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  1. Buongiorno a tutti. Spero di non commettere infrazioni o di urtare la sensibilità di alcuno con questo post. Nel caso mi scuso preventivamente. Non è mia intenzione assolutamente. Fatta questa doverosa premessa vengo a sottoporvi la mia richiesta: da qualche mese sto cercando di raccogliere informazioni circa la produzione di aera gravia di forma ovale della serie "Clava/Simbolo di valore" che è stata ipoteticamente attribuita all'ambito etrusco/umbro (cfr., per intenderci, L. AMBROSINI, “Le monete della cosiddetta serie «ovale» con il tipo della clava”, in Studi Etruschi LXIII, 1997, pp. 195-226 reperibile anche su academia.edu ). Tra le altre cose sto spulciando siti e cataloghi di aste per reperire immagini ed informazioni su pesi e dimensioni e sono riuscito anche a tracciare la storia di alcuni esemplari che sono passati di venditore in venditore. Orbene: 1/ Qualcuno ha cataloghi d'asta/di vendita con esemplari siffatti ed ha voglia di mandarmi la scansione (immagini e dati fondamentali peso e misure) ed il riferimento alla pubblicazione? 2/ Qualcuno è a conoscenza della presenza di questa tipologia di oggetti in raccolte museali minori (ho trovato un esemplare con importanti resti di fusione in mostra a Torino, per esempio) e vuole condividerle con me? 2/ Qualcuno di voi è, beato lui, un fortunato possessore di esemplari di questa serie ed ha voglia di condividere con il sottoscritto (anche in forma anonima o privata) le immagini di recto (convenzionalmente con la raffigurazione della clava) e verso (con il simbolo di valore) ed i dati di peso e misure? Non sono interessato alle informazioni per collezionisti, alla stima, ne' tantomeno al prezzo di acquisto. Solo informazioni metriche. Vi ringrazio anticipatamente per la vostra gentile collaborazione. P. S. Mi permetto di allegare due immagini (R & V) di esemplare di sestante tratto dall'asta Artemide LV 24 & 25 april 2021 lot 11 come referenza visiva.
  2. L. Licinio Lucullo

    Gli appunti dell'archivio Gamurrini

    Vi segnalo, se non già nota, questa interessantissima pubblicazione a cura di Banca Etruria: "Le monete nelle carte dell'archivio Gamurrini", a cura di Franca Maria Vanni Disponibile on-line qui: http://www.bancaetruria.it/it/istituzionale/valori-e-impegno/progetti-e-iniziative/archivio-gamurrini-le-monete/content/02/linkItems/01/pdf/03_Vol_140_Numismatica.pdf
  3. g.aulisio

    Haeberlin 1910 Aes Grave - Tavole

    140 downloads

    Aes Grave. Das Schwergeld Roms und Mittelitaliens einschließlich der ihm vorausgehenden Rohbronzewährung, Halle, 1910.
  4. g.aulisio

    L'aes grave di Volterra

    La monetazione sicuramente attribuita alla zecca di Volterra si articola in tre serie di aes grave (dal dupondio all'oncia le prime due, dal dupondio al semis la rimanente) caratterizzate tutte dalla presenza al dritto di una testa giovanile gianiforme -forse Culsans, divinità collegata alle porte- con uno strano copricapo (che ricorda un po', in maniera stilizzata, quello indossato dall'augure dell'omonima serie attribuita dubitativamente alla Val di Chiana) e dalla legenda retrograda velaθri (il nome etrusco di Volterra) al rovescio. La prima serie é priva di segni distintivi di emissione, e presenta al rovescio i soli segni del valore, circondati dalla legenda. Il peso medio dell'asse (calcolato sui 234 esemplari dei vari nominali recensiti dal Catalli nel 1975) é di circa 144 grammi, per quanto si riscontri una discreta variabilità tra i pesi dell'asse ricostruito sulla base dei diversi nominali, basti pensare che se il peso medio degli assi si aggira attorno ai 136 gr., il peso dell'asse ricavato sulla base dei quadranti risulterebbe essere di ca 129 gr., e quello basato sul peso reale delle once conosciute arriverebe addirittura a 156 gr. Un quadrante della prima serie (su ACSearch di questa serie sono presenti solo un paio di quadranti ed un sestante): La seconda serie (che sembrerebbe estremamente più comune stando alla quantità di esemplari presenti sul mercato) é caratterizzata dalla presenza di una clava al rovescio. Il peso medio dell'asse ricostruito sui 360 esemplari (tutti i nominali) conosciuti dal Catalli é di 157 grammi (in realtà il peso medio degli assi é di 136 gr., come quello degli assi della prima serie, ma anche qui si sentono gli effetti di alcuni nominali minori, soprattutto l'oncia sulla base del quale il peso dell'asse ricavato arriva a 192 gr.. E qui magari sarebbe il caso di aprire una parentesi metodologica sul calcolo dei pesi medi dell'aes grave, tenuto conto dell'estrema variabilità ponderale e dell'effetto leva che le piccole variazioni di peso dei nominali minori si trovano ad avere nel computo totale: per rimanere agli esempi appena esposti le once del primo tipo, da cui si ricaverebbe un asse di 156 gr. hanno un peso medio di 13 gr. (con una variabilità tra i 19,50 ed gli 8,67 gr), quelle del secondo tipo (che danno un asse di ben 192 gr.) hanno un peso medio più elevato di solo tre grammi , con un intervallo comparabile (21,40 - 9,23 gr.). Ma passiamo oltre dato che il discorso sarebbe piuttosto lungo e tenderebbe a mettere in discussione il valore stesso delle medie come elemento di riferimento ponderale... Un dupondio della seconda serie: La terza serie infine, che come detto sopra si compone di tre soli nominali (dupondio, asse e semisse), si caratterizza per la presenza di un delfino al rovescio. Il peso dell'asse ricavato (41 esemplari, tutti i nominali) é di 132 gr., che corrisponde a quello medio degli assi. Un semis della terza serie: L'Haeberlin riteneva che le tre serie fossero basate su un asse teorico di ca 152 gr., comune anche ad alcune serie della ruota, ipotizzando quindi l'utilizzo di un metro locale, etrusco, per le emissioni. Crawford (1985) sembra situarle nel periodo della prima guerra punica. Thomsen, Hackens e Marchetti (pur con sfumature diverse) le mettono invece in relazione con la riduzione semilibrale dell'aes grave romano, datandole agli inizi della II guerra punica (Thomsen agli anni immediatamente precedenti). Alcuni ritrovamenti in tomba sembrerebbero dare una datazione di prima metà del III sec., se non addirittura di primo quarto. Infine Rutter, nella sua sintesi, spara un salomonico "III sec. a.C.". La questione é piuttosto aperta. Nella relazione con la serie semilibrale romana, nella datazione, nell'eventuale combinazione delle due. Personalmente ritengo anche che il lavoro pondometrico andrebbe aggiornato, soprattutto alla luce della quantità di materiale (per lo più assi e dupondi) della seconda serie non censito né dall'Haeberlin né dal Catalli che é apparso sul mercato negli ultimi anni. E magari andando un po' oltre il calcolo delle medie aritmetiche. In ogni caso, questo é un multicolore sestante della prima serie (Culsans sembra quasi Arlecchino), di passaggio ieri mattina per Place de la Bourse:
  5. g.aulisio

    Un augure etrusco in Moravia

    Talvolta la capacità delle monete di coprire grandi distanze nell'antichità ci sorprende, specie quando tali distanze non siano percorribili attraverso itinerari marittimi, e ancor più quando si tratti di monete in metallo vile. Quando poi si tratti di monete caratterizzate da una circolazione generalmente piuttosto limitata ed agganciata a sistemi estremamente localizzati ciò é quasi stupefacente. Eppure le monete, su itinerari che non ci aspetteremmo e con modalità e ragioni che difficilmente arriveremo a discernere appieno, circolavano... E come se circolavano, finendo spesso in luoghi estremamente remoti. L'oppido di Němčice (situato in Moravia, Repubblica Ceca) ebbe il suo massimo sviluppo nel periodo tardo lateniano, a partire dal III sec. a.C., affermandosi come un importantissimo centro produttivo legato all'industria del vetro. Per dare un'idea di dove si trovi l'ho evidenziato in questa cartina con un pallino rosso: Dire che é marginale é forse riduttivo. Eppure a Němčice, oltre alla testimonianza dell'importanza dell'industria vetraria, sono venute alla luce una quantità impressionante di monete. Il grosso boiche, ovviamente, ma molte provenienti da località insospettate. Questo schema della Kolnikova riassume bene ed a colpo d'occhio la situazione: Come si può vedere c'era veramente di tutto. Tra questo "di tutto" anche un'oncia della serie cosiddetta dell'augure, una delle serie di aes grave etrusco più elusive. Purtroppo la Kolnikova nel suo corpus dei rinvenimenti di Němčice ne ha pubblicato solo un disegno al tratto: Per chi fosse interessato ad un approfondimento l'intero corpus dei rinvenimenti é disponibile in linea: https://www.academia.edu/3618357/Koln%C3%ADková_Eva_Němčice_ein_Macht-_Industrie-_und_Handelszentrum_der_Latenezeit_in_Mähren_und_Siedlungen_am_ihren_Rande._Kommentierter_Fundkatalog._Münzen._Brno_2012_194_S._ISSN_1804-1345_ISBN_978-80-86023-32-8 https://www.academia.edu/3618161/%C4%8Ci%C5%BEm%C3%A1%C5%99_M._Koln%C3%ADkov%C3%A1_E._Noeske_H.-CH._N%C4%9Bm%C4%8Dice-V%C3%ADcem%C4%9B%C5%99ice_ein_neues_Handels-_und_Industriezentrum_der_Latenezeit_in_M%C3%A4hren._Germania_86_2008_655-700 Ps: corretto un link errato
  6. Version pdf

    117 downloads

    Catalogo medagliere capitolino_Aes Signatum e Aes Grave
  7. g.aulisio

    Ercole sottopeso: che ne pensate?

    Propongo alla discussione questo quadrante, ex Tintinna, che mi dà parecchio da pensare. Prima di proseguire nell'analisi mi piacerebbe sentire qualche opinione. Il modulo é piuttosto nella norma, ma pesa g. 48,61. Un po' pochino.
  8. Buonasera avrei bisogno di un aiuto, per favore, per identificare questa moneta. Credo sia fusa e certamente in bronzo, peso 18,08 grammi e diametro circa 29mm. Nella foto non si vede ma credo ci sia un globetto a destra, al "dritto" dove pare ci sia una lettera C(o parte di ruota arcaica?) quindi potrei ipotizzare ad un uncia librale romana o etrusca???, ma non ne sono sicuro anche per via del peso. Al "rovescio" sembra ci sia una protome di delfino, ma non ho mai visto una moneta del genere e non sò dove sbattere la testa. Grazie molte per il vostro apprezzatissimo aiuto!!!
  9. 43 downloads

    L. Sambon, Recherches sur les monnaies de la Presqu'île Italique, Napoli 1870
  10. g.aulisio

    Galli e Volpini

    In una discussione in piazzetta, chiacchierando di stipi, favisse e depositi votivi di fondazione, é uscito il tema del deposito rinvenuto nelle fondazioni delle mura repubblicane di Rimini nel corso degli scavi del 1987. Tale deposito, traccia giunta fino a noi di un rito sacrificale propiziatorio offerto agli dei all'atto della costruzione delle mura, era costituito da tre monete (due bronzetti coniati della serie Ariminum ed una semuncia della serie di aes grave con la testa di gallo) e lo scheletro di un piccolo cane, probabilmente un volpino. Le monete: ..ed il volpino... :( Per quanto riguarda la giacitura, riporto degli stralci dell'articolo di J. Ortalli apparso sul n. XXVII di Etudes Celtiques (1990): "Nonostante la profonda spoliazione subita dalle strutture antiche, l'esplorazione stratigrafica dei depositi situati all'esterno di tale nuovo rinvenimento ha apportato significative conferme sulla conformazione e la cronologia ad età coloniale delle mura, evidenziando, dal basso: lo strato precedente all'edificazione, tagliato dalla fossa di fondazione, che conteneva materiali frequentemente riscontrati anche in altri contesti di fine IV-inizi III secolo; il riempimento della fossa di fondazione sovrastato da un cumulo alto fino a 70 cm formato da strati semisterili di argilla di riporto e di scarti di lavorazione di arenaria, evidentemente interpretabile come rincalzo della parte bassa delle fondazioni costituito al momento stesso della costruzione utilizzando anche residui di cantiere; svariati depositi corrispondenti alle prime fasi d'uso delle mura, contenenti ceramiche a vernice nera ed altri materiali, con una precisa e consequenziale progressione cronologica dal III al I secolo avanti Cristo." Il deposito si trovava "all'interno del già ricordato rincalzo di fondazione, sigillato tra gli strati argilloso-arenacei di cantiere, esattamente all'angolo tra la linea esterna delle mura e la torre". Le caratteristiche del deposito, legato ad un evento ben preciso, la costruzione delle mura della colonia romana, tenderebbe a testimoniare una circolazione contemporanea dei bronzi coniati Ariminum e dell'aes grave con la testa di gallo al dritto (quanto meno dei nominali più piccoli, come la semuncia). Il fatto che una moneta fusa della serie col gallo sia stata utilizzata in tale occasione tenderebbe inoltre a confermare le ipotesi che la vedono attribuita alla colonia romana di Rimini piuttosto che a genti celtiche quali i Senoni. Di seguito in sintesi alcune delle differenti posizioni interpretative, in termini di datazione ed attribuzione: Cesano, Panvini Rosati: Emissione precoloniale ad opera dei Galli Senoni dopo la battaglia del Sentino (295) e prima della disfatta del 283. Zuffa, Parise, Mansuelli, Hackens: Emissione romana in seguito alla deduzione della colonia (268). Balbi de Caro: Emissioni di popolazioni indigene di stirpe italica (umbri) dopo la battaglia di Sentino (295) e prima della deduzione della colonia (268). Cocchi Ercolani: Emissione romana locale prima della deduzione della colonia (295-268). Quanto all'Ortalli giudica che il ritrovamento di Rimini tenda a confermare l'ipotesi della Cocchi Ercolani. Dichiaro aperta la bagarre.. :D
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