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Monete romane, riusi e usanze


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

talvolta ricorre, nelle discussioni degli anni precedenti, il tema del riuso delle monete romane. Uno degli esempi più classici è costituito dal riutilizzo come pendente, mediante adozione di un foro passante marginale. Chiaramente il rinvenimento di una moneta forata se decontestualizzata non può automaticamente fornire indicazioni sul periodo di utilizzo secondario e per questo motivo ho pensato di segnalare la comunicazione del ritrovamento seguente.

Nel 2004 è stato scavato nei pressi della Cattedrale di Verona (Via Duomo, 8) un complesso residenziale di età romana imperiale utilizzato sino al IV secolo d.C. Durante il periodo altomedioevale l’area fu usata a fini sepolcrali e furono rinvenute alcune tombe. Una di queste conteneva i resti di una bambina di 3-4 anni con un corredo funerario composto da gruppi di monili posti alla base del collo, a sinistra del bacino e tra i due femori.

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Si tratta di alcune collane/braccialetti costituiti perloppiù da perle di pasta vitrea e ambra. La terza concentrazione di manufatti, vicino al femore destro, è costituito da alcune monete forate.

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Le monete sono attribuibili a:

- Probus antoniniano VIRTVS PROBIAVG (276 d.C.)

- Constans GLORIA EXERCITVS

- Constantius II FEL TEMP REPARATIO cavaliere che cade

- decanummo ostrogoto serie felix Ravenna /aquila

- mezzo follis bizantino di Giustiniano (565 d.C.)

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Il terminus post quem al 565 d.C. ha consentito l’attribuzione ad una popolazione di tipo longobarda che spesso presentano una sorta di “recupero del passato” manifestata nelle presenza di manufatti più antichi rinvenuti nei corredi funebri.

Un confronto si può portare con la deposizione 79 della necropoli longobarda di Romans d’Isonzo che presentava nel corredo funerario cinque monete bucate del IV secolo d.C. che erano assicurate alla cintura della defunta. Quindi l’uso di monete non è esclusivo di bambini/e ma è proprio anche delle sepolture femminili di epoca longobarda; inoltre l’uso di appenderle alla cinta può essere proposto anche per la sepoltura di Verona.

Per la cronaca, a Romans d’Isonzo solo due monete risultano leggibili e si tratta più precisamente di un follis di Costantino VRBS ROMA e un GLORIA ROMANORVM di Graziano.

La presenza di monete romane, gote e bizantine potrebbe testimoniare la loro circolazione almeno in termini di moneta di piccolo valore; nel contempo la loro antichità conferiva loro valore e resi degni di ostentazione e quindi, di riuso come decorazione. Sembra che fosse uso comune il riuso delle monete bizantine di metalli prezioso presso l’elite e forse l’uso di quelle in bronzo cercava di imitare questo utilizzo. In mancanza di monete talvolta venivano utilizzati dischetti bronzei lisci.

Tratto da:

http://www.univr.it/documenti/Documento/allegati/allegati423707.pdf

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Un uso molto più particolare è costituito dall’uso marinaresco di depositare monete bronzee beneauguranti sotto l’albero maestro della nave. Gli esempi di tale usanza sono molteplici, mi limito a quello britannico della “nave 1 di Blackfriars”.

Si tratta di una nave adibita al trasporto fluviale sul Tamigi/Thamesis individuata e scavata nel 1962-1963.

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Ricostruzione

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Metodo costruittivo

Il relitto giaceva a circa 120 metri dalle mura di Londinium e il suo affondamento è riferibile al 150 d.C. (dato dendrocronologico).

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L'affondamento e la deposizione nel letto fluviale

Costruita in legno di quercia, di tipologia romano-celtica, trasportava tra i vari materiali una macina grezza in pietra; il litotipo proviene dai Monti Pennini o dall’area belgica.

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Scavo

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La macina grezza

Sotto l’albero maestro è stata rinvenuto un asse di Domiziano (88-89 d.C.) appoggiato in modo che il dritto era rivolto verso il basso, volgendo in alto la figura della FORTVNA rappresentata a rovescio.

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L'alloggiamento dell'albero maestro. Sul fondo, l'asse di Domiziano.

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L'asse

Si tratta di un uso, quello di celare alcune monete alla base dell’albero maestro, perpetuatosi fino ai giorni odierni: anche sull’incrociatore USA Higgins, commissionato nel 1999, sono state deposte 11 monete rare.

Tratto da:

Archeo, anno XXIX, numero 11.

http://www2.rgzm.de/Navis/ships/ship020/ship020.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/Blackfriars_Ships

http://www.emmaf.org/kris_lorenz/wp-content/uploads/2012/11/11-28-2012-RomanPres-14-BlackfriarsBlackSeaandMainz.pdf

Ciao

Illyricum

:)

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Ciao,

Per la cronaca, a Romans d’Isonzo solo due monete risultano leggibili e si tratta più precisamente di un follis di Costantino VRBS ROMA e un GLORIA ROMANORVM di Graziano.

La presenza di monete romane, gote e bizantine potrebbe testimoniare la loro circolazione almeno in termini di moneta di piccolo valore; nel contempo la loro antichità conferiva loro valore e resi degni di ostentazione e quindi, di riuso come decorazione. Sembra che fosse uso comune il riuso delle monete bizantine di metalli prezioso presso l’elite e forse l’uso di quelle in bronzo cercava di imitare questo utilizzo. In mancanza di monete talvolta venivano utilizzati dischetti bronzei lisci.

avendo la monografia sugli scavi 1987- 1988 presso la necropoli di Romans d'Isonzo sono andato a rivedermi la parte dove sono descritte le monete ritrovate nella tomba 79. Apro un piccolo inciso: perchè Romans? Il motivo è semplice: si tratta di una località sul tracciato che dalla Pannonia portò queste popolazioni in Italia nel 568 d.C. (più o meno coeve sono le inumazioni più antiche) passando per Cividale, come attesta Paolo Diacono. Altre vie d'entrata da oriente potevano essere anche la vallata del Vipacco (a est di Romans) e difatti l'area di Romans/Gradisca fu presidiata in seguito dagli stessi Longobardi per opporsi ad ulteriori invasioni barbariche.

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Video degli scavi 2007:

http://www.fvg.tv/WebTV/dettaglio?video.id=172&video.lingua.id=IT

Si tratta dei tipi già descritti, per la precisione l'VRBS ROMA con zecca da Cizycus mentre la GLORIA ROMANORVM è da Thessalonica. Curiosamente, non si tratta di monete provenienti dalla zecca della vicina Aquileia.

Si trovavano "direttamente alla cintura oppure ad un elemento secondario sarebbe stato appeso l'anello /a cui erano sospese cinque monete enee; la presenza di nominali riutilizzati come accessorio ornamentale di cintura trova numerosi riscontri in sepolture di individui appartenetei a stirpi germaniche. Ogni moneta era collegata all'anello 7a mediante un filamento bronzeo, di cui sono conservati solamente gli avvolgimenti nei fori praticati sui tondelli in prossimità del bordo."

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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  • 5 settimane dopo...

Ciao,

talvolta ricorre, nelle discussioni degli anni precedenti, il tema del riuso delle monete romane. Uno degli esempi più classici è costituito dal riutilizzo come pendente, mediante adozione di un foro passante marginale. Chiaramente il rinvenimento di una moneta forata se decontestualizzata non può automaticamente fornire indicazioni sul periodo di utilizzo secondario e per questo motivo ho pensato di segnalare la comunicazione del ritrovamento seguente.

Nel 2004 è stato scavato nei pressi della Cattedrale di Verona (Via Duomo, 8) un complesso residenziale di età romana imperiale utilizzato sino al IV secolo d.C. Durante il periodo altomedioevale l’area fu usata a fini sepolcrali e furono rinvenute alcune tombe. Una di queste conteneva i resti di una bambina di 3-4 anni con un corredo funerario composto da gruppi di monili posti alla base del collo, a sinistra del bacino e tra i due femori.

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Si tratta di alcune collane/braccialetti costituiti perloppiù da perle di pasta vitrea e ambra. La terza concentrazione di manufatti, vicino al femore destro, è costituito da alcune monete forate.

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Le monete sono attribuibili a:

- Probus antoniniano VIRTVS PROBIAVG (276 d.C.)

- Constans GLORIA EXERCITVS

- Constantius II FEL TEMP REPARATIO cavaliere che cade

- decanummo ostrogoto serie felix Ravenna /aquila

- mezzo follis bizantino di Giustiniano (565 d.C.)

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Il terminus post quem al 565 d.C. ha consentito l’attribuzione ad una popolazione di tipo longobarda che spesso presentano una sorta di “recupero del passato” manifestata nelle presenza di manufatti più antichi rinvenuti nei corredi funebri.

Un confronto si può portare con la deposizione 79 della necropoli longobarda di Romans d’Isonzo che presentava nel corredo funerario cinque monete bucate del IV secolo d.C. che erano assicurate alla cintura della defunta. Quindi l’uso di monete non è esclusivo di bambini/e ma è proprio anche delle sepolture femminili di epoca longobarda; inoltre l’uso di appenderle alla cinta può essere proposto anche per la sepoltura di Verona.

Per la cronaca, a Romans d’Isonzo solo due monete risultano leggibili e si tratta più precisamente di un follis di Costantino VRBS ROMA e un GLORIA ROMANORVM di Graziano.

La presenza di monete romane, gote e bizantine potrebbe testimoniare la loro circolazione almeno in termini di moneta di piccolo valore; nel contempo la loro antichità conferiva loro valore e resi degni di ostentazione e quindi, di riuso come decorazione. Sembra che fosse uso comune il riuso delle monete bizantine di metalli prezioso presso l’elite e forse l’uso di quelle in bronzo cercava di imitare questo utilizzo. In mancanza di monete talvolta venivano utilizzati dischetti bronzei lisci.

Tratto da:

http://www.univr.it/documenti/Documento/allegati/allegati423707.pdf

Su questo argomento c'è anche un bell'articolo di Claudia Perassi "Monete romane forate, qualche riflessione" che esplica le motivazioni (per decoro e come monile) che spinsero a questa tipologia di riutilizzo. L'usanza era tipica dei popoli barbari (anche i romani non erano immuni allla forazione, ma la effettuavano principalmente per decorazione), quindi tipica delle zone periferiche dell'impero (il limes). Soprattutto si è notata una vasta concentrazione di monete forate del III secodo a.c. In alcuni casi, rari e pregiati, si è evitata la foratura e si è proceduto a incastonare la moneta in pendenti o bracciali (veri e propri lavori di gioielleria!)

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Un bellissimo esemplare di sesterzio di Antonino Pio con antico , in quanto patinato , tentativo di foratura , non completamente riuscito , per appendere la moneta al collo o in corazza , al rovescio Marti Ultori ; usanze e scaramanzie che a distanza di tanti secoli non cambiano .

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Modificato da Legio II Italica
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  • 1 mese dopo...

Ciao a tutti :)

Spero di non fare un torto ad @@Illyricum65 se utilizzo lo spazio della sua discussione per mostrare una curiosità.

Si tratta di alcune monete che ho trovato in internet sulle quali sono stati incisi dei segni probabilmente per trasformarle in pedine da gioco.

Mi sembrava superfluo aprire un'altra discussione e credo si colleghi bene a questa :)

Ecco le due monete:

La prima fa parte della Midwest Collection: fu attribuito (erroneamente) un significato religioso alla croce del rovescio e per questo venne inclusa nella raccolta di monete cristiane. L'altra, invece, è attualmente in vendita nel negozio ebay di un numismatico tedesco dove si specifica che probabilmente si tratta proprio di una pedina da gioco.

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Avete visto altre monete con qualche simbolo simile? Avete idea di che tipo di gioco poteva trattarsi?

Modificato da Matteo91
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