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Denaro imperiale - Comune di Cremona


Risposte migliori

Buonasera,

ora che la scuola può dirsi davvero conclusa, e con essa anche i vari impegni relativi, riesco finalmente a fotografare decentemente una bella monetina che mi sono regalato per il compleanno (... si insomma, diciamo che è stata un'ottima scusa!!). Ve la vorrei presentare per sentire un po' i vostri pareri al riguardo. A mio avviso si tratta di una moneta non facile da reperire sulle aste, in particolare in questo stato di conservazione. Inoltre è anche abbastanza raretta di suo in quanto coniata da una zecca tutt'altro che comune, quella di Cremona in età comunale.... anche per questo risulta di mio grande interesse!!! La inseguivo da tempo.....

Il peso è di 0,5 g, il diametro di 17 mm circa.

Saluti

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Complimenti è bella, rara ed è, cosa più importante la tua identità, rappresenta la tua storia.....poi Cremona non è facile per nulla da trovare e in buono stato ancor meno....

un caro saluto,

Mario

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Ciao!

Complimenti, veramente bella....ma toglietemi una curiosità .... la "F" sta per Federico imperatore?

E' particolare?

In genere non si metteva l'iniziale della Città che emetteva?

saluti e grazie

luciano

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innanzitutto auguri seppur in ritardo

molto bella complimenti :clapping:

ben centrata con tutti i rilievi ben leggibili e una bella patina uniforme su tutta la superficie .... complimenti veramente ... ora sbaglio o serve il grosso per farle compagnia ?

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Concordo, bella moneta. Ora sì, dovrai farle compagnia con il grosso. A 417Sonia: sì la F indica Federico imperatore; una caratteristica che trovi ad esempio anche a Trento e a Pisa.

Modificato da Fratelupo
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Concordo, bella moneta. Ora sì, dovrai farle compagnia con il grosso. A 417Sonia: sì la F indica Federico imperatore; una caratteristica che trovi ad esempio anche a Trento e a Pisa.

La cosa curiosa è che a Trento ed a Pisa la F è maiuscola. Qui invece assume una forma curiosa (che a me ricorda vagamente le f dei violini... toh... e siamo pure a Cremona... :) )

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Awards

Buongiorno,

grazie a tutti per i complimenti!!!

Complimenti è bella, rara ed è, cosa più importante la tua identità, rappresenta la tua storia.....poi Cremona non è facile per nulla da trovare e in buono stato ancor meno....

un caro saluto,

Mario

Ciao Mario! Esatto, hai detto proprio bene, alla rarità e alla conservazione più che discreta si aggiunge un valore culturale che di per sé è unico... almeno per me!!

Ciao!

Complimenti, veramente bella....ma toglietemi una curiosità .... la "F" sta per Federico imperatore?

E' particolare?

In genere non si metteva l'iniziale della Città che emetteva?

saluti e grazie

luciano

Ciao Luciano! Sì esattamente, la f curva sta proprio per Federico II. Ti riporto una breve spiegazione al riguardo.....

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innanzitutto auguri seppur in ritardo

molto bella complimenti :clapping:

ben centrata con tutti i rilievi ben leggibili e una bella patina uniforme su tutta la superficie .... complimenti veramente ...

Grazie mille!!

... ora sbaglio o serve il grosso per farle compagnia ?

:D

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Sabaglio o il rovescio del denaro é in incuso? Il Fenti, se non erro, data questi denari post 1162 a causa del loro peso eccessivo rispetto agli inforziati. Marco Bazzini ha rivisto in uno studio interessante su PN un po'di datazioni, qualche anno fa, posticipando tutte le serie. non ho ben capito dove si colloca adesso cronologicamente questa moneta.

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Buongiorno a voi,

innanzitutto faccio i complimenti a Sator per la bella moneta da lui acquistata.

Sperando di fare cosa gradita, trascrivo qui di seguito la scheda relativa alla zecca di Cremona, presente nel volume a cura di Lucia Travaini, Le zecche italiane fino all'unità, Roma, IPZS 2011, pp. 628-632.

La scheda non scioglie il nodo del periodo di emissione delle monete con 'f' pseudo gotica minuscola, ma può forse dare indicazioni per successivi indirizzi di ricerca.

Secondo me si devono tenere ben presenti due cose:

- la prima è che, a mio avviso, l'accostamento - peraltro fatto già da Ciani nel lontano 1908 - della moneta cremonese con quelle di Trento e di Pisa, stando alle nuove datazioni proposte dagli studiosi è po' azzardato. La cronologia delle monete di Trento con la 'F' è infatti stata rivista da Rizzolli nel suo studio del 1991 e ora si ritengono coniate a partire dal 1255/56 c. Rispetto alla cronologia proposta sul CNI, quindi, è stato effettuato un abbassamento temporale che varia da circa 25 anni (proposta di Ciani) a oltre 50 (proposta autori ottocenteschi).

Per i grossi della zecca di Pisa, invece, la datazione corretta dovrebbe essere quella proposta dalla Baldassarri, secondo la quale le emissioni dovrebbero essere iniziate intorno al 1216.

Le monete di Cremona, pur prendendo questa affermazione con tutte le cautele del caso, dovrebbero dunque essere successive a quelle pisane di circa una quindicina d'anni e precedenti a quelle trentine di quasi una ventina.

- la seconda è la somiglianza tra queste stesse monete con la 'f' e quelle del cosiddetto concordato con la città di Brescia del 1184. Somiglianza che, come rimarcato nella scheda, sembra avvicinare le due emissioni.

Inoltre si tenga presente anche quanto già notato da Giordano nel 1971 riguardo ai pesi del nominale minore: il dato ponderale sembra attestarne un peso medio piuttosto basso, di circa 0,55 g, così come 'ad occhio' sembra basso il tenore di fino. Se si paragonano questi due dati a quanto si conosce dei denari terzoli di Milano (v. da ultimo il n. 12 dei Bollettini di Numismatica on-line, introduzione di Luca Gianazza), essi farebbero pensare ad emissioni vicine alla metà del secolo.

Per quanto è a mia conoscenza, la datazione proposta da Fenti, 'attorno al 1231' può dunque per il momento essere ancora ritenuta attendibile, con una propensione ad avvicinarla, forse, agli anni '50 del Duecento.

Comunque, ecco la scheda dalla Guida delle zecche.

Buona lettura e cordiali saluti, Teofrasto

Cremona (Lombardia) M. Bazzini

Se si eccettua un denaro carolingio dubitativamente attribuito a Cremona da Lafaurie [1974, p. 45; tipo Morrison, Grunthal 1967, pl. VIII, n. 231], le prime certe monete cremonesi sono della seconda metà del XII secolo.

All’inizio di settembre del 1155 Federico Barbarossa donò il privilegio di zecca ai cremonesi, dopo averlo tolto ai milanesi (jus facendae monetae, quo Mediolanenses privabimus, Cremonensibus donavimus) [Falconi 1984, doc. 366; Giordano 1971, pp. 13-14, che offre anche una traduzione dell’atto] tuttavia, il primo documento oggi conosciuto che attesti una concreta attività della zecca è di qualche anno successivo (1 agosto 1163) e concerne l’affitto di una porzione di terreno per il quale dovevano essere pagati denarios quattuor de Cremona vel unum denarium imperialem [Giordano 1971, p. 24; Fenti 2001, p. 18, con bibliografia]. A partire da questa data le citazioni di pagamenti in moneta di Cremona si fanno sempre meno sporadiche e all’inizio degli anni settanta dello stesso secolo sembra che le monete del Comune si siano definitivamente imposte, quantomeno nel mercato interno.

È tuttora fonte di dibattito quali siano state le prime monete cremonesi. Secondo Tonini [1868, p. 56] esse si dovevano vedere negli esemplari cosiddetti ‘con f gotica nel campo’ e croce intersecante [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7]. Ciani [1908, pp. 256-257] respinse invece tale ipotesi e suggerì che le prime monete emesse da Cremona fossero in quel momento ancora sconosciute, ritenendo nel contempo come gli esemplari più antichi fino ad allora noti fosseri quelli scodellati aventi da un lato la croce intersecante la legenda [CNI, IV, tav. XV, n. 5]. In essi Ciani vide quegli «inforziati nuovi» citati nelle fonti e li assegnò al periodo compreso tra il 1177 ed il 1200. Il compilatore del CNI per la parte relativa a Cremona (edita nel 1922) reputò invece come «denari e oboli primitivi» gli esemplari scodellati caratterizzati da una stella a sei punte al centro della faccia concava [CNI, IV, p. 189 e tav. XV n. 4]. Tale cronologia fu in seguito accettata sia da Giordano [1971] che da Fenti [1982]. Allo stesso Fenti si deve una successiva sistematizzazione del corpus delle monete cremonesi, con migliore e più precisa individuazione delle emissioni e delle cronologie, rispetto a quanto prospettato sul CNI [Fenti 2001].

Alcuni punti del quadro indicato da Fenti, a partire dai primi esemplari della serie, sono stati messi in discussione da Bazzini [2002a e 2002b] il quale, per motivi di ordine stilistico e ponderale, assegna le monete scodellate con stella a sei punte al periodo 1254-56 [ipotesi peraltro già avanzata da Ciani 1908], stimando come più antiche alcune monete piane con specifiche e ben individuabili caratteristiche epigrafiche [CNI IV, tav. XV, n. 9], congettura che ora sembra essere confermata dallo studio sistematico del materiale numismatico presente nella tomba di san Geminiano a Modena [Missere Fontana, Travaini 2005]. Parallelamente, Bazzini ha avanzato anche alcune ipotesi su altri tipi monetali della serie cremonese, cercando di inquadrare meglio diverse emissioni dal punto di vista cronologico e nominale.

Sempre secondo Bazzini [2002a, p. 54] dubbi rimarrebbero anche per le monete cosiddette ‘del concordato con Brescia’ del 1184. Sono le monete scodellate con la croce che interseca la scritta cremona [CNI IV, tav. XV, n. 5], attribuite a tale patto monetario da Giordano [1971, p. 37] e da Fenti [1982, p. 7; 2001, p. 24 ss.]. Per il peso [Fenti 2001, p. 26] e le caratteristiche esteriori, soprattutto per le analogie con le monete piane ‘con f gotica’ [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7], databili a non prima del XIII secolo, dovrebbero collocarsi anch’esse nella prima metà del Duecento.

Le coniazioni, iniziate, nella seconda metà del XII secolo, continuarono copiose nel successivo perdurando presumibilmente anche nei primi decenni del Trecento. Agli ultimi anni del XIII secolo o, più verosimilmente, all’inizio del XIV si devono attribuire i grossi con la rappresentazione di sant’Imerio, forse emessi in concomitanza a quanto fecero altre zecche dell’area lombarda, come Brescia, Parma, Pavia, etc., le quali batterono anch’esse moneta grossa con la rappresentazione del santo locale. Il valore di queste monete di ottimo argento è incerto. Nel CNI [iV, p. 193] è attribuito loro quello di un soldo e mezzo (18 denari imperiali), ma dovrebbe essere errato. In una grida milanese datata 18 aprile 1315 [sitoni 1750, p. 24] vengono citate monete di Cremona, quasi sicuramente i grossi in questione, dal valore di un soldo: lo stesso imposto agli ‘ambrogini nuovi di Milano’ [Giordano 1971, p. 68].

Non è chiaro se la zecca cittadina funzionò continuativamente nei primi trent’anni del Trecento, ma è certo, essendo conosciute monete recanti il nome del re Giovanni di Boemia, che durante la presenza in Italia di questo sovrano l’officina monetaria fu attiva.

Del lungo periodo di occupazione viscontea protrattosi dal 1334 fino alla morte di Gian Galeazzo (m. 1402) si conoscono per il momento monete a nome del solo Azzone Visconti, signore di Cremona dal 1334.

Successivamente la zecca coniò monete a nome di Cabrino Fondulo, signore di Cremona dal 1406 alla fine del 1419. Le emissioni a suo nome dovettero però verosimilmente concentrarsi in un arco di tempo ben più breve dei suoi quattordici anni di governo [Fenti 2001, pp. 87-99; Fenti, Fondelli 2001]. Forse furono emessi a Cremona anch i denari attribuiti a Castelleone [v.].

È dubbio se, una volta che i Visconti ebbero riavuto il controllo della città, la zecca rimase in attività o meno. Nel CNI [iV, p. 198, n. 1] viene attribuita a Cremona una moneta in mistura a nome di Filippo Maria, ma Fenti [2001, pp. 101-102] ha sollevato ragionevoli dubbi sulla sua autenticità. Fenti [2001, p. 102] ha pubblicato un documento del 24 maggio relativa ad un’emissione di floreni aurei, ritenendoli battuti a Cremona; secondo chi scrive, tuttavia, nel documento si voleva più semplicemente informare la città dell’emissionw di nuove monete milanesi, come avvenuto anche a Parma [v.].

La zecca di Cremona rimase inattiva nei decenni successivi, così come negli anni a cavallo tra XV e XVI secolo, quando la città subì il governo di Venezia per circa una decina d’anni.

Nel 1526 Cremona venne assediata dalle truppe della lega formatasi contro l’imperatore Carlo V (1520-56). Durante tale assedio l’esercito imperiale asserragliato entro le mura emise monete ossidionali poligonali, recanti la dicitura cre[mona] ob[sessa] [Traina 1975, pp. 305-317; 2001, pp. 66-68, Fenti 2001, pp. 106-109]. I pesi dei pochi esemplari autentici conosciuti [cfr. Fenti 2001, p. 148] farebbero pensare a nominali dal valore di mezzo testone [MIR 2000, p. 62, n. 310, patacca].

Il 4 ottobre 1526 una delegazione in rappresentanza della comunità, inviata con tale compito a Milano, giurò fedeltà a Francesco II Sforza [1521-35]. L’anno successivo, a nome del duca, furono coniati nella zecca cremonese scudi d’oro e grossi d’argento (dal valore di 1 soldo e mezzo?) recanti il millesimo 1527. Dopo queste emissioni l’officina monetaria dovrebbe essere stata definitivamente chiusa.

Sempre a Cremona sono attribuiti dei pezzi anonimi in mistura [CNI IV, anonime (sec. XVI), p. 200, nn. 1-4] e un sesino in rame (conosciuto in un unico esemplare), anch’esso anonimo [ibid., n. 5]. I primi, già conosciuti dal Muratori [1750, tav. XLVII, n. VI], furono ritenuti dal Tonini essere delle tessere, emesse «sotto, o subito dopo, la dominazione dell’ultimo Sforza Francesco II» [1868, p. 106 ss.]. Traina [1975, 313-315; 2001, p. 67] inserisce entrambi i tipi, sebbene in modo dubitativo, nel periodo dell’assedio del 1526. Per Fenti [2001, p. 109] il primo sarebbe da attribuire «alla prima metà del Cinquecento», forse emesso durante il periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) [ibid., p. 147]; mentre il secondo «potrebbe essere attribuito forse ad altra zecca o essere una moneta, o una prova di moneta di un qualche altro momento particolare della storia della città di Cremona, come l’assedio del 1648» [ibid., pp. 111-112]. Secondo Bazzini [2001, p. 58] nel secondo caso si tratterebbe di un falso forse ricavato, tramite ribulinatura, da una moneta di Modena. Sia o no autentico, per le sue caratteristiche l’esemplare deve essere attribuito non al Cinquecento, come riportato sul CNI e da Traina, ma al secolo XVIII.

Nominali emessi

- Periodo comunale, a nome di Fredericus imperator, dal 1163 (?) ai primi anni del Trecento: in argento, grossi da 6 e da 4 denari imperiali (dall’inizio degli anni trenta del Duecento?); in mistura, denari imperiali, inforziati (½ denaro imperiale), e cremonesi (¼ di denaro imperiale), piani, inforziati e cremonesi, scodellati (prima metà del XIII secolo?).

- Periodo comunale, a nome del Comune, ultimi anni del XIII secolo o inizio-primi decenni del Trecento: in argento, grosso con sant’Imerio (soldo da 12 denari imperiali). Parallelamente alle emissioni di grossi con sant’Imerio continuano le

coniazioni di imperiali piani a nome di Fredericus imperator: sono quelli con lettere gotiche e stelle a cinque punte nel primo e secondo quarto della croce.

- Giovanni re di Boemia 81310-46), signore (1330-34): in mistura, denari imperiali.

- Azzone Visconti, vicario imperiale e sigmore di Milano (1329-39), signore (1334-39): in mistura, denari imperiali.

- Cabrino Fondulo, signore (1406-fine 1419): in argento, bolognino da un soldo (1406?-1413?); in mistura, sesini ‘col leone’ da sei denari imperiali, quattrini (?) (da quattro denari) o terline (?) (da tre denari) ‘con lettere ca gotiche’ e denari imperiali ‘con c gotica’ (post 1413-?).

- Esercito dell’imperatore Carlo V, sotto assedio (1526): in argento, mezzi testoni (?) ottagonali.

- Francesco II Sforza, duca di Milano e signore di cremona (1521-35): in oro, scudi; in argento, grossi (da un soldo e mezzo?).

Gli esemplari anonimi, in mistura, con sant’Imerio e lo stemma di Cremona (il braccio teso con la mano che stringe la palla) sono datati nel CNI [iV, p. 200] al XVI secolo, mentre Fenti [2001, p. 147] li assegna al periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) attribuendo loro, seppur in modo dubitativo, il valore di grossettisecondo chi scrive sarebbero sesini o terline di Francesco II Sforza.

Collezioni

Roma, MNR, coll. Reale [CNI IV, pp. 189-200]; Bologna, M. Civ. Arch.; Cremona, M. Civ. [Fenti 1978]; Erba, Civ. M. Arch.; Firenze, M. Bargello [Bargello I]; Milano, Civ. R. Num. [Fenti1983]; Padova, M. Bottacin [Kunz 1868]; Venezia, M. Correr [Castellani 1925]. Altre informazioni relative a raccolte pubbliche e private, italiane ed estere, sono date in Fenti [2001, p. 9].

Sede

Secondo Giordano [1971, p. 75], all’inizio del Trecento (?) la zecca era ubicata nell’odierna via Cadolini.

Personale

Giordano [1971, p. 75] riporta i nomi dei soprastanti alla zecca degli anni 1225 e 1226:

1225: Olfredo Picinardus, Amazacanis De Stangoxatis, Anselmus Faber, Albertus Guazo;

1226: Alberto de Riboldis, Martino De Avinato, Petrobono De Mediolano.

Si sa inoltre che il 13 maggio 1302 il Comune stipulò un contratto, valevole fino al primo maggio del 1304, con tale Guilielmus Silvano, magistro monetae.

Fonti archivistiche

Il materiale d’archivio è stato fatto oggetto di ricerca sistematica da Fenti [2001; soprattutto pp. 11-12]. Diversi documenti si trovano pubblicati in Giordano [1971].

Bibliografia: Argelati 1750; Bargello I; Brunetti 1966; Castellani 1925; CNI IV; Gnecchi 1889; Grillo 1909; Kunz 1868; Lafaurie 1974; Missere Fontana, Travaini 2005; Muratori 1750; Traina 1975 e 2001; Zanetti II, pp. 83-84, III, pp. 8-9, IV, pp. 361, 411, 413, 416, 419, 421, 425, 432, 444, 454.

Bazzini M. 2002a, Recensione al libro di G. Fenti, La zecca di Cremona e le sue monete. dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, «PN», 163 (maggio), pp. 52-59.

Bazzini M. 2002b, In risposta alla lettera di Germano Fenti, «PN», 166 (settembre), pp. 54-57.

Ciani G. 1908, Le monete del Comune di Cremona dal 1155 al 1329, «RIN», 21, pp. 255-270.

Falconi E. 1984, Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII, vpl. II, Documenti dei fondi cremonesi (1073-1162), Cremona.

Fenti G. 1978, Catalogo delle monete del medagliere del Museo Civico di Cremona. Lombardia, zecche minori (parte prima), Cremona.

Fenti G. 1982, Manuale delle monete di Cremona. Ricerche e contributi alla storia della zecca di Cremona e delle sue monete, Brescia.

Fenti G. 1983, Monete di Cremona nel Civico Gabinetto Numismatico di Milano, «RASSMI», fasc. 29-30 (1982), pp. 111-139.

Fenti G. 2001, La zecca di Cremona e le sue monete. Dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, Cremona (il volume raccoglie tre saggi già pubblicati, nel 1996, 1998 e 2000, sul «Bollettino Storico Cremonese», edito dalla Società Storica Cremonese).

Fenti G., Fondelli M. 2001, Dall’immagine dell’assassino a quella di principe aperto alla realtà del suo tempo, estratto da «Strenna A.D.A.F.A.», Cremona.

Giordano F. 1971, Storia della zecca di Cremona e delle monete cremonesi. Parte 1, Cremona.

Morrison K.F, Grunthal H., 1967, Carolingian Coinage (NNM n. 158), New York.

Sitoni G. 1750, Elucubratio de antiquis, et modernis in insubria monetis, in Argelati 1750, pp. 1-23.

Tonini P. 1868, Della zecca di Cremona, «PNS», 1, pp. 51-62, 96-109.

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Sabaglio o il rovescio del denaro é in incuso?

No non è in incuso, vi sono solo alcune schiacciature marginali.....

Buongiorno a voi,

innanzitutto faccio i complimenti a Sator per la bella moneta da lui acquistata.

Sperando di fare cosa gradita, trascrivo qui di seguito la scheda relativa alla zecca di Cremona, presente nel volume a cura di Lucia Travaini, Le zecche italiane fino all'unità, Roma, IPZS 2011, pp. 628-632.

La scheda non scioglie il nodo del periodo di emissione delle monete con 'f' pseudo gotica minuscola, ma può forse dare indicazioni per successivi indirizzi di ricerca.

Secondo me si devono tenere ben presenti due cose:

- la prima è che, a mio avviso, l'accostamento - peraltro fatto già da Ciani nel lontano 1908 - della moneta cremonese con quelle di Trento e di Pisa, stando alle nuove datazioni proposte dagli studiosi è po' azzardato. La cronologia delle monete di Trento con la 'F' è infatti stata rivista da Rizzolli nel suo studio del 1991 e ora si ritengono coniate a partire dal 1255/56 c. Rispetto alla cronologia proposta sul CNI, quindi, è stato effettuato un abbassamento temporale che varia da circa 25 anni (proposta di Ciani) a oltre 50 (proposta autori ottocenteschi).

Per i grossi della zecca di Pisa, invece, la datazione corretta dovrebbe essere quella proposta dalla Baldassarri, secondo la quale le emissioni dovrebbero essere iniziate intorno al 1216.

Le monete di Cremona, pur prendendo questa affermazione con tutte le cautele del caso, dovrebbero dunque essere successive a quelle pisane di circa una quindicina d'anni e precedenti a quelle trentine di quasi una ventina.

- la seconda è la somiglianza tra queste stesse monete con la 'f' e quelle del cosiddetto concordato con la città di Brescia del 1184. Somiglianza che, come rimarcato nella scheda, sembra avvicinare le due emissioni.

Inoltre si tenga presente anche quanto già notato da Giordano nel 1971 riguardo ai pesi del nominale minore: il dato ponderale sembra attestarne un peso medio piuttosto basso, di circa 0,55 g, così come 'ad occhio' sembra basso il tenore di fino. Se si paragonano questi due dati a quanto si conosce dei denari terzoli di Milano (v. da ultimo il n. 12 dei Bollettini di Numismatica on-line, introduzione di Luca Gianazza), essi farebbero pensare ad emissioni vicine alla metà del secolo.

Per quanto è a mia conoscenza, la datazione proposta da Fenti, 'attorno al 1231' può dunque per il momento essere ancora ritenuta attendibile, con una propensione ad avvicinarla, forse, agli anni '50 del Duecento.

Comunque, ecco la scheda dalla Guida delle zecche.

Buona lettura e cordiali saluti, Teofrasto

Cremona (Lombardia) M. Bazzini

Se si eccettua un denaro carolingio dubitativamente attribuito a Cremona da Lafaurie [1974, p. 45; tipo Morrison, Grunthal 1967, pl. VIII, n. 231], le prime certe monete cremonesi sono della seconda metà del XII secolo.

All’inizio di settembre del 1155 Federico Barbarossa donò il privilegio di zecca ai cremonesi, dopo averlo tolto ai milanesi (jus facendae monetae, quo Mediolanenses privabimus, Cremonensibus donavimus) [Falconi 1984, doc. 366; Giordano 1971, pp. 13-14, che offre anche una traduzione dell’atto] tuttavia, il primo documento oggi conosciuto che attesti una concreta attività della zecca è di qualche anno successivo (1 agosto 1163) e concerne l’affitto di una porzione di terreno per il quale dovevano essere pagati denarios quattuor de Cremona vel unum denarium imperialem [Giordano 1971, p. 24; Fenti 2001, p. 18, con bibliografia]. A partire da questa data le citazioni di pagamenti in moneta di Cremona si fanno sempre meno sporadiche e all’inizio degli anni settanta dello stesso secolo sembra che le monete del Comune si siano definitivamente imposte, quantomeno nel mercato interno.

È tuttora fonte di dibattito quali siano state le prime monete cremonesi. Secondo Tonini [1868, p. 56] esse si dovevano vedere negli esemplari cosiddetti ‘con f gotica nel campo’ e croce intersecante [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7]. Ciani [1908, pp. 256-257] respinse invece tale ipotesi e suggerì che le prime monete emesse da Cremona fossero in quel momento ancora sconosciute, ritenendo nel contempo come gli esemplari più antichi fino ad allora noti fosseri quelli scodellati aventi da un lato la croce intersecante la legenda [CNI, IV, tav. XV, n. 5]. In essi Ciani vide quegli «inforziati nuovi» citati nelle fonti e li assegnò al periodo compreso tra il 1177 ed il 1200. Il compilatore del CNI per la parte relativa a Cremona (edita nel 1922) reputò invece come «denari e oboli primitivi» gli esemplari scodellati caratterizzati da una stella a sei punte al centro della faccia concava [CNI, IV, p. 189 e tav. XV n. 4]. Tale cronologia fu in seguito accettata sia da Giordano [1971] che da Fenti [1982]. Allo stesso Fenti si deve una successiva sistematizzazione del corpus delle monete cremonesi, con migliore e più precisa individuazione delle emissioni e delle cronologie, rispetto a quanto prospettato sul CNI [Fenti 2001].

Alcuni punti del quadro indicato da Fenti, a partire dai primi esemplari della serie, sono stati messi in discussione da Bazzini [2002a e 2002b] il quale, per motivi di ordine stilistico e ponderale, assegna le monete scodellate con stella a sei punte al periodo 1254-56 [ipotesi peraltro già avanzata da Ciani 1908], stimando come più antiche alcune monete piane con specifiche e ben individuabili caratteristiche epigrafiche [CNI IV, tav. XV, n. 9], congettura che ora sembra essere confermata dallo studio sistematico del materiale numismatico presente nella tomba di san Geminiano a Modena [Missere Fontana, Travaini 2005]. Parallelamente, Bazzini ha avanzato anche alcune ipotesi su altri tipi monetali della serie cremonese, cercando di inquadrare meglio diverse emissioni dal punto di vista cronologico e nominale.

Sempre secondo Bazzini [2002a, p. 54] dubbi rimarrebbero anche per le monete cosiddette ‘del concordato con Brescia’ del 1184. Sono le monete scodellate con la croce che interseca la scritta cremona [CNI IV, tav. XV, n. 5], attribuite a tale patto monetario da Giordano [1971, p. 37] e da Fenti [1982, p. 7; 2001, p. 24 ss.]. Per il peso [Fenti 2001, p. 26] e le caratteristiche esteriori, soprattutto per le analogie con le monete piane ‘con f gotica’ [CNI IV, tav. XV, nn. 6-7], databili a non prima del XIII secolo, dovrebbero collocarsi anch’esse nella prima metà del Duecento.

Le coniazioni, iniziate, nella seconda metà del XII secolo, continuarono copiose nel successivo perdurando presumibilmente anche nei primi decenni del Trecento. Agli ultimi anni del XIII secolo o, più verosimilmente, all’inizio del XIV si devono attribuire i grossi con la rappresentazione di sant’Imerio, forse emessi in concomitanza a quanto fecero altre zecche dell’area lombarda, come Brescia, Parma, Pavia, etc., le quali batterono anch’esse moneta grossa con la rappresentazione del santo locale. Il valore di queste monete di ottimo argento è incerto. Nel CNI [iV, p. 193] è attribuito loro quello di un soldo e mezzo (18 denari imperiali), ma dovrebbe essere errato. In una grida milanese datata 18 aprile 1315 [sitoni 1750, p. 24] vengono citate monete di Cremona, quasi sicuramente i grossi in questione, dal valore di un soldo: lo stesso imposto agli ‘ambrogini nuovi di Milano’ [Giordano 1971, p. 68].

Non è chiaro se la zecca cittadina funzionò continuativamente nei primi trent’anni del Trecento, ma è certo, essendo conosciute monete recanti il nome del re Giovanni di Boemia, che durante la presenza in Italia di questo sovrano l’officina monetaria fu attiva.

Del lungo periodo di occupazione viscontea protrattosi dal 1334 fino alla morte di Gian Galeazzo (m. 1402) si conoscono per il momento monete a nome del solo Azzone Visconti, signore di Cremona dal 1334.

Successivamente la zecca coniò monete a nome di Cabrino Fondulo, signore di Cremona dal 1406 alla fine del 1419. Le emissioni a suo nome dovettero però verosimilmente concentrarsi in un arco di tempo ben più breve dei suoi quattordici anni di governo [Fenti 2001, pp. 87-99; Fenti, Fondelli 2001]. Forse furono emessi a Cremona anch i denari attribuiti a Castelleone [v.].

È dubbio se, una volta che i Visconti ebbero riavuto il controllo della città, la zecca rimase in attività o meno. Nel CNI [iV, p. 198, n. 1] viene attribuita a Cremona una moneta in mistura a nome di Filippo Maria, ma Fenti [2001, pp. 101-102] ha sollevato ragionevoli dubbi sulla sua autenticità. Fenti [2001, p. 102] ha pubblicato un documento del 24 maggio relativa ad un’emissione di floreni aurei, ritenendoli battuti a Cremona; secondo chi scrive, tuttavia, nel documento si voleva più semplicemente informare la città dell’emissionw di nuove monete milanesi, come avvenuto anche a Parma [v.].

La zecca di Cremona rimase inattiva nei decenni successivi, così come negli anni a cavallo tra XV e XVI secolo, quando la città subì il governo di Venezia per circa una decina d’anni.

Nel 1526 Cremona venne assediata dalle truppe della lega formatasi contro l’imperatore Carlo V (1520-56). Durante tale assedio l’esercito imperiale asserragliato entro le mura emise monete ossidionali poligonali, recanti la dicitura cre[mona] ob[sessa] [Traina 1975, pp. 305-317; 2001, pp. 66-68, Fenti 2001, pp. 106-109]. I pesi dei pochi esemplari autentici conosciuti [cfr. Fenti 2001, p. 148] farebbero pensare a nominali dal valore di mezzo testone [MIR 2000, p. 62, n. 310, patacca].

Il 4 ottobre 1526 una delegazione in rappresentanza della comunità, inviata con tale compito a Milano, giurò fedeltà a Francesco II Sforza [1521-35]. L’anno successivo, a nome del duca, furono coniati nella zecca cremonese scudi d’oro e grossi d’argento (dal valore di 1 soldo e mezzo?) recanti il millesimo 1527. Dopo queste emissioni l’officina monetaria dovrebbe essere stata definitivamente chiusa.

Sempre a Cremona sono attribuiti dei pezzi anonimi in mistura [CNI IV, anonime (sec. XVI), p. 200, nn. 1-4] e un sesino in rame (conosciuto in un unico esemplare), anch’esso anonimo [ibid., n. 5]. I primi, già conosciuti dal Muratori [1750, tav. XLVII, n. VI], furono ritenuti dal Tonini essere delle tessere, emesse «sotto, o subito dopo, la dominazione dell’ultimo Sforza Francesco II» [1868, p. 106 ss.]. Traina [1975, 313-315; 2001, p. 67] inserisce entrambi i tipi, sebbene in modo dubitativo, nel periodo dell’assedio del 1526. Per Fenti [2001, p. 109] il primo sarebbe da attribuire «alla prima metà del Cinquecento», forse emesso durante il periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) [ibid., p. 147]; mentre il secondo «potrebbe essere attribuito forse ad altra zecca o essere una moneta, o una prova di moneta di un qualche altro momento particolare della storia della città di Cremona, come l’assedio del 1648» [ibid., pp. 111-112]. Secondo Bazzini [2001, p. 58] nel secondo caso si tratterebbe di un falso forse ricavato, tramite ribulinatura, da una moneta di Modena. Sia o no autentico, per le sue caratteristiche l’esemplare deve essere attribuito non al Cinquecento, come riportato sul CNI e da Traina, ma al secolo XVIII.

Nominali emessi

- Periodo comunale, a nome di Fredericus imperator, dal 1163 (?) ai primi anni del Trecento: in argento, grossi da 6 e da 4 denari imperiali (dall’inizio degli anni trenta del Duecento?); in mistura, denari imperiali, inforziati (½ denaro imperiale), e cremonesi (¼ di denaro imperiale), piani, inforziati e cremonesi, scodellati (prima metà del XIII secolo?).

- Periodo comunale, a nome del Comune, ultimi anni del XIII secolo o inizio-primi decenni del Trecento: in argento, grosso con sant’Imerio (soldo da 12 denari imperiali). Parallelamente alle emissioni di grossi con sant’Imerio continuano le

coniazioni di imperiali piani a nome di Fredericus imperator: sono quelli con lettere gotiche e stelle a cinque punte nel primo e secondo quarto della croce.

- Giovanni re di Boemia 81310-46), signore (1330-34): in mistura, denari imperiali.

- Azzone Visconti, vicario imperiale e sigmore di Milano (1329-39), signore (1334-39): in mistura, denari imperiali.

- Cabrino Fondulo, signore (1406-fine 1419): in argento, bolognino da un soldo (1406?-1413?); in mistura, sesini ‘col leone’ da sei denari imperiali, quattrini (?) (da quattro denari) o terline (?) (da tre denari) ‘con lettere ca gotiche’ e denari imperiali ‘con c gotica’ (post 1413-?).

- Esercito dell’imperatore Carlo V, sotto assedio (1526): in argento, mezzi testoni (?) ottagonali.

- Francesco II Sforza, duca di Milano e signore di cremona (1521-35): in oro, scudi; in argento, grossi (da un soldo e mezzo?).

Gli esemplari anonimi, in mistura, con sant’Imerio e lo stemma di Cremona (il braccio teso con la mano che stringe la palla) sono datati nel CNI [iV, p. 200] al XVI secolo, mentre Fenti [2001, p. 147] li assegna al periodo di Massimiliano Sforza (1512-15) attribuendo loro, seppur in modo dubitativo, il valore di grossettisecondo chi scrive sarebbero sesini o terline di Francesco II Sforza.

Collezioni

Roma, MNR, coll. Reale [CNI IV, pp. 189-200]; Bologna, M. Civ. Arch.; Cremona, M. Civ. [Fenti 1978]; Erba, Civ. M. Arch.; Firenze, M. Bargello [Bargello I]; Milano, Civ. R. Num. [Fenti1983]; Padova, M. Bottacin [Kunz 1868]; Venezia, M. Correr [Castellani 1925]. Altre informazioni relative a raccolte pubbliche e private, italiane ed estere, sono date in Fenti [2001, p. 9].

Sede

Secondo Giordano [1971, p. 75], all’inizio del Trecento (?) la zecca era ubicata nell’odierna via Cadolini.

Personale

Giordano [1971, p. 75] riporta i nomi dei soprastanti alla zecca degli anni 1225 e 1226:

1225: Olfredo Picinardus, Amazacanis De Stangoxatis, Anselmus Faber, Albertus Guazo;

1226: Alberto de Riboldis, Martino De Avinato, Petrobono De Mediolano.

Si sa inoltre che il 13 maggio 1302 il Comune stipulò un contratto, valevole fino al primo maggio del 1304, con tale Guilielmus Silvano, magistro monetae.

Fonti archivistiche

Il materiale d’archivio è stato fatto oggetto di ricerca sistematica da Fenti [2001; soprattutto pp. 11-12]. Diversi documenti si trovano pubblicati in Giordano [1971].

Bibliografia: Argelati 1750; Bargello I; Brunetti 1966; Castellani 1925; CNI IV; Gnecchi 1889; Grillo 1909; Kunz 1868; Lafaurie 1974; Missere Fontana, Travaini 2005; Muratori 1750; Traina 1975 e 2001; Zanetti II, pp. 83-84, III, pp. 8-9, IV, pp. 361, 411, 413, 416, 419, 421, 425, 432, 444, 454.

Bazzini M. 2002a, Recensione al libro di G. Fenti, La zecca di Cremona e le sue monete. dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, «PN», 163 (maggio), pp. 52-59.

Bazzini M. 2002b, In risposta alla lettera di Germano Fenti, «PN», 166 (settembre), pp. 54-57.

Ciani G. 1908, Le monete del Comune di Cremona dal 1155 al 1329, «RIN», 21, pp. 255-270.

Falconi E. 1984, Le carte cremonesi dei secoli VIII-XII, vpl. II, Documenti dei fondi cremonesi (1073-1162), Cremona.

Fenti G. 1978, Catalogo delle monete del medagliere del Museo Civico di Cremona. Lombardia, zecche minori (parte prima), Cremona.

Fenti G. 1982, Manuale delle monete di Cremona. Ricerche e contributi alla storia della zecca di Cremona e delle sue monete, Brescia.

Fenti G. 1983, Monete di Cremona nel Civico Gabinetto Numismatico di Milano, «RASSMI», fasc. 29-30 (1982), pp. 111-139.

Fenti G. 2001, La zecca di Cremona e le sue monete. Dalle origini nel 1155 fino al termine dell’attività, Cremona (il volume raccoglie tre saggi già pubblicati, nel 1996, 1998 e 2000, sul «Bollettino Storico Cremonese», edito dalla Società Storica Cremonese).

Fenti G., Fondelli M. 2001, Dall’immagine dell’assassino a quella di principe aperto alla realtà del suo tempo, estratto da «Strenna A.D.A.F.A.», Cremona.

Giordano F. 1971, Storia della zecca di Cremona e delle monete cremonesi. Parte 1, Cremona.

Morrison K.F, Grunthal H., 1967, Carolingian Coinage (NNM n. 158), New York.

Sitoni G. 1750, Elucubratio de antiquis, et modernis in insubria monetis, in Argelati 1750, pp. 1-23.

Tonini P. 1868, Della zecca di Cremona, «PNS», 1, pp. 51-62, 96-109.

Caspita, grazie mille per l'esauriente spiegazione!!!

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ciao sator

non posso fare a meno di commentare questo post perchè mi sento tirato in causa ;)

innanzi tutto mi complimento per l acquisto, l ho vista anche io ma ho preferito aspettare, non si trovano facilmente in questa conservazione perchè essendo di "scarsa" qualità e molto sottili i bordi tendono a creparsi e a sua volta rompersi.. io ne possiedo due e sono mancanti di metallo però le adoro ugualmente!

la zecca di Cremona purtroppo è trascurata da molta gente, un po perchè le sue monete sono rare ( escludendo i mezzanini che se ne trovano a vagonate).. e un po perchè non è stata studiata abbastanza e di cose ce ne sarebbero ancora molte da approfondire ( vedi data emissione denaro con la F)

volevo ringraziare anche @@teofrasto che è sempre disponibile per noi giovani e anche per i più "datati" :P

vi saluto

stefano

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