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IGNORED

"Massacro di cervo"


sandokan

Risposte migliori

Ciao Cobiniano : approfitto della tua competenza e disponibilità per cercare di capire il perché di una definizione relativa ad una pezza araldica.

Quando venne creato lo stemma del Comune di Calderara di Reno, in provincia di Bologna, furono tenuti presenti i blasoni di famiglie storiche che nel medioevo furono importanti per la storia del luogo, come gli Ubaldini, Signori del Mugello, a cui appartiene la testa di cervo che vi campeggia e che in antichi documenti araldici viene definita come "massacro di cervo".

Questa definizione mi ha incuriosito. Ho pensato che forse era stata definita così in quanto spiccata dal busto dell'animale che di fatto non è ritratto per intero, di qui il termine "massacro", ma non ne sono affatto sicuro.

Forse ti è già capitato di riscontrate tale definizione ?

Grazie, saluti cordiali.

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Bella domanda, caro @@sandokan, ottima conseguenza di un'intelligente e attenta osservazione. :good:

La terminologia araldica, a volte, è una forma letteraria sui generis.

Come nel caso del massacro di cervo.

Non so se esistano studi specifici sul perchè di questa terminologia.

Di certo, è una locuzione di uso antico ormai entrata nei dizionari araldici.

Che non sempre la spiegano, se non descrivendo la figura ---> una testa di cervo posta in maestà, ossia vista di fronte ---> tieni presente che di norma le figure araldiche sono invece mostrate di profilo.

Mentre scrivo, mi viene da pensare che il concetto di "massacro" potrebbe derivare dai trofei di caccia che non di rado campeggiano nei salotti dei castelli.

Quelli dove la testa recisa di un cervo, o di altro animale simile, sembra "spuntare" dalla parete.

Una testa che, per trovarsi lì, dev'essere per forza conseguente al massacro compiuto sul povero animale...

:unknw:

Non mi sembra improbabile che il termine blasonico possa aver avuto un'origine di questo tipo.

In fondo, nel medioevo, per blasonare (---> descrivere verbalmente uno stemma) si usava la lingua corrente, perchè il "gergo" araldico è venuto molto tempo dopo.

Un massacro di cervo è anche la componente basilare dello stemma civico di Brindisi.

A volte, del massacro si vede solo la sommità, come nel caso dello stemma dei Soderini:

005-049-6.jpg

(Modena, Biblioteca Estense, ms. gamma.i.2.23; da: http://bibliotecaestense.beniculturali.it/info/img/stemmihtml/soderini.html)

Queste figure (gli "scalpi" del povero animale) sno ancora più rari dei massacri "interi" e non hanno, che io sappia, una terminologia specifica.

Per questo mi piace blasonarli sommità di massacri di cervo.

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Molto interessante, grazie !

E le sommità delle calotte craniche munite di corna nel blasone dei Soderini che hai mostrato rafforzano il concetto del "massacro" : un trofeo di caccia è appunto il risultato di una uccisione, di un "massacro" ....grazie ancora.

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Corretto.

:good:

Si tratta del sinonimo "elegante" della medesima locuzione.

Molte volte il blasone è questione non soltanto lessicale nè terminologica, ma anche di buon eloquio ---> in concreto, uno stesso stemma può essere blasonato (---> descritto verbalmente) in tanti modi diversi, che possono essere più o meno fluenti ed eleganti.

Il concetto di "rincontro" può venir usato:

- se il termine "massacro" viene ritenuto troppo forte;

- in generale per indicare un muso di animale staccato dal corpo e visto di fronte.

Se il muso (visto di fronte) è invece attaccato al resto del corpo (visto di profilo), è meglio blasonare dicendo "con il muso in maestà".

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Ora sarebbe interessante trovare qualche moneta con un massacro di cervo.

Tempo fa, mi pare che su un Giornale della numismatica fu pubblicato un articolo in cui una monetina d'argento brindisina venne riconosciuta per tale proprio dalla testina di cervo che recava impressa... o sbaglio? :confused:

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Una domanda: per "massacro" si intende solo la testa, mentre se ad essa è unito il collo è preferibile parlare di "testa e collo" (di cervo) recisA (se tagliata di netto) o strappatA (se pare letteralmente strappata dal corpo con tanto di brandelli di pelle)? Grazie!!

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Giusta osservazione.

:good:

Quando il collo è visibile, direi che è senz'altro meglio indicare la cosa usando la locuzione che hai indicato ("testa e collo" ecc.), a prescindere di quale animale si stia parlando :pardon: e, quindi, senza usare massacri rincontri.

Grazie a te! :hi:

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  • 4 settimane dopo...

E a proposito di massacri e sommità...

ecco un massacro di cervo visibile in Urbino (famiglia_____________? :rofl:

e una sommità di massacro di cervo proveniente dal chiostro di S. Francesco in Brescia. Io leggo "BERTOLOMIO ROTENGO". Corretto?

Un caro saluto a tutti.

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Nell'Urbinate gravitavano gli Ubaldini che, se non mi sbaglio, avevano proprio come stemma un rincontro di cervo.

Il bello (o il brutto?) è che in quest'architrave l'emblema araldico è accompagnato da un motto edificante in (spagnolo? latino?)...

...avresti mica una foto più nitida? :good:

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Caspita...quegli Ubaldini, legati a doppio filo proprio con il FE. DUX (non foss'altro perché pare che Bernardino Ubaldini della Carda fosse il vero padre del suddetto Federico Duca? O forse meglio dire il marito della madre, Aura di Montefeltro... :closedeyes:;) Guardando alle corna del cervo mi verrebbe da dire... "Honni soit qui mal y pense"...

In quanto alle foto cercherò di fare il possibile, se non riesco qui, almeno in via privata, anche perché interesserebbe molto anche a me, come credo a tutti, una tua comprensione delle iscrizioni. Grazie, un caro saluto a tutti.

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svelato l'inghippo relativamente agli Ubaldini. Antonio Conti, che ringrazio, nel mio gruppo f.book il Caffè Araldico, chiarisce che lo stemma Ubaldini è stato posto dopo il 1641. Prima vi era quello di Giovanni de Ivarra de Biscaglia (che non so quale sia) a cui si riferisce il roboante motto: Abbi i tuoi pensieri rivolti solo all'onore e non ti curare della vita".

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il quale Antonio Conti si raccomanda che io citi la fonte: F Negroni Appunti su alcune case e palazzi di URbino , Accademia Raffaello, Urbino p. 205, p. 63. Ivarra nobile capitano spagnolo fu creato conte di Poggio S. Maria da Carlo V e sposò Elisabetta Comei. E aggiunge: "Ubaldini di Castel Pecorari".

Modificato da Sorante
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Grazie a te e ad Antonio.

Quelle due righe in spagnolo cinquecentesco non ci erano per nulla immediate, ora lo diventano grazie alla traduzione (e a una virgola in più):

"Abbi i tuoi pensieri rivolti solo all'onore e non ti curare della vita".

"Ae in los pensamientos / a la onra, i la bida no la pida".

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Corretto.

:good:

Si tratta del sinonimo "elegante" della medesima locuzione.

Molte volte il blasone è questione non soltanto lessicale nè terminologica, ma anche di buon eloquio ---> in concreto, uno stesso stemma può essere blasonato (---> descritto verbalmente) in tanti modi diversi, che possono essere più o meno fluenti ed eleganti.

Il concetto di "rincontro" può venir usato:

- se il termine "massacro" viene ritenuto troppo forte;

- in generale per indicare un muso di animale staccato dal corpo e visto di fronte.

Se il muso (visto di fronte) è invece attaccato al resto del corpo (visto di profilo), è meglio blasonare dicendo "con il muso in maestà".

La definizione "in rincontro (o riscontro)" è corretta per indicare la testa di un animale in visione frontale, quindi "di faccia", .. e parliamo di testa non scarnificata, ... abbiamo quindi pelle orecchi, occhi.

Quando la testa è scarnificata ed in visione sempre frontale parliamo di massacro (il termine deriva dal francese medioevale macecre e poi massacre, derivato da voce germanica che indicava sempre la macellazione).

Massacro e rincontro non sono quindi sinonimi e non indicano la stessa cosa.

Le corna unite dalla protuberanza intercornuale dell'osso frontale sono palchi.

Modificato da chievolan
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Corretto.

:good:

Si tratta del sinonimo "elegante" della medesima locuzione.

Molte volte il blasone è questione non soltanto lessicale nè terminologica, ma anche di buon eloquio ---> in concreto, uno stesso stemma può essere blasonato (---> descritto verbalmente) in tanti modi diversi, che possono essere più o meno fluenti ed eleganti.

Il concetto di "rincontro" può venir usato:

- se il termine "massacro" viene ritenuto troppo forte;

- in generale per indicare un muso di animale staccato dal corpo e visto di fronte.

Se il muso (visto di fronte) è invece attaccato al resto del corpo (visto di profilo), è meglio blasonare dicendo "con il muso in maestà".

La definizione "in rincontro (o riscontro)" è corretta per indicare la testa di un animale in visione frontale, quindi "di faccia", .. e parliamo di testa non scarnificata, ... abbiamo quindi pelle orecchi, occhi.

Concordo.

Vedi la parte del messaggio #6 che evidenzio in blu.

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Quando la testa è scarnificata ed in visione sempre frontale parliamo di massacro (il termine deriva dal francese medioevale macecre e poi massacre, derivato da voce germanica che indicava sempre la macellazione).

Massacro e rincontro non sono quindi sinonimi e non indicano la stessa cosa.

Esatto anche questo, dal punto di vista della teoria blasonica.

Nella pratica della grafica araldica, i massacri scarnificati di animali sono assai minoritari, e ciò favorisce l'utilizzo indifferenziato dei due termini (per questo parlavo di uso sinonimico dettato dall'"eleganza" del blasonatore).

I teschi umani, invece, godono di qualche fama in più (ma siamo sempre su percentuali minime).

Si aggiunga che spesso gli stessi "scalpi" (vedi lo stemma Soderini in messaggio #2) sono delineati in modo che è arduo dire se siano scarnificati, o meno.

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Le corna unite dalla protuberanza intercornuale dell'osso frontale sono palchi.

Posso sbagliarmi, ma sapevo che col termine "palco" si blasonavano le protuberanze trasversali delle singole corna, quantificandole se diverse da sei (esempio: "due corna di cervo di cinque palchi").

Se così fosse, nell'uso blasonico concreto sarebbe comunque un sofismo, poichè fra due stemmi identici il diverso numero dei palchi dipende più dall'estro dei singoli realizzatori dell'arma, che da esigenze concrete (esempio: una differenziazione per brisura).

Altri usi blasonici del termine "palco", se non vado errato, sono relativi solo a un ambito diverso da quello naturale (per indicare il numero dei piani delle torri).

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Posso sbagliarmi, ma sapevo che col termine "palco" si blasonavano le protuberanze trasversali delle singole corna, quantificandole se diverse da sei (esempio: "due corna di cervo di cinque palchi").

Se così fosse, nell'uso blasonico concreto sarebbe comunque un sofismo, poichè fra due stemmi identici il diverso numero dei palchi dipende più dall'estro dei singoli realizzatori dell'arma, che da esigenze concrete (esempio: una differenziazione per brisura).

Altri usi blasonici del termine "palco", se non vado errato, sono relativi solo a un ambito diverso da quello naturale (per indicare il numero dei piani delle torri).

Corboniano, colgo l'occasione per dirti che ho sempre apprezzato i tuoi interventi, ... per la indubbia tua cultura ma anche per il modo in cui ti esprimi.

Io non sono minimamente un esperto in araldica ( e seguo le discussioni solo per saziare la mia curiosità ), ma posso dire di avere esperienza in anatomia animale.

Se parliamo di "corna" dobbiamo fare delle precisazioni ... Corna sono quelle dei rinoceronti, costituite interamente da cheratina (la stessa dei peli per intenderci), quindi di crescita ectodermica; Corna sono anche quelle di bovidi, caprini ed ovini, ma più propriamente sono cavicorna (detti animali sono detti infatti cavicorni), poiché le loro "corna" sono impiantate su una base ossea, che, per così dire, rivestono.

Quelle dei cervidi (cervo, capriolo, daino) non sono corna, anche se impropriamente vengono così definite, .... il termine esatto è palco; in un giovane di uno, due anni, (fusone), abbiamo solo i "pugnali", poi i palchi, che sono caduchi, si ramificano, e il numero di ramificazioni ci dicono l'età (anche se dobbiamo considerare anche lo stato di salute, etc) dell'animale.

Un saluto.

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Altri usi blasonici del termine "palco", se non vado errato, sono relativi solo a un ambito diverso da quello naturale (per indicare il numero dei piani delle torri).

Non conosco l'uso "blasonico" del termine, ma non sbagli di certo.

Il termine Palco deriva una voce germanica che è probabilmente giunta a noi attraverso i Longobardi, e significava trave.

Ha poi assunto il significato di ripiano di legno (costituito quindi da travi e assi). Questo spiega il termine a definire i ripiani delle torri.

Non è ben chiaro l'origine del termine per definire i palchi dei cervidi, ma probabilmente ciò deriva dal fatto che con palco si definivano anche le branche d'un albero che divergevano dal tronco alla stessa altezza. E qui mi vien da pensare se non c'entri qualcosa la c.d. capitozzatura di alberi (soprattutto il faggio) che si utilizzava nell'antichità e fino a qualche decennio fa, ..... i tronchi dei faggi venivano tagliati ad una determinata altezza, rami giovani e foglie venivano utilizzati come alimento pel bestiame che sotto vi pascolava.

I rami crescevano alla stessa altezza a mo' di candelabro. L'aspetto di un albero così "trattato" poteva indubbiamente richiamare quello del cervo.

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Caro amico, ti ringrazio per gli approfondimenti, utilissimi non solo per me ma per tutto il forum. :good:

E grazie anche per i :blush: (troppi) complimenti. :blush:

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Nel merito: sul discorso delle corna, il linguaggio araldico oggi è tecnico-specialistico.

Ma nel medioevo, prima che s'arrivasse alle codificazioni, alle consuetudini, alle regolamentazioni e compagnia bella, si usava il linguaggio quotidiano.

Gli araldi dovevano farsi capire presto, bene, e da tutti.

E (oltretutto) le conoscenze scientifiche non erano quelle di oggi.

Quindi tutti gli animali araldici con protuberanze sulla testa erano "cornuti" Trilly-125-icon_rendeer.gif (anzi, cornati, per usare il termine blasonico).

E tali sono rimasti. Trilly-141-icon_cheers.gif

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(...) Il termine Palco deriva una voce germanica che è probabilmente giunta a noi attraverso i Longobardi, e significava trave.

Ha poi assunto il significato di ripiano di legno (costituito quindi da travi e assi). Questo spiega il termine a definire i ripiani delle torri.

Ottimo!

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Non è ben chiaro l'origine del termine per definire i palchi dei cervidi, ma probabilmente ciò deriva dal fatto che con palco si definivano anche le branche d'un albero che divergevano dal tronco alla stessa altezza. E qui mi vien da pensare se non c'entri qualcosa la c.d. capitozzatura di alberi (soprattutto il faggio) che si utilizzava nell'antichità e fino a qualche decennio fa, ..... i tronchi dei faggi venivano tagliati ad una determinata altezza, rami giovani e foglie venivano utilizzati come alimento pel bestiame che sotto vi pascolava.

I rami crescevano alla stessa altezza a mo' di candelabro. L'aspetto di un albero così "trattato" poteva indubbiamente richiamare quello del cervo.

Interessante parallelo, grazie.

:good:

Un parallelo che, verosimilmente, per una cultura "naturalista" come quella medievale era abbastanza facile e immediato.

Senz'altro più che per noi.

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