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E se donassimo ai musei le nostre collezioni?


antvwaIa

Risposte migliori

le banche o fondazioni si muovono anch'esse. Nascono, crescono , alcune vengono fuse , incorporate, altre muiono...

E' il divenire economico, nulla di strano o irreale, piuttosto una realtà normale cui nessun soggetto puo' sottrarsi. Per le imprese succede la medesima cosa.

Strano sarebbe pensare che un'organizzazione possa restare immutata nei secoli , graniticamente solida.. dalle maggiori banche (Lehman insegna) alle maggiori corporations  (anche IBM - pensata come modello di business universale e inscalfibile negli anni Sessanta - ha subito un'evoluzione profondissima e oggi non è ceeto piu' il giganet dei computer che era 40 anni fa essendo satta scalzata proprio nel suo campo dal PC).

 

L'istituzione privta non puo' offrire la stessa garanzia nel tempo dell'istituzione pubblica anche se naturalmente puo' offrire una ben maggiore valorizzazione, pensando alla raccolta Verri della vecchia COMIT, alla Magnaguti della BAM , alle oselle di Palazzo Montanari a Vicenza.

 

Se poi , un domani una di queste collezioni dovesse tornare sul mercato perche' la banca o la fondazione decide , o è costretta per motivi e conomici, a venderle non è la morte di nessuno e si fanno felici centinaia di collezionisti.

In fondo alle monete non dobbiamo trovare una tomba, non era questo l'intento - credo di capire - dei "sepolcri" invocati dall'amico Ant - piuttosto quello di una collocazione intelligente...

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Inviato (modificato)
....In fondo alle monete non dobbiamo trovare una tomba, non era questo l'intento - credo di capire - dei "sepolcri" invocati dall'amico Ant - piuttosto quello di una collocazione intelligente...

 

Bravo Numa Numa: hai centrato il punto!

 

Rispondendo ad una precedente domanda di pinky, se io possedessi una collezione interessante sceglierei il Secondo Sepolcro: lasciarla ad un "erede culturale".

Ma, tranne i trachy, non possiedo una collezione interessante, ma solo delle monete tra loro non molto collegate che per di più si trovano a casa mia, in Cile, e qui in Cile di "eredi culturali" manco l'ombra. Solo collezionisti di "tipo nordamericano", poca cultura e molti soldi: comprano monete antiche solo quando molto belle e appariscenti, soprattutto sesterzi di alta conservazione, non per amarli ma per esibirli (ed esibire la loro disponibilità economica) e quindi, come scontato, le loro sono collezioni di falsi e di monete talmente pesantemente "restaurate" da potersi dire che sono state rifatte. I collezionisti cileni(*) di monete classiche per lo più assomigliano tantissimo al pubblico che va alle prime alla Scala: ignoranti, arroganti, arricchiti. Con una differenza: loro le monete le pagano di tasca propria, mentre i cafoni che frequentano le prime alla Scala, politici in prima fila, il biglietto non lo pagano. Glie lo pagano gli italiani che ruscano da mattina a sera.

 

(*) PS. E' totalmente differente il discorso quando si parla di monetazione coloniale spagnola: in quel caso sì che ci sono collezionisti davvero ben preparati.

Modificato da antvwaIa
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Salve,

Nella scelta io penserei solo a cosa vorrebbe la moneta. Come, dove e con chi gli piacerebbe essere?

Sono convinto che a tutte le monete, a causa della loro immensa vanità (alimentata dal nostro altrettanto immenso amore) piacerebbe rimanere al centro dell'attenzione, continuare a ricevere sguardi e cure.

Per questo procederei per gradi d'importanza

1) lascito ad eredi. La collezione diventerebbe un link generazionale un legame fisico affettivo che arricchirebbe esponenzialmente il valore della stessa.

2) se gli eredi non fossero interessati allora venderei tutto. Preferibilmente in blocco ma non necessariamente. Gli esemplari andrebbero a persone che li amano e li apprezzano come ho fatto io e tutti ne trarrebbero beneficio.

Per i musei le monete sono solo reperti, per noi sono moooooolto di piú.

Ed una la porterei con me (come ha scritto qualcuno diversi post fa). Quella stessa che mi fece appassionare a questo mondo.

Modificato da Eolo
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Per la verità mi riferivo alla collezione di monete di Mirandola, che fu ceduta alla Cassa di Risparmio di Mirandola (poi successivamente a sua volta acquistata da altra banca). Il possessore ha preferito non lasciare il suo nome ed è già passato a migliore vita....

Concordo che adesso tale procedura sarebbe molto più difficile e in ogni caso le banche non sembrano interessate a raccolte che non siano molto rappresentative e radicate nel territorio ove opera la banca, senza considerare che le bancge piccole e locali vengono via via fagocitate da banche maggiori e meno interessate alla valorizzazione culturale.

Il vero nocciolo della questione è la tutela della cultura, dalla quale discende e solo allora anche la tutela della conoscenza numismatica.

Sicuramente è anche un problema politico, ma gli stessi italiani, con poche eccezioni, se ne fottono dell'impegno culturale e la nostra classe politica semplicemente rispecchia i nostri difetti....

L'unica speranza è che venga avviato un maggiore investimento nella scuola, ma senza tralasciare anche l'aspetto umanistico e non solo tecnologico.

Nel nostro piccolo possiamo operare come ha consigliato Eolo.

Se mancano gli eredi, è importante cercare chi può raccogliere il testimone della nostra esperienza e monete, prima di disperdere la raccolta anonimamente.

Ecco perché è utile anche mantenere rapporti di conoscenza, che talvolta può anche sfociare in sincera amicizia, anche se in genere il collezionista numismatico è un solitario....

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...Il vero nocciolo della questione è la tutela della cultura, dalla quale discende e solo allora anche la tutela della conoscenza numismatica.

Sicuramente è anche un problema politico, ma gli stessi italiani, con poche eccezioni, se ne fottono dell'impegno culturale e la nostra classe politica semplicemente rispecchia i nostri difetti...

 

Sottoscrivo.

La tutela della cultura, e del patrimonio culturale, è compito tanto dei cittadini quanto delle Istituzioni. Se uno dei due protagonisti non compie il suo ruolo, allora il patrimonio si disperde.

 

Ma mi domando quanto i cittadini stiano compiendo il loro dovere di preservare il patrimonio culturale. Certamente non lo compiono coloro che giornzolano con il metaldetector o che comprono monete di incerta provenienza, sapendo che sono di incerta provenienza (ovviamente, se non lo possono sapere, allora non hanno colpa).

 

E ancor più mi domando quanto le Istituzioni stiano compiendo il loro dovere. Vedendo la costante distruzione che sta avvenendo del patrimonio culturale italiano, oserei rispondermi che molto poco. E non mi riferisco tanto alle Istituzioni che direttamente lo devono salvaguardare e gestire, Sovrintendenze e Musei, quanto alla classe politica e amministrativa, che deve legiferare e amministrare in modo tale da permettere a Sovrintendenze e Musei di fare in modo adeguato quanto di loro competenza dando loro i mezzi economici e materiali necessari. E invece vengono loro negati i fondi, gli abusi edilizi prosperano anche nelle più belle aree paesaggistiche e archeologiche, si danno con molta facilità licenze di costruzione (soprattutto agli "amici"), e quindi si distrugge il suolo, infischiandosene del patrimonio archeologico che giace nel sottosuolo.

 

Colpa, quindi, soprattutto delle Istituzioni? Troppo facile dar loro ogni colpa.

Le Istituzioni sono elette dai cittadini e la loro sensibilità nella difesa del patrimonio è né più né meno che quella del cittadino medio.

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Non è la prima volta che si tratta del tema, e al proposito adoro un passo dell'introduzione a un catalogo d'asta. Era il 1880:

"Tali grandi vendite vanno a buon dritto somigliate a delle impetuose raffiche di vento, le quali nel mentre pare che disperdano e distruggano i semi delle piante sollevati nei loro vortici, ne spandono invece in ogni parte il germe e la vita"

G. Sambon

 

Ogni vendita è grande e "spande la vita", quella che oggi è la moneta più importante della mia collezione domani sarà tua. Nessuno vive in eterno...

Detto questo credo che al momento opportuno venderò, lascerò a più eredi intellettuali le mie monete, sapendo che sapranno accudirle e custodirle finché vorranno. Ovviamente in caso in famiglia non ci sia nessun appassionato che possa andare avanti dove io non arriverò.

 

Un piccolo "obolo" viaggia già con me, nel portafogli. Un regalo inaspettato di un utente di Lamoneta.it, ricevuto parecchi anni fa.

 

N.

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Forse non avrò una profonda passione numismatica (eppure sono su LaMoneta più ore quotidianamente) però se mio figlio non svilupperà sensibilità numismatica non mi importa affatto.

Svilupperà la passione per il kitesurf, la politica, gli scacchi, il volontariato, il feng shui, la poesia... o quello che lui vorrà. L'importante è la "passione" in qualcosa, anzi possibilmente finalizzato anche al benessere degli altri, a mio avviso, non solo di se stessi.

Sinceramente non credo che la cultura numismatica sia depositaria di valori particolarmente illuminanti, introvabili in altre; ciò detto giammai come provocazione, bensì come condivisione.

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Non è la prima volta che si tratta del tema, e al proposito adoro un passo dell'introduzione a un catalogo d'asta. Era il 1880:

"Tali grandi vendite vanno a buon dritto somigliate a delle impetuose raffiche di vento, le quali nel mentre pare che disperdano e distruggano i semi delle piante sollevati nei loro vortici, ne spandono invece in ogni parte il germe e la vita"

G. Sambon

Ogni vendita è grande e "spande la vita", quella che oggi è la moneta più importante della mia collezione domani sarà tua. Nessuno vive in eterno...

Detto questo credo che al momento opportuno venderò, lascerò a più eredi intellettuali le mie monete, sapendo che sapranno accudirle e custodirle finché vorranno. Ovviamente in caso in famiglia non ci sia nessun appassionato che possa andare avanti dove io non arriverò.

Un piccolo "obolo" viaggia già con me, nel portafogli. Un regalo inaspettato di un utente di Lamoneta.it, ricevuto parecchi anni fa.

N.

Grande, grandissimo Sambon !

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A ben vedere gli aspetti sono tre:

1) le speranze ed i dubbi del collezionista;

2) la scelta dell'erede;

3) le ricadute sui collezionisti in genere.

Quanto al primo aspetto, la collezione non è soltanto uno dei cespiti del de cuius ma una sua precisa, anzi precisissima, fotografia. I gusti, gli interessi culturali, gli studi affannosi sono rappresentati nella collezione in un percentile direttamente proporzionale al grado di "ossessione".

Disperdere la collezione è come disperdere le ceneri del collezionista. Per qualcuno (collezionista o di lui erede) può essere una scelta, ma deve essere una scelta consapevole.

Una collezione tenuta unita dopo la scomparsa del proprietario è un protrarsi della sua vita.

Che il tutto abbia un senso si ricava anche dal trattamento giuridico che è ben diverso da quello della singola res.

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Vorrei dire, caro Polemarco, come lessi tempo fa in un testo di psicologia che una collezione ( una vera collezione - compiuta e identificata - non una mera raccolta ) puo' essere considerata un 'estensione del se' , della propria personalita'

E come tale occorrerebbe trattarla preservandone l'identita' ' almeno da un punto di vista culturale ( pubblicazione?)

Personalmente ritengo che certe importanti collezioni fatte con amore, passione , gusto e studio possano essere assimilate ad un'opera d'atte realizzata da un artista

In fondo anche una collezione puo' essere un'espressione personale e la libera interpretazione di una realta' originale

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Avete toccato un tasto bellissimo che spiega perché un tempo donava o lasciava in testamento ad una Istituzione la sua collezione: era una forma di sopravvivere nel tempo proprio perché lui stesso, consciamente o inconsciamente, vedeva nella sua collezione "un'estensione del se' , della propria personalita'".

La scelta di Evelina è analoga: inizialmente vede in una Istituzione l'opportunità di consentire ad un aspetto della suo essere di sopravvivere; delusa dall'Istituzione, fa qualcosa di relativamente simile: sceglie un "erede culturale".

Nonostante il tono scherzoso e a volte beffardo, in questa discussione, basata su fatti del tutto reali, ho pesato molto le parole.

Noi sopravviviamo nei nostri eredi.

Ma quella parte di noi stessi che è l'essere collezionista, non può sopravvivere in un figlio o nipote che non partecipa veramente di quella che fu non solo la nostra passione, ma una parte importante della nostra personalità. Quindi avviene che un'estensione del nostro sé alla quale in vita abbiamo dato molta importanza, perisce. Invece essa può sopravvivere per un tempo (nulla è eterno!) se quella che fu la nostra collezione trova ospitalità in un Museo, diventando fruibile per molte altre persone, anche se non riceverà lo stesso amore e passione che noi gli donavamo, oppure passa nelle mani dell' "erede culturale" che proprio in quanto erede noi lo percepiamo come una forma di sopravvivenza post mortem di quella particolare estensione di noi stessi.

La donazione in vita a un erede culturale, o il lascito post mortem, due forme tra loro simili, è una scelta molto delicata che mira a permettere una sopravvivenza di una parte della nostra personalità. Per questa ragione credo che siffatta scelta sia più propria di una persona che crede in modalità di sopravvivenza post mortem, anche se affatto diverse da qaunto proposto dalle diverse religioni.

Torniamo al caso di Evelina e Noriberto.

Dissi che per Noriberto, se ha coscienza piena del senso della donazione di Evelina, non è semplice né tanto meno scontato accettare il dono.

E' un dono molto impegnativo perché lo impegna nel portare avanti quella passione e quello studio che fu patrimonio di Evelina, cioé che fu una estensione del suo sé, della sua personalità, per usare i vostri stessi termini. Ovvero, accettandola s'impegna non solamente al mero studio di un argomento numismatico, ma anche a permettere a una parte dell'anima di Evelina di sopravvivere in lui stesso.

 

Resta validissima l'affermazione di Sambon: "Tali grandi vendite vanno a buon dritto somigliate a delle impetuose raffiche di vento, le quali nel mentre pare che disperdano e distruggano i semi delle piante sollevati nei loro vortici, ne spandono invece in ogni parte il germe e la vita".

Tuttavia essa rappresenta una filosofia molto diversa da quella del dono di Evelina. Per Sambon, la priorità è diffondere il seme dell'interesse numismatico. Per Evelina, l'esigenza è assicurare la sopravvivenza post mortem di un aspetto di se stessa che per lei è molto importante.

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Quesito iniziale:

 

E se donassimo ai musei le nostre collezioni?

 

Risposta:

 

Non ci penso proprio !!!

 

Non sono cose che si addicono ai comuni mortali !

 

Di belle parole ne ho sentite sempre molte, ma poi.....

Modificato da miroita
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Perché gridi? Stiamo tutti discutendo con tono sommesso, Non hai alcun bisogno di alzare la voce per esprimere la tua opinione.

Non sto alzando la voce, volevo semplicemente che la discussione ritornasse al suo quesito iniziale.

D'altra parte, siamo alla vigilia di Pasqua, e quindi è doveroso essere tranquilli e sereni.

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Credo che ognuno , o almeno la maggioranza di noi ( non disturbati nella psiche i nell. 'intelletto) amerebbero sopravvivere a se stessi lasciando una traccia di se'

Una collezione compiuta puo' a pieno titolo fare parte di queste tracce.

Pienamente giustificato quindi porsi le domande che i " sepolcri" di Ant ci stimolano

Quello che mi chiedo e' se per questa "traccia" basti un simulacro culturale, rappresentato da una bella pubblicazione O se siano necessarie le spoglie mortali ( per restare nell'ambito della metafora evocata da Ant con i suoi sepolcri...)

Ovvero la collezione vera e propria in deposito presso qualche istituzione o custodita da un privato...

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Ieri, un amico mi ha inviato le foto di due monetine, due quattrini di Gregorio XIII, dicendomi: Una delle due è quella del Muntoni!!!

 

Sono andato a guardare il Muntoni, ed in effetti quella monetina era la stessa riportata nel volume del Muntoni.

La sua collezione è stata dispersa e non è stata donata a nessun museo.

Probabilmente Muntoni aveva più titolo di me a donare le sue collezioni ad un museo, ma anche lui ha optato come me e la maggior parte dei collezionisti a non farne dono ad un museo.

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Salve,

Ogni raccolta, collezione, anche una singola moneta, esprimono comunque un tratto affettivo del suo proprietario. I musei credo difficilmente riuscerebbero a trasmettere al prossimo quel tratto affettivo.

Il lascito ad un erede (familiare o culturale) invece è un mezzo migliore per far si che quell'amore profuso nella raccolta e nella ricerca venga riconosciuto, apprezzato ed amplificato.

Un erede familiare sarebbe ottimo poichè sarebbe un'evoluzione ed un link generazionale, un rafforzamento della famiglia. Qualora ciò non fosse possibile (per mancanza di eredi o disinteresse degli stessi) allora un erede culturale sarebbe ugualmente valido.

Apprezzo l'ipotesi di una pubblicazione ma sono convinto che solo un diario numismatico possa trasmettere appieno l'umanità e l'amore del collezionista verso i suoi esemplari, una testimonianza chiara fatti di nozioni e sentimenti.

Sono convinto che Norimberto ha compreso l'amore di Evelina verso le sue monete e la strada cha percorso per comprarle e studiarle. Se cosí non fosse si sarebbe accontato delle foto che contenevano alla fine tutte il patrimonio necessario per compiere gli studi voluti.

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Inviato (modificato)

La pubblicazione integrale di una collezione mi pare che sia davvero un modo eccellente per tramandare quella parte di se stesso che ogni collezionista ha messo nel suo collezionare.

Purtroppo ci sono molte difficoltà. La pubblicazione è possibile unicamente nel caso in cui tutte le monete pubblicate, senza eccezione, hanno alle spalle una documentazione che ne comprova l'assoluta liceità della loro origine.

Ma ci sono collezioni molto belle che nei decenni sono andate formandosi comprando monete con modalità molto diverse, tutte lecite, ma non sempre documenatte nel senso prescritto dalla legge. Temoo che attualmente gran parte delle collezioni si trovino nelle condizioni di non potyer essere pubblicate, perché se lo fossero nascerebbero grossi problemi legali per il proprietario o, se questo è defunto, per i suoi eredi.

Una legge che stabilisse che la pubblicazione di una moneta

 

1) equivale alla denuncia della stessa alle autorità pertinenti

2) ne rende legittimo il possesso, sempreché non sia frutto di illecito penale

 

permetterebbe ad un'enorme quantità di collezioni di notevole interesse di essere pubblicate con grande vantaggio anche per le Istituzioni. Bisogna, allo scopo, aver dei legislatori in materia che comprendessero che è la conoscenza cioò che conta, assai più del possesso.

In qualche caso di mia conoscenza, nel processo derivato dal possesso di una collezione la sentenza, assolvendo l'imputato, riconobbe che:

 

1) nell'ambito di una collezione, soprattutto se protratta durante tutta una vita, è normale che per un certo numero anche importabnte di monete non sia stata conservata o non ci sia mai stata una documentazione d'acquisto e che in mancanza di prove concrete di un comportamente illecito del collezionista, tale possesso non costituisce illecito

2) poiché quelle stesse monete ritenute di importanza patrimoniale furono oggetto di pubblicazione, ciò è da ritenersi equivalente ad una loro denuncia alle Autorità competenti

 

decretando la restituzione al proprietario di tutte le monete sequestrate, anche di quelle sprovviste di documentazione specifica.

 

Un magistrato intelligente e lungimirante.

Modificato da antvwaIa
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Premesso che non è il mio caso, ma......

se le istituzioni non mi consentono di costruirmi una collezione, a questo punto mi domando legittimamente perché dovrei poi regalare la collezione a quelle stesse istituzioni.  Forse per farmi perdonare di averla costruita con notevoli sacrifici e passione? Mi sembra troppo riduttivo. 

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E proponessi una raccolta firme per il commercio lecito e senza vincoli per le monete antiche in Italia?! Sarei un visionario?...sono andato un po fuori tema scusate lo so

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Si saresti un visionario ... Purtroppo generi illusi non genete "geni" ( alla Steve Jobs per intenderci)

Un bel giretto nella sezione Legal ti chiarira' il perche' ... sigh

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Premesso che non è il mio caso, ma......

se le istituzioni non mi consentono di costruirmi una collezione, a questo punto mi domando legittimamente perché dovrei poi regalare la collezione a quelle stesse istituzioni. Forse per farmi perdonare di averla costruita con notevoli sacrifici e passione? Mi sembra troppo riduttivo.

Non si dovrebbe regalare la collezione allo Stato

Bensi alle persone , alla gente, che un domani possa condividerla con noi

Ma per fare questo occorrerebbe che la collezione possa essere valorizzata, catalogata visibile, visitabile, pubblicata e ricercata

E proprio questo lo Stato non e' in grado di garantire ( guardiamo il pietoso stato in cui tiene le collezioni - con poche eccezioni - di cui dispone)..

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 ...

Ma per fare questo occorrerebbe che la collezione possa essere valorizzata, catalogata visibile, visitabile, pubblicata e ricercata

E proprio questo lo Stato non e' in grado di garantire ( guardiamo il pietoso stato in cui tiene le collezioni - con poche eccezioni - di cui dispone)..

Sono perfettamente d'accordo. 

Basti pensare, nel mio caso, che al Museo Archeologico di Ancona sono esposti solo un paio di esemplari della moneta greca di Ancona, mentre nei sotterranei ci sarebbero un numero indefinito di monete medievali.

Qualche mese fa, e solo per pochissimo tempo, fu allestita una bacheca alta 1,50 cm e larga 80-100 cm con monete di Ancona messe gentilmente a disposizione da un collezionista privato.

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Si saresti un visionario ... Purtroppo generi illusi non genete "geni" ( alla Steve Jobs per intenderci)

Un bel giretto nella sezione Legal ti chiarira' il perche' ... sigh

non sono sicuro al 100% ma de porti un tot du firme alla camera per forza devono prendere in consideRazione la proposta du legge...perche noi italiani dobbiamo essere sempte svantaggiati rispetto al resto del mondo von francesi svizzeri americani ecc rcc che fanno i belli von le nostre monete?
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