nella Francia napoleonica I bottoni-moneta della campagna d’Egitto LUIGI FILIPPO Una moneta “reazionaria”: i 5 franchi del 1830 NAPOLEONE III I falsi d’epoca in platino dei 10 e 20 franchi d’oro Le medaglie-monete per la visita imperiale a Lille Una rara moneta di prova in alluminio LA COMUNE Il 5 franchi della Comune di Parigi LA TERZA REPUBBLICA La produzione di monete all’inizio del Novecento Prezzi e stipendi nella Parigi del 1885 La telefonia pubblica francese dal 1868 al 1955 LA QUINTA REPUBBLICA Storia di una moneta sfortunata: il 10 franchi Jimenez Il 2 euro commemorativo 2014 per il D-Day Nel 2017 arrivano quattro monete per la Marianna LE COLONIE La piastra Decaen Le monete delle colonie francesi (1825-1844) LE MEDAGLIE Tre medaglie per l’Esposizione Universale di Parigi del 1889 Una medaglia trompe-l’œil per la torre Eiffel I SEGNI DI ZECCA Elenco completo delle lettere di zecca dal Seicento al Novecento
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