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  1. Siponto: emerge un tratto delle mura risalenti alla fondazione della colonia romana Terza campagna di scavi per Siponto (Manfredonia – FG) condotta dalle università di Bari e Foggia, sotto la direzione dei professori Roberto Goffredo (UniFg), Maria Turchiano (UniFg) e Giuliano Volpe (UniBa), su concessione del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia. Lo scavo, di tipo didattico, è coadiuvato dai professori Giovanni De Venuto (UniBa) e Luciano Piepoli (UniBa), e ad esso partecipano dottorandi, specializzandi e studenti sia dei due atenei che esterni. Veduta da drone dell’area archeologica di Siponto. © Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia La seconda settimana di lavori ha messo in luce un tratto di cinta muraria nella zona dell’anfiteatro (saggio V) risalente al momento della fondazione della colonia marittima romana di II sec. a.C. Insieme alla porzione di mura urbane, è emersa una torre a pianta quadrangolare, di cui sette sono già note nel circuito murario sipontino. Veduta da drone del saggio V. Sul lato destro, i blocchi delle mura e la torre quadrangolare. Ph. Maria Potenza – © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia Sia alcuni filari delle mura che quelli della torre presentano in facciata bugne a rilievo. © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia La zona dell’anfiteatro aveva restituito, nella campagna 2022, un’area cimiteriale di piena età medievale e una sepoltura di V sec. d.C. nel saggio di approfondimento accanto al suo muro. Saggio di approfondimento a ridosso del muro esterno dell’anfiteatro e messa in luce della sepoltura di V sec. d.C. (campagna 2022). © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia Le indagini archeologiche 2023 hanno portato alla luce, inoltre, un edificio di culto a pianta rettangolare con abside e due edifici ad esso annessi (saggio II). Questi non hanno ancora una definizione chiara: è solo procedendo con le indagini archeologiche che si potrà precisarne l’utilizzo. Continuano gli scavi anche nella zona del porto (saggio IV). Veduta da drone del saggio II. Si noti in basso l’ambiente absidato. Ph. Maria Potenza – © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia Le prossime settimane proseguiranno con le indagini archeologiche, le prospezioni geofisiche (dr. Laura Cerri), lo studio dei materiali ceramici, vitrei, metallici, ossei e vegetali che continueranno ad aggiungere tasselli alla storia dell’antica Siponto, abbandonata nel XIII sec. d.C. per la fondazione di Manfredonia. Il progetto ArcheoSipontum archeologia globale di una città portuale prevede diversi eventi di archeologia pubblica per restituire alla cittadinanza il proprio patrimonio storico e culturale, nonché coinvolgere enti territoriali ed essere parte attiva sul territorio (progetto CHLIPEOS). Fonte: ArcheoSipontum Gallery: © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia © ArcheoSipontum / Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio BAT e Foggia https://mediterraneoantico.it/articoli/news/siponto-emerge-un-tratto-delle-mura-risalenti-alla-fondazione-della-colonia-romana/
  2. Urne dell’Età del Bronzo su una spiaggia della Puglia. In una tomba di 3200 anni fa un prezioso “rasoio bilama” di un capo. Le foto Scoperte archeologiche A un passo dalla spiaggia e dal mare cristallino del Salento, presso Torre Guaceto, dove le acque mutano repentinamente dall’azzurro al turchese e al blu intenso, è stata trovata una necropoli dell’Età del Bronzo. Quest’anno gli scavi hanno permesso di portare alla luce urne cinerarie di ottima fattura, che erano state calate nei pozzetti, in un punto in cui gli Dei del mare giungevano nella spuma dell’onda, in una nuvola profumata d’acqua polverizzata. Tra le sepolture anche un’urna particolarmente sontuosa. E lì accanto un rasoio di bronzo. Possedere un rasoio in bronzo non doveva essere una fatto normalmente diffuso. Esso rappresentava – anche – uno status symbol, come dimostra, peraltro, la ricchezza del vaso cinerario a cui lo strumento per la rasatura (nella foto qui sotto) si riferisce. “Le indagini si sono concluse da poco e, anche se il team degli archeologi non ha ancora iniziato a lavorare sui materiali appena rinvenuti, gli entusiasmi degli ultimi giorni sono ormai ufficialmente confermati: la campagna di scavo 2023 della necropoli a cremazione dell’età del Bronzo di Torre Guaceto è stata davvero un successo” dicono gli studiosi del dipartimento Archeologia della Preistoria dell’ Università del Salento “Basterebbe considerare anche solo gli scarni dati numerici – dicono gli archeologi dell’università salentina – nel solo mese di giugno è stato infatti possibile raddoppiare il numero complessivo di tombe scoperte nel corso delle tre annate precedenti, numero che raggiunge ora la quota di 65 deposizioni funerarie”. “Non si tratta però solo di una questione di numeri” – sottolinea il direttore dello scavo, il prof. Teodoro Scarano del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, che nel 2019 ha scoperto la necropoli e dal 2021 conduce le ricerche in regime di concessione ministeriale in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna, con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Bari e con l’Istituto Archeologico Austriaco dell’Accademia delle Scienze di Vienna, in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce e con il supporto del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto. “Il prof. Scarano spiega infatti che i risultati ottenuti sono di grandissimo rilievo se si considera che lo scavo (che sino a questo momento si era svolto in aree coincidenti con la spiaggia attuale) era indirizzato soprattutto a verificare l’eventuale estensione della necropoli verso l’entroterra” afferma il dipartimento archeologico dell’Università del Salento. “Le indagini hanno consentito di accertare che, nonostante le importanti trasformazioni ambientali avvenute nel corso degli ultimi millenni (soprattutto a causa dell’innalzamento del livello del mare con la conseguente sommersione della linea di costa antica), ampi tratti della necropoli a cremazione sono ancora ben conservati sia al di sotto della duna che della vegetazione costiera immediatamente retrostante”. prosegue il professor Scarano. Sebbene spesso le tombe risultino danneggiate nella porzione superiore da interventi condotti dall’uomo nei secoli successivi all’abbandono della necropoli (Età Ellenistica), e poi forse anche in tempi molto più recenti a causa delle attività connesse con la piantata delle tamerici, in qualche caso la perseveranza degli archeologici è stata davvero premiata. Eccezionale è infatti il rinvenimento di alcune tombe che presentano invece sia l’urna che la ciotola di copertura ancora integralmente conservate all’interno del pozzetto di deposizione e che, in almeno due casi, vedono l’urna riccamente adornata con motivi decorativi ad impressione e solcature. “Si tratta di deposizioni funerarie che si collocano in una fase avanzata dell’età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.) – sottolinea il prof. Scarano – e che sono da attribuire con ogni probabilità ad individui di rango così come dimostra, almeno nel caso della tomba n. 38, il rinvenimento di un rasoio bitagliente in bronzo tipo Pertosa che, diversamente dagli ornamenti femminili in bronzo e ambra sin qui rinvenuti, suggerirebbe per la prima volta la presenza di un individuo di sesso maschile tra le tombe con corredi di pregio”. Le singole tombe, con il loro prezioso contenuto di resti umani combusti e di oggetti di corredo, costituiscono però solo una parte di quello che lo scavo archeologico sta portando alla luce nell’area della necropoli di Torre Guaceto. Spesso attorno alle urne, ad esempio, sono deposti dei vasi accessori che, sulla base delle analisi chimiche sin qui effettuate, sembrerebbero aver contenuto bevande fermentate a base di cereali (birra!) che testimonierebbero lo svolgimento di libagioni connesse con la deposizione funeraria. Oltre alle tombe, inoltre, quest’ultima campagna di scavo ha notevolmente arricchito anche il repertorio di deposizioni a carattere cultuale già saltuariamente identificate negli anni precedenti in quest’area e che documentano lo svolgimento di azioni rituali forse avvenute in un momento precedente all’avvio delle pratiche funerarie o nella sua fase più antica (Bronzo Medio). Si tratta perlopiù di fosse colmate di materiali combusti e di pozzetti sul cui fondo sono deposti vasi miniaturistici, coppe capovolte o macine, evidenze che potrebbero occupare degli spazi sacri delimitati da recinti e palizzate. Nei prossimi mesi gli archeologi saranno impegnati nelle attività di microscavo del contenuto delle urne e poi nel restauro delle ceramiche e dei manufatti in bronzo, e nelle analisi dei resti umani, dei resti vegetali e di quelli animali, nello studio dei terreni così come nelle datazioni radiocarboniche e nell’elaborazione di tutta la documentazione di scavo. https://www.stilearte.it/urne-delleta-del-bronzo-trovate-su-una-spiaggia-della-puglia-in-una-tomba-di-3200-anni-fa-un-prezioso-rasoio-bilama-di-un-capo-le-foto-la-storia/
  3. ARES III

    La statua di Atena di Castro

    L Archeologia Puglia: svelata la colossale statua della dea Atena di 2400 anni esposta a Castro Svelata in tutta la sua colossale bellezza l’antica statua in pietra leccese risalente al IV sec Avanti Cristo La statua della dea Atena – A.C rinvenuta in due blocchi nell’area archeologica di Castro – è stata esposta al pubblico a Castro (in Provincia di Lecce) dopo un lungo lavoro di restauro. Risale al 2008 il ritrovamento della statuetta in bronzo di Atena Iliaca, di poco più di 12 centimetri di altezza risalente al IV secolo avanti Cristo. Coeva, ma di ben più grande – misura 3 metri e 40 centimetri! – è invece la statua svelata a marzo ed esposta alinterno del Museo Archeologico della cittadina rivierasca. Realizzato da maestri tarantini in pietra leccese, l’antico manufatto rappresenta anche la scultura greca più grande di quelle rinvenute in tutta l’area dell’Italia meridionale che un tempo fu la Magna Grecia. Purtroppo, la statua è priva solo degli arti superiori e della testa ma risulta comunque affascinante ed importantissima in ambito storico-archeologico e culturale. https://www.pugliareporter.com/2023/03/16/archeologia-puglia-svelata-la-colossale-statua-della-dea-atena-di-2400-anni-esposta-a-castro/
  4. Archeologia, decine di tombe e reperti dell’età del bronzo: a Torre Guaceto trovate sepolture di 3mila anni fa Molti reperti sono già stati restaurati, ora si pensa alla creazione di un museo. Le scoperte sono state fatte dal team di archeologi del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento, con il supporto della Soprintendenza archeologia per le Provincie di Brindisi e Lecce Decine di tombe risalenti all'età del bronzo, 35 al momento, sono state portate alla luce dagli archeologi nell'ambito delle campagne di scavo 2021/2022 condotte nella riserva di Torre Guaceto. I reperti della necropoli a cremazione rinvenuta sotto la sabbia della spiaggia delle conchiglie sono già stati in parte restaurati e ora si pensa alla creazione di un museo. La necropoli Sono 20 le tombe rinvenute grazie agli scavi archeologici condotti nell'area protetta da giugno, fino a pochi giorni addietro. Altre 15 - sottolinea una nota - erano state scoperte con la campagna 2021 che, oltre a portare alla luce per la prima volta la necropoli a cremazione di Torre Guaceto, ha permesso di iniziare a ricostruire i costumi funerari della popolazione che nella tarda età del Bronzo (XIII-XII sec .aC) popolava il promontorio della torre aragonese ed aveva allestito il proprio cimitero poco distante, nell'area dell'attuale spiaggia delle conchiglie. Il laboratorio archeologico Le scoperte sono state fatte dal team di archeologi diretti dal professore Teodoro Scarano del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento, con il supporto della Soprintendenza archeologia per le Provincie di Brindisi e Lecce che ha permesso di aprire gli scavi in regime di concessione ministeriale, e del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, da sempre molto attento e pronto ad investire per la ricostruzione del volto antico della riserva, tanto da essere l'unico Ente Parco italiano ad aver realizzato un proprio laboratorio archeologico. Il progetto di ricerca, ripreso in mano nel 2019 con la scoperta fortuita delle prime quattro tombe a cremazione affioranti subito sotto la sabbia, vanta diverse collaborazioni sia nazionali, sia internazionali e vede soprattutto una consolidata partnership con l'Università di Bologna. "La scoperta della necropoli - ha spiegato Scarano -, rientra in un più ampio progetto di archeologia dei paesaggi costieri che il gruppo di ricerca archeologica dell'Università del Salento conduce dal 2008 nel territorio della riserva in collaborazione con il professore Giuseppe Mastronuzzi del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari. La mappatua L'individuazione delle tombe e la mappatura di un'ampia serie di evidenze presenti nella stessa area, sul banco di roccia anche al di sotto dell'attuale livello del mare, testimoniano infatti con inusuale chiarezza di come nell'età del Bronzo, la linea di costa e la geografia di questo luogo fossero differenti da oggi, offrendoci dunque l'opportunità di ricostruirne l'aspetto di oltre 3mila anni fa". https://cultura.tiscali.it/news/articoli/torre-guaceto-tombe-reperti-eta-bronzo/
  5. ARES III

    Scoperte nel Canale di Otranto

    Straordinaria scoperta archeologica nel Canale di Otranto: un relitto alto arcaico getta nuova luce sulla storia della Magna Grecia "La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia" I recenti studi della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo sul relitto individuato nel 2019 a 780 metri di profondità nel Canale di Otranto gettano nuova luce sugli albori della Magna Grecia. Con l’ausilio di un mezzo sottomarino filoguidato (Remotely Operated Vehicle) e dotato di strumentazioni di alta tecnologia è stato possibile riportare alla luce una parte del carico del relitto: ventidue reperti di ceramiche fini e contenitori da trasporto provenienti dalla regione di Corinto che, grazie al recente studio condotto dagli archeologi del ministero della Cultura, sono stati datati intorno alla prima metà del VII secolo a.C.. I reperti – attualmente conservati nei laboratori di restauro della Soprintendenza istituita dal ministro Franceschini nel dicembre del 2019 nell’ambito della riorganizzazione del ministero – costituiscono un ritrovamento eccezionale e di grande importanza scientifica. “L’archeologia subacquea – ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini – è uno dei settori di ricerca più importanti del nostro Paese su cui è necessario tornare a investire. Siamo un paese circondato dal mare e abbiamo un ricco patrimonio culturale sommerso che va ancora studiato, salvaguardato e valorizzato. Le recenti indagini nel Canale di Otranto confermano che si tratta di un patrimonio ricchissimo in grado di restituirci non solo i tesori nascosti nei nostri mari, ma anche la nostra storia”. “Le tecnologie solitamente utilizzate nell’ambito dei lavori della pratica subacquea industriale del comparto “oil & gas”, utilizzate sotto il controllo attento degli archeologi della Soprintendenza, hanno permesso di portare in superficie parte del carico del primo relitto databile all’inizio del VII secolo a.C. ritrovato nel mar Adriatico – ha spiegato la Soprintendente, l’archeologa subacquea Barbara Davidde e ha aggiunto – si tratta di un evento di eccezionale importanza, anche per le tecnologie utilizzate per il recupero, realizzato nei mari italiani a quasi 800 metri di profondità“. “La scoperta ci restituisce un dato storico che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia, meno documentate da rinvenimenti subacquei, e dei flussi di mobilità nel bacino del mediterraneo – ha spiegato il Direttore dei Musei, Massimo Osanna, che ha visitato il laboratorio di restauro della Soprintendenza nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, in occasione del 60° Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia, e ha proseguito – è un carico intatto che getta luce sulla prima fasi della colonizzazione greca in Italia meridionale, grazie anche allo stato di conservazione significativo che ci permette di capire quello che trasportavano: non solo cibi come olive, ma anche coppe da vino considerate beni di prestigio e molto apprezzate anche dalle genti italiche”. “Si tratta in particolare di tre anfore della tipologia corinzia A, dieci skyphoi di produzione corinzia, quattro hydriai di produzione corinzia, tre oinochoai trilobate in ceramica comune e una brocca di impasto grossolano, di forma molto comune a Corinto. Molto interessante il pithos, recuperato frammentario”, spiega la Davidde, “con tutto il suo contenuto costituito da skyphoi impilati al suo interno in pile orizzontali ordinate. In questa fase, se ne contano almeno 25 integri, oltre a diversi frammenti pertinenti ad altre coppe. Il numero totale degli skyphoi ed eventuali altri elementi contenuti originariamente nel pithos saranno definiti attraverso uno scavo in laboratorio con la rimozione del sedimento marino”. In considerazione dell’importanza del relitto, il Ministero della Cultura ha in previsione di procedere al recupero dell’intero carico che risulta costituito da circa duecento reperti, ancora sparsi sul fondale, di cui si dispone già di una mappatura georiferita, al restauro dei reperti e alla realizzazione delle analisi archeometriche sui materiali e archeobotaniche su residui organici e vegetali che potrebbero essere ancora presenti nel sedimento che riempie molte delle ceramiche recuperate, come per esempio in una delle anfore corinzie che ha restituito i resti di noccioli di olive. https://www.meteoweb.eu/2021/10/straordinaria-scoperta-archeologica-nel-canale-di-otranto-video/1731082/#1
  6. Buongiorno a tutti, sono entrata in possesso di questa piastra borbonica datata 1856 ma in precedenza 1855 come da particolare. Errore di conio comune o rarità? Grazie per le eventuali risposte
  7. grisanti

    francescone 1776

    ciao, ho appena comprato da un'asta questo francescone (dovrebbe essere serie siries) e sfogliando il vostro catalogo non trovo nessuna dicitura sulla mancanza al diritto della R di ETR . E una variante? grazie
  8. mauro20

    5 Francs Tunisia. Fake?

    Salve, non trovando notizie in merito vorrei sapere se si tratta di una fake, come immagino, oppure di un esemplare reale, per qualche motivo effettivamente sovrastampato. Mille grazie per l'attenzione.
  9. ARES III

    Scultura neolitica

    Forse il titolo è un po' troppo d'effetto: Straordinario a Molfetta, trovata la più antica scultura in pietra del neolitico: ha 7 mila anni Un'importante scoperta è stata effettuata nel Pulo di Molfetta, sito archeologico risalente al V e IV millennio avanti Cristo, in provincia di Bari. Gli archeologi hanno riportato alla luce, durante i lavori di rifunzionalizzazione del sito, un idoletto di pietra del neolitico che costituisce un unicum assoluto tra gli idoli preistorici che rappresentano le divinità legate alla terra. A prima vista sembra solo un piccolo sasso inciso grossolanamente, in realtà si tratta di una delle sculture neolitiche in pietra più antiche della Puglia, un unicum assoluto tra gli idoli preistorici che rappresentano le divinità legate alla terra. Il reperto è stato ritrovato nel Pulo di Molfetta, un sistema di cavità carsiche e oggi sito archeologico risalente a 6/7mila anni fa, in provincia di Bari. A firmare la scoperta sono stati gli archeologi molfettesi Alessia Amato e Nicola de Pinto, coordinati da Anna Maria Tunzi, funzionaria archeologa, che hanno recuperato la scultura di piccole dimensioni durante i lavori di rifunzionalizzazione del sito. Il reperto votivo, proveniente forse da ambito funerario, ed attualmente in corso di studio presso la Soprintendenza, è attribuibile alla fase neolitica di occupazione del sito. Qui, in quel periodo, vivevano piccole comunità organizzate in villaggi all'aperto. Nello specifico la presenza sul retro dell'idoletto di una incisione con un motivo a zig-zag permetterebbe di collocare l’oggetto tra la fase media e finale del neolitico (VI – V millennio a.C.). L'idolo ha un grande rilievo archeologico proprio per il materiale di cui è composto. Sono rarissime infatti le sculture preistoriche che venivano realizzate in pietra. Nella maggior parte dei casi gli uomini del tempo preferivano utilizzare materiali più facili da lavorare, come terracotta o ossa di animali. L'idoletto, ora esposto nei depositi di Palazzo Simi a Bari, presto tornerà a Molfetta. Gli uffici tecnici comunali, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologia della città metropolitana di Bari, stanno lavorando affinché i nuovi rinvenimenti possano aggiungersi in maniera permanente alla collezione del museo civico archeologico di Molfetta. https://www.google.com/amp/s/www.fanpage.it/attualita/straordinario-a-molfetta-trovata-la-piu-antica-scultura-in-pietra-del-neolitico-ha-7-mila-anni/amp/
  10. ARES III

    Nuove scoperte a Teanum Apulum

    Grande scoperta in provincia di Foggia, rinvenuto anfiteatro romano di Teanum Apulum. Gli esperti: “È di straordinaria importanza” Il Soprintendente Maria Piccarreta insieme a Domenico Oione, in una nota stampa comunicano una importante scoperta nel Foggiano. "Il monumento rinvenuto, sinora sconosciuto - scrivono -, rappresenta una testimonianza archeologica di straordinaria importanza per la città di San Paolo di Civitate e per la comprensione dell'assetto urbanistico del municipium di Teanum Apulum. Questo, con molta probabilità, è da collocarsi topograficamente nei pressi del circuito murario della città romana, come di consueto. L'insediamento daunio di Tiati era caratterizzato da un'occupazione di tipo sparso sulle alture di Coppa Mengoni, Pezze della Chiesa, Mezzana, Piani di Lauria e l'area compresa fra il Regio Tratturo "Aquila-Foggia" e la Marana della Defensola. Nel corso del IV secolo a.C. la penetrazione sannita nel territorio di Tiati era tale che la città prese parte alla seconda guerra sannitica, alleandosi con i Sanniti contro Roma. La sconfitta nel 318 a.C. determinò un patto di alleanza tra Tiati e Roma e il territorio, confiscato ai ceti dirigenti indigeni anti-romani, fu dato in affitto all‟aristocrazia locale filo-romana. La presenza di Roma portò ad una ristrutturazione del territorio, che cancellò gli insediamenti sparsi e l‟abitato di Teanum Apulum fu concentrato in un'area ristretta tra Coppa Mengoni e Pezze della Chiesa. Nell'ambito della programmazione dei lavori pubblici 2017-2019 del Ministero - scrivono - è stato finanziato il progetto “San Paolo di Civitate (FG): tombe daunie e strutture romane. Pronto intervento di scavo archeologico e completamento dello scavo e protezione”. Sono state condotte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia indagini archeologiche che hanno interessato parte dell'insediamento pluristratificato di Tiati-Teanum Apulum-Civitate, tutelato negli anni 90 ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Le attività si sono in parte concentrate nella zona in loc. Pezze della Chiesa in cui emergevano dal piano di campagna attuale resti evidenti di età romana: un ambiente voltato in opera cementizia con paramenti in opera laterizia, pertinenti a una struttura monumentale prospiciente il Regio Tratturo “Aquila-Foggia” che si è rivelata essere uno degli accessi all'anfiteatro di Teanum Apulum. Gli interventi hanno consentito di riportare alla luce, inaspettatamente, una porzione dell'edificio pubblico, databile al I-II secolo d.C. La sua localizzazione non era nota nell'ambito delle strutture urbane della città romana. L‟anfiteatro risulta costituito da murature imponenti, caratterizzate da un possente nucleo in opus caementicium e paramenti in opus latericium perfettamente conservati. Non permane purtroppo l'elevato della cavea, testimoniato dalla sola presenza di sporadici resti delle gradinate inferiori. Si conserva, invece, gran parte di uno degli accessi e la parte terminale della cavea. Al momento dell'abbandono, probabilmente in età tardoantica/altomedievale, l'anfiteatro fu oggetto di spolio e di distruzione e l'area fu verosimilmente riutilizzata come necropoli, come testimonierebbe la presenza di sporadiche tracce dell'impianto di sepolture nelle zone un tempo destinate alle gradinate della cavea. Indagini di più ampio respiro potranno consentire una maggiore comprensione dell‟ampiezza del monumento nonché della sua capacità. Il proseguo dei lavori potrà mettere in luce ulteriori porzioni di quella che, al momento, risulta essere la più grande scoperta della città romana di Teanum Apulum di sempre. https://www.immediato.net/2020/09/18/grande-scoperta-in-provincia-di-foggia-rinvenuto-anfiteatro-romano-di-teanum-apulum-gli-esperti-e-di-straordinaria-importanza/amp/ Le indagini archeologiche sono svolte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia: - Soprintendente ad interim arch. Maria Piccarreta, - RUP dott. Italo M. Muntoni, - Progettista e DL dott. Domenico Oione, - Direttore operativo geom. Enrico Cornetta, - Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione ed Esecuzione arch. Daniela Fabiano, - Funzionario restauratore Salvatore Patete - Assistente Tecnico Franco Racano. I lavori di scavo sono stati affidati alla Ditta Nostoi Srl e si sono svolti in stretta collaborazione conl‟Amministrazione comunale di San Paolo di Civitate, rappresentata dal sindaco Francesco Marino.
  11. Il più antico cane italiano scoperto dai ricercatori dell’Università di Siena in due siti paleolitici in Puglia. I ritrovamenti archeologici potrebbero rappresentare le pionieristiche testimonianze del processo che ha portato alla comparsa del primo animale domestico. Alcuni resti rinvenuti nei siti paleolitici di Grotta Paglicci a Rignano Garganico e Grotta Romanelli a Castro (Le) testimoniano una presenza molto antica del cane, datata tra 14mila e 20mila anni fa. La scoperta, di fatto del più antico cane italiano, è del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena e in particolare dell’Unità di ricerca di Preistoria e Antropologia. Lo studio, frutto della collaborazione con altri enti nazionali e internazionali, è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista “Scientific Reports”. “Questa scoperta è di particolare interesse – spiega Francesco Boschin, archeozoologo dell’Università di Siena e coordinatore dello studio – in quanto i cani più antichi, riconosciuti con certezza dagli studiosi di preistoria, provenivano fino a ora da contesti dell’Europa centrale e occidentale datati a circa 16mila anni fa. I resti pugliesi rappresentano quindi, a oggi, gli individui più antichi scoperti nell’area mediterranea ma potrebbero rappresentare anche le prime testimonianze in assoluto del processo che ha portato alla comparsa del cane, il primo animale domestico”. La domesticazione cane si fa risalire all’ultimo massimo glaciale, un periodo di forte crisi ambientale durante il quale molte popolazioni animali europee, uomo compreso, hanno cercato rifugio in alcune regioni, quali ad esempio le penisole dell’Europa meridionale (Italia peninsulare, Iberia, Balcani), l’area franco-cantabrica e il bacino dei Carpazi. “In questo periodo di forte crisi – prosegue il dottor Boschin – il lupo, un predatore sociale per certi versi affine all’uomo, potrebbe aver individuato un nuovo modo per garantirsi la sopravvivenza: adattarsi a sfruttare gli avanzi delle prede dei cacciatori-raccoglitori paleolitici, frequentandone le periferie degli accampamenti. Ciò avrebbe favorito il contatto sempre più stretto tra uomini e lupi e tra questi ultimi la sopravvivenza degli individui meno aggressivi. La selezione di animali sempre più docili avrebbe poi innescato il processo di domesticazione e la comparsa dei primi cani”. “È ancora difficile capire se la Puglia possa essere stata un centro di domesticazione – precisano i ricercatori – I dati genetici di uno dei cani provenienti da Grotta Paglicci, datato a 14mila fa, ne mettono in risalto la somiglianza con un individuo di epoca comparabile proveniente dal sito di Bonn-Oberkassel in Germania. I due cani potrebbero quindi essersi originati da una popolazione comune, più antica, poi diffusasi in varie parti d’Europa. All’epoca il nostro continente era caratterizzato da una forte frammentazione culturale ma il rinvenimento di due cani geneticamente affini, uno in Italia meridionale e l’altro in Germania, significa che nonostante le differenze culturali il cane può aver rappresentato un importante elemento di contatto tra le comunità di cacciatori-raccoglitori dell’epoca”. Lo studio è stato svolto dall’Università di Siena in collaborazione con l’Università di Firenze, il Centro Fermi di Roma, l’International Centre for Theoretical Physics di Trieste, l’Università di Bordeaux, il Museo nazionale preistorico etnografico ”Luigi Pigorini” di Roma, l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana ‘Aleandri’, l’Istituto nazionale di Fisica nucleare – sezione di Firenze, il Musée de l’Homme di Parigi Elettra Sincrotrone di Trieste e la Soprintendenza archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia. Ulteriori ricerche, spiegano i ricetcatori, potrebbero ora far comprendere il ruolo del cane nelle comunità paleolitiche, se possa quindi avere avuto una funzione nelle battute di caccia o di difesa degli accampamenti oppure un importante ruolo simbolico, che ha ancora oggi presso alcune popolazioni dove è considerato manifestazione terrena di spiriti o reincarnazione di defunti. https://quotidianodifoggia.it/il-piu-antico-cane-italiano-scoperto-nella-grotta-paglicci/
  12. Un insediamento dell'età del Bronzo scoperto nel Salento Un saggio di scavo eseguito dalla Soprintendenza archeologica di Brindisi, Lecce e Taranto lungo il litorale di Nardò ha riportato alla luce una piastra in argilla per la cottura degli alimenti e una gran quantità di ceramiche dell'Età del Bronzo medio (XV secolo a.C.). L'intervento, nella penisola dell'Aspide tra Santa Caterina e Santa Maria al Bagno, ha avuto il supporto operativo del Comune di Nardò. https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/09/03/news/archeologia_insediamento_eta_del_bronzo_salento-266161871/amp/ Una piastra in argilla per la cottura degli alimenti, sepolta sotto pochi centimetri di terra. È quanto emerso durante un saggio di scavo eseguito dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto lungo il litorale neretino, sulla penisola cosiddetta dell’Aspide, a metà strada tra le marine di Santa Caterina e di Santa Maria al Bagno. La località, tutelata con vincolo archeologico da circa un anno, era nota da tempo per la presenza di materiale ceramico disperso in superficie e per la presenza di un muro di chiusura della penisola ben visibile nelle fotografie aeree del secondo dopoguerra. Tutto ciò lasciava presumere l’esistenza di testimonianze archeologiche nel sottosuolo, ora finalmente venute alla luce. Il rinvenimento di queste ulteriori evidenze risale, però, allo scorso gennaio quando il Gruppo Speleologico Neretino ha segnalato alla Soprintendenza la presenza di alcune pietre infisse nella terra, che delimitavano piccole aree rettangolari e quadrangolari, probabilmente scoperte dalle mareggiate del novembre scorso. Il saggio, che ha interessato solo metà di una di queste evidenze, ha riportato alla luce una piastra in argilla concotta ben conservata e una gran quantità di ceramica dell’Età del Bronzo medio (XV secolo a.C.) che fa pensare ad un contesto abitativo, quindi ad un piccolo insediamento, in relazione visiva con il promontorio di Torre dell’Alto, dove è attestato un muro di fortificazione databile sempre alla stessa epoca. «La scoperta -spiegano dalla Soprintendenza- conferma ciò che la bibliografia scientifica aveva ipotizzato negli ultimi decenni e potrà fare luce sulle dinamiche insediative che hanno interessato il litorale ionico in particolare e il Salento più in generale in una fase fondamentale della protostoria. Ora sarà importante reinterrare la testimonianza, per poterla tutelare in vista di altri saggi su un’area più vasta. L’auspicio è di poter intervenire a breve e di poter riportare alla luce altre evidenze che potranno essere valorizzate in futuro e che si prestano a diventare una passeggiata archeologica in un contesto di grande valenza paesaggistica, a breve distanza dal frequentatissimo lungomare e oggetto di attenzioni anche da parte degli affezionati bagnanti. L’intervento ha avuto il supporto operativo del Comune di Nardò». https://www.leccesette.it/nardo/72672/piastra-di-cottura-delleta-del-bronzo-continuano-le-scoperte-sul-litorale-neretino.html xresize.php,qsrc=,hwww.leccesette.it,_archivio,_terracotta.JPG,aw=1000,aq=100.pagespeed.ic.0b98thJaoL.webp
  13. Questo e il nome ufficiale dell'imperatore Florianus :Marco Annio Floriano Deriva dal latino Florianus, un gentilizio derivato del nome Florus, quindi è un patronimico che significa "appartenente a Floro", "discendente di Floro". Può anche essere interpretato come nome teoforico, quindi "appartenente a Flora. E in più non c'entra nulla con il Cognome Florio Mentre il cognome Florio c'entra in invece con LA GENTES AQUILIA con la Famiglia AQUILLII FLORI perché ad ufficializzare la cosa c'è lo dice il libro Il giornale de letterati per tutto l'anno mdclxxxvi e poi c'è lo dice pure il libro di Paulo Orosio che li chiama florio e poi ce questo sito di internet https://it.linkfang.org/wiki/Gentes_romane florio e flori significano la stessa cosa fiore.
  14. Florius97

    volevo sapere su florii aquilili

    ho visto che la Gens Aquilia : La Gens Aquilia o Aquillia era una famiglia patrizia e plebea della Repubblica e dell' Impero romano . Di grande antichità espresse due dei nobili romani che cospirarono per riportare sul trono i Tarquini ; un membro di questa Gens : Gaio Aquillio Tusco , fu console già nel 487 a.C. Il ramo più antico della famiglia porta il cognomen Tusco , comunque il nome della Gens è indiscutibilmente latino e il cognomen Tusco potrebbe essere stato acquisito in altri modi . Le famiglie più antiche degli Aquillii portavano il praenomen Gaio , Lucio e Marco , che sono i tre prenomina più diffusi . Comunque un ramo della famiglia che raggiunse una importante posizione nell' ultimo secolo della Repubblica ,preferì il prenome meno diffuso Manio . I cognomina degli Aquillii sotto la Repubblica sono Corvo , Crasso , Floro , Gallo e Tusco . Tusco il cognomen più antico della gens vuol dire indubbiamente "Etrusco" e questo ramo della famiglia è certamente patrizio . Corvo , si riferisce appunto ad un corvo . Questo cognomen è più diffuso nella gens Valeria . Gli Aquilii Flori apparvero per la prima volta durante la Prima Guerra Punica , benché debbano essere esistiti fin dal IV secolo a.C. e fiorirono almeno fino al tempo di Augusto e il loro cognome significa fiore. Gallo , si riferirebbe ad un gallo inteso come animale o ad un Gallo inteso come membro del popolo gallico . Crasso , un cognome diffuso in molto Gentes, potrebbe essere tradotto come "ottuso," "uggioso," "semplice" o "grezzo." Chi oggi ha il Cognome : Aquila , Aquilani , Corvo , Corvini , Crasso , Flori , Gallo/i , potrebbe avere un lontano legame con questa antica Gens romana . e mi stavo chiedendo se il cognome Flori e Florio?
  15. Volevo sapere se il cognome italiano FLORIO deriva dalla famiglia romana AQUILII FLORI?
  16. Cari Amici, finalmente dopo quasi 10 anni di studi e di approfondimenti, ho il piacere di annunciare la pubblicazione del libro dello studioso numismatico Catalano, Jordi Vall-llosera i Tarres @@jordinumis : LA MONEDA DEL REGNE DE NÀPOLS SOTA SOBIRANIA DE LA CORONA CATALANOARAGONESA 1421-1423/1436-1516 I DE LA NOVA DINASTIA TRONCAL NAPOLITANA 1458-1501 Il volume si presenta veramente molto importante, in grande formato, con 460 pagine, 310 di testo corredato da splendide immagini esplicative, piu' 150 pagine di catalogo con immagini e discrizione minuziosa ti centinaia di monete. Moltissimi gli esemplari inediti presentati, un vero "must" per quest'opera che diventera' in pochissimo tempo, la migliore mai pubblicata sulla Numismatica dell'Italia Meridionale continentale nel periodo Catalano - Aragonese. Tanto che l'illustre Numismatico Crusafont ha scritto lui stesso la prefazione, complimentandosi con l'autore che ha dedicato molti anni della propria vita allo studio sistematico di tutte le monete Catalane, con particolare riferimento al Regno di Napoli. Da parte mia faccio i migliori auguri all'amico Jordi e spero che il suo immenso lavoro, unito a quello modesto degli amici come me, che hanno contributo nella stesura dell'opera, verra' apprezzato dai lettori , siano essi Numismatici, Accademici, o semplicemente curiosi che vogliono avvicinarsi allo studio della Storia e della Numismatica Medievale. Gia' si annuncia per l'irrefrenabile autore una nuova sfida .... estendere l'opera anche al Regno di Sicilia :P, in bocca al lupo caro Jordi, un abbraccio e complimenti ... AUGURI ... MAESTRO :P PS l'opera e' disponibile presso http://www.medievalnumismatic.com/oppure contattando direttamente l'autore per email: [email protected] PORTADA.pdf
  17. antonio grisanti

    moneta di genova

    buongiorno , non riesco a decifrare questa monetina che ha le caratteristiche del "minuto" ma pesa 2.1 grammi e 17mm di Ø ,anno 1653 , un VIII credo come valore , ma non la trovo sul vostro catalogo. grazie
  18. Buona giornata Nel 1884, durante alcuni lavori di scavo nel giardino del palazzo di proprietà del Signor De Donno e che oggi è sede del Comune di Cursi, piccola località tra Lecce e Otranto, gli operai rinvennero una pentola di terracotta colma di monete. Palazzo del Comune di Cursi Si stima che il loro numero fosse di circa 370 esemplari in oro e 2 in argento, sotterrate presumibilmente intorno al 1554, quando il palazzo era occupato dalla nobile famiglia dei Maramonte; di queste solo 112 d'oro e 2 d'argento vennero recuperate dal proprietario del palazzo, mentre le rimanenti restarono nella disponibilità di taluni degli operai che effettuarono il ritrovamento. Voci non verificate ci dicono che, intorno al Natale del 1884, in alcune oreficerie di Lecce, furono acquistate circa 260 monete. Tra le monete recuperate dal proprietario del palazzo, figurano ben 42 ducati d'oro veneziani, tutti a nome del Doge Andrea Gritti, chissà se tra quelli “dispersi” ce n'erano altri e di quali Dogi. Allego di seguito il link dove viene raccontato il ritrovamento; è un “gustoso” racconto che vale la pena leggerlo con le parole dell'autore. http://cursi.salentovirtuale.net/cursi_tesoro.htm Che ci facevano a Cursi tutti questi ducati a nome del Doge Gritti? segue ....
  19. Peppe28

    100 lire somali 1950

    Salve sono in ricerca di questa banconota rara. Grazie
  20. Frankko

    Quanto possono valere?

    Quanto possono valere? Grazie! monete 2.docx
  21. Buongiorno, qualche persona esperta sarebbe così gentile da illuminarmi sul valore di questo documento? Grazie. Sarebbe gradita anche una valutazione sulla conservazione.
  22. Legio II Italica

    Muro Leccese

    Scavi recenti in terra di Puglia a Muro Leccese : https://www.academia.edu/attachments/54874549/download_file?st=MTUxMDA0OTIxMCw5NC4zNC4zLjYyLDQxOTA4ODgz&s=swp-toolbar&ct=MTUxMDA0OTIxNiwxNTEwMDQ5MjIxLDQxOTA4ODgz
  23. Legio II Italica

    Antichi Messapi

    Nuova scoperta tra i terreni agricoli del Salento , vicino Nardo' http://www.msn.com/it-it/notizie/italia/nardò-lo-scavo-conferma-sottoterra-cè-una-città-messapica/ar-AAt9ivP?li=BBqg6Qc&ocid=BHEA000
  24. Salve a tutti! Volevo chiedere se qualcuno di voi ha in collezione il denaro di Corrado I con al centro COR senza la linea di contrazione sopra. Leggo su alcuni catalogo che è una moneta comune ma non l'ho mai vista, mi servirebbe una foto! grazie a tutti in anticipo! La foto è indicativa, solo per far capire quale moneta intendo!
  25. ivanexup

    Id piombo tedesco

    Salve a tutti, chiedo gentilmente la vostra collaborazione per l'identificazione di questo sigillo in piombo trovato in giardino; sono solo riuscito a risalire al significato della parola "dampf" che in lingua teutonica significa "vapore", so che non ha valore, ma la mia curiosità mi spinge a saperne di più. Grazie in anticipo.
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