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Dopo aver postato la mia “patacca” nella discussione relativa in piazzetta ….mi è sorto un dubbio per cui apro qui una nuova discussione per vedere se fra chi la leggerà ci fosse qualcuno a cui sorgono gli stessi miei dubbi oppure, chissàmmai, riesca a dare qualche ipotesi o risposta.

 

Ripeto quindi la storia:

 

L’esemplare viene scoperto da Vittorio Emanuele III quando fa visita all’Hermitage di San Pietroburgo nel 1894, ne chiede il calco e l’anno dopo Giuseppe Ruggero pubblica sulle “Annotazioni numismatiche genovesi” uno studio dal quale si capisce che è perplesso.

L’esemplare viene pubblicato sul CNI.

Pesce, sul suo libro sulla monetazione genovese, dice che nel 1968 ne è saltato fuori un altro esemplare, in possesso di un privato, che presentava lievissime differenze nel disegno, con lieve riduzione di diametro e peso e quindi si poteva indurre a pensare ad un altro conio.

Infine viene fuori un terzo esemplare che, secondo il Pesce, è del tutto simile al primo per diametro, peso, caratteristiche incisorie e in perfetto stato di conservazione che è presente nella Collezione di Banca Carige.

 

Noi ora possiamo quindi confrontare l’esemplare che è riportato sul CNI, quindi il calco dell’esemplare dell’Hermitage, e la fotografia di quello di Banca Carige, gentilmente concessa dalla Banca al nostro catalogo.

 

Pur tenuto conto che il primo esemplare è un calco, io vedo delle differenze abbastanza marcate anche tra il "primo" e il "terzo" di Banca Carige ...del "secondo" non ho notizie.

 

Adesso cedo a voi la parola ….

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Modificato da dizzeta
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Buona Domenica Daniele

 

Non conoscevo l'esistenza di questa moneta; indubbiamente molto bella.

 

Da profano, quindi, non posso che limitarmi all'aspetto estetico e non ti nascondo che il calco mi appaga di più rispetto alla moneta.

 

Ci sono i particolari che tu hai evidenziato: i riccioli e le volute dello scudo, i pallini della corona ... che a mio parere denotano una migliore realizzazione nel calco (è tutto dire), rispetto alla moneta.

 

So che può non voler dire nulla; è solo una mia sensazione estetica e lascia il tempo che trova; ma come profano, ripeto, non posso proprio dire di più :pardon:

 

saluti

luciano

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di uguale non hanno niente. la croce nello scudo del secondo non mi pare che rispecchi lo stile dell'epoca.

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Caro @@dizzeta,

in effetti ad un esame ravvicinato delle differenze sembrano vedersi soprattutto sul lato dello scudo. Se confermate (come giustamente hai ribadito nel caso del CNI si tratta di un calco, a mio parere sin troppo "definito" nei particolari e nei rilievi...e questo dovrebbe suggerire cautela) potrebbe voler dire che non sono nati da conii identici, cosa che a sua volta potrebbe far propendere per l'ipotesi di chi vuole questo pezzo fatto per circolare (quello di Carige mostra segni di usura soprattutto sul lato del grifo...) contro chi lo pensava come una prova.

Potrebbe anche essere invece una sorta di "medaglione del valore di...", cosa anch'essa compatibile con un minimo di usura e con il basso numero di pezzi noti, seppure da conii diversi, ipotesi che non scarterei a priori.

 

Francamente, avendo avuto in mano solo l'esemplare di Banca Carige non ho avuto il particolare sentore di falsità rispetto ad altri pezzi di zecca genovese del periodo, ma è pur vero che avendo visto solo quello ed in mezzo ad un lavoro ampio di schedatura (con luce artificiale nel caveau dove era conservato) è difficile fare valutazioni definitive in questo senso.

 

Per il terzo esemplare, che non ho mai visto (non so le ho ha visto solo Pesce o anche qualche altro collezionista genovese), non ti saprei invece dire nulla.

 

Un caro saluto MB

 

P.S. Leggo ora altri post qui e in piazzetta: ricordo come detto da DZ in piazzetta che Ruggero commentò, non fugando del tutto alcuni suoi dubbi, il calco ...

Modificato da monbalda
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Direi differenze visive di particolari, ma anche di stile, poi però lascio a voi concludere.... :blum:

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Inviato (modificato)

...e questo dovrebbe suggerire cautela) potrebbe voler dire che non sono nati da conii identici, cosa che a sua volta potrebbe far propendere per l'ipotesi di chi vuole questo pezzo fatto per circolare (quello di Carige mostra segni di usura soprattutto sul lato del grifo...) contro chi lo pensava come una prova.

 

 

Ovviamente più che massima cautela, sono monete di proprietà di Musei e Collezioni prestigiose. 

 

Il mio dubbio tutt'al più deriva dal fatto che se è una prova l'hanno fatta con tre coni diversi e poi l'hanno abbandonata, se invece è stata una coniazione per la circolazione può essere stata battuta in fretta e furia a fine anno per l'emergenza di approvvigionarsi ai mercati orientali: "anno difficile il 1677, a fine anno si abbatte una carestia che flagella il Milanese, il Piemonte, la Toscana e la Liguria, quest'ultima è costretta a dipendere maggiormente dal mare, ricorrendo a più fonti di rifornimento".

 

Quindi sarebbe plausibile come coniazione straordinaria per acquisti urgenti nel levante e quella scritta (9 aspri di buon argento) si sia voluto superare il divieto di circolazione dei Luigini di pochi anni prima (forse allora più che Tallero potrebbe essere un multiplo di Luigino?). E infine è plausibile  che l'unico esemplare noto (fino al 1915 almeno) sia stato trovato e conservato a San Pietroburgo, di provenienza quindi orientale.

Modificato da dizzeta
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Un altro elemento che potrebbe essere interessante è che Genova dal 1654 iniziò a fare tentativi inviando ambasciatori a Parigi per recuperare, almeno parzialmente, la posizione perduta nel levante, Luigi XIV era molto sentito a Costantinopoli e i genovesi chiesero a lui che fossero riammessi nel commercio levantino e permettere un consolato in Oriente. I francesi non ne volevano sapere per cui, dopo la morte del Cardinal Mazzarino (1661), i genovesi pensarono di aprire pratiche dirette.

Il 23 agosto 1665 un ambasciatore (Gio. Agostino Durazzo) ottenne di essere ricevuto dal gran visir. Gli espose i motivi della visita, gli magnificò l'utile grande che lo Stato turco potrebbe ricavare dall'introdurvi il commercio genovese, gli ricordò che la Repubblica genovese era stata buona amica degli antenati del sultano, esprimendo la fiducia che, grazie ai suoi buoni uffici, i Genovesi sarebbero ammessi alla mercatura nei domini della potenza ottomana.

Il gran visir si mostrò disposto ad accogliere le richieste e invitò a presentargliele per iscritto in via ufficiale e lo accomiatò con un regalo.

Seguirono infinite trattative, sempre osteggiate dalla Francia e dalle altre potenze che avevano in mano il commercio in quelle zone, ma alla fine il Durazzo riuscì a concludere. In sostanza i patti stabilivano: che i genovesi potessero andare e venire con le loro navi in tutti i porti della Turchia, pagassero alle dogane il 3% ed una volta sola acquistassero il sale allo stesso prezzo che si vendeva agli Inglesi e agli Olandesi, risolvessero le loro liti presso i tribunali dei propri consolati potendo in secondo grado appellarsi al tribunale supremo del sultano, i Turchi dovessero accettare la loro moneta, accoglierli sempre amichevolmente, astenersi da ogni violenza, anche quando favorissero con merci o denari i nemici dell'Impero. L'anno seguente il Durazzo tornò a Costantinopoli  portando splendidi doni al sultano e al gran visir, ebbe in contraccambio cortesie e onori senza fine, la liberazione di 8 schiavi genovesi e la firma del trattato.

Luigi XIV, quando seppe del nuovo accordo la prese molto male, per la paura che ne potesse soffrire il commercio francese in Oriente,

tentò ogni via per screditare la Repubblica di Genova agli occhi del Governo Ottomano, l'ambasciatore francese marchese De La Haye, arrivò a denunziare al sultano che i genovesi mettevano in circolazione moneta falsa (ecco forse il motivo che sui luigini genovesi comparve la scritta con il titolo dell'argento contenuto).

Questa calunnia irritò molto il sultano ma non impedì ai genovesi di riaprire i loro traffici nell'impero turco, ristabilire i consolati a Smirne, ad Atene e a Costantinopoli, e a mandare le loro navi a caricare il grano nel mar Nero e a trasportare in levante le merci d'occidente.

 

Scusate la lunghezza del post, ma a me sembra che tutto ciò concorra con la possibilità di una coniazione d'urgenza, fatta nella massima riservatezza, inviando moneta nuova (perchè i luigini erano ormai banditi e non era proprio il caso di mandare le monete correnti piene di Madonne e Santi) dove sulla moneta si dichiarava il valore "9 aspri di buon argento" e anche la rapidità del suo ritiro visto il "peso politico" dei concorrenti che la osteggiavano.

Modificato da dizzeta
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  • 7 anni dopo...
Inviato

Dopo  questa discussione è successo un fatto nuovo di cui sono venuto a conoscenza solo ora:

All'asta Bolaffi n. 26 del 10/6/2015, al lotto 1486, è stata proposta questa moneta che all'asta MDC N. 5 del 14/11/2019, al lotto 857, è stata riproposta con base 15000 euro e aggiudicata a 20000 e l'esemplare è questo: che sia lui il "terzo esemplare"?

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Inviato

Moneta affascinante e intrisa di storia, non ho libri per portare paragoni, sembra un ottimo esemplare.


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Inviato

Ciao!

WOW! Cosa dire d'altro?

saluti

luciano


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