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Del Ponte (Dei e miti italici) osserva che la Diana italica è molto più vicina ai Signori degli Animali (e, per riflesso, delle selve ove risiedevano), figure proprie delle antiche civiltà di cacciatori del neolitico, che alla greca Selene. Derivato da *div, il nome stesso rimanda alla luce, ovvero alla luce che filtra tra le fronde degli alberi: trattasi quindi di un riferimento al numen della dea, percepibile nelle sue dimore; l'associazione con la luna è invece molto più tarda.

In linea con il conservatorismo romano, in ambito monetale non mancano riferimenti alle tradizioni più arcaiche: per questo Diana viene raffigurata con una o due torce in mano (in questa emissione, nell'aureo 494/22, http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G195/5, e nel denario 494/23, http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G195/6).

Modificato da L. Licinio Lucullo

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