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Bello spunto, anche a Milano si lanciarono monete, o meglio delle emissioni speciali di lire o mezze lire dell'Incoronazione, gettoni che poi circoleranno normalmente e verranno scambiati per i loro valori, rispettivamente 20 e 10 soldi.

Tutto questo iniziò il 21 gennaio 1741, Maria Teresa era a Milano per il Giuramento e tra la folla durante il corteo vennero gettati questi gettoni fatti appositamente per l'occasione speciale e per il popolo che assisteva.

La tradizione continuò anche successivamente con gli Imperatori che seguirono nel tempo Maria Teresa.

Tutto questo se ben ricordo però capitò anche in altre città....vediamo se qualcuno raccoglie lo spunto....

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Al solito Luciano ci riserva delle piccole perle deliziose.

La storia che fu primo Sebastiano a lanciare le monete (all'uso dei Greci, secondo le fonti più antiche) è risaputa, ma effettivamente anche io mi ero chiesto "quali" monete potevano essere lanciate in così gran quantità. Lascerei da parte il cosiddetto "mezzo" denaro del Michiel, dubito che un doge potesse festeggiare con monete a nome del suo predecessore - peraltro estremamente rare e oggi controverse.

Nel passo che riporto, seicentesco, si parla genericamente di "denari". Ora, forse nemmeno i piccoli veronesi potrebbero essere stati idonei per una festa veneziana, anche se sono conscio che al periodo costituivano la valuta forse più corrente nella regione veneta.

Per altre ragioni, escluderei anche i denari dello stesso Ziani, a meno che la zecca non si fosse impegnata a coniarne delle belle quantità tra il giorno dell'elezione e il giorno della incoronazione, cosa che dubito.

Per me si cade sugli enriciani. Inevitabilmente. Erano i più comuni, erano veneziani ed erano disponibili in breve tempo in gran quantità.

Altra informazione forse importante: "Egli era ricco oltre ogni modo", quindi probabilmente aveva grandi risorse monetarie tesaurizzate.

Che ne pensate?

L.

post-27828-0-32671200-1415567111_thumb.j

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scusate...

scorrendo più avanti la Cronaca, ho trovato un altro passo secondo me molto interessante, in cui si capisce forse un po' di più riguardo al donativo del doge neo-eletto. Sembra che, almeno in un secondo tempo, la zecca lavorasse subito dopo l'elezione per poter produrre quantitativi di monete spicciole fino alla mattina seguente. Inoltre, si cita moneta "col conio del Principe morto", ovvero del predecessore (cosa alquanto difficile per Sebastiano Ziani).

post-27828-0-64307300-1415568284_thumb.j

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Ha ha ha! Pensa che tempi, i denari si lanciavano al popolo "dopo" l'elezione, non prima!! E i veneziani erano così convinti della bontà delle votazioni che le cariche pubbliche le estraevano a sorte. Proprio non si fidavano dei politici e degli accordi sottobanco così durante le sessioni di nomina era vietato ai nobili di uscire in giardino (brolo) per confabulare. Da cui poi il termine "broglio"...

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L'elezione del doge era una procedura piuttosto complicata.

Morto il Doge, i Consiglieri, ed i Capi di Quaranta a' quali appartiene il Governo della Città, vanno ad abitare nel Palazzo Ducale, e chiamasi gran Consiglio, e si eleggono cinque Correttori della Promissione del Doge, e degli Ordini di Palazzo, e similmente tre inquisitori delle operazioni del Doge morto: il che spedito in tre, quattro giorni, e fatti li funerali si chiama gran Consiglio, solamente con quelli che eccedono Anni trenta, e viene letta, e confirmata la Promissione predetta. Si mettono poi in un Capello numerato il Consiglio, tante Balle, quanti Gentiluomini sono nel Consiglio, delle quali ne sono trenta d'Oro e tutte l'altre d'Argento. E vanno un consigliero il più giovane, ed un capo di Quaranta in Chiesa di S.Marco, e trovano un fanciullo, dimandato il Ballottino, e quello conducono nel Consiglio, e vengono chiamati a Capello tutti i Nobili del Consiglio. Il fanciullo, per ciascuno mette la mano dentro il Capello, e se piglia Balla d'Oro, quello per cui l'ha tolta, riman eletto: frattanto uscendo del Consiglio alla Pubblicazione di ciascheduno eletto il Padre, i Figliuoli, i Fratelli, i Zii di lui, e tutti della sua Famiglia; ma se la Balla è d'Argento si parte. Onde quelli, a i quali toccano le dette Balle d'Oro, tratti però di diverse Famiglie, e uno per Famiglia, che non vi sia Parentella alcuna, ne congiunzione di sangue tale, che ( come si dice ) si scacciano di Capello, sono detti i primi trenta, e tutto il resto del Consiglio si parte. Poi mettendoci nel Capello Balle trenta delle quali nove sono d'Oro, l'altre d'Argento; e per ognuno il fanciullo ne piglia una. Quelli a' quali toccano le nove d'Oro rimangono elettori, e gli altri sono licenziati. Questi nove rinchiusi, eleggono 40 con dette Balle delle nove, a questo modo, che gettate le Tessere di primo, secondo, ecc. ai 4 primi tocca la elezione di 5 ciascuno, ed agli altri cinque tocca solamente di 4 che tutto fanno il numero di 40 i quali eletti, chiamasi di nuovo gran Consiglio, e sono pubblicati i predetti 40 e gli altri si partono, e mettonsi 40 Balle nel Capello delle quali 12 sono d'Oro, ed a cui toccano, restano elettori, gli altri partono. Questi 12 eleggono 25 con nove Balle in questa forma, che al primo tocca la elezione di tre, ed agli altri, di due per ciascuno, che fanno il numero di 25. Fatta questa elezione chiamasi gran Consiglio, e si pubblicano li 25 e gli altri partono. Poi mettonsi 25 Balle nel Capello delle quali nove son d'Oro; quelli a chi toccano, restano elettori, gli altri sono licenziati. E detti nove eleggono 45 con 7 Balle, in tal maniera, che toccano 5 per ciascuno, che fanno il numero di 45 è chiamato gran Consiglio, si pubblicano li 45 eletti, gli altri sono licenziati. Si mettono poi 45 Balle nel Capello, delle quali 11 sono d'Oro, ed a cui toccano dette 11 restano elettori, e gli altri si partono. Questi undeci sono quelli, che eleggono il Quarantuno connove Balle a questo modo, che gettate le Tessere come di sopra, a' primi otto tocca l'elezione di quattro per ciascuno, ed agli ultimi tre, tocca di tre solamente per ciascuno, che tutti fanno il giusto numero di Quarantuno. Fatta questa elezione è chiamato gran Consiglio, anco con quelli, che non arrivano a trenta Anni, e sono confirmati da quello. Ora creati li Quarantuno, udita la Messa dello Spirito Santo, e dato loro il giuramento, si serrano, e con Balle di Scarlato segnate di Croce Gialla, eleggono il Doge con Balle 35.

Da "Cronaca veneta sacra e profana, o sia, Un compendio di tutte le cose più illustri ed antiche della città di Venezia

Altro termine di comune uso, oltre a broglio è ballottaggio (da balote).

Elezione Elettori Eletti

1 Tutti i membri del Maggior Consiglio di età superiore a 30 anni 30 (con palle d'oro)
2 30 9 (con palle d'oro)
3 9 che nominano 40 ridotti a 12 (con palle d'oro)
4 12 che nominano 25 ridotti a 9 (con palle d'oro)
5 9 che nominano 45 ridotti a 11 (con palle d'oro)
6 11 che nominano 41 che eleggono Monsignor el Doxe

Modificato da Littore
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scusate...

scorrendo più avanti la Cronaca, ho trovato un altro passo secondo me molto interessante, in cui si capisce forse un po' di più riguardo al donativo del doge neo-eletto. Sembra che, almeno in un secondo tempo, la zecca lavorasse subito dopo l'elezione per poter produrre quantitativi di monete spicciole fino alla mattina seguente. Inoltre, si cita moneta "col conio del Principe morto", ovvero del predecessore (cosa alquanto difficile per Sebastiano Ziani).

Buona giornata Luigi

Credo che il testo che hai preso a riferimento, sia influenzato dall'epoca nel quale è stato scritto.

Si parla di donativi e lancio di monete al popolo in quantità prefissata, ragguagliata ai ducati d'oro, che erano, al tempo dello Ziani, di là da venire; oltre a ciò si regola anche il tempo nel quale il lancio di monete deve avvenire.

Credo sia probabile che la regolamentazione sia quindi quella che, all'epoca dello scritto, ma anche prima, vigeva.

Se è vero che Sebastiano Ziani donò del suo, non poteva essere ancora una procedura così codificata. E' certamente probabile che, in questo caso, lanciò moneta corrente.

Ovviamente è un'ipotesi, e nulla più, quella che ci viene tramandata, ma io ritengo che all'epoca, quando il doge non era ancora così "imbrigliato" dalla Promissione dogale e dalle regole che, dogato dopo dogato, gli furono poi imposte, avesse ancora sufficienti spazi di manovra decisionali per poter assumere iniziative di questo tipo in libertà.

Si sa per certo che, almeno in epoca più tarda e cioè in linea con lo scritto che ci hai postato (appena possibile aggiungerò ciò che dice il Sanudo al riguardo), la zecca preparasse preventivamente i tondelli ai quali mancava solo il nome del doge e il viso; così che potessero, una volta conosciuto il nome del nuovo doge, coniare più velocemente un numero congruo di monete, specificatamente per il loro lancio al popolo.

Saluti

luciano

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Quello di Vitale Michiel è in realtà un denaro e non un mezzo denaro. Se ben ricordo vedi Murari e Saccocci.

Arka

Buona giornata

Assolutamente d'accordo; non essendo l'oggetto della discussione non mi sono soffermato su questo aspetto che, però, potrebbe essere oggetto di una sua specifica discussione pro futuro.

Saluti

luciano

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Ha ha ha! Pensa che tempi, i denari si lanciavano al popolo "dopo" l'elezione, non prima!! E i veneziani erano così convinti della bontà delle votazioni che le cariche pubbliche le estraevano a sorte. Proprio non si fidavano dei politici e degli accordi sottobanco così durante le sessioni di nomina era vietato ai nobili di uscire in giardino (brolo) per confabulare. Da cui poi il termine "broglio"...

Buona giornata

Tant'è che successivamente si inventarono la complicatissima procedura che, vedo adesso, ha aggiunto @@Littore. Sappiamo però che qualche "area" di manovra per creare "brogli" si riusciva ad ottenerla ugualmente, pur con molta approssimazione .... però qualche volta ha funzionato.

saluti

luciano

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Invece di lanciare monete....lanciamo un altro sasso in discussione.... :blum:, il lancio di monete o la donazione delle stesse era per ingraziarsi la popolazione, più o meno plateale il gesto era di solito apprezzato, nel breve Regno di Etruria ( 1801 - 1803 ) Ludovico I di Borbone viene coniato a Firenze un gettone su ordine della Regia Segreteria di Finanza, in questo caso il fine era di elargire elemosine per l'acquisto del pane che il Sovrano decise di dare ai poveri per festeggiare la sua presa di possesso del Regno che era avvenuta il 5 dicembre 1802.

Assolta la sua funzione il gettone venne poi ritirato dalla circolazione.

Quindi ostentazione direi, farsi benvolere, ed anche elemosina varia, il tutto serviva comunque come di comunicazione e di immagine.....verso il proprio popolo.....

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Buona serata

Anche se la Sezione è della "Serenissima", ben vengano le testimonianze che riguardano altri contesti, come quelli citati da @@dabbene; non ci sono in questa sezione "porte stagne" di alcun genere :pleasantry:

Fatta questa doverosa premessa, accenno a qualche ulteriore indicazione tratta dalle cronache e dalle bibiografie dei dogi veneziani.

Gli anni ed i dogi si susseguono, uno dopo l'altro, e le cronache sono avare riguardo al lancio di denaro al popolo che si effettuano all'epoca della loro incoronazione; dobbiamo attendere, infatti, l'elezione a Doge di Nicolò Tron (1471 – 1473) perché venga menzionata questa usanza.

E' solo un accenno, quello che si legge nelle biografie che lo riguardano: “i festeggiamenti per il suo insediamento furono particolarmente fastosi, con elargizione di monete non solo al popolo, ma anche a chierici e canonici”.

Certamente non potè essere lanciata la bella moneta da una lira, chiamata anche "Lira Tron" o "Trono", giacché fu coniata l'anno successivo alla sua elezione e lo stesso possiamo dire della mezza lira e del bagattino; non sappiamo nemmeno se in questo tempo le monete venissero predisposte prima dell'elezione del doge, così da poterle completare una volta che fosse noto il suo nome e fornirgliele in poco tempo. Non è lecito azzardare ipotesi che lasciano il tempo che trovano.

Dopo il Tron, abbiamo la menzione del lancio di denaro al popolo per Andrea Vendramin (1476 – 1478).

Elezione travagliata, quella del Vendramin, perché molti lo consideravano di nobiltà troppo recente, qualcuno non si trattenne dal dire: “ i quarantuno no g'aveva altri da far doxe che un casaruol” (i quarantuno elettori non avevano altri da far doge, che un biadaiolo). Eppure, forse proprio per smentire queste voci, sappiamo che distribuì molto oro al popolo nel giro in piazza ed altro ne elargì nei giorni successivi per accasare vergini e liberare gli imprigionati per debiti.

Molto oro, quindi molti ducati d'oro, che avevano visto la luce nel 1284, sotto il dogato di Giovanni Dandolo (1280 – 1289).

Saranno stati emessi ducati a suo nome? Quali altre monete avrebbe potuto lanciare?

Anche di questo non abbiamo certezze; non ho trovato nulla che ci indirizzi verso la disposizione di predisporre monete con il suo nome perché venissero lanciate al popolo nel giro della piazza; si può solo pensare che, citando il "giro della piazza", questo non venisse più fatto dal doge sulle spalle degli operai dell'arsenale, ma più comodamente assiso all'interno di un pergamo o pozzetto, accompagnato da familiari, come le cronache degli ultimi secoli ce l'hanno tramandato.

Un altro salto fino all'elezione di Antonio Grimani (1521 - 1523) e finalmente Marino Sanudo, nei suoi "Diarii" ci da un prezioso indizio:

"Fo subito, per la Signoria, mandato a dir in Zecha bateseno monede col nome ANTONIO GRIMANI DOXE, videlicet da 16, 8 e 4 soldi; et cussì fo batuto ducati 300. Era a la cassa Masser a la moneda di l'arzento sier Vincenzo Orio qu. sier Zuane. Fo batudo etiam ducati da uno e da mezo nuovi zercha ducati 200. Le stampe erano fate, manchava le letere e la testa a far, e le monede batude, né mancava si non stampar; fo fato la Bolla di piombo"……

segue...

luciano

Modificato da 417sonia
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Elezione travagliata, quella del Vendramin, perché molti lo consideravano di nobiltà troppo recente, qualcuno non si trattenne dal dire: “ i quarantuno no g'aveva altri da far doxe che un casaruol” (i quarantuno elettori non avevano altri da far doge, che un biadaiolo).

Ricordo di aver letto un paio volte di quel soprannome, "el doxe casaruol", l'avevo associato al mestiere di casaro ossia produttore di formaggio, mi pareva strano ma non avevo approfondito, il senso l'avevo intuito, ora è più chiaro....... :lol:

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Awards

Supporter

Buona serata

...riprendo il racconto!

E veniamo quindi ad Antonio Grimani ( 1521 – 1523); grazie al Sanudo abbiamo messo un punto fermo: i conii erano già predisposti; mancava di aggiungere il nome del doge eletto ed il viso sul busto, dopo di ché, in poche ore, si potevano coniare le monete che avrebbe potuto gettare al popolo.

Che sappiamo del Grimani? La su bibiografia ci dice che non avendo molti parenti, “... fece il giro della piazza nel pozzetto insieme ai nipoti Marco e Vettor, buttando ducati e mezzi ducati d'oro e monete da 4, da 8 e da 16 soldi coniati con il suo nome (ecco la riprova di ciò che riporta il Sanudo) del valore complessivo di 500 ducati. All'Armiraglio regalò il bacile d'argento (sul quale erano appoggiate le monete) e monete ai portatori".

E l'ammontare di 500 ducati ci riporta ai dati nello scritto seicentesco postato da @@gigetto13; il periodo è questo.....

post-21005-0-22308400-1415726920_thumb.j

Sarà uno dei ducati gettati al popolo?

D: ANT GRIMAN lungo l'asta DVX San Marco con l'aureola di perline consegna il vessillo al doge inginocchiato di fronte, che lo impugna con entrambe le mani; dietro il Santo ° S ° M ° VENETI all'esergo un punto

R: ° SIT ° T ° XPE ° DAT ° Q ° TV ° REGIS ° ISTE ° DVCAT ° Il Redentore è benedicente in un'aureola ellittica composta da 9 stelline a 5 raggi; 5 a sx e 4 a dx; tra i suoi piedi c'è un punto.

forse no, ma forse una moneta da 16 soldi, si ... :pardon:

post-21005-0-63358100-1415727753_thumb.j

D: ANT GRIM ANVS ° DVX ° ° S ° M ° VENET San Marco con l'aureola di perline è assiso in trono e consegna il vessillo al doge inginocchiato di fronte, che lo impugna con entrambe le mani.

R: ° GLORIA ° TIBI ° SOLI Il Redentore è benedicente ed assiso in trono; sotto il trono le sigle del massaro

° Z ° M °

Successivamente ecco assurgere al dogato Andrea Gritti (1523 – 1538); gran signore, amico di re, principi e pascià; mercante, spia di Venezia a Bisanzio, generale e provveditore in campo durante la guerra di Cambrai; insomma un uomo tutto d'un pezzo, deciso, "tombeur de femmes" e probabilmente conscio del suo valore. Il dogato fu quindi il premio per l'abnegazione e i pericoli (compresa la galera) corsi a favore della Repubblica, eppure era poco amato dal popolo, che lo riteneva suberbo (probabilmente a ragione) e forse ancor meno dai maggiorenti del governo che non potevano “manovrarlo” a piacere più di tanto.

Per acquistare simpatia (inutilmente) distribuì alla gente molto grano a poco prezzo e nel giro della piazza lanciò 400 ducati fra monete d'oro e d'argento, tutte con il suo nome. Non sappiamo quale tipo venne coniato, ma certamente ci saranno stati conii ripresi dai suoi predecessori, quindi ducati d'oro, mocenighi, marcelli, ancora monete da 16, 8, 6, 4 e 2 soldi.

Taluni di questi tipi sono molti comuni ed è facile trovarne in commercio.

post-21005-0-45093700-1415729149_thumb.j

D: AND ° GRITI lungo l'asta DVX San Marco con l'aureola di perline consegna il vessillo al doge inginocchiato di fronte, che lo impugna con entrambe le mani; dietro il Santo ° S ° M ° VENETI; la banderuola del vessillo è a 2 punte

R: ° SIT ° T , XPE ° DAT , Q ° TV ° REGIS ° ISTE ° DVCAT Il Redentore è benedicente in un'aureola ellittica composta da 9 stelline a 5 raggi; 5 a sx e 4 a dx; tra i suoi piedi c'è un punto.

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Modificato da 417sonia
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Supporter

Grazie per le notizie, mi sembra simpatica questa incisione che riguarda l'elezione del doge.

Ciao Daniele

....questo dettaglio mi dice qualche cosa. :blum:

Guardare nel margine destro della mia stampa.... è acquarellata ed è stata senza dubbio rimossa da qualche libro (si vede la traccia della piegatura). <_<

L'antiquario non ha saputo darmi indicazioni maggiori; peccato, ma certamente non è del VI secolo ... semmai riprende la stessa dalla quale è stata estrapolata l'immagine che hai postato tu.

post-21005-0-88837700-1415734407_thumb.j

La foto non è il massimo, ma la feci parecchi anni fa per altri scopi.

saluti

luciano

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A proposito di lancio di monete al popolo vorrei riportare uno dei più celebri episodi, anche se avvenuto in Bologna nel 1530, quando Carlo V sarà incoronato da Clemente VII. Oltre a grandiosi festeggiamenti, il Consiglio dei Riformatori decise di coniare tremila ducati da destinare al lancio al popolo durante le celebrazioni.

Traina, M., Le monete battute a Bologna da Carlo V nel 1530, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, 1972.

Pini, P., Le monete celebrative per l'arrivo e l'incoronazione di Carlo V a Bologna, in Panorama Numismatico, 77. 1994.

Modificato da Liutprand
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Buona serata

Altre monete del Doge Gritti:

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6 soldi

D: AND ° GRITI lungo l'asta DVX; alle spalle della Vergine AVE ° G ° PLE la Vergine, seduta in trono a sinistra, tiene tra le braccia Gesù bambino che benedice il Doge genuflesso davanti a Se, con il vessillo in mano; all'esergo le sigle del Massaro tra tre puntini

R: + ° S ° MARC ° * ° VENETUS ° Il Redentore in piedi sul piedistallo benedice con la mano dx e regge il globo crucifero con la sx; sul piedistallo le sigle del Massaro fra puntini

Lira Mocenigo

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D: ° ANDREAS ° GRITI ° ° S ° M ° VENET ° lungo l'asta DVX; San marco con aureola di perline, in piedi a sinistra porge il vessillo al Doge genuflesso.

R: ° TIBI ° SOLI ° ° GLORIA ° Il Redentore in piedi sul piedistallo benedice con la mano dx e regge il globo crucifero con la croce con punte biforcute con la sx; sul piedistallo le sigle del Massaro con o senza 4 puntini

Mezza Lira Marcello

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D: ° AND ° GRITI lungo l'asta DVX; San Marco con l'aureola di perline, in piedi a sinistra, porge il vessillo al Doge genuflesso; dietro il Santo ° S ° M ° VENET; nel campo le sigle del Massaro

R: ° TIBI ° SOLI ° ° GLORIA ° Il Redentore in trono benedicente, nel campo IC XC

Un bel salto, di circa vent'anni e siamo all'elezione di Girolamo Priuli (1559 – 1567).

Anche nel suo caso la bibiografia non spende troppe parole: “... nel giro che fece in piazza gettò tanto denaro da superare ogni suo predecessore”. Con questo ci viene data la conferma che anche i dogi precedenti si attennero alla consuetudine, pur non riportandone i dettagli; ma di Gerolamo Priuli sappiamo anche che “...poi mise a disposizione del popolo tutte le provviste di casa sua, dispensando grano, vino, olio, legna e quanto altro possedeva. Esaurite le scorte, comprò e distribuì altri viveri per otto giorni. Pagò per i poveri condannati da 20 ducati in giù, facendoli liberare dal carcere, fece riempire d'acqua moltissime cisterne, ed offrì 70.000 zecchini d'oro al pubblico, perché venissero comperati frumenti da darsi a buon mercato, rimborsandosi poi con il ricavato. Si acquistò così la benevolenza universale”.

Decisamente munifico il Doge Priuli.

L'unica cosa notata e riportata dagli storici relativamente al giro di piazza che fece il Doge successivo: Pietro Loredan (1567 – 1570), è che la calca fu così tanta che morirono soffocate cinque o sei persone; forse tutta questa gente si riunì pensando che il nuovo Doge fosse generoso quanto il precedente, ma circa quanto denaro fu gettato, purtroppo non ho trovato traccia.

I nuovi Dogi si susseguono, uno dopo l'altro, e assurgono alla maggiore dignità sempre più anziani e conseguentemente i dogati sono sempre più brevi. Contento il popolo che può fruire del lancio di denaro nel giorno della loro elezione in tempi molto ravvicinati.

Nelle cronache si cita quasi sempre, ad ogni nuova elezione, il giro della piazza ed il lancio di denaro; dare per ogni Doge la medesima informazione non credo serva al racconto; preferisco quindi raccontarvi gli anedotti e le informazioni più complete e dettagliate, quando si trovano.

Come ad esempio ciò che avvenne all'elezione del Doge Pasquale Cicogna (1585 – 1595), quando il popolo restò beffato.

Alla sua elezione la gente ci rimase male, perché avrebbe preferito Doge Vincenzo Morosini, molto più ricco di lui e stimato gran signore e quando il Cicogna venne presentato in chiesa al popolo, questo lo accolse in maniera molto fredda; non servì nemmeno l'intervento di Giovanni Donà, quello “dalle Renghe”, chiamato così perché quando andava in “Renga” (Pulpito) nelle varie sessioni politiche alle quali presenziava, faceva discorsi lunghissimi … praticamente un logorroico … che tentò di “riscaldare” (o addormentare) l'ambiente.

Nel giro della piazza, il Doge accompagnato dai nipoti, gettò poco denaro e specialmente monete d'argento di 5 soldi con il suo nome, che vennero chiamati “cicognini” e poco denaro gettarono anche le donne di casa nel cortile di Palazzo Ducale. C'è da pensare ad una bella vendetta … e chissà quante maledizioni avrà ricevuto dalla gente in piazza che si aspettava ben altro.

5 Soldi (da Rhinocoins)

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D: ° S ° M ° VENET ° PASC ° CICON; San Marco, retto di fronte al doge inginocchiato, gli consegna il vessillo; all'interno di un cerchio di perline; nell'esergo le iniziali del Massaro tra puntini

R: MEMOR ° ERO ° TVI ° IVSTINA ° V Santa Giustina, in piedi, tiene la palma con la mano destra ed il libro con la sinistra; il petto è trafitto dal pugnale; il tutto all'interno di un cerchio di perline; all'esergo ° 5 °

Un'altro Doge “parsimonioso” fu Leonardo Donà (1606 – 1612); parsimonioso e un po' “sfigato”.

Il primo cattivo presagio fu quello che la giornata era pessima; c'era neve in gran quantità e faceva freddo; poi durante la liturgia gli fecero indossare il camauro al rovescio e subito dopo cadde dal suo corno una perla che, però, fu ritrovata; quando poi uscì dalla chiesa di S. Marco, a causa della gran calca, si ruppe lo stendardo marciano per aver urtato il suo stemma collocato sopra la porta.

Ce n'era già a sufficienza per andarsene a casa mesto mesto … e così fece, accettò nonostante tutto di fare il giro della piazza nel pozzetto, ma lui non gettò nemmeno un soldo e pochi vennero lanciati dai tre nipoti che stavano con lui.

A questo punto la gente era nera di rabbia e cominciarono a scoppiare zuffe con lancio di palle di neve, anche al suo indirizzo.

segue

luciano

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Buona serata

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Joseph Heintz il Giovane e bottega (www.artericerca.com)

Ed i cattivi presagi non tardarono a materializzarsi. Dovette gestire, finchè ne ebbe possibilità, la contesa con la corte romana, l'interdetto comminato alla Serenissima e la scomunica a Paolo Sarpi, il frate servita consultore della Repubblica che, a rischio della vita (cadde vittima di un accoltellamento da parte di sicari), patrocinò le istanze di Venezia.

Un piccolo salto temporale e arriviamo all'elezione di Marc'Antonio Memmo (1612 – 1615).

I 41 avevano scelto una persona molto malata; appena eletto si sentì male e si mise a letto; i portoni di Palazzo Ducale vennero sbarrati e si rimandò qualsiasi cerimonia a quando il Doge se la sarebbe sentita; quando sembrò che stesse meglio e cominciarono i preparativi, si sentì così stanco che si mise nuovamente a letto fino al giorno seguente quando, finalmente, la cerimonia venne effettuata, ma si dovettero aspettare i denari appena coniati perché non erano ancora pronti (forse si volle essere certi del nome impresso, vuoi mai che questo non arrivasse alla cerimonia?); chi lo vide sentenziò “dubito debba viver poco”; in ogni caso a denari arrivati, fece il giro della piazza insieme al nipote Tribuno ed al figlio di questi e vennero gettati zecchini, mezzi e quarti di zecchini, monete da 4 Lire e da 40 Soldi; una volta che il pozzetto arrivò in fondo alla piazza, gli arsenalotti fecero la curva tanto stretta che il Doge con i suoi parenti dovettero tenersi fermamente ed in quel lato della piazza, proprio dove c'era la casa dove aveva abitato in Procuratia, di denaro ne venne gettato poco!

Finito il giro, salì le scale per entrare nei suoi appartamenti nel Palazzo Ducale, ma non ce la fece a salire, troppo affaticato; dovettero togliergli il mantello ed aiutarlo portandolo quasi di peso.

Veniamo ad un altro Doge munifico, Antonio Priuli (1618 – 1623) che, dicono i cronisti, gettò al popolo 2.000 ducati di danaro “minuto” (importo che quindi va inteso come unità di misura totale) e 1.000 ducati in oro (come sopra); altro denaro ancora venne gettato dalle finestre del suo palazzo dalla figlia Adriana.

Non sappiamo quanto denaro lanciò, anni dopo, Nicolò Sagredo (1675 – 1676), ma il giro che fece nella Piazza San Marco assurse alla cronaca ugualmente per il trambusto che successe. Il Sagredo fece camminare lentamente gli arsenalotti che portavano il pozzetto, perché era sua volontà che tutti potessero godere del lancio; questo però indusse la gente a farsi sotto, senza paura di essere travolti e così fece pure un tale che, per meglio profittare del lancio, spinse verso il doge un'asta con in cima una retina, solo che fu così maldestro e forse anche osteggiato dai vicini, che colpì malamente il Doge facendogli cadere il berretto nel bacile che conteneva le monete. Furono gli stessi vicini a prenderlo a male parole e a bastonate.

Non fu l'unica occasione di trambusto; nel pozzetto c'era anche il ballottino ed anche lui gettava denaro, solo che essendo piccolino, la statura non gli permetteva di lanciare bene le monete che, più spesso, ricadevano all'interno del pozzetto invece che fuori. Quando terminò il giro davanti alla Scala dei Giganti, il pozzo venne aperto per far scender il Doge e gli arsenalotti si tuffarono letteralmente all'interno per raccogliere quella “manna”, schiacciando malamente il Sagredo che dovette essere liberato dall'energico intervento di un senatore; appena fu fuori successe il finimondo per raccogliere i denari rimasti.

saluti

luciano

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Supporter

Buona serata

Altro anedotto curioso riguarda il neo Doge Marc'Antonio Giustinian (1684 – 1688). Durante il consueto giro di piazza, congiuntamente al fratello Giovanni, un nipotino ed il ballottino, lanciando denaro (non si sa quanto), venne preso in un occhio un turco e ciò fece presagire che Venezia avrebbe sopraffatto i turchi. Leggenda postuma o effettivo presagio? Non si sa, ma di certo sappiamo che sotto il suo dogato iniziarono le conquiste di Francesco Morosini in Morea.

Conquiste, certamente, ma tutt'altro che definitive e importanti; riguadagnò qualche piazzaforte che era già stata veneziana e che i turchi avevano strappato al "Dominio da mar" anni prima, ma anche se queste imprese non avevano la consistenza di quelle combattute secoli prima, ai veneziani parvero gran cosa, che non si assaporava da lungo tempo e ciò che fece il Morosini ebbe una grande eco, meritandogli onori di tale portata, che mai erano stati concessi in precedenza.

E i dogati si susseguono con le solite generiche informazioni che riguardano il lancio di monete al popolo nel giro della piazza; chi gettò 1.000 ducati, chi 2.000 ed anche più, ma nessuna di queste informazione risulta particolareggiata ed utile a questo racconto.

Dobbiamo arrivare all'ultimo Doge. Lodovico Manin (1789 – 1797) per conoscere il dettaglio delle monete gettate al popolo. Sappiamo che il totale fu di L. 15.748,6 (ben oltre le L. 10.000,0 che gettò l'ultimo dei dogi Mocenigo) e le monete che lanciò in prima persona furono solo in oro, lasciando che quelle in argento venissero gettate dai due nipoti che lo accompagnavano nel pozzetto, dal ballottino e dall'Armiraglio.

Volle che gli Arsenalotti facessero il giro lentamente per poter lanciare più monete, così suddivise:

Monete lanciate dal Doge

10 Doppie d'oro

20 simili Mezze

16 simili Quarti

100 Zecchini

40 simili Mezzi

80 simili Quarti

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Zecchino

D: San Marco benedice il Doge genuflesso che impugna l'asta sormontata dalla croce LVDO ° MANIN ° lungo l'asta DVX e dietro il Santo S M ° VENET

R: Il Redentone in un'aureola ellittica cosparsa di 16 stelle a 5 raggi, 7 a sinistra, 7 a destra 1 sul capo e 1 tra i piedi, benedice con la destra e con la sinistra trattiene il libro; nel giro SIT ° T ° XPE ° DAT ° Q ° TV ° REGIS ° ISTE ° DVCA

Monete lanciate dagli accompagnatori

250 Ducati

200 simili Mezzi

1200 simili Quarti

100 Scudi

100 simili Mezzi

100 simili Quarti

60 simili Ottavi

60 Giustine

80 simili Mezze

80 simili Quarti

72 simili Ottavi

745 Lirazze

oltre ad altre L. 1.500 in più valute

12 Scudi

2 Doppie d'oro

In alcuni testi si includono, tra le monete lanciate, anche oselle che, però, non vengono citate nel suddetto elenco. Essendo stato eletto a maggio, mi pare strano che possa aver fatto battere delle oselle; avrebbero dovuto predisporre i conii per tempo con l'iconografia che sappiamo essere quella dell'anno I°.

post-21005-0-27845500-1415997811_thumb.j

Osella Anno I (coinarchives)

EFFULSIT ERGO EFFULGEAT "Già rifulse la Libertà, quindi rifulga (ancora)"

Saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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quindi gia allora c'erano molti meno mezzi e quarti di zecchino rispetto al nominale unitario?

interessantissimo, come sempre. posso chiederti da dove hai preso le notizie riguardo al donativo del Manin?

sarei pieno di curiosita da chiederti ma per ora mi fermo qui ;)

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