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  1. grigioviola

    Lenham (Kent) Hoard

    Nella prossima asta Noonans, la n. 264 del 15-16 novembre, verrà venduto un interessante lotto che con buona probabilità finirà poi nel mercato a breve spezzettato a dovere. Si tratta del Lenham Hoard, un ripostiglio di circa 1000 antoniniani rinvenuto nel Kent nel 2012. Il ripostiglio consta di 1062 antoniniani radiati emessi tra il 250 e il 283 d.C (sostanzialmente da Gallieno a Probo) e si presenta in conservazione medio-bassa, con alcune monete ridotte in frammenti e altre molto usurate. Il ripostiglio è stato rinvenuto in buona parte agglomerato e in parte con monete "sciolte" disperse nel terreno di scavo, ma anch'esse - sia per datazione che per conservazione - molto probabilmente sono ascrivibili al deposito originario. Di seguito la composizione sommaria del tesoretto: Impero centrale Regno congiunto di Valeriano e Gallieno 253-60 d.C Salonino, 1 (Regno congiunto o unico) Salonina 2 Regno da solo di Gallieno Gallieno, 119 Salonina 5 Claudio II, 96 Divo Claudio II, 10 Quintillo, 5 Aureliano, 14 Tacito, 16 Probo, 28 Caro, 1 Impero gallico Postumo, 24 Leliano, 3 Mario, 4 Vittorino, 209 Divo Vittorino, 1 Tetrico I, 276 Tetrico II, 135 Imperatore gallico incerto, 40 Imperatore incerto, 55 (+ 19 frammenti) Imitative,18 Totale 1062 (+ 19 frammenti) Nello scavo, associati al ripostiglio, sono stati trovati quattro grossi frammenti di ceramica grigio-marrone chiaro con alcuni inclusioni scure che facevano parte di un grande vaso piuttosto largo e con pareti spesse. Sono stati rinvenuti anche sette frammenti di lamina metallica in lega di rame con uno dei frammenti con tracce di metallo bianco aderente alla superficie (smalto?). Infine è stato rinvenuto anche un vaso di rame ridotto in tre grandi frammenti e quindici più piccoli. Il recipiente aveva pareti sottili e doveva avere una base del diametro di circa 12 cm e un diametro massimo di 15. Interessante come, associato al ripostiglio, siano stati trovati anche nove agglomerati (scorie) di ferro e uno di lega sconosciuta. Il più grande di questi agglomerati ferrosi misura 79.7 mm x 67.7 mm x 40.7mm e pesa 293.6 grammi. Di seguito alcune immagini: 1) Lo stato delle monete al momento del ritrovamento. 2) Il ripostiglio nel suo insieme con i frammenti metallici. 3) Alcune monete componenti il ripostiglio (dritto e rovescio). L'aspetto interessante di questo ripostiglio (oltre ovviamente alla presenza di ben tre antoniniani di Leliano) è il materiale ferroso-bronzeo associato che, unitamente alla pressoché totale assenza di moneta imitativa (solo 11 radiati!) fa pensare che la destinazione d'uso e conseguente creazione del ripostiglio fosse legata a un centro di produzione locale di moneta imitativa. Il deposito si chiude con le monete del regno di Probo e quindi attorno al 283-284 ed è proprio a partire dagli anni '80 del 200 che si colloca la produzione dei radiati imitativi noti con il nome di minimi per le loro dimensioni ridotte rispetto ai radiati imitativi gallici "ordinari" coevi o di poco successivi ai Tetrici. Mille antoniniani sono un gruzzolo relativamente modesto quanto a valore, non rappresentano certo i risparmi di una vita o un accantonamento in vista di tempi duri di restrizione e nemmeno non fanno supporre a un accumulo di introiti di pagamento (cassa di qualche mercante o di qualche conduttore di una villa rustica) né tantomeno rimanda a un uso militare (cassa di pagamento dei soldati). L'esiguità del ripostiglio, la bassa conservazione delle monete (che quindi sono state sottratte dal flusso circolante dopo un bel po' di maneggiamenti) e l'associazione con barre, frammenti e agglomerati ferrosi, fa supporre che tutto l'insieme fosse destinato alla fusione per la creazione di "nuova moneta", probabilmente appunto "minimi radiati" a imitazione degli antoniniani e destinati a una circolazione prevalentemente in ambito rurale come "small change" (spiccioli).
  2. grigioviola

    I ripostigli di Chalgrove

    Dopo la recente discussione sul ripostiglio di Dorchester, vi scrivo oggi di altri due interessanti ripostigli, che forse son tre, ma più probabilmente uno solo! Non preoccupatevi, non sto dando i numeri, mettevi comodi che vi racconto una storia. I primi di Agosto del 1989 i Brian Malin se ne va a spasso per la campagna attorno al villaggio di Chalgrove - a una decina di miglia a sud-est di Oxford - assieme al padre e al fratello Ian. I tre hanno un metal detector per cercare qualche moneta sparsa nel terreno, un hobby di famiglia che quel giorno regalerà loro l'inizio di un'avventura che durerà anni. Nei pressi di Chalgrove Farms (Home Farm) infatti si imbattono in quello che ha l'aria di essere un ritrovamento notevole: un vaso in terracotta con all'interno un considerevole quantitativo di monete! I tre raccolgono il tutto con molta attenzione e il 7 agosto portano vaso e monete all'Ashmolean Museum. Controllando di non aver lasciato nulla nel sito, i tre - lo stesso giorno - si imbattono in un secondo vaso, rotto in cocci, contenente anch'esso molte monete e allargando l'area di ricerca raccolgono un considerevole quantitativo di monete sparse. L'8 agosto si recano nuovamente all'Asmolean Museum per consegnare anche la seconda parte del ritrovamento. Il ripostiglio, che prenderà il nome di Chalgrove I contiene 4145 antoniniani così ripartiti: - 2766 nel primo vaso (Pot A) - 634 nel secondo vaso (Pot B) - 745 pezzi dispersi nel terreno (scatter) che molto probabilmente facevano parte del secondo vaso rinvenuto rotto Il ripostiglio è stato studiato e catalogato tenendo conto di questi tre sottogruppi che però non hanno rilevato sostanziali differenze cronologiche o di composizione tranne una minor presenza di monete di Aureliano nel Pot A e una maggior corrosione delle monete trovate sparse (scatter) per ovvi motivi di minor protezione dagli agenti atmosferici e per contatto diretto con il terreno. La distribuzione delle zecche è quella tipica dei ripostigli britannici del III secolo con una prevalenza dell'85% della zecca di Roma per l'Impero Centrale seguita da Milano con il 7.5% e Siscia con il 3.7%. L'Impero Gallico invece domina con la Mint I (Treviri) con il 69% seguita dalla Mint II (Colonia) con circa il 25,5%. La composizione del ripostiglio rispecchia la composizione standard dei depositi del III secolo terminanti con monete di Probo e chiusi durante gli anni '80 del secolo. Questi ripostigli vedono generalmente una presenza di monete dell'Impero Centrale compresa in un range che va dal 20 al 30% e una presenza di galliche stimata tra il 60 e il 75%. Il Chalgrove I presenta rispettivamente le percentuali del 20.2% e del 60.7% Il ripostiglio termina con emissini a nome di Probo battute a Lione che Bastien data al 278/9 ed è quindi ragionevole pensare alla chiusura del deposito attorno al 280. Nel ripostiglio sono presenti ben 689 imitazioni, circa il 16.6% dell'intero deposito. Di questo gruppo il 78% imita monete ufficiali dell'impero Gallico, l'11.5% monete dell'impero Centrale e la rimanenza tipi incerti. Da sottolineare come il diametro delle imitazioni più piccole si attesti attorno ai 12-13 mm e che questo dato si raccorda con quanto sostenuto da Doyen ovvero che la produzione dei cosiddetti minimi imitativi (7-9 mm) fa il suo exploit a partire dal 282 (cioè dopo la chiusura del nostro ripostiglio. Ed ecco l'assetto del ripostiglio: Impero Centrale Valeriano e Gallieno -- 12 Gallieno e Salonina -- 337 Claudio II -- 364 Divo Claudio -- 67 Quintillo -- 23 Aureliano -- 12 Tacito -- 11 Probo -- 14 Impero Gallico Postumo -- 44 Leliano -- 1 Mario -- 6 Vittorino -- 700 Tetrico I -- 1176 Tetrico II -- 519 Galliche incerte -- 72 Incerte -- 98 Imitative -- 689 Totale 4145 Il racconto potrebbe finire qui e io potrei inserire una serie di monete da presentarvi dicendo che provengono da questo ripostiglio e poi lasciare spazio ai commenti come al solito, ma... la storia non finisce in quell'agosto del 1989! Pass qualche decennio, ma la passione non si affievolisce e il nostro Brian Malin il 7 aprile del 2003 a circa 100 piedi di distanza da dove aveva rinvenuto il ripostiglio di cui abbiamo parlato finora fa un'altra scoperta destinata a cambiare la sua vita e - un po' - anche la storia della numismatica e la storia dell'impero gallico. Mr Malin si imbatte a una profondità di 30-60 cm in un nuovo vaso in terracotta di produzione romana locale (bottega di Oxford) con un diametro alla base di 8,5 cm e alla "pancia" di 20,5 cm per un'altezza superstite di 18,5 cm ricolmo di antoniniani: 4957 per la precisione, legati assieme come fossero un unico blocco. Il nuovo deposito prende il nome di Chalgrove II e viene portato dalle autorità locali al British Museum dove i due conservatori Simon Dove e Abby Dickson iniziano le operazioni di studio, pulizia e conservazione. La singolarità e la sorpresa si avranno non tanto al momento del ritrovamento - sebbene non sia così comune trovare due ripostigli nella medesima zona a distanza di anni - quanto durante le operazioni di distaccamento e pulizia degli antoniniani perchè, con grande stupore, si imbattono in quello che è a oggi il secondo esemplare noto di Domiziano II: La scoperta pone fine ai dubbi che erano stati avanzati circa la bontà del solo esemplare fino ad allora conosciuto che proveniva da un ripostiglio del 1900 trovato a Cleons. I due pezzi condividono la medesima coppia di conii di dritto e di rovescio. Da questo momento dunque la cronologia dei sovrani gallici - con buona pace dei detrattori - inizia ad annoverare ufficialmente un nuovo imperatore che va a inserirsi tra Vittorino e Tetrico I. Il Chalgrove II consta di 1486 monete dell'impero Centrale di cui 165 sono imitazioni costituendo il 30% (o 27% senza imitazioni) dell'intero ripostiglio. Le monete più vecchie sono di Treboniano Gallo e le più recenti di Probo (zecca di Lione) coprendo un range temporale che va dal 251 al 278/9. Anche qui la zecca di Roma domina con il 72% della porzione delle monete centrali seguita all'11% da Milano e al 3.8% da Siscia. Le monete galliche sono 3178 e costituiscono il 72% del deposito. Le imitazioni galliche contano 293 pezzi e rappresentano solo l'8.4% della monetazione dell'impero Gallico. Ed ecco l'assetto del ripostiglio: Impero Centrale Treboniano Gallo -- 2 Valeriano e Gallieno -- 43 Gallieno e Salonina -- 744 (di cui 20 imit.) Claudio II -- 519 (di cui 78 imit.) Divo Claudio -- 102 (di cui 67 imit.) Quintillo -- 51 Aureliano -- 18 Tacito -- 3 Probo -- 4 Impero Gallico Postumo -- 178 (di cui 15 imit.) Leliano -- 5 Mario -- 11 Vittorino -- 1145 (di cui 11 imit.) Domiziano II -- 1 Tetrico I e II -- 2092 (di cui 218 imit.) Incerte -- 39 Totale 4957 La domanda che sorge spontanea e che si sono posti anche gli studiosi è: si tratta allora di un solo ripostiglio oppure siamo di fronte a due depositi distinti? L'analisi dei dati ci offre una possibile e probabile risposta: 1) la dimensione dei due depositi è analoga: 4145 pezzi (Chalgrove I) e 4957 pezzi (Chgalgrove II) 2) l'arco cronologico è pressoché lo stesso ed entrambi i depositi terminano con emissioni di Probo della zecca di Lione databili al 278-9 3) la composizione generale dei due depositi offre una serie di parallelismi di percentuali compositive impressionanti 4) notevole vicinanza 5) i contenitori rinvenuti sono tutti di produzione romana locale della zona di Oxford e risalenti al medesimo periodo 6) entrambi i depositi sono di tipo "saving hoard" cioè di accantonamento di risparmi e riflettono la situazione del circolante al momento della sua sottrazione per costituire il deposito. Cercando le differenze possiamo dire che il Chalgrove I contiene più imitative, meno monete di Postumo e meno monete di Vittorino e può far pensare a un deposito costituito con un occhio maggiore all'accantonamento di esemplari con un maggior contenuto di fino, ma si tratta di valori comunque trscurabili e lontani ad esempio dal caso del Beachy Head hoard dove lì era ben più marcata la differenziazione delle monete sui vari contenitori in base al loro valore intrinseco. Alla luce di questi dati non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che il tutto vada visto come un unico deposito interrato in più contenitori e in punti diversi e vicini tra loro dal medesimo proprietario attorno al 280 d.C. Tuttavia, non ho ancora finito... vi ricordate in premessa che davo i numeri? 1-2 o 3? Il 1 marzo del 2013, nell'area in questione è stato trovato un terzo piccolo deposito di soli 10 antoniniani: Postumo -- 1 Vittorino -- 1 Tetrico I -- 5 Imitative -- 3 (di cui una della serie Divo Claudio) E questo Chalgrove III come va considerato? Legato o a parte? Si tratta di pochi esemplari ma ben si raccordano con i ritrovamenti precedenti... chissà! Fine della storia... forse...
  3. grigioviola

    Gilmorton Hoard

    Dopo un po' di tempo che non postavo qualche aggiornamento riguardo monete da ripostiglio entrate in collezione, oggi volevo condividere un piccolo e umile antoniniano di Tetrico I con provenienza da hoard britannico. Ci troviamo nell' East Midlands, nella contea del Leicestershire e più precisamente nel distretto di Harborough nei pressi del centro abitato di Gilmorton. La zona nel corso degli anni ha fatto emergere interessanti ritrovamenti archeologici databili a partire dall'età del bronzo. Il paesino è molto interessante e presenta un ottimo (almeno a giudicare dalle recensioni su tripAdvisor) pub chiamato The Gray Goose: e una bella chiesetta dedicata a Tutti i Santi il cui impianto originario risale presumibilmente al XIV secolo mentre il suo aspetto attuale è frutto di un importante restauro avvenuto in epoca vittoriana: Tuttavia, quel che rileva a noi è la scoperta, avvenuta nel 2004 durante dei lavori di realizzazione/ampliamento della RAF Runway di un gruzzoletto di poco più di 1200 antoniniani interrato presumibilmente poco dopo l'usurpazione di Alletto. La lista degli imperatori fa ricadere questo ripostiglio nella medesima tipologia di altri databili al III secolo quali, ad esempio, il noto Blackmoor Hoard, vedi link a discussione: coprendo quindi un periodo che va da Valeriano I a Alletto. Il dettaglio del ripostiglio è pubblicato nel Roman Coin Hoards from Roman Britain n. XIII, mentre dal sito del PAS è estrapolabile questo elenco sintetico: Tornando alla moneta ecco il pezzo in questione: D\ IMP TETRICVS P F AVG, B1 – bust, radiate, cuirassed, seen from front, r. R\ SALVS AVGG – –//–, Salus 4 (ii) – Salus stg. l., holding patera in r. hand feeding a snake, which is rising from small altar placed on ground to l.; in her l. hand Salus holds a rudder (stylistic variety ii: Salus is smaller, more naturalistic style). Mairat 880, Elmer 788, RIC 127, Cunetio 2653
  4. grigioviola

    Il ripostiglio di Epfig (Alsazia)

    Il 6 aprile 2010 a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione a Epfig, un operatore della ditta che stava effettuando alcuni lavori di sterro in un terreno, con la pala del mezzo urtò qualcosa di duro frantumandolo. Si trattava di un vaso contenente circa 14000 monete romane prevalentemente del IV secolo (sebbene risulti una rappresentanza di monete del III secolo dato che il ripostiglio dovrebbe aprirsi con esemplari di Probo). Il tesoro rimase "custodito" per circa 10 anni prima di finire all'asta nel 2019. Nel mentre fu occasione prima di uno studio preliminare, poi di una perizia nel 2012 che ne stimò il valore commerciale a 100.000€ e infine di una diatriba giudiziaria terminata nel 2016 in quanto uno dei tre scopritori rivendicava la paternità assoluta della scoperta, paternità però respinta e pertanto rimasta condivisa. Di nummi provenienti da questo tesoro se ne vedono spesso ultimamente in vendita su vari siti numismatici. L'asta ha venduto l'intero tesoro in un unico lotto (eccettuata una piccola parte trattenuta dal locale museo) e successivamente il compratore ha iniziato a disperdere in lotti multipli il tesoro che ora si trova a sua volta disperso in altri lotti o esemplari singoli... lo vedremo circolare ancora un po' salvo poi scomparire nelle collezioni numismatiche tra qualche tempo come accade puntualmente ai vari ripostigli commercializzati che dopo il boom iniziale di vendite e disponibilità di materiale, scompaiono per poi riapparire saltuariamente in occasione di successive dispersioni di collezioni. La storia di questo ripostiglio e la sua composizione rimarrà a disposizione di tutti gli interessati grazie allo studio di MD Walton, "À propos d'un trésor monétaire tardo-antique découvert fortuitement à Epfig (Bas-Rhin)", in Cahiers alsaciens d'archéologie, d'art et d'histoire 55 (2012). Recentemente sono riuscito ad acquisire una manciata di esemplari provenienti da questo ripostiglio: nell'ordine, da sinistra a destra e dalla prima fila alla seconda: CONSTANTINVS IVB NOB C PROVIDENTIAE CAESS, /PLC RIC 229 - 2.46 gr - 18 mm CONSTANTINVS PF AVG SOLI INVICTO COMITI, T|F/PTR RIC 47 - 3.19 gr - 20 mm VRBS ROMA **, /TRP* RIC 547 - 1.99 gr - 17 mm CONSTANTINVS IVN NOB C GLORIA EXERCITVS, /TRP· RIC 527 - 2.64 gr - 17 mm CONSTANTINOPOLIS /TRP RIC 554 - 1.97 gr - 16 mm Si tratta di monetine molto comuni, niente di che... tuttavia la provenienza aggiunge quel "quid" che non guasta e che mi garba assai! Mi sento molto come il sindaco di Epfig (sulla sinistra) che custodisce soddisfatto parte del ritrovamento! Infine, un ritaglio di giornale francese che parla del ripostiglio:
  5. Sapete quanto sia appassionato alla monetazione romana del III secolo con particolare riferimento agli antoniniani ufficiali e non dell'impero gallico, meglio se provenienti da hoard inglesi censiti e studiati. Orbene... qui ci sarebbe pane per i miei (e non solo miei!!!) denti: https://www.sixbid.com/browse.html?auction=2926&category=59813&lot=2443547 ...ad avere una paccata di sterline sotto al materasso un pensierino uno anche lo farebbe...
  6. grigioviola

    Nuove entrate dal Normanby hoard

    Tra i miei recentissimi acquisti, ci sono altre nuove entrate con provenienza da ripostigli! In particolare volevo evidenziarvi questo pezzo di Gallieno che arriva direttamente dal Normanby Hoard: Gallieno - Antoninianus (18.5mm, 2.36 g, 6h). Zecca di Roma, 1a officina. 7a emissione (262 d.C.) D\ "GALLIENVS AVG" R\ "[LIB]ERALIT AVG" MIR 36, 457q1 corr; RIC V (sole reign) 228 var. (bust type); Cunetio 1033; Normanby 114 La moneta ha un pedigree ben ricostruibile: Ex N. M. McQ. Holmes collection (CNG eAuction 442/2019) - Ex C. J. Martin (Coins) Ltd., 1987 - Ex Normanby, Lincolnshire, Hoard (1985) [IRBCH 854], no. 114. Ed in più presenta questa altra singolarità che ne contribuisce, per me, ad arricchire il suo valore aggiunto: La moneta in questione è quella fotografata nel catalogo riferimento di Gallieno di Goebl (il MIR) e nel libro dedicato al ripostiglio di Normanby... pezzo quindi non solo proveniente da ripostiglio noto e divenuto caposaldo di riferimento per studio e catalogazione, ma anche pezzo pubblicato nelle tavole fotografiche!
  7. Hyperion

    Ihnasyah Hoard

    nell’Intento di dar un contributo al forum da novizio, e sperando che possa esser di utilità e interesse (Sperando che la sezione sia corretta e non volendo andar contro a nessuna direttiva del forum), senza fare nomi, volevo segnalare che ho trovato ieri online in vendita numerosi esemplari attribuiti al Ihnasyah hoard Sono venduti citando come provenienza e documentazione dal Royal Ontario museum. non ho nozione se questa possa esser notizia utile o gradita, ma ho pensato di condividerla. (Per i moderatori: se non va contro nessuna regola e ritenete, posso fornire la fonte e link dove le ho trovate) buona giornata a tutti. Nicola
  8. grigioviola

    Poundbury Hoard

    Nell'autunno del 1985, durante i lavori per la realizzazione di un parcheggio nei pressi di Dorchester, nell'area del Poundbury camp a ridosso della proprietà della Wyver Fireplaces LTD, E. Carter, H. Hallett, B. Mitchell e E. Vincent trovarono un ripostiglio di oltre 7000 antoniniani, il numero esatto non è noto in quanto manca una pubblicazione ufficiale e un catalogo pubblico del ripostiglio che è noto come "The 1986 Poundbury Hoard" (registrato nel libro della Robertson ai num. 695 e 972 e nel P.A.S. al numero IARCH-A9B532). Gli scopritori raccolsero le monete emerse durante lo sterramento in un secchio di latta e le portarono al Dorset County Museum che le inviò poi all'Ashmolean Museum per la pulizia e catalogazione. Di questo ripostiglio esiste attualmente solo una piccola pubblicazione, con una introduzione preliminare sul deposito, risalente al 2004, quasi 20 anni dopo la scoperta: "King, C.E. and Woodward, P.J., 2003 The 1986 Poundbury hoard of 3rd century antoniniani" Il ripostiglio presenta come pezzi più antichi, antoniniani di Etruscilla e Volusiano mentre presenta come termine di chiusura una cinquantina di antoniniani di Carausio. Gli imperatori gallici sono ben rappresentati per quanto riguarda Vittorino e i Tetrici, mentre sono presenti in misura minore Postumo, Mario e Leliano. Una buona rappresentanza è data anche dagli imperatori centrali Gallieno, Salonina e Claudio II, mentre in misura minore appaiono Valeriano I e II, Quintillo, Aureliano, Probo e Numeriano. Infine, il gruzzolo presenta anche un buon numero di emissioni imitative. Si tratta della tipica composizione dei ripostigli britannici interrati attorno alla fine degli anni '80 del 200, inizio 290 d.C. In questi ultimi giorni, per una serie di vicissitudini e casi della vita, sono entrato in contatto direttamente con il nipote del sig. B. Mitchell, uno degli scopritori, che attualmente sta vendendo la sua quota di proprietà del ripostiglio e questo è un piccolo assaggio della porzione di ripostiglio che mi sono portato a casa: Le monete sono quasi tutte inserite in buste con la catalogazione fatta dagli addetti del museo. Nel "mucchio" spiccano Etruscilla (in una emissione ibrida con Treboniano Gallo, che mi riservo di analizzare più dettagliatamente) e Aureolo in nome di Postumo, zecca di Milano, tipo SALVS. C'è poi un Tetrico, esemplare su bustina bianca, che in realtà non è un Tetrico ma un Vittorino, rovescio VICTORIA AVG che potrebbe riservare qualche particolarità, ma necessito prima di vederlo in mano. A questi pezzi poi ho aggiunto anche una rappresentanza di Valeriano, Gallieno, Salonina, Claudio II e Postumo. Quando mi arriverà il gruzzoletto, farò un'analisi più dettagliata.
  9. grigioviola

    Il ripostiglio di Vert-en-Drouais (FR)

    Ciao a tutti, oggi vi parlo di questo "nuovo" ripostiglio di cui l'equipe del negozio numismatico CGB si è fatta carico della catalogazione e della relativa vendita in due aste. Si tratta di un ripostiglio di ben 461 denari d'argento che coprono un arco temporale (per soggetto emittente) che va dal 67 al 244 d.C., ma il cui periodo di interramento dev'essere però ristretto e dovrebbe partire presumibilmente dal periodo di regno di Antonino Pio (o poco prima). Le monete si presentano in uno stato di conservazione mediamente modesto e l'argento si presenta in uno stadio di cristallizzazione piuttosto elevato in molti esemplari. La scelta della boutique francese è stata quella di vendere tutte le monete nella sua disponibilità in due aste elettroniche con base di partenza a 1 euro probabilmente proprio per la scarsa conservazione generale dei vari pezzi anziché tentare prima con una vendita a prezzo fisso. Da notare comunque che i realizzi si sono attestati su di una media di circa 30/40 euro a pezzo circa (conto fatto a spanne) con punte piuttosto elevate anche al di sopra delle stime iniziali date dal negozio (che di norma son generose di loro). Al momento, su questo ripostiglio, non ho molte informazioni, ma dal sito di cgb.fr vi riporto questo breve estratto: E questa è la mia "numero uno" proveniente dal ripostiglio: Faustina figlia (146-175) Zecca di Roma (161-164); Denaro, AR; 17,50 mm, 2,44 gr D\ FAVSTINA AVGVSTA, busto giovanile di Faustina con acconciatura con piccolo chignon raccolto dietro la testa. R\ HILARITAS, l'Ilarità drappeggiata stante a sinistra con un ramo di palma nella mano destra e una cornucopia nella sinistra. RIC 686 ex CGB (e-auction 336/2019) - dal ripostiglio di Vert-en-Drouais, Eure-et-Loire (Francia, 2017)
  10. grigioviola

    Chilbolton Down Hoard

    Dopo un po' di assenza da questo forum, ritorno oggi - giornata piovosa - con due piccole e di per sé comuni monete costantiniane: D\ IMP CONSTANTINVS PF AVG R\ SOLI INVICTO COMITI, M|F / PARL D\ IMP CONSTANTINVS PF AVG R\ SOLI INVICTO COMITI, (R)X|F / (..?) Non sono esperto di Costantiniane, e i due pezzi non erano classificati... tuttavia credo di aver decifrato correttamente le legende. Se qualcuno vuole confermare o rettificare è ovviamente il benvenuto! La cosa interessante di questi pezzi è la provenienza: ex Gene Brandenburg - ex B.A. Seaby - ex Chilbolton Down Hoard (1941). Un ripostiglio "datato" composto da circa 900 pezzi contenuti in due vasi. Uno è esposto al Winchester museum: Notizie sul ripostiglio non ne ho trovate moltissime, a casa mi è venuto in soccorso il libro censimento "An Inventory of Romano-British Coin Hoards" di Robertson, A.S. da cui vi riporto questo estratto: Se qualcuno è in possesso di ulteriori dati e/o approfondimenti... è come sempre il benvenuto!
  11. Oggi vi parlo di un nuovo ripostiglio inglese: il Rockbourne hoard, un deposito trovato il 26 agosto del 1967 nei pressi di una villa romana, sito archeologico oggetto di campagne di scavi dagli anni '40 ai '70 (e ora museo). Il ripostiglio ebbe una notevole risonanza nella cronaca locale all'epoca e constava di ben 7.714 monete tra denari e antoniniani (la maggior parte). Il sito della villa romana di Rockbourne si trova in una zona rurale dell'Hampshire, vicino alla storica cittadina di Fordingbridge, nei pressi della New Forest. Le monete erano contenute all'interno di un grande vaso in terracotta a due manici con alcuni motivi geometrici decorativi e risalgono in larga parte al periodo 250-290. Tuttavia la presenza di emissioni a nome di Diocleziano e Massimiano fanno ipotizzare una data di chiusura attorno al 305. Nel sito internet dell'Hampshire Archeology Club vi è un breve resoconto della storia e delle vicissitudini di questo ripostiglio e ve ne porto alcuni stralci in inglese: Nel 2015 la casa d'aste inglese Spink, nell'asta n. 15004 del 25-26 Marzo, mise in vendita un lotto multiplo di ben 662 esemplari provenienti da questo ripostiglio: Il lotto, da una stima di 2-3000£ realizzò, senza diritti, la ragguardevole cifra di 5.000£. Le monete erano tutte catalogate e inventariate e custodite singolarmente su bustine di carta coeve all'epoca del rinvenimento/studio. Un anno fa ho acquistato il primo pezzo proveniente dal ripostiglio in questione (Vittorino, PROVIDENTIA AVG) ed era accompagnato da una cartolina dell'epoca, il che mi fa supporre che non facesse parte di questo lotto multiplo ex Spink, bensì fosse uno dei vari esemplari donati/regalati o venduti come souvenir per finanziare gli scavi durante gli anni '70. Gli ultimi due esemplari acquistati qualche giorno fa invece (Vittorino, INVICTVS e Tetrico II, SPES AVGG) provengono invece da questo grande lotto venduto dalla casa d'aste inglese. Tutti e tre i pezzi condividono la medesima tipologia di bustina di carta con la stessa grafia e un analogo numero di catalogazione/inventario. 1) Vittorino, AE antoniniano D\ IMP C PIAV VICTORINVS PF AVG R\ INVICTVS, *| R.I.C. 113 2) Vittorino, AE antoniniano D\ IMP C VICTORINVS PF AVG R\ PROVIDENTIA AVG R.I.C. 61 3) Tetrico II, AE antoniniano D\ C PIVS ESV TETRICVS CAES R\ SPES AVGG R.I.C. 270 Passatemi le foto delle monete che non sono meravigliose, ma le ho fatte al volo ieri sera con lo smartphone e con una luminosità alquanto scadente... ma mi premeva di lasciarvi questo contributo prima di partire per le vacanze ormai imminenti Buona lettura e, se avete domande o curiosità... son qui!
  12. grigioviola

    Bath Environs Hoard

    Tra le recenti acquisizioni da ripostiglio inglese finite in collezione, ho aggiunto quattro esemplari da un ripostiglio rinvenuto verso la metà del 1979. Si tratta di un piccolo deposito di 1807 antoniniani da Gallieno a Alletto che è stato pubblicato in "Coin Hoards of Roman Britain" volume 6 a firma di D. R. Rudling e P. C. Shilling. E oltre alle monete sono venuto in possesso di una lettera (al momento solamente in foto) proprio di P. C. Shilling risalente a qualche tempo prima della pubblicazione su CHRB del report in cui appunto parlava del ripostiglio proponendone alcuni pezzi in vendita (il sig. Shilling oltre che studioso di numismatica era anche un noto commerciante inglese molto attivo e stimato negli anni '70-'80). Ecco il dattiloscritto: la lettera/listino di vendita è datata novembre/dicembre 1981 e descrive brevemente il ripostiglio (una zona sita a nord-ovest della città di Bath) indicandone sinteticamente la lista degli imperatori presenti e la relativa quantità di monete. Le pagine successive invece offrono una serie di "lotti " con brevi descrizioni appartenenti al deposito: Come per l'altra discussione che ho lasciato stamane nel forum e che potete leggere qui: si tratta di un documento d'epoca che fa da corredo alle monete e che "parla" con loro (e di loro!) arricchendone il carico emozionale. Ed ecco i pezzi in questione: D\ IMP C VICTORINVS PF AVG R\ INVICTVS, *| RIC 114 D\ IMP TETRICVS PF AVG R\ HILARITAS AVGG RIC 80 D\ GALLIENVS AVG R\ DIANAE CONS AVG, /X Goebl 744/b D\ IMP C CLAVDIVS AVG R\ PROVIDENT AVG RIC 91
  13. grigioviola

    The Chalfont St Peter Hoard

    Tra i ripostigli britannici presenti in collezione, ancora mi mancava il Chalfont Hoard, un noto ritrovamento del 1989 considerato di rilievo tanto da finire in copertina nel IX volume della serie "Coin hoards from Roman Britain" a cura del BM. Sul sito di Hadriancoins c'è questa sintesi circa la storia di questo ripostiglio (che mi riprometto di ampliare quando avrò un po' più di tempo a disposizione): E questo invece l'esemplare finito in collezione: Gallienus Antoninianus (18.5mm, 2.06 g, 6h) Zecca di Roma, 6a emissione, (260-261 d.C.) D\ GALLIENVS AVG, R\ VICTORIA G M MIR 36, – (rev. of 188); RIC V –; Chalfont 346 (questo esemplare); Cunetio 913. Ex N. M. McQ. Holmes collection (CNG eAuction 442/2019) - Ex C. J. Martin (Coins) Ltd., 1993. - Ex Glendining’s (7 July 1993), lot 34 (part of) - Ex Chalfont St. Peter, Buckinghamshire, Hoard (1989) [IRBCH 740A], no. 346. Il pezzo presenta la caratteristica di essere un ibrido di Gallieno (regnante da solo) con un rovescio del regno congiunto col padre Valeriano I. Pezzo di umile conservazione, ma ricco di storia e con pedigree ricostruito in tutti i suoi passaggi.
  14. Oggi va di ripostigli monetali del III secolo... e in particolare vi presento un ritrovamento inglese meno famoso di altri, ma comunque studiato e pubblicato (in Coin hoards from Roman Britain vol IV): Si tratta quindi di un ripostiglio di medie dimensioni che rientra nel tipico panorama dell'hoarding britannico del periodo. Questo il pezzo che ho acquistato con questa provenienza: Gallienus. Antoninianus (19.5mm, 2.61 g, 12h). Zecca di Roma - 7a emissione (262 d.C.) D\ GALLIENVS AVG R\ LIBERT AVG, Liberalitas stante a sinistra con tessera e conrnucopia MIR 36, 457–8 var. (rev. legend); RIC V (sole reign) 227–8 var. (rev. legend of 231–2); Cunetio –; I. A. Carradice, “The Market Deeping, Lincs., hoard” in Coin Hoards in Roman Britiain IV (1984), p. 46 and 62 (this coin). Ex N. M. McQ. Holmes collection (CNG eAuction 442/2019) - Ex Glendining’s (30 September 1998), lot 139 (part of) - Ex Deeping St. James (Market Deeping), Lincolnshire, Hoard (1980) [IRBCH 699]. La particolarità di questo pezzo è la legenda del rovescio LIBERT AVG che è riferita alla Libertà, ma che qui viene invece abbinata alla personificazione della Liberalitas! Si tratterebbe apparentemente di un unicum di Gallieno... da capire se volontario oppure frutto involontario dell'incisore che ha approntato il conio scolpendo LIBERT al posto di LIBERALIT o perché illetterato o perché... aveva preso male le misure dello spazio a disposizione rimediando quindi questa abbreviazione!
  15. grigioviola

    The Holme Hoard (Bottesford II)

    Oggi vi presento questo nuovo hoard che esula dal mio usuale range temporale della seconda metà del III secolo (antoniniani gallici & c.), ma a essere sinceri esula fino a un certo punto visto che oramai la mia passione per i ripostigli sta creando una vera e propria "collezione nella collezione" con una estensione temporale che va ben oltre alle "colonne d'ercole" del mio usuale campo d'azione. THE HOLME HOARD (detto anche Bottesford II) rif. https://finds.org.uk/database/hoards/record/id/1241 Report pubblicato in Numismatic Chronicle n.166/2006 Il ripostiglio è stato rinvenuto in un'area che già aveva restituito nel 1996 (https://finds.org.uk/database/hoards/record/id/1238) un altro tesoretto di 169 denari d'argento denominato appunto Bottesford I. Il ritrovamento in questione è opera dei detectoristi J. Robinson e J. Sparks che l'hanno portato alla luce il 25 novembre 2003 a Holme, nel Lincolnshire. Composto da 408 denari d'argento è stato rinvenuto assieme a parte del contenitore: un piccolo vaso in argilla grigia il cui fondo aveva in diametro di 58 mm. Di tutto il ripostiglio, 115 pezzi sono stati acquisiti dall'associazione British Museum Friends che ne ha donati 15 al museo: https://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx?searchText=holme+hoard La parte rimanente è stata restituita agli scopritori che hanno poi provveduto a venderla in un'unica occasione tramite la casa d'aste DNW (Dix Noonan Webb Ltd) con la vendita pubblica del 16/03/2005 (https://www.dnw.co.uk/auction-archive/special-collections/foreword.php?specialcollection_id=316). Questo infine è l'esemplare che è entrato nella mia collezione: D\ ANTONINVS AVGVSTVS, busto laureato e drappeggiato a destra di Caracalla. R\ PONTIF TR P III, Caracalla nudo con mantello sulle spalle stante a sinistra, con un globo nella mano sinistra e una asta a punta in giù nella destra. RIC 30/b Ex D. Taylor collection; Ex DNW auction 16/03/2005; from Holme Hoard 2003. Per concludere, si tratta di un ripostiglio rientrante nel cosiddetto "denarius period" britannico e a proposito degli hoard rientranti in questo arco temporale, Roger Bland dice: A voi la parola per eventuali commenti o integrazioni!
  16. grigioviola

    Barlby Hoard (Selby, North Yorkshire)

    Generalmente, quando si pensa a un ripostiglio, subito la mente corre a immagini di repertorio di grandi depositi... vasi ceramici spaccati con migliaia di monete che fuoriescono e simili. Certo, molti sono i ripostigli di questa tipologia, ma non tutti sono così. Esistono anche dei depositi "small-size" composti da poche centinaia di pezzi o addirittura di qualche decina se non di meno! Ed ecco il caso, un piccolissimo deposito di soli 9 pezzi: 4 denari e 5 antoniniani (di buona lega) rinvenuti a Barlby, nel distretto di Selby nel North Yorkshire nel 2012. Il deposito è completamente censito nel sito del PAS e registrato con la sigla YORYM-70C2F3. Al termine dell'iter di dichiarazione di TREASURE CASE è stato dichiarato non di importanza nazionale e quindi di non interesse museale ed è stato restituito al ritrovatore che, l'ha poi immesso nel mercato numismatico come consentito dalla normativa inglese. La foto delle monete allo stato di ritrovamento è la seguente: E questo è il catalogo dei pezzi: 1. A base silver denarius of Elagabalus dating to the period AD 210 - 222 (Reece Period 10). VICTORIA AVG reverse type depicting Victory flying left holding wreath. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP ANTONINVS PIVS AVG Obverse Description: Laureate and draped bust right Reverse Inscription: VICTORIA AVG Reverse Description: Victory flying left holding wreath Mint Mark: - Die Axis: 12 Dimensions: Diameter: 18.5mm; Weight: 2.4g Reference: RIC IV, pt.2, p.38, no.161. 2. A base silver denarius of Severus Alexander dating to the period AD 222 (Reece Period 11). PM TR P COS PP reverse type depicting Mars standing left holding olive branch and reversed spear. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP C MAVR SEV ALEXAND AVG Obverse Description: Laureate and draped bust right Reverse Inscription: PM TR P COS PP Reverse Description: Mars standing left holding olive branch and reversed spear Mint Mark: - Die Axis: 6 Dimensions: Diameter: 19.1mm; Weight: 2.6g Reference: RIC IV, pt.2, p.71, no.7. 3. A base silver denarius of Severus Alexander dating to the period AD 231 - 235 (Reece Period 11). IOVI PROPVGNATORI reverse type depicting Jupiter left hurling thunderbolt. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP ALEXANDER PIVS AVG Obverse Description: Laureate, draped and cuirassed bust right Reverse Inscription: IOVI PROPVGNATORI Reverse Description: Jupiter left hurling thunderbolt Mint Mark: - Die Axis: 12 Dimensions: Diameter: 19.3mm; Weight: 1.9g Reference: RIC IV, pt.2, p.88, no.235. 4. A base silver denarius of Maximinus dating to the period AD 235 - 236 (Reece Period 11). FIDES MILITVM reverse type depicting Fides standing left with two standards. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP MAXIMINVS PIVS AVG Obverse Description: Laureate and draped bust right Reverse Inscription: FIDES MILITVM Reverse Description: Fides standing left with two standards Mint Mark: - Die Axis: 12 Dimensions: Diameter: 20.7mm; Weight: 2.1g Reference: RIC IV, pt.2, p.140, no.7a. 5. A base silver radiate of Gordian III dating to the period AD 241 - 243 (Reece Period 12). LAETITIA AVG N reverse type depicting Laetitia standing left holding wreath and anchor. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP GORDIANVS PIVS FEL AVG Obverse Description: Radiate draped and cuirassed bust right Reverse Inscription: LAETITIA AVG N Reverse Description: Laetitia standing left holding wreath and anchor Mint Mark: - Die Axis: 6 Dimensions: Diameter: 23.3mm; Weight: 3.9g Reference: RIC IV, pt.3, p.25, no.86. 6. A base silver radiate of Trebonianus Gallus dating to the period AD 251 - 253 (Reece Period 12). Uncertain reverse type. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP CAE C VIB TREB GALLVS AVG Obverse Description: Radiate draped and cuirassed bust right as seen from behind Reverse Inscription: Illegible Reverse Description: Illegible Mint Mark: - Die Axis: - Dimensions: Diameter: 20.6mm; Weight: 2.6g Reference: 7. A base silver radiate of Gallienus dating to the period AD 253 - 260 (Reece Period 12). VICT GALLIENI AVG reverse type depicting Emperor advancing right with spear and shield trampling captive. Mint of Milan. Obverse Inscription: GALLIENVS PF AVG Obverse Description: Radiate draped and cuirassed bust right Reverse Inscription: VICT GALLIENI AVG Reverse Description: Emperor right with spear and shield trampling captive Mint Mark: - Die Axis: 6 Dimensions: Diameter: 21.2mm; Weight: 2.1g Reference: Cunetio, p.106, no.754. 8. A base silver radiate of Postumus dating to the period AD 260 - 269 (Reece Period 13). [F]IDES M[ILI]TVM reverse type depicting Fides standing left holding standards. Principal mint of Gaul. Obverse Inscription: IMP C P[OSTV]MVS PF AVG Obverse Description: Radiate and draped bust right Reverse Inscription: [F]IDES M[ILI]TVM Reverse Description: Fides standing left holding standards Mint Mark: - Die Axis: 12 Dimensions: Diameter: 20.3mm; Weight: 2.8g Reference: RIC V, pt.1, no.121; Cunetio, p.97, no.446. 9. A base silver radiate of Valerian I dating to the period AD 253 - 260 (Reece Period 12). SALVS AVGG reverse type depicting Salus standing left feeding snake at alter and holding vertical sceptre. Mint of Rome. Obverse Inscription: IMP C P LIC VALERIANVS AVG Obverse Description: Radiate draped and cuirassed bust right Reverse Inscription: SALVS AVGG Reverse Description: Salus left feeding snake at alter and holding vertical sceptre Mint Mark: - Die Axis: 12 Dimensions: Diameter: 22.6mm; Weight: 2.5g Reference: Cunetio, p.143, no.2386 Il termine di chiusura del ripostiglio è riconducibile al regno di Postumo, probabilmente attorno alla fine del 261 inizi del 262 in quanto il pezzo di Postumo, che chiude il ripostiglio, risale alla 1 serie, 3 fase (datata dall'inizio alla fine del 261). Il piccolo numero di pezzi fa pensare a un gruzzoletto trasportato dal proprietario e occultato in emergenza in maniera intenzionalmente temporanea. Poi abbandonato per qualche accadimento successo al proprietario medesimo (morte? trasferimento? ...?). Un'altra ipotesi potrebbe far pensare a un principio di deposito interrotto pressoché sul nascere sempre per qualche imprevisto capitato al proprietario. Nel 261 i denari erano pressoché spariti dal flusso circolante soppiantati ormai dai radiati e quei pochi che si trovavano venivano sottratti e tesaurizzati quindi ritengo sia difficile che si tratti di un gruzzoletto ottenuto a pagamento di qualcosa e poi perso. I pezzi di Postumo e Gallieno non presentano segni particolari di usura da circolazione ma unicamente la mancanza di due frammenti (Postumo) e un rovescio stanco (Gallieno) il che fa pensare a una ridotta permanenza in circolazione (il Postumo può essersi frammentato nel corso del tempo per cause meccaniche quali lavori agricoli del fondo). Mentre i denari risultano più consunti, segno di maggior permanenza in circolazione. Per un attimo ho accarezzato l'idea di acquistare tutto il ripostiglio, ma il venditore ha deciso di spezzare il tutto in tre distinti lotti, due pezzi singoli e un piccolo lotto di 7 esemplari e alla fine sono riuscito a inserire in collezione solamente due esemplari: - il numero 2 del catalogo: "denarius of Severus Alexander - RIC IV, pt.2, p.71, no.7." - il numero 4 del catalogo: "denarius of Maximinus - RIC IV, pt.2, p.140, no.7a." E alla fine non mi è andata neppure male perché in ogni caso... il ripostiglio "completo" non l'avrei mai avuto dato che il terzo lotto conteneva un intruso al posto dell'antoniniano di Gordiano III: In ogni caso è evidente e apprezzabile il lavoro di pulizia certosino fatto sui singoli pezzi! E ora, come al solito, a voi la parola!
  17. Dopo un po' di tempo di assenza attiva dal forum, eccomi qui con... un nuovo ripostiglio! Deposito monetario de "La Ville au Moulin", Trévé. La Ville au Moulin, è una località di Trévé, una cittadina situata a nord-ovest della Francia a una quarantina di chilometri da Saint-Brieuc, città sulla costa che si affaccia sul canale della Manica. Il 17 giugno del 2012 il signor M. S. Gastard scoprì in un campo 8 antoniniani mentre compiva delle ricerche con il suo metal detector nei pressi della citata località in una zona priva di contesti archeologici. Ottenuto il permesso del proprietario per compiere ulteriori indagini e con l'autorizzazione del dipartimento dei servizi archeologici competente per quel territorio, verso la seconda metà di luglio del medesimo anno, in un'area di circa 100mq sono state rinvenute 1155 monete e dei frammenti del fondo di un vaso che doveva probabilmente contenere il ripostiglio. Ulteriori ricerche compiute in più riprese tra il 2012 e il 2013 hanno portato in luce altri 318 antoniniani. Infine, nel 2014, allargando il raggio di ricerche a una particella di terreno confinante in quanto si pensava potesse esserci un secondo ripostiglio, sono emerse ulteriori 14 monete, ma nessun deposito ulteriore. In totale il deposito di Trévé consta di 1495 monete di cui 7 denari e 1488 antoniniani. Il ripostiglio si apre con due esemplari di Caracalla contemporanei all'introduzione dell'antoniniano (215) e si chiude con 7 imitazioni radiate di Tetrico I (emesse dopo il 274, durante probabilmente il regno di Probo attorno al 280) tutte con legami di conio. Questa la composizione nel suo complesso: La particolarità del deposito sta proprio nelle 7 imitazioni di Tetrico che pongono alcuni interrogativi in merito al vuoto temporale tra l'ultima emissione ufficiale che andrebbe a chiudere il ripostiglio (Tetrico 274, ufficiale) e quest'ultime (280 circa): o le imitative di Tetrico (tutte con i medesimi conii) facevano parte di un secondo accumulo non rinvenuto (motivo delle indagini del 2014) oppure il ripostiglio è stato occultato salvo poi essere recuperato per inserire a distanza di qualche anno altre monete... una sorta di "coda di tesaurizzazione" che si dev'essere interrotta per cause di forza maggiore (morte del proprietario?) che hanno fatto sì che venisse evitato il dissotterramento. Del gruppo delle 14 imitazioni di Postumo, sono entrato in possesso di questo esemplare - non in eccelsa conservazione - ma con un suo fascino: 23 mm, 4,8 gr - biglione D\ IMP C POSTVMVS P F AVG. R\ VIRT-VS AVG. Lo stile della moneta è molto buono e vicino al prototipo, tuttavia la legenda tradisce l'origine locale del pezzo, specialmente le le grandi M al dritto composte da "V" capovolte e accoppiate. E siccome non potevo lasciar Postumo da solo in vassoio, abituato com'era a stare assieme a 1494 "amici", gli ho preso anche un Valeriano che, tra l'altro, come tipologia mi mancava: 22 mm - 3,23 gr - Zecca di Treviri D\ VALERIANVS. P. F. AVG. R\ DEO VOLKANO. A voi la parola per eventuali commenti!
  18. Dopo aver discusso e presentato in questa sezione molte ripostigli inglesi del III secolo, questa volta mi trasferisco in Francia, più precisamente a Reyssouze nell’Ain dove l’11 ottobre del 2014 durante alcuni lavori privati in un terreno, è stato fortuitamente scoperto un ripostiglio di 2096 monete di cui 17 denari e 2079 antoniniani. 1147 antoniniani appartengono all’Impero Gallico e 577 risultano essere produzioni irregolari. Tra le imitazioni vengono segnalati anche almeno 11 esemplari della serie DIVO CLAVDIO (conteggiati però con il gruppo di emissioni relative all’Impero Centrale). L’intero ripostiglio, dopo uno studio preliminare, è stato messo in vendita tramite asta pubblica. Questa è la composizione del ripostiglio per imperatori (e congiunti): Impero Centrale Settimio Severo Geta Caracalla Eliogabalo Giulia Mesa Alessandro Severo Massimino Gordiano III Filippo I Otacilia Severa Filippo II Traiano Decio Errenia Etruscilla Divi Treboniano Gallo Volusiano Valeriano I Gallieno Marianina Salonina Salonino Valeriano II Gallieno (regnante da solo) Salonina Claudio II Divo Claudio Quintillo Aureliano Severina Tacito Florian Probo Caro Carino Numeriano Diocleziano Impero Gallico Postumo Aureolo Mario Vittorino Tetrico I Tetrico II Imitazioni Il report preliminare attualmente disponibile (a cura di Isabelle Bollard-Raineau), costituisce l’unico studio esistente sul ripostiglio, ma non è completo e soprattutto non è privo di errori e refusi. Il blocco di monete degli imperatori gallici, per esempio, non è stato classificato completamente e nella lista dei sovrani ufficialmente non risultano emissioni di Mario, mentre a seguito di una revisione del materiale da parte della casa d’aste che ne ha curato la vendita, è emerso un antoniniano dell’imperatore gallico del tipo FELICITAS AVG. Leliano non risulta invece presente nel ripostiglio. Il deposito è stato trovato con il suo contenitore originario: una vaso in lamina di bronzo di fattura italica, ma di produzione locale. Si tratta di un normale vaso di uso comune di fatto presente tra le normali dotazioni domestiche. Si tratta quindi di un possibile ripostiglio apparentemente “domestico”. C’è un grande lasso temporale tra le emissioni più vecchie e quelle più recenti: il termine “post quem” è il 286 a fronte di un termine “ante quem” del 195. Tale tipologia di ripostiglio rientra in una serie di depositi analoghi come Goeblingen (2769 es; TPQ 279), Cléry (2787 es; TPQ 282), Reichenstein (2555 es; TPQ 283) ma è paragonabile anche a depositi più consistenti come Evreux (73373 es; TPQ 282), Sainte-Pallaye (8864 es; TPQ 283), Bavai (6659 es; TPQ 289), Annecy (10640 es; TPQ 281) o l’italiano La Venera (46077 es; TPQ 287). Il tesoro di Reyssouze presenta una parte di evidente tesaurizzazione (lampante la presenza di denari d’argento del periodo severiano, ma anche di buoni antoniniani in biglione con un discreto quantitativo di argento) e una parte che doveva riflettere parte della circolazione monetaria del periodo nonostante il mantenimento dello scopo iniziale dell'accumulo (la tesaurizzazione). La presenza di antoniniani di Probo in ottimo stato di conservazione fa propendere per una data di chiusura del ripostiglio anteriore al 300, approssimativamente collocabile tra il 286/290 e potrebbe quindi essere messo in relazione con le invasioni barbariche che interessarono le Gallie attorno agli anni ‘80 del III secolo e quindi condizionato proprio dal periodo di instabilità e scarsa sicurezza del territorio che gravava sulla provincia gallica recentemente riannessa all’Impero Centrale. Sulla composizione si possono fare alcune considerazioni. Per la componente di monete relative all’Impero Centrale, gli esemplari anteriori al 253 costituiscono una porzione consistente di una sessantina di esemplari di cui fanno parte 17 denari che di sicuro uscirono dalla circolazione monetaria attorno al 251 a seguito del loro recupero sistematico durante il regno di Traiano Decio prima e Treboniano Gallo dopo. Il grado di usura di questi pezzi non è elevato, anzi, alcuni esemplari godono di una buona conservazione come ad esempio il pezzo di divinizzazione emesso da Caracalla per Settimio Severo. (DIVO SEVERO PIO / CONSECRATIO; RIC 191e; 211 d.C.) Si tratta quindi di esemplari sottratti abbastanza repentinamente dalla circolazione e quindi di una sorta di ripostiglio iniziato e continuato nel tempo. Molto presumibilmente l’accantonamento dev’essere iniziato prima della sparizione totale dalla circolazione delle monete di argento puro e quindi sicuramente prima degli anni ‘50 del III secolo: una sorta di ripostiglio famigliare presumibilmente gestito da più generazioni. La presenza di antoniniani di buona lega della prima metà del III secolo è altrettanto rilevante: 22 esemplari di Gordiano III (20 della zecca di Roma e 2 della zecca di Antiochia) 13 esemplari di Filippo I e congiunti (di cui anche un denario a nome di Otacilia Severa, tutti della zecca di Roma), 9 esemplari di Traiano Decio e congiunti, 3 esemplari di Treboniano Gallo e 1 solo esemplare di Volusiano. La composizione di antoniniani dell’Impero Centrale da Valeriano a Quintillo è così strutturata: 52 sono gli esemplari della serie DIVO CLAVDIO di cui 11 ufficiali, 31 indetermnati e 10 imitativi. Complessivamente sono raggruppati in 40 di tipo Altare e 12 di tipo Aquila. Circa la componente “gallica” invece la ripartizione fatta nello studio preliminare è la seguente: Che va tuttavia rettificata dato che nel computo è “scappato” un esemplare di Mario confuso per un altro sovrano gallico. Mi soffermo ad approfondire alcuni aspetti di questo gruppo dato che, come ben sapete, il cuore dei miei interessi numismatici riguarda proprio la monetazione dell’Impero Gallico. la presenza delle monete galliche è piuttosto notevole (più della metà dell’intero ripostiglio se consideriamo le imitative) le imitative galliche sono quasi tutte di buon modulo e di buon peso. Si possono considerare pressoché assenti i cosiddetti minimi (diametro inferiore ai 10 mm). Le imitative presenti inoltre hanno uno stile molto aderente ai prototipi ufficiali o comunque abbastanza buono tale da confondersi con i tipi imitati o comunque da essere utilizzati con pari valore delle emissioni ufficiali. La presenza di moneta gallica così strutturata rispecchia l’evoluzione della produzione (e circolazione monetaria) senza tradire l’intento originario del deposito ovvero la costituzione di un gruzzolo di tesaurizzazione che riflette il progressivo impoverimento del materiale monetale pur tuttavia continuando a rispettare il principio della legge di Gresham: accantonamento della moneta con maggior contenuto di fino e mantenimento nel flusso circolatorio della moneta più povera. La qualità delle imitative presenti infatti rappresenta proprio un lavoro di selezione del circolante: tesaurizzazione della sola moneta rispondente a determinati standard (buon peso, buon modulo e stile vicino alle emissioni regolari) e conseguente scarto di imitative di bassa qualità, peso e moduli ridotti che erano comunque in circolazione (se non addirittura in produzione) al momento della formazione/occultamento del tesoro. Utilizzando le classi di catalogazione delle imitative proposte da Jean Marc Doyen nel suo studio sulla monetazione imitativa, nel ripostiglio di Reyssouze la produzione locale è da ricondurre sostanzialmente alle classi 1 e 2 con sporadici esemplari rientranti nelle classi 3 e 4 (quantitativi comunque non rilevanti): Quindi le classi 3 e 4, di fatto assenti nel deposito, erano in circolazione e in produzione proprio nell’ultimo periodo di accantonamento del deposito e della sua chiusura. L’ultimo blocco di Antoniniani a essere analizzato è quello riferibile agli anni 270/288 e riconducibile all’Impero Centrale con la riannessione dei territori gallici (dopo il 273 grazie ad Aureliano). La composizione è così strutturata: Aureliano: 199 esemplari (48,7% Milano; 21,1% Roma; 16,7% zecca incerta; 4,5% Serdica; 4% Siscia; 2,5% Lione; 2,5% Pavia; 0,5% Cizico) Tacito: 61 esemplari (70,5 % Lione; 23% Pavia; 4% Roma) Floriano: 7 esemplari (Lione) Probo: 177 esemplari (79,7% Lione; 14,7% Pavia; 2,3% Roma; 1% Siscia; 2,3% zecca incerta) Caro: 6 esemplari (5 Lione, 1 Roma) Carino: 19 esemplari (18 Lione, 2 Roma) Numeriano: 16 esemplari (Lione) Diocleziano: 4 esemplari (Lione) Gli esemplari appartenenti al periodo di chiusura del ripostiglio sono mal rappresentati e costituiscono un gruppo assai poco numeroso rispetto l’insieme del tesoro. Ampliando lo spettro d’analisi si può notare come con Aureliano il grosso dell’apporto al flusso monetario era garantito dalla zecca di Milano per poi passare il primato alla zecca di Lione che di fatto garantiva, assieme all’atelier di Pavia (aperto in concomitanza alla chiusura di Milano) la quasi totalità del circolante dell’area gallica. Verosimilmente la tesaurizzazione di esemplari nuovi e riformati di Aureliano prima e Probo poi, doveva essere bilanciata dal permanere in circolazione di un considerevole quantitativo di numerario imitativo abbondantemente svilito e sottopeso segnale di come vi fosse necessità di moneta spicciola per i traffici quotidiani e di come nei territori gallici abbia faticato a imporsi la moneta riformata che doveva sostituire le emissioni galliche. Chiudo ora la discussione allegandovi la mia rappresentanza del ripostiglio qui analizzato, ovviamente la scelta degli esemplari è ricaduta sostanzialmente nei sovrani gallici, imitative comprese, con l’inclusione degli imperatori centrali coevi Claudio, Quintillo e Aureliano (di quest’ultimo ho optato per l’ultima emissione uscita dalla zecca di Milano prima della sua chiusura). Purtroppo mancano all’appello Gallieno e Mario per la rappresentanza completa dell’arco temporale di mio interesse, ma mi ritengo comunque soddisfatto della composizione del mio “petit tresor monétaire”. 1) Postumo e Aureolo 2) Vittorino 3) Tetrico I e II 4) Claudio e Quintillo 5) Imitative 1/2 6) Imitative 2/2 7) Aureliano Portate pazienza per le foto... fatte al volo ieri sera con il telefono, poca luce e nessun accorgimento particolare. Nel gruppo, apparentemente alquanto "ordinario", ci sono alcune chicche per appassionati gallici e un pezzo interessante e anche, direi, abbastanza raro che è sfuggito sia in fase di catalogazione preliminare che in fase di verifica prima della vendita all'incanto e della successiva rivendita da parte del venditore professionale (purtroppo i miei sono acquisti di "seconda" tornata e quindi risentono di un leggero rincaro). Vediamo se notate gli elementi di maggior interesse... io non vi dico nulla
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