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IGNORED

Una Meteorite venerata a Roma antica


Legio II Italica

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E’ noto che prima i Latini poi successivamente i Romani , almeno fino all’epoca di Augusto , erano gente pratica , poco o affatto inclini ai pensieri astratti e filosofici , constatazione diffusa , tanto che fino agli inizi del I secolo d.C. i primi filosofi greci che vivevano a Roma non erano ben visti perche’ influenzavano i giovani romani con le loro discussioni filosofiche distogliendoli in parte dalle attivita’ civiche e politiche della Citta’ . Augusto ed Agrippa per interrompere questa scuola filosofica greca che prendeva piede a Roma decisero di espellere da Roma fino ad una distanza fissata dalla Citta’ tutti i filosofi e retori greci che insegnavano a Roma , questo per interrompere l’ insegnamento dei filosofi che Augusto ed Agrippa ritenevano dannoso per il “modus vivendi et operandi” dei giovani romani .
Questo divieto nel corso del tempo dopo Augusto si rivelo’ effimero ed inutile , anche se altri tentativi sporadici di espulsione furono eseguiti da altri Imperatori contro i filosofi , ad esempio dal forte tradizionalista italico Vespasiano , ma ormai la strada era libera , al punto che anche un Imperatore romano fu convertito alla filosofia e passo alla storia come il “filosofo” .
Questa premessa per dimostrare come i Romani fino agli inizi del I secolo, anche nel campo religioso , intendevano la praticita’ delle loro azioni ; infatti per loro la religione , cioe’ la riverenza verso gli Dei era intesa come “uno scambio di prestazioni” : i Romani onoravano gli Dei con offerte ed erezioni di Are e Templi , ricevendone in cambio protezione e benessere verso la Citta’ e i suoi abitanti , tutto qui , non si ponevano problemi filosofici sulla vita e sulla morte ; questo al punto di ricevere nel loro Pantheon italico anche divinita’ straniere , inizialmente sconosciute ai Romani , purche’ fossero utili al bene e alla sicurezza di Roma ; fin qui per arrivare al tema del Post .
Un caso eclatante fu quello della divinita’ Magnae Matris o Cibele , il cui Tempio era situato sul Palatino nella parte piu’ alta . La Magnae Matris o Grande Madre o Cibele , era una divinita’ importata dall’ Asia minore , circa 200 anni prima di Augusto , da Pessinunte nell’ attuale Turchia , vicino Ankara , al tempo delle guerre puniche , precisamente la seconda , quella terribile di Annibale .
Dopo le disastrose sconfitte subite dai Romani ad opera di Annibale , presi da terrore per la salvezza della Patria , vennero consultati i Libri Sibillini che venivano aperti solo in circostanze e fatti straordinari ; dovevano essere Libri magici , diremmo oggi , perche’ i Sacerdoti incaricati della loro interpretazione , misteriosamente ed inspiegabilmente ordinarono di portare a Roma la divinita’ venerata appunto a Pessinunte , la Magnae Matris e dal momento in cui la Dea giunse in Citta’ le attivta’ militari iniziarono per i Romani a migliorare , fino ad arrivare alla vittoria finale .
Nel corso dell’arrivo del simulacro della Dea a Roma avvenne anche un fatto miracoloso : dopo l’ approdo ad Ostia dall’ Asia minore , il simulacro fu trasportato via Tevere , ma la nave che la portava si incaglio’ sul fondale , quasi una forza misteriosa impedisse il tragitto fino a Roma , per quanti tentativi furono fatti per disincagliarla , la nave non si muoveva ; allora una donna accusata di adulterio invoco’ la Dea Magnae Matris affinche’ fosse testimone della sua onesta’ matrimoniale , quindi ispirata dalla Dea , presa una fune la lego’ alla prua della nave e la tiro’ , come per incanto questa si mosse e prosegui’ il tragitto fino a Roma senza piu’ ostacoli , tirata contro corrente dalle sole mani della donna ; il nome della donna riportato da Tito Livio era Claudia Quinta e venne onorata per questo fatto miracoloso con una sua statua nel vestibolo del Tempio a ricordo dell’ evento soprannaturale .
Il simulacro della Dea una volta giunto a Roma venne inizialmente posto nel Tempio della Vittoria sempre sul Palatino in attesa che venisse ultimato il Tempio a lei dedicato , a fianco di quello della Vittoria .
Ma cosa era in realta’ questo simulacro della Magnae Matris ? sappiamo sempre da Tito Livio che era costituito da una pietra nera a forma di cono allungato , un po’ somigliante o modellato a mano ad una forma umana , era quasi con certezza una Meteorite caduta vicino a Pessinunte in eta’ indefinita e li venerata come un dono degli Dei ; e’ interessante notare che nel corso degli scavi archeologici eseguiti sul Palatino ad iniziare dal Rinascimento o forse nel secolo successivo , fu trovata sotto i ruderi del Tempio della Grande Madre o di Cibele una grande pietra nera di forma uguale a quella descritta , ma probabilmente non fu capita e riconosciuta come simulacro della Dea e venne abbandonata , da quella data ne furono perse le tracce .

In foto un pannello marmoreo raffigurante il Tempio della Grande Madre o di Cibele e una riproduzione di moneta provinciale di Traiano raffigurante forse il primitivo Tempio di Pessinunte quando conteneva il simulacro in pietra nera conica della Magnae Matris , oppure raffigurante il Tempio costruito sul Palatino per la Dea .

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@@Legio II Italica

 

La Grande Madre è una divinità tellurica, ctonia (dea della terra, della fertilità, della putrefazione e della conseguente rigenerazione, della morte e della rinascita). E’ un portato di quando il mondo era giovane, dell’ideale dionisiaco, del sostrato anario (le popolazioni che hanno preceduto gli ariani e ne sono state travolte) che si contrappone a quello apollineo (la cultura dei vincitori).

La contrapposizione tra queste due “visioni del mondo” (apollineo e dionisiaco) è sempre presente nella cultura classica.

 

L’esempio più evidente è l’Antigone, dove il jus civitatis (apollineo, razionale, logico) si contrappone al jus sanguinis (dionisiaco, intuitivo, mistico).

 

E qui, divago: la “J” non è una vocale, è una semivocale (o semiconsonante) ed esattamente una approssimante palatale. Quando si pronuncia la “j”, a differenza della “i”, la lingua si inarca leggermente verso il palato ma non lo tocca: si sfiora la “g”. E’ per questo che Julius diventerà Giulio, juventus gioventù, justum giusto. Ed è per questo che si dice e si scrive il jus e non lo jus, a meno di non voler chiedere all’amico se gli piace “lo whisky”.

 

Riprendo con l’Antigone.

Creonte vieta che sia seppellito il corpo di Polinice che si era conteso con il fratello Eteocle il trono di Tebe. Il divieto di Creonte è la legge della città; Antigone – sorella di Polinice e figlia (incestuosa) di Edipo – viola questo divieto, ma nel violarlo rispetta la legge del sangue che le impone di dar sepoltura ai propri cari.

 

Ma allora, Antigone è colpevole o innocente ?

 

E’ proprio in questa contrapposizione e nella immedesimazione che risiede il meccanismo vincente della tragedia greca: la pietà e la paura, l’incertezza su chi abbia effettivamente ragione. Segno che il dionisiaco permane comunque e si contrappone all’apollineo: due chiavi di lettura, e prima ancora di vita, contrapposte.

 

E’ una divinità ctonia anche la “Venere di Creta” (quella con i seni ben in vista e, guarda caso, con un serpente in ciascuna delle mani levate al cielo); ma lo sono anche le “Madonne Nere”.

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@@Polemarco , conosco la natura della Grande Madre , anche se non in modo cosi' profondo come e' stato sopra descritto .
Probabilmente si trattava di una meteorite perché : TITO LIVIO , PERIOCHAE EX LIBRO XXIX , ne parla in questo modo :

" .........LA MADRE IDEA FU PORTATA A ROMA DA PESSINUNTE , CITTA' DELLA FRIGIA , DOPO LA SCOPERTA DI UNA PROFEZIA NEI LIBRI SIBILLINI , SECONDO LA QUALE SAREBBE STATO POSSIBILE CACCIARE DALL' ITALIA IL NEMICO ESTERNO ( Annibale) , SE LA MADRE IDEA FOSSE STATA PORTATA A ROMA . FU CONSEGNATA AI ROMANI PER OPERA DI ATTALO RE DELL'ASIA , SI TRATTAVA DI UNA PIETRA
CHE GLI ABITANTI DICEVANO ESSERE LA MADRE DEGLI DEI........"

 
Il fatto poi che il simulacro fu ritrovato sotto le rovine del suo Tempio durante gli scavi sul Palatino nel 1730 ( Rodolfo Lanciani : Storia degli scavi di Roma ) , ma forse non riconosciuto in quanto perso nuovamente , avvalora l'ipotesi che si trattasse veramente di una "Pietra" come riporta Tito Livio , forse celeste , in quanto ritenuta dagli abitanti di Pessinunte "Madre degli Dei" e riportata con questo attributo dallo storico Tito Livio .

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