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Grossone - doge Foscari; vogliamo parlarne?


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Supporter

Buona Domenica

Non sappiamo se nei primi giorni di quel luglio 1429, i membri del Consiglio dei Pregàdi della Serenissima Repubblica di Venezia – così veniva chiamato il Senato della Repubblica – con le loro lunghe toghe rosse e raccolti nella sala posta al secondo piano del palazzo ducale, fossero oppressi da quella canicola umida che, generalmente, avvolge la città in questo mese.

Certamente lo erano per le condizioni politiche, sociali ed economiche dello Stato. Venezia era in guerra e le finanze erano a zero.

Pochi anni aprima, il 15 aprile 1423, era stato eletto doge, alla sola età di quarantanove anni, Francesco Foscari, già Procuratore di San Marco.

Il Foscari era il personaggio di spicco tra i fautori della politica di espansione territoriale della Serenissima in Italia, necessità che nasceva dall'esigenza di garantire la sicurezza dello Stato in prima persona, senza avvalersi di alleanze con le signorie limitrofe che non davano affatto certezze di stabilità e più volte si erano dimostrate infide, facendo dei trattati sottoscritti, carta straccia.

Era la persona giusta per questo scopo; era soprattutto giovane, di ottima presenza e di miglior eloquenza, aveva una mimica oratoria che, stando a quanto ci è stato tramandato dai contemporanei, incantava i convenuti; un vero istrione.

Dalla sua elezione e per i successivi 34 anni del suo dogato, furono 34 anni di guerre che costarono a Venezia lunghi e penosi sacrifici, con le finanze in “sconquasso” e le cui conseguenze si trascinarono nel tempo.

Il casus belli fu l'alleanza che venne siglata nel dicembre del 1425 tra Venezia e Firenze, già in guerra contro Filippo Maria Visconti; di fatto Venezia apriva un nuovo fronte che servisse ad indebolire Milano e le sue mire espansionistiche.

Milano aveva già conquistato precedentemente Imola e Faenza e aveva esteso i suoi interessi a ridosso della Dominante; bisognava fermarla ora, senza alcun indugio.

La guerra fu più volte interrotta da paci tanto effimere, quanto brevi; tra il 1425 ed il 1433 le battaglie si susseguirono e Venezia, alla fine, poteva aggiungere al suo dominio di terraferma il Bresciano, il Bergamasco e parte del Cremonese.

Noi ci fermiamo qui, al 9 luglio 1429; parlare delle successive fasi della guerra ci porterebbe troppo lontano dal nostro tema.

Il Papadopoli, nel suo libro “Le monete di Venezia”, ci dice che in questo giorno il Consiglio dei Pregàdi determinava che con il quarto di tutto l'argento che i mercanti vendevano a Venezia e che avevano l'obbligo di consegnare in zecca per farne moneta, si dovevano coniare i soldi nella forma usata e due nuove monete: l'una da due soldi (pari a mezzo grosso) e l'altra da 8 soldi (pari a 2 grossi); l'argento impiegato per tale produzione doveva essere suddiviso in uguale proporzione e cioè per 1/3 ciascuna.

Veniva anche confermato che la lega delle monete, sia quelle nuove, sia la vecchia, doveva essere quella solita, tale per la quale 104 soldi fossero pari ad un ducato; si confermava altresì la produzione solita del grosso ad uso dei mercanti che lo utilizzavano in Levante.

Il mezzo grosso, seppur col nome di mezzanino, era una moneta che la zecca veneziana aveva già coniato, anche se aveva caratteristiche differenti da quest'ultimo e l'ultima sua coniazione era avvenuta ai tempi del doge Andrea Dandolo (1342 – 1354); era quindi passato quasi un secolo e quella moneta era ormai sconosciuta ai tempi del Foscari, tant'è che non riprese nemmeno la vecchia denominazione; il grosso da otto soldi, chiamato grossone, era invece un nuovo conio che non aveva precedenti.

Ma quali erano le motivazioni che avevano spinto Venezia a produrre le due nuove nonete?

Sempre il Papadopoli scrive che le monete da uno, da due e da otto soldi erano state coniate perchè venissero spedite nei nuovi territori entrati a far parte del dominio, in particolare il bresciano ed il bergamasco, poiché quelle provincie erano invase da monete forestiere.

Più esplicito quello che viene riportato nel “Capitolar dalle broche” - Giorgetta Bonfiglio Dosio, Bibliotheca Winsemann Falghera, Editrice Antenore Padova 1984:

De le sorascrite veramente tre sorte over qualittà de monede debia esser manda' mo' e de tempo in tempo a le parte bressiane e pergamesse quella quantitade, la qual serà deà de bexogno in numero dei denari, i qual de tempo in tempo serà mandadi per le page de le nostre ziente d'arme, aziò che quele monede rezeva chorso debito si per honor chomo utilitate nostra e contentamento de' sudditi nostri.”

Analizzando le motivazioni scritte nel capitolare, possiamo evincere che le motivazioni erano più d'una, non solo quella addotta dal Papadopoli.

Vogliamo scriverne? In particolare del “Grossone”, moneta da otto soldi veramente nuova nel contesto della monetazione veneziana; moneta che non si rifà a precedenti emessi e che solamente dopo quasi ottant'anni verrà nuovamente coniata, sotto il dogato di Leonardo Loredan (1501 – 1521), ma in un contesto sociale, economico e monetario drasticamente cambiato rispetto a quello in essere al tempo del Foscari.

Intanto posto qualche immagine......

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Supporter

Questo esemplare è certamente tra i meglio conservati che ho visto; c'è da dire, infatti, che questa moneta, una volta immessa nei nuovi territori del dominio da terra, fu tosata fino all'inverosimile e se ne possono trovare alcuni ai quali manca tutta la porzione occupata dalla legenda.

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D:/ FRANCISCVS ° FOSCARI DVX - Il doge in piedi, a sinistra, tiene conle mani il vessillo con la banderuola a destra; il tutto in un cerchio di perline.

R:/ + ° SANCTVS ° MARCVS ° VENETI ° - Busto di San Marco Frontale con aureola; tiene nella sinistra il Vangelo e con la destra benedice; il tutto in un cerchio di perline.

Quest'altro esemplare è già "nella media" di quelli che si possono reperire; sufficientemente consumato, tosato ed anche fessurato :( , ma quanta storia....

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Modificato da 417sonia
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Già nel 1429 comincia a farsi sentire l'esigenza di moneta grossa d'argento. E' iniziata la strada che in pochi decenni porterà alla coniazione della prima lira, quella chiamata ''tron''...

Arka

P.S. La rappresentazione del doge sul primo grossone è sicuramente la migliore che io abbia mai visto. Complimenti 417sonia.

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Secondo me siamo nell'ambito e nel momento specifico delle così definite " guerre monetarie " tra Venezia e Milano, con Firenze comunque presente e partecipe come alleata di Venezia.

L'annessione dei territori di Brescia e Bergamo con la vicinanza al territorio milanese crea sicuramente un problema nel circolante tra le due aree ,Filippo Maria Visconti cerca sortite monetarie con immissioni di monete nel territorio veneziano che probabilmente causa la risposta veneziana del 1429 con la creazione di nuove monete destinate ai territori assoggettati.

Tra l'altro le monete milanesi cattive in territorio veneziano vennero poi bandite e Firenze non rimase neutrale in tutto questo.

Periodo di instabilità monetaria e di attacchi monetari....così sembrerebbe.....

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Supporter

Secondo me siamo nell'ambito e nel momento specifico delle così definite " guerre monetarie " tra Venezia e Milano, con Firenze comunque presente e partecipe come alleata di Venezia.

L'annessione dei territori di Brescia e Bergamo con la vicinanza al territorio milanese crea sicuramente un problema nel circolante tra le due aree ,Filippo Maria Visconti cerca sortite monetarie con immissioni di monete nel territorio veneziano che probabilmente causa la risposta veneziana del 1429 con la creazione di nuove monete destinate ai territori assoggettati.

Tra l'altro le monete milanesi cattive in territorio veneziano vennero poi bandite e Firenze non rimase neutrale in tutto questo.

Periodo di instabilità monetaria e di attacchi monetari....così sembrerebbe.....

Buona Domenica

Certamente è un periodo nel quale i contendenti non lesinano alcuna iniziativa che possa destabilizzare l'avversario; anche l'emissione di monete "cattive" poteva servire per obbligare il "nemico" a mettere in campo delle contromosse, sempre dispendiose.

Altro motivo è l'esorbitante costo delle guerre, soprattutto per Venezia. La Serenissima era "nuova" ad imprese territoriali di tale respiro e non possedeva, a quei tempi, una struttura militare adeguata alle campagne terrestri, né era nella sua indole incaricare nobili veneziani al comando di truppe campali; preferiva quindi ingaggiare costosissime compagnie di ventura.

In questa lunga guerra disseminata di battaglie, Venezia si affida a Francesco Bussone, detto il Carmagnola, poi a Bartolomeo Colleoni e ancora a Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, solo per citare i più noti.

Veri industriali della guerra che, con le loro truppe mercenarie, erano al soldo di chi pagava di più .... e Venezia pagava molto evidentemente... se, come ci dice il Papadopoli, il grosso era la moneta specifica per il commercio nel Levante, con quale moneta venivano pagate le truppe?

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E' interessante riportare a tal proposito anche quanto dice Gigliola Soldi Rondanini in " La moneta viscontea nella pratica e nella dottrina " in Atti del Convegno Internazionale di Studio , Milano, 9-14 maggio 1983, La zecca di Milano :

"Mi pare, tuttavia, possibile indicare fin d'ora che la politica monetaria perseguita in quegli anni, sebbene sottoposta alle condizioni generali della circolazione tra stato e stato ( cui non era estranea una sorta di " guerra " combattuta per lo più attraverso le massicce falsificazioni ) denunci ben più che altrove, per esempio a Venezia, il prevalere dell'interesse dei mercanti - banchieri facenti parte del gruppo di governo su quello generale del dominio ".

Ipotesi interessante che punta a far vedere che oltre a interessi prettamente statali in tutto questo potevano incidere ed esserci anche importanti interessi privati .

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Supporter

Beh, è chiaro che Venezia mirava a Brescia e Bergamo perché giudicate regioni molto ricche, immerse nella pianura, con una popolazione dedita all'agricoltura e all'allevamento; c'erano anche miniere e l'estrazione del ferro e la sua lavorazione (soprattutto nel Val Trompia) facevano gola....

Più popolazione significava per la "Dominante" maggiori consumi, più forza lavoro (è forse un caso che i bergamaschi fossero già allora riconosciuti come ottimi carpentieri e infaticabile "forza lavoro" ?). Ma significava anche dover coniare più moneta e conseguentemente guadagnare dalla sua emissione.

Modificato da 417sonia
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mi intrometto nella bellissima discussione postando il mio maltrattatissimo grossone, molto tosato e con alcune ossidazioni (argento basso?).

Quasi tutti i grossoni che ho avuto modo di vedere sono tosati.

Intendo, molto più della media di qualsiasi altro tipologia di moneta veneziana d'argento.

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Supporter

mi intrometto nella bellissima discussione postando il mio maltrattatissimo grossone, molto tosato e con alcune ossidazioni (argento basso?).

Quasi tutti i grossoni che ho avuto modo di vedere sono tosati.

Intendo, molto più della media di qualsiasi altro tipologia di moneta veneziana d'argento.

Buona giornata

Maltrattato come gran parte dei grossoni che si vedono; nemmeno tanto rispetto ai tanti ancor più maltrattati e tosati; le incrostazioni sembrano ben compatte, hai provato a farle "saltare" facendo leva con uno stuzzicadente o con un legnetto, tipo quelli che usano le manicure per sollevare le pellicine dalle unghie?

Credo che potrebbero venir via senza danneggiare il metallo.

Tornando al grossone, è vero che è una moneta ferocemente tosata, ma perchè? Quale fu la causa (o le cause) che determinarono questa diffusa opera di tosatura?

Abbiamo visto che il grossone serviva in primis per il pagamento delle truppe mercenarie veneziane e poi per l'uso della popolazione delle provincie bresciane e bergamasche. Chi poteva aver più interesse a tosare questa moneta?

saluti

luciano

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Quando Venezia coniava monete per i possidementi aveva due scopi: il 'secondario' era sicuramente quello di venire incontro alle necessità di moneta di questi territori, necessità spesso espresse dalle suppliche dei sudditi; il primario era sicuramente quello di rimpinguare il più possibile le casse dello stato (una risoluzione del Senato del 1447, riguardante l'emissione di piccoli per Brescia, ad esempio, afferma chiaramente che questa operazione era stata fatta per evitare che "la ricchezza dei cittadini veneziani venisse pesantemente tassata") .

Ergo queste monete erano molto svalutate in rapporto alle valute normalmente circolanti in quei territori, quindi è improbabile che proprio queste ultime possano aver portato alla tosatura dei grossoni. Mi sembra più probabile che grossoni, che circolavano anche in territorio veneto con il valore di 8 soldi, siano diventati 'moneta buona' del mercato dopo i numerosi svilimenti del denaro piccolo attuati nella seconda metà del secolo, al punto da dover essere tosati per mantenere il loro valore di conto. La parità argentea della moneta veneziana passò, dal 1429 (anno di introduzione del grossone) al 1472 (riforma di Nicolò Tron, con introduzione della lira coniata), da g. 7.289 di argento puro per lira a g. 6,180 per lira, con un depauperamento di c. il 15%.

Saluti,

A.

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La mia era solo un'ipotesi...

Sicuramente quella di Andreas è più convincente. Infatti i pesi dei grossoni tosati si aggirano tre i gr 2,50 e 2,80 circa, ovvero tra il 10 % e il 18 % in meno al peso normale.

Arka

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Caro Arka, hai notato i graffi sul campo, in molti dei grossoni ? Però non sempre hanno lo stesso asse :huh: , cosa vorrà dire?

Caro Sonia, temo che uno dei tuoi esemplari all'epoca sia stato anche demonetizzato (la piegatura va da parte a parte), proprio un emarginato, povero :cray:! Per il resto scusa, mi era sfuggito il tuo post dove avevi gà detto quasi tutto,

Andreas

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Supporter

Buona serata

:clapping: tanta roba a cui replicare.....

Problema moneta buona e moneta cattiva: concordo, ci ho pensato, ma non mi tornavano alcuni dettagli per poterla enunciare in maniera esplicita:

- conosco la disposizione di partenza, quella riportata nel "Capitolar dalle broche", ma non conosco se tali disposizioni siano state reiterate, magari modificando le proporzioni con le quali dovevano essere coniate le monete da 1 soldo, da 2 e da otto. Considerato il lungo periodo di dogato del Foscari, penso che la quantità di monete coniate sia stata veramente tanta, anche se, tra le tre monete, è più "facile" trovare i grossoni, meno i soldi e molto meno i 1/2 grossi, tant'è che sono considerati R2.

Presumibilmente le proporzioni di emissione delle tre monete, nel tempo, sono cambiate, oppure c'è stata la sparizione delle monetine piccole da 1 soldo e 1/2 grosso, che più di tanto non potevano essere tosate (forse fuse o proprio ritirate?), mentre il grossone ha subito la tosatura che conosciamo poiché più adatto allo scopo.

- Mi spiace dover accettare che Venezia, contrariamente ad altre simili vicende, si sia arrischiata ad emettere moneta buona in un ambito territoriale che, già sapeva, era invaso da monete forestiere (probabimente anche cattive) ..... ma mi rendo conto che, probabilmente, la situazione sia cambiata successivamente all'emissione delle monete. :pardon:

segue:

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Supporter

Striature (graffi) nei campi:

Forse per mia superficialità (molto probabile), ma queste non mi creano notti insonni come all'Amico @@Arka.

Di quel particolare ne avevo già accennato nella discussione riguardante le "famigerate" bolle!

Posso pensare che in un dogato così lungo come quello del Foscari siano stati approntati migliaia di conii? E' lecito pensare che prima di rifarli di sana pianta li raspassero per cancellare i rilievi per poi ripristinarli?

Da questo modus operandi, dovremmo avere tantissimi esemplari con le tracce della raspatura ed anche con assi diversi; non credo proprio che allineassero queste all'iconografia.... quasi quasi viene da dire che sia più facile fare una verifica dei conii dal diverso orientamento dei graffi, che non dall'iconografia . :pardon:

Grossone piegato:

:cray: :cray: mi metti di fronte ad una evidenza che in cuor mio sapevo, ma non volevo ammettere. Temo proprio che sia così, anche se a parte la diagonale che "incrimina" la piegatura, non ho visto tracce evidenti .... (intendo di raddrizzatura) è stato un lavoretto di fino, anche perché la fessurazione (se questa possa essere stata causa dell'intervento non ne sono ancora sicuro) non parte dal bordo .... ma può essere che sia "saltato" un pezzettino di metallo nel punto più debole!

Demonetizzato noooooo, non me lo dire. :sorry:

Riguardo alla possibilità fatta da Arka, circa la presenza di monete milanesi da 2 grossi ed alla eventualità che il grossone veneziano venisse ridotto per arrivare ad eguagliare i primi....c'è da pensarci!

Per finire, grazie agli intervenuti e agli spunti che avete dato.

Buona serata

luciano

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.....

- Mi spiace dover accettare che Venezia, contrariamente ad altre simili vicende, si sia arrischiata ad emettere moneta buona in un ambito territoriale che, già sapeva, era invaso da monete forestiere (probabimente anche cattive) ..... ma mi rendo conto che, probabilmente, la situazione sia cambiata successivamente all'emissione delle monete. :pardon:

Io credo che sia buona la seconda, troppo svegli i veneziani, in queste materie. La cosa è quasi sicuramente avvenuta successivamente all'emissione dei grossoni, soprattutto a partire dal 1446, a mio avviso. L'esemplare qui sotto è un grosso da un ripostiglio in tomba da Feltre (scavi regolari), ripostiglio databile a 'post 1464'. La moneta pesa g 2,59, cioè quasi esattamente il 15% in meno del peso regolare. Troppo svegli e... troppo precisi, direi, no?.......Mi accorgo adesso: forse piegato anche lui, avete visto?

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Riguardo all'asse dei graffi è veramente un problema enorme...., vero Arka :rolleyes:? No dai, è solo un gioco fra me e lui su un certo eccesso di analisi dei particolari, in qualche dibattito.

Andreas

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Supporter

Buona serata

E' fantaeconomia monetaria pensare che la tosatura dei grossoni fosse fatta proprio ad opera delle strutture periferiche dello Stato?

Mi domando: .....Se ho in circolazione centinaia di migliaia di grossoni e devo ridurre il loro peso perché sono diventati moneta buona, quindi a rischio di sparizione e fusione (o nella migliore delle ipotesi di tosatura) ad opera del mercato, non è meglio che provveda io Stato a tosarli?

Quale sarebbe stata l'alternativa per la Serenissima?

- Rastrellare tutti i grossoni dal territorio,

- Portarli in zecca a Venezia,

- Fonderli, lavorare le paste mettendo in moto pesatori, saggiatori, fabbri, mendatori, massari, scrivani, ecc.,

- Ridistribuire le nuove monete con il nuovo intrinseco o peso,

che costi avrebbe dovuto sostenere la zecca per effettuare questo cambio di moneta? Elevatissimo, in un momento nel quale di soldi non ce n'erano.... forse molto meglio qualche colpo di lima; soprattutto se lo faccio io Stato e non altri....

Caro @@Andreas, ho azzardato troppo? Mah, forse sono influenzato da quel "pragmatismo economico/politico" che tante volte ho riconosciuto nelle scelte fatte da Venezia?

Grazie e saluti

luciano

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Caro Luciano,

in realtà non hai azzardato tanto, e poi mi pare che sei più vicino di me, emigrante tosco finito in coabitazione fra la Serenissima e la Patria del Friuli, al pragmatismo veneziano. Però agendo nel modo che hai suggerito come evitare che tutti i privati in possesso di grossoni si arrangiassero da soli, lucrando loro stessi l'argento recuperato dalla tosatura, anziché aspettare che lo facesse lo Stato?

Secondo me il meccanismo era un altro: finché la moneta manteneva la differenza legale fra valore nominale e contenuto intrinseco, la tosatura era semplicemente una truffa, e la autorità ogni volta che ne individuavano qualcuna intervenivano e la demonetizzavano (hai presente le piegature di cui abbiamo parlato?); quando invece il valore nominale si svalutava al punto da finire sotto il valore intrinseco, la tosatura per i privati diventava una necessità, e l'unica risposta possibile da parte delle autorità era la demonetizzazione di quel nominale, la sua sostituzione con una moneta più 'leggera' e l'accettazione delle vecchie monete, tosate o meno non aveva importanza, come bolzone, cioè come metallo a peso per acquistare le nuove monete leggere, magari cercando di guadagnarci ancora qualcosa. Però questa scelta di scuola presentava un rischio, quello che molti privati preferissero portare le loro monete presso un' altra zecca straniera, che magari pagava meglio il bolzone. Allora poteva capitare (ed è sicuramente documentato, v. ad esempio il mio libro a p. 149, nota 55), che venisse stabilito che le vecchie monete tosate potessero ancora circolare, purché non fossero sotto un certo peso. In quel caso poteva anche succedere che una moneta a suo tempo demonetizzata e quindi bucata o piegata potesse tornare di nuovo ufficialmente in circolazione, se rispettava il nuovo peso 'legale' :yahoo: . Sarà un caso che due dei quattro esemplati qui postati siano stati piegati e poi raddrizzati? Naturalmente quando queste monete arrivavano allo stato venivano fuse per farne tondelli delle nuove monete più leggere, perché sicuramente il peso tollerato dalla legge era tale da consentire questa operazione senza perdite (anzi con un qualche guadagno per la zecca).

Notte,

Andrea

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Buona Domenica

sollecitato dai commenti precedenti, ho fatto due conti .... quelli della "serva" tanto per intenderci, così da avere, io per primo, la convinzione di ciò che probabilmente è avvenuto, ma sperando di fare anche cosa gradita agli Amici che hanno seguito la discussione.

Riprendendo le indicazione del Papadopoli circa la parte istitutiva del grossone e del mezzo grosso, abbiamo visto che, prendendo a riferimento il soldo, le due nuove monete dovevano valere rispettivamente:

il 1/2 gosso = 2 soldi

il grossone = 8 soldi

Considerato che tutte queste monete avevano lo stesso titolo d'argento (0,949), prendo atto dei relativi pesi medi:

il soldo = gr. 0,45

il 1/2 grosso da 2 soldi = gr. 0,77

il grossone da 8 soldi = 3,08

Già così emerge che le due nuove monete, rispetto al soldo, siano "calanti" di peso rispetto ai multipli di soldi che rappresentano; ci può stare se consideriamo che la parte mancante rappresenti le spese di facimento delle monete....è invece corretta la proporzione tra il 1/2 grosso ed il grossone; sono invece leggermente più pesanti rispetto la grosso, ma abbiamo letto che il grosso era moneta specifica per il commercio con il Levante ed in quell'area non andavano né il 1/2 grosso, né il grossone!

Se teniamo buono il peso del soldo di gr. 0,45, le due nuove monete avrebbero dovuto avere il seguente peso:

il 1/2 grosso da 2 soldi = gr. 0,90

il grossone da 8 soldi = gr. 3,60

Tutto cambia con la monetazione del doge successivo al Foscari, Pasquale Malipiero.

Sotto il suo dogato, pur mantenendo il titolo d'argento del soldo (0,949) viene ridotto il suo peso, da 0,45 a 0,35, quindi le proporzioni di cui sopra, vanno a farsi benedire.

il soldo = gr. 0,35

il 1/2 grosso da 2 soldi = gr. 0,70 invece dei precedenti 0,77

il grossone da 8 soldi = 2,80 invece dei precedenti 3,08

A questo punto il 1/2 grosso ed il grossone, con i loro rispettivi pesi di 0,77 e 3,08 diventano moneta "buona" rispetto al nuovo soldo.... buona anche per essere tosata o fusa :pardon: .

Una loro riduzione di ca. il 15%, come ha indicato @@Andreas, mediante tosatura, le fanno "rientrare" pressocché nelle proporzioni originarie, consentendo il mantenimento del loro corso.

Resta da chiarire perché, pur riducendole di peso in rapporto al nuovo soldo coniato sotto il doge Malipiero, il 1/2 grosso ed il grossone non siano state più coniate.

C'è forse una correlazione con la guerra contro Milano ormai finita? Può essere che non ci fosse più l'esigenza di coniare tanta moneta per pagare le truppe mercenarie al soldo di Venezia?

Ci devo lavorare su..... :pleasantry:

buona serata

luciano

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Supporter

Buona serata

Una idea me la sono fatta del perché non siano più state coniate queste due monete.

Ho pensato che Venezia doveva mandare sacchi di monete per pagare i mercenari che aveva ingaggiato per combattere contro Milano.

Non credo che mandasse lingotti, difficilmente frazionabili, né ducati d'oro che gli servivano per le transazioni commerciali in Levante. Se invece così fosse, la mia ipotesi sarebbe già bella che "affossata".... :pardon:

Dicevo...coniare quintali di soldi era un grosso impegno per le maestranze impegnate e per il tempo necessario; se invece avesse coniato una moneta che da sola valeva 8 soldi, avrebbe risparmiato tempo e anche argento.

Stesso discorso per 1/2 grosso da 2 soldi. Il risparmio ci sarebbe stato in minor misura rispetto al grossone, ma comunque sempre un risparmio c'era. Se considero poi che il 1/2 grosso è ben più raro del grossone, forse, ne coniarono meno rispetto al primo.

Finite le guerre e le successive svalutazioni intervenute, potrebbe essere venuta meno l'esigenza di coniare tali monete...

Idea balzana?

saluti

luciano

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