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Privati cittadini e metallo monetato


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Buongiorno, scrivo questo post per avere un'informazione che mi manca: a che data certa risale l'ultimo regio decreto che regoli l'uso della zecca da parte di privati cittadini in Italia, ossia fino a che data vigeva l'uso nel nostro paese (e magari se lo sapete anche quale fu l'ultimo paese estero a conservarne l'uso) di portare oro e argento in zecca per ottenerne in cambio monete di corrispettivo intrinseco (ovviamente al netto di imposte e diritti di zecca)

Grazie a tutti per l'attenzione e per le risposte

Roberto

 

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Buongiorno, scrivo questo post per avere un'informazione che mi manca: a che data certa risale l'ultimo regio decreto che regoli l'uso della zecca da parte di privati cittadini in Italia, ossia fino a che data vigeva l'uso nel nostro paese (e magari se lo sapete anche quale fu l'ultimo paese estero a conservarne l'uso) di portare oro e argento in zecca per ottenerne in cambio monete di corrispettivo intrinseco (ovviamente al netto di imposte e diritti di zecca)

Grazie a tutti per l'attenzione e per le risposte

Roberto

Mi pare che i cataloghi riportino, come ultime monete coniate con l'oro di privati i pezzi da 100 e 50 lire del 1936. 

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Ciao.
 
"scrivo questo post per avere un'informazione che mi manca: a che data certa risale l'ultimo regio decreto che regoli l'uso della zecca da parte di privati cittadini in Italia, ossia fino a che data vigeva l'uso nel nostro paese (e magari se lo sapete anche quale fu l'ultimo paese estero a conservarne l'uso) di portare oro e argento in zecca per ottenerne in cambio monete di corrispettivo intrinseco (ovviamente al netto di imposte e diritti di zecca."

 

A partire dal Regio decreto 17 aprile 1921 n. 796, che "approva il Regolamento sui servizi e sul funzionamento della Regia Zecca di Roma e dell'Officina governativa cartevalori di Torino", è ancora consentita ai privati la cessione alla zecca di metalli preziosi (art. 74), ma non si fa più espressa menzione del fatto che in cambio il cedente riceverà un quantitativo equivalente (dedotti, s'intende, i vari diritti di Zecca) di moneta coniata della stessa specie del metallo prezioso conferito.

 

Sembra di capire quindi che da quel periodo, la Zecca pagherà il metallo del privato ma con valuta ordinaria e non consegnando monete dello stesso metallo conferito.

 

In effetti, abbiamo notizia che negli anni immediatamente successivi al Regolamento del 1921, per la vendita dei fascioni e dei fascetti aurei, la Direzione della Zecca richiedeva il pagamento rispettivamente di 400 lire e di 80 Lire in cash (4 volte il facciale delle monete auree).

 

Non si parla di acquisto di queste monete mediante il conferimento di metallo, circostanza che al contrario è comprovata per l'acquisto del 50 lire cinquantenario, appena dieci anni prima.

 

Insomma, in un periodo in cui le monete d'oro hanno ormai corso legale solo formalmente e in cui non si battono più scudi, non ha più molto senso prevedere che la zecca renda ai conferenti moneta aurea che non ha più corso effettivo.

 

Tuttavia, nei primi anni '30 avviene una consistente operazione di coniazione delle coppiole auree da 100 prora e 50 Lire littore, promossa dalla Banca Commerciale italiana, mandataria della banca francese ed italiana per l'America del sud, e dal Banco di Roma, che fornirono oro alla zecca e pagarono i diritti di coniazione.

 

Queste monete vennero poi spedite in gran numero in alcuni Paesi dell'America del sud.

 

Francamente non ho mai ben messo a fuoco questa operazione, che per la zecca di Roma è un unicum nel suo genere, quanto meno rispetto alla monetazione di V.E.III.

 

In questo caso sembra più un'operazione promozionale "di regime", ad esclusivo beneficio dei mercati sudamericani, che non una normale attività di zecca.

 

Fuori da questa eccezione, mi pare che siano passate sul Forum le immagini di alcune quietanze di pagamento rilasciate ai privati dalla Regia zecca durante gli anni '30, nelle quali i lavori eseguiti vengono remunerati con danaro e non con metallo.   

 

Ci sarebbe poi il famoso caso delle 100 lire del 1940, i cui pochi esemplari sarebbero stati coniati con l'oro fornito alla Zecca dalla Banca d'Italia....vabbè.... in quegli anni, solo la Banca d'Italia poteva avere ancora oro da conferire in zecca...

 

Ma anche questa operazione, chiamarla "ordinaria"..... mi sembra eccessivo.

 

Saluti.

M.

Modificato da bizerba62
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Ciao.

 

"scrivo questo post per avere un'informazione che mi manca: a che data certa risale l'ultimo regio decreto che regoli l'uso della zecca da parte di privati cittadini in Italia, ossia fino a che data vigeva l'uso nel nostro paese (e magari se lo sapete anche quale fu l'ultimo paese estero a conservarne l'uso) di portare oro e argento in zecca per ottenerne in cambio monete di corrispettivo intrinseco (ovviamente al netto di imposte e diritti di zecca."

 

A partire dal Regio decreto 17 aprile 1921 n. 796, che "approva il Regolamento sui servizi e sul funzionamento della Regia Zecca di Roma e dell'Officina governativa cartevalori di Torino", è ancora consentita ai privati la cessione alla zecca di metalli preziosi (art. 74), ma non si fa più espressa menzione del fatto che in cambio il cedente riceverà un quantitativo equivalente (dedotti, s'intende, i vari diritti di Zecca) di moneta coniata della stessa specie del metallo prezioso conferito.

 

Sembra di capire quindi che da quel periodo, la Zecca pagherà il metallo del privato ma con valuta ordinaria e non consegnando monete dello stesso metallo conferito.

 

In effetti, abbiamo notizia che negli anni immediatamente successivi al Regolamento del 1921, per la vendita dei fascioni e dei fascetti aurei, la Direzione della Zecca richiedeva il pagamento rispettivamente di 400 lire e di 80 Lire in cash (4 volte il faciale delle monete auree).

 

Non si parla di acquisto di queste monete mediante il conferimento di metallo, circostanza che al contrario è comprovata per l'acquisto del 50 lire cinquantenario, appena dieci anni prima.

 

Insomma, in un periodo in cui le monete d'oro hanno ormai corso legale solo formalmente e in cui non si battono più scudi, non ha più molto senso prevedere che la zecca renda ai conferenti moneta aurea che non ha più corso effettivo.

 

Tuttavia, nei primi anni '30 avviene una consistente operazione di coniazione delle coppiole auree da 100 prora e 50 Lire littore, promossa dalla Banca Commerciale italiana, mandataria della banca francese ed italiana per l'America del sud, e dal Banco di Roma, che fornirono oro alla zecca e pagarono i diritti di coniazione.

 

Queste monete vennero poi spedite in gran numero in alcuni Paesi dell'America del sud.

 

Francamente non ho mai ben messo a fuoco questa operazione, che per la zecca di Roma è un unicum nel suo genere, quanto meno rispetto alla monetazione di V.E.III.

 

In questo caso sembra più un'operazione promozionale "di regime", ad esclusivo beneficio dei mercati sudamericani, che non una normale attività di zecca.

 

Fuori da questa eccezione, mi pare che siano passate sul Forum le immagini di alcune quietanze di pagamento rilasciate ai privati dalla Regia zecca durante gli anni '30, nelle quali i lavori eseguiti vengono remunerati con danaro e non con metallo.   

 

Ci sarebbe poi il famoso caso delle 100 lire del 1940, i cui pochi esemplari sarebbero stati coniati con l'oro fornito alla Zecca dalla Banca d'Italia....vabbè.... in quegli anni, solo la Banca d'Italia poteva avere ancora oro da conferire in zecca...

 

Ma anche questa operazione, chiamarla "ordinaria"..... mi sembra eccessivo.

 

Saluti.

M.

Eh già...ma sulle lire 100 del 1940, se la nota 56 è reale, cambia tutto. Esisterebbe la prova, addirittura il proof...altri esemplari... Bankitalia avrà magari fornito l'oro ma questa moneta non venne coniata per intenzione di Bankitalia, ma perchè evidentemente erano altri gli scopi.

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