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Risultati per Tag 'Il falso aneddoto di Svetonio'.

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  1. Quando venne alla luce, nel 19 d.C., Tiberio costituì la fortuna della sua famiglia. Era, infatti, figlio di Druso Minore, figlio a sua volta dell'Imperatore Tiberio, e di Claudia Livilla, figlia di Druso Maggiore, fratello del medesimo Tiberio. Nipote dell'Imperatore per parte di padre e suo pronipote per parte di madre, Tiberio fu chiamato Gemello perchè era nato da un parto gemellare. Suo fratello era Germanico Gemello che, però, morì giovanissimo nel 23 d.C. L'evento di questa particolare nascita nella famiglia Giulio-Claudia fu molto importante: dal punto di vista politico, i due pargoli dimostrarono di appartenere ad una dinastia regnante molto prospera che era stata capace di dare allo Stato due gemelli maschi candidati per il potere. Fu questo, forse, l'unico avvenimento per cui venne apprezzata la figura di Tiberio Gemello. Figura che, nonostante fosse rispettata alla corte del nonno regnante in quegli anni, è passata alla storia in silenzio, quasi come se avesse vissuto in attesa della sua memorabile morte avvenuta sotto il regno di Caio Cesare. Dopo aver perso il padre nello stesso anno in cui morì suo fratello, Tiberio Gemello vide scomparire anche la madre, accusata ed eliminata nel 31 con l'accusa, peraltro veritiera, di aver ordito un complotto con il Prefetto del Pretorio nonchè favorito dell'Imperatore Elio Seiano. Rimasto orfano di entrambi i genitori, Tiberio trascorse la sua giovinezza tra i personaggi più importanti che componevano la corte di Tiberio l'Imperatore. Anche se quest'ultimo lo "disprezzava [...] come il frutto di un adulterio"1, il giovane Gemello riuscì comunque a sopravvivere nell'ambiente ostico e pericoloso della corte del nonno, a Roma così come a Capri dove Tiberio si ritirò soprattutto negli ultimi anni della sua vita e del suo regno. L'odio che apparentemente nutriva l'Imperatore per il ragazzo era costituito dal fatto che sua madre si era unita al traditore Seiano: una volta toltolo di mezzo, così come avevano ucciso suo figlio Druso Minore, dicendo poi che fosse morto per malattia, i due avrebbero sicuramente preso il potere al suo posto. La congiura di Seiano, a cui aveva preso parte attiva Claudia Livilla, aveva, quindi, rappresentato per Gemello il primo grave avvenimento che gli avrebbe precluso la strada per una possibile successione al trono e alla vita politica del tempo. Le cose si aggravarono successivamente quando, nel 37 d.C., Tiberio morì lasciando due copie del suo testamento, una redatta di proprio pugno, l'altra dettata ad un liberto. Secondo questo scritto, l'Imperatore aveva considerato solo nella parte finale della sua esistenza una possibile successione a favore di Gemello: infatti, Caio Cesare, noto come Caligola, altro componente della sua famiglia, era stato accusato di recente di aver complottato con il nuovo Prefetto del Pretorio Macrone. Le accuse erano gravi e la vita dell'Imperatore agli sgoccioli. Così Tiberio, nel suo testamento, divise in parti uguali la sua eredità, nominando coeredi sia Tiberio Gemello che Caio Cesare. Quest'ultimo, più grande del primo di sette anni, riuscì, con un'abile manovra politica, a far annulare dal Senato il testamento del predecessore, facendosi attribuire pieni poteri. Gemello, per il momento, era fuori gioco: ora era nuovamente escluso dalla scena politica e a Caio non poteva interessare più di tanto. D'altronde, nessuno appoggiò una possibile ascesa al potere del ragazzo: la sua sorte era già stata segnata tempo prima, quando Giulio Agrippa, nipote di Erode il Grande, cresciuto a Roma in casa di Antonia Minore, si recò nel 36 d.C. a far visita all'Imperatore sull'isola di Capri. Proprio da Tiberio, Agrippa aveva ricevuto il permesso di portare a passeggio il nipote Gemello in compagnia di Caio. Ma questi, preferendo conquistarsi i favori del maggiore, parlò solamente con lui pronunciando le parole che gli costarono la vita, dato che furono riferite all'Imperatore da un liberto che stava con loro:<<Spero che verrà un giorno nel quale questo vecchio (Tiberio) lascerà la scena e ti designerà capo dell'Ecumene. No, non ci darà troppa noia il nipote di Tiberio (Gemello), poichè tu te ne libererai uccidendolo. L'Ecumene avrà, allora, la felicità e io più di essa.>>2 Ritratto di Tiberio Gemello da bambino custodito all' Allard Pierson Museum di Amsterdam. La noncuranza del nuovo Imperatore arrivò al punto massimo quando Gemello assunse la toga virile: in quello stesso periodo Caio lo adottò come figlio e lo designò suo successore nominandolo Princeps Iuventutis. Una mossa politica così azzardata era stata dettata dal fatto che Caio Cesare non avesse ancora designato un successore, per adozione o diretto che fosse, e Gemello rappresentava l'unica persona in grado di sopperire a questa mancanza. Almeno per ora. Una volta avuti figli propri o concessa la propria benevolenza ad altri, Caio non sarebbe stato più libero di scegliere il suo successore. La figura neutra di Gemello divenne ancora più scomoda alla fine del mese di ottobre dell'anno 37 d.C. Caio in questo periodo cadde gravemente ammalato a causa di un morbo di cui non ci sono pervenute notizie più precise. La popolazione, che adorava il suo impegno politico dimostrato fino ad allora, era accorsa intorno al Palatino per manifestare la propria preoccupazione: preghiere per l'Imperatore si levavano da ogni angolo della città, ma il Prefetto del Pretorio, Macrone, e suo suocero Silano lo diedero per spacciato. Si adoperarono, così, per preparare l'ascesa del suo diretto rivale, colui che fino a qualche tempo prima gli si era avvicinato in qualità di figlio adottivo. Tiberio Gemello fu, così, messo al centro di un nuovo polo politico pronto a prendere le redini del potere non appena Caio fosse morto. Ma ciò non avvenne. Nel 38 Macrone fu destituito dalla sua carica e terminò i suoi giorni assieme alla moglie Ennia. Al suo posto furono messi due Prefetti affinchè lo strapotere che derivava da una carica così importante finisse per annularsi a causa delle rivalità tra i due che tendevano a controllarsi a vicenda. Silano fu costretto al suicido e, a quanto pare, si tagliò la gola con un rasoio. Anche Gemello fu punito: Caio inviò presso di lui un centurione ed un tribuno militare per costringerlo al suicidio. Il ragazzo, però, non aveva dimistichezza colle armi, così, gli fu insegnato prima l'uso della spada e poi come togliersi la vita. Ricevette, cioè, la sua prima e ultima lezione di militaria. Per lo storico Svetonio, che non amava di certo Caio e il suo operato, la morte del giovane Gemello si svolse in un modo diverso e, secondo me, molto poco credibile: sembra che un giorno Tiberio Gemello si presentò all'Imperatore con il fiato pesante. Questo dato fu preso da Caio come un segno che Tiberio stava assumendo un antidoto contro l'eventualità di un avvelenamento da parte sua. Decise, così, di togliersi questo pensiero: mandò da lui un tribuno che fece irruzione nella sua abitazione e lo uccise all'improvviso. In realtà, sempre secondo Svetonio, Gemello stava solamente bevendo un farmaco a base di uova e miele per curare una forte e persistente tosse che lo tormentava in quei giorni. 1 Svetonio, Vita di Tiberio, LXII. 2 Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, 18, 187.
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