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Il ripostiglio monetale di Truccazzano Corneliano


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

rimettendo a posto l’hard disk dove conservo gli articoli ho ritrovato questa pubblicazione

 

"Ripostiglio monetale di Truccazzano - Corneliano Bertario" a cura di E. A. Arslan".

 

E’ un deposito monetale rinvenuto nel territorio italiano cui qualche utente specializzato nel III secolo fa talvolta riferimento (uno a caso… l’amico @@grigioviola ) ma in considerazione che spesso si parla di hoard britannici (mea culpa! :blush: ) e in genere di quelli esteri ho pensato di proporvi una breve segnalazione.

 

Iniziamo inquadrando geograficamente Truccazzano: è un comune lombardo dell’hinterland milanese ad una quindicina di chilometri dal capoluogo di regione. Nel 2008 in località Corneliano Bertario, nei pressi del fiume Adda,  fu rinvenuto un ripostiglio monetale composto da poco più di un migliaio di monete (nella quasi totalità antoniniani ) disperse nel terreno.

 

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Veduta del sito di rinvenimento allo stato attuale

 

Non si sa con che modalità fosse stato deposto, in quanto furono rinvenuti frammenti ceramici ma non in chiara connessione con il ritrovamento. Il sito probabilmente era isolato oppure adiacente ad un insediamento che non ha lasciato tracce di sé. Un denario suberato di Antonino Pio a nome di Faustina e una moneta di Galerio estranee al contesto ma rinvenute nell’area rafforzano la seconda ipotesi. Ma la prima delle due ipotesi troverebbe spiegazione nella ricerca conscia e volontaria di un luogo nascosto e poco frequentato per mantenere la segretezza relativa al luogo di deposizione. Il fatto che si trattasse di una raccolta sistematica e completa e non proveniente da una raccolta museale ha permesso all’Arslan di effettuare alcuni rilievi statistici. Ecco riportati alcuni dati… rimandandovi per dettagli e approfondimenti alla lettura dei testi di cui al link a fine discussione.

 

Di seguito l’elenco delle monete leggibili (3 risultavano illeggibili pur rientrando nella categoria “antoniniani”), divise dall’autore in cinque fasi cronologiche:

  • pre 253
  • 253-259
  • 259-268
  • 268-270
  • 270-274

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e quella ad istogrammi relativa alla data di emissione.

 

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Questa quella relativa alle zecche emittenti:

 

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Questa la composizione di un sito analogo usato per confronto.

 

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Un’ipotesi proposta è che il denario suberato di Faustina fosse in circolazione ed omologato ad un antoniniano in argento povero della seconda metà del III secolo.

 

La scarsa rappresentazione del II periodo può esser imputata ad un ridotto volume di monete prodotte nel lasso temporale 253-259 e quindi scarsamente rappresentate nella massa circolante (e quindi meno tesaurizzzate), anche se in realtà da contesti analoghi non si ha questa sensazione. Curioso il fatto che nel periodo 253-259 le monete di Gallieno siano il 20% e quelle di Salonina ben il 73.3% mentre in quello successivo i valori si rovesciano: trionfa Gallieno con un rapporto di 88.8% vs. 9,7%. La presenza nel II periodo di solo 3 zecche (Roma 9, Mediolanum 3 e Lugdunum 3) occidentali e nessuna orientale fa supporre che la circolazione monetale molto equilibrata. La moneta di produzione gallica attesta una diffusione delle sue emissioni anche in area nord-italica (e nel periodo infatti la storia ci riporta che i destini dei due territori furono spesso collegati).

 

I periodi III, IV e V rappresentano il grosso del deposito: circa il 98,5% del totale! Il già segnalato periodo III risulta pari al 51% del totale e in forma dubitativa si può imputare questa grossa percentuale ad una possibile dispersione di monete relative al periodo II e al V. In un sito coevo guida la percentuale del periodo III si assesta attorno al 32%, in linea con le evidenze del periodo.

                                                            

Sempre per la fase III è singolare la scarsa rappresentazione  della vicina zecca di Mediolanum (7 % ca.), il che può far supporre una formazione del deposito lontano dal punto di deposizione; oppure che i prodotti della zecca milanese si limitavano alla circolazione urbana. La presenza del 3,5% di monete di Siscia (seppur limitata percentualmente rispetto ad altri contesti nord-italici di riferimento dove raggiunge valori tra 12 e 8 %) può esser imputata al loro trasporto da parte di truppe provenienti dai Balcani e ivi stanziate. La presenza di monete di Postumo (0,6%) è indicativa delle vicende militari nel settore nord orientale italiano tra Impero Gallico e impero Centrale. La presenza di monete dei “Gallici” indicherebbe che la moneta veniva accettata indifferentemente dall’emittente o dal messaggio che promulgava. Nel contesto sono presenti 93 monete dei Tetrici (9% ca).

 

Il successivo periodo 268-270 è quello più rappresentato con ben  385 monete (38% del totale) di Claudio II. Segue un 1,18% di monete (12) di Quintillio e un cospicuo numero (62 , 6,12%) del tipo Claudio DIVO. Chiudono la serie poche monete di Aureliano (11, 1,08%).

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Dimenticavo: come data di deposizione siamo attorno al 274 d.C.

 

Ed ora, qualche tavola con alcuni esemplari.

 

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Per approfondimenti vi segnalo i link:

 

http://www.ermannoarslan.eu/Contributi/2011-EAA-IlRipostiglioMonetaleDiTruccazzano-CornelianoBertario-02-OsservazioniSulCatalogo.pdf

 

http://www.ermannoarslan.eu/Contributi/2011-EAA-IlRipostiglioMonetaleDiTruccazzano-CornelianoBertario-01-IlRipostiglioMonetale.pdf

 

Vi saluto cordialmente

Illyricum

:)

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Sempre interessanti i riepiloghi sui ripostigli nostrani, non mi trovo molto d'accordo sulla tesi del denario di Faustina equiparato a un antoniniano di bassa lega, in quel periodo venivano ancora emessi denari poveri e valevano appunto la metà di un antoniniano. Più probabile che un denario di un secolo prima magari non punzonato e quindi ritenuto di metallo buono sia stato tesaurizzato per il suo argento (sempre che questa moneta faccia effettivamente parte del contesto, io propendo per la tesi che sia estranea al ripostiglio)

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Sempre interessanti i riepiloghi sui ripostigli nostrani, non mi trovo molto d'accordo sulla tesi del denario di Faustina equiparato a un antoniniano di bassa lega, in quel periodo venivano ancora emessi denari poveri e valevano appunto la metà di un antoniniano. Più probabile che un denario di un secolo prima magari non punzonato e quindi ritenuto di metallo buono sia stato tesaurizzato per il suo argento (sempre che questa moneta faccia effettivamente parte del contesto, io propendo per la tesi che sia estranea al ripostiglio)

È un ipotesi assolutamente coerente, quella che proponi. Io ho riportato quella presente sul testo che viene proposta da uno studioso di nota fama. Riflettendoci su, comunque, trovo piú valida la tua. Peccato non poter vedere la foto della moneta...

Ciao

Illyricum

:)

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@@Illyricum65

Ciao Illy,

pubblicazione estremamente interessante, mi spinge a fare alcune considerazioni generali:

L'abbondanza di hoards del III° sec. d.c. in giro per l'Europa, mi fa pensare che, dal 250 d.c. in poi fino a Costantino, l'Europa è stata funestata, quasi ininterrottamente,  da guerre; la moneta veniva battuta quasi  eslusivamente per il pagamento degli stipendia delle truppe, con la conseguenza del suo peggioramento sia  da un  punto di visto qualitativo, sia  iconografico...non so, sinceramente, la popolazione  del tempo come abbia fatto a sopravvivere..

Andrebbe rivalutata, quindi, la figura, politica e  militare, di Gallieno...tenere l'Impero unito da solo per otto anni, è sintomo di abilità guerresche eccezionali.

Bella anche la contraffazione dell'antoniniano di Claudio II con una presumibile Spes al rovescio...
Saluti Eliodoro

Modificato da eliodoro
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"Andrebbe rivalutata, quindi, la figura, politica e militare, di Gallieno...tenere l'Impero unito da solo per sei anni, è sintomo di abilità guerresche eccezionali"
 
Ciao @@eliodoro , e' vero quello che dici . Sebbene la Storia Augusta lo tratti alla stregua di un debosciato , per i motivi che ben conosciamo , avendo escluso dall' esercito praticamente tutta la classe senatoria , Gallieno si e' dimostrato invece un buon Imperatore , fece quello che pote' per arginare un periodo nero per l' Impero , guerre esterne e secessioni interne si incrociarono insieme nel suo breve regno , suo padre prigioniero dei Persiani , in questo caso fu costretto a delegare la guerra persiana a Odenato per tentare la liberazione di Valeriano , Historia Augusta :

 

"Essendosi raccolti presso Ctesifonte tutti i satrapi di ogni regione per la difesa comune, vi furono combattimenti lunghi e con vario esito, tanto che difficile da venire era la vittoria romana. E Odenato, il cui fine ultimo era quello di liberare Valeriano, vi metteva il massimo degli sforzi ogni giorno, e così quest'ottimo generale si trovava in una situazione critica a causa delle difficoltà di questi luoghi, in territorio nemico"

"Odenato non mancò di mostrarsi rispettoso nei confronti di Gallieno. Gli inviò infatti i satrapi che aveva catturato, quasi per permettergli di insultarli ed esaltare se stesso. Quando questi furono portati a Roma, Gallieno celebrò il trionfo"

 

L' esito della guerra orientale fu che quasi tutto il territorio romano perso dopo la sconfitta di Valeriano , fu recuperato , ma Valeriano non fu possibile liberarlo perché portato prigioniero all'interno della Persia come prezioso simbolo di Roma .

L' Impero romano al tempo di Gallieno
 

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Modificato da Legio II Italica
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@@Illyricum65

Ciao Illy,

pubblicazione estremamente interessante, mi spinge a fare alcune considerazioni generali:

L'abbondanza di hoards del III° sec. d.c. in giro per l'Europa, mi fa pensare che, dal 250 d.c. in poi fino a Costantino, l'Europa è stata funestata, quasi ininterrottamente,  da guerre; la moneta veniva battuta quasi  eslusivamente per il pagamento degli stipendia delle truppe, con la conseguenza del suo peggioramento sia  da un  punto di visto qualitativo, sia  iconografico...non so, sinceramente, la popolazione  del tempo come abbia fatto a sopravvivere..

Io invece mi stupisco che, in situazioni del genere, si provasse a nascondere moneta dal valore intrinseco ormai nullo e oltretutto indebolita dalla miriade di imitative.

Avrebbe avuto più senso il tentativo di portarle via nel caso fosse prevista una fuga verso zone dove l'economia monetaria era più stabile, che cercare di riprenderle quando - con tutta probabilità - il loro valore sarebbe stato ancora più basso.

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Inviato (modificato)

Ciao,

@eliodoro Andrebbe rivalutata, quindi, la figura, politica e  militare, di Gallieno...tenere l'Impero unito da solo per sei anni, è sintomo di abilità guerresche eccezionali.

personalmente ritengo Gallieno un imperatore quantomeno... sfortunato e comunque per il periodo storico in cui visse, capace. Si trova immerso suo malgrado in un periodo storico infelice della Storia dell'Impero: nuove coalizioni di barbari che premono ai confini e non solo... penetrano profondamente negli stessi territori imperiali. A Est deve fronteggiare la spinta dei Sasanidi che tra l'altro, imprigionano e uccidono il padre Valeriano.  Oltre a lottare con vari invasori deve lottare sul fronte interno contro l'aristocrazia senatoriale che perde potere a scapito dell'esercito e in genere, dei militari. La sua aderenza al Neoplatonismo e l'amicizia con Plotino mi fa ritenere che non fosse per natura un guerriero ma le vicende lo portarono a diventarlo.

Perde un figlio ucciso da un suo generale che poi attua una svolta secessionista, creando l'Impero Gallico. A Est, rendendosi conto di non poter bloccare tutte le invasioni, lascia al Regno di Palmira il compito di stato-cuscinetto che si frappone tra i territori imperiali e quelli sasanidi, governati da una classe dirigente vocata all'espansione territoriale (a differenza dei Parthi). In tal modo perde ampie parti di territori ma riesce a fronteggiare meglio le varie emergenze. L'Impero Gallico, infatti, sarà soggetto alle invasioni sul versante renano. Infatti a parte degli scontri iniziali, la situazione si stabilizza. In pratica è un'anticipo della Tetrarchia (scusate l'eresia ma concedetemi questo termine forzato), nel senso di suddivisione dell'Impero in tre settori che devono gestire le varie emergenze locali...

In più comprende che la forza dell'Impero, basata sulla fanteria pesante (Legioni), deve essere rinnovata e sull'esempio dei catafratti sasanidi cerca di creare reparti di cavalleria pesante.

Direi che in quel momento storico non avrebbe potuto fare di più.
 

@ Druso Galerio Io invece mi stupisco che, in situazioni del genere, si provasse a nascondere moneta dal valore intrinseco ormai nullo e oltretutto indebolita dalla miriade di imitative.

Avrebbe avuto più senso il tentativo di portarle via nel caso fosse prevista una fuga verso zone dove l'economia monetaria era più stabile, che cercare di riprenderle quando - con tutta probabilità - il loro valore sarebbe stato ancora più basso.

se vai a vedere le evidenze da hoard segnalate su base cronologia noti invece che ad esempio nel 250 vi è un fiorire di depositi monetali nelle aree renane e italiane. A partire dal 270 nella Britannia, etc... un chiaro nesso con l'instabilità locale. Se ripenso alla situazione renana posso dirti che probabilmente alcuni benestanti si trasferirono. Vi sono ville in Britannia che richiamano architettonicamente quelle dell'area belgica: probabilmente qualche benestante si trasferì dal continente all'isola britannica, allettato dalla situazione più stabile. Magari aveva contatti commerciali tra le due sponde della Manica ed aveva chiara la situazione delle due aree. Ma il piccolo proprietario cosa poteva fare? Era gente che magari viveva da generazioni in un'area, là aveva i suoi possesimenti e non aveva idea di dove andare. Anzi... andare dove? Tutta l'Europa era in fermento. Nell'incertezza celava i suoi beni sperando di recuperarli in seguito. Alla fine della seconda guerra mondiale molti italiani scapparono davanti all'avanzata delle truppe jugoslave. Certi benestanti rimasero là (e le proprietà furono confiscate dal nuovo Stato). Altri fuggirono. Alcuni borghesi scapparono ma seppellirono i beni nel giardino di casa nella speranza di tornare e recuperarli. Un discendente di questi (ormai in età avanzata) mi confessò di ricordare dove, davanti a lui bambino, i suoi prima di partire seppellirono nel cortile di casa, l'argenteria di famiglia, con l'obiettivo di recuperarla quando "la situazione si fosse calmata". "Adesso, mi dice, è ancora là. O almeno credo". In pratica hanno creato un ripostiglio. Alcuni rimasero. Celarono i loro beni per evitare sequestri. Tanti fuggirono. Ma non lasciarono tracce. Si trattava di gente di ceto basso, che si portava dietro i pochi beni. Lo so, in queste ultime righe sono andato :offtopic: ma mi premeva far comprendere che i meccanismi umani in momenti di emergenza sono vari. E a vedere adesso cose accadute circa 2000 anni fa e delle quali sconosciamo gli eventi successivi può portare a conclusioni fuorvianti. 

Oltre alle invasioni mettici nella Gallia e Ispania la presenza di Bagaudae, gente che aveva perso tutti i loro averi tra tassazioni sempre maggiori e danni causati dalle invasioni: saccheggiavano le proprietà. Non erano pochi: li annienta Massimiano nel 286! Non a caso, abbiamo una ripresa del fenomeno sotto Costanzo II, dopo un'invasione di Alemanni.

 

Se pensi al momento attuale siamo in un momento di piena evoluzione. Tutte le crisi prima o poi finiscono. Il problema è individuare come. E questo non è assolutamente facile, perchè ti basi su quanto a te noto e immaginare il futuro è spesso difficile.

 

 

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Riguardo Gallieno...sicuramente studiò da Generale...suo precettore fu Postumo:

https://books.google.it/books?id=MBdy2ecNd1sC&pg=PA276&lpg=PA276&dq=postumo+precettore+di+gallieno&source=bl&ots=rsoF6p6Rcz&sig=T3uDq3GZhoyVkgQ0bIynR0TmADU&hl=it&sa=X&ved=0CCEQ6AEwAGoVChMI5qrg0OKPxwIVDHQ-Ch1f_QPP#v=onepage&q=postumo%20precettore%20di%20gallieno&f=false

 

Altra cosa importante, di cui mi sono accorto colpevolmente soltanto ora, è l'editto di Gallieno in favore dei Cristiani che, mi sembra, possa smentire una delle tesi in voga secondo cui, tra le cause della caduta dell'Impero Romano, vi fosse stato l'affermarsi del Crisitanesimo che abvrebbe introdotto una "mollezzza" nel carattere guerresco dei Romani...

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Aggiungo un'appendice a quanto riportato sopra.

Rivolgiamo la nostra attenzione alle cinte murarie urbiche. Se pensiamo alle aeree periferiche dell'Impero (Britannia e Gallia renana/Belgica) notiamo che a partire dalla seconda metà del III secolo le città si dotano di cinte urbiche. Non è che non ve ne fossero: erano però poco possenti, più che altro simboliche. Appartenevano alle fortezze legionarie. Non avevano grossi bastioni difensivi. A York le mura massicce le costruisce Costantino. Analogamente abbiamo la Porta Nigra di Treveri. Sempre in Britannia (ci torno spesso perchè a me più nota) Lincoln ne aveva ma erano quelle relative al forte legionario. E a ben pensare la Britannia non è soggetta a grosse invasioni, se non al nord. Quindi la mia opinione è che le invasioni, aldilà dei danni "fisici", furono devastanti a livello psicologico. Furono un shock. In pochi anni l'Impero a soqquadro, due Imperatori uccisi dai nemici (Traiano Decio e Valeriano). Ma nelle province periferiche questo era forse più tollerato, seppure preoccupante. Pensiamo all'Italia. La situazione era simile. Dai tempi di Annibale nessun nemico aveva calcato il territorio italico. Lo avevano fatto verso Aquileia ma questa era il bastione dell'est italiano e come tale fortificata all'uopo. Ma esistevano centri urbani privi, o quasi, di mura efficeci alla difesa. La mia piccola Tergeste, solo lambita parzialmente dalle invasioni barbariche (perchè dirette verso Aquileia e quindi la Pianura Padana ed i suoi centri) aveva mura urbiche risalenti ad Augusto e probabilmente connesse ai problemi le rivolte pannoniche dei primi anni d.C. La città si era evoluta all' esterno di queste e infatti vennero costruite mura difensive tardoantiche assolutamente di emergenza, con ampio riutilizzo di materiali di recupero.

Tutto ciò per rimarcare che dalla seconda metà del III secolo anche l'area italica è assolutamente instabile. O quantomeno la percezione degli abitanti cambia. L'instabilità regna sovrana: dove andare per stare assolutamente sicuri? Quando si ha notizia di probabili arrivi di barbari si tenta di occultare i propri beni, auspicandosi di poterli recuperare in momenti migliori...

 

Ciao

Illyricum

:)

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Aggiungo un'appendice a quanto riportato sopra.

Rivolgiamo la nostra attenzione alle cinte murarie urbiche. Se pensiamo alle aeree periferiche dell'Impero (Britannia e Gallia renana/Belgica) notiamo che a partire dalla seconda metà del III secolo le città si dotano di cinte urbiche. Non è che non ve ne fossero: erano però poco possenti, più che altro simboliche. Appartenevano alle fortezze legionarie. Non avevano grossi bastioni difensivi. A York le mura massicce le costruisce Costantino. Analogamente abbiamo la Porta Nigra di Treveri. Sempre in Britannia (ci torno spesso perchè a me più nota) Lincoln ne aveva ma erano quelle relative al forte legionario. E a ben pensare la Britannia non è soggetta a grosse invasioni, se non al nord. Quindi la mia opinione è che le invasioni, aldilà dei danni "fisici", furono devastanti a livello psicologico. Furono un shock. In pochi anni l'Impero a soqquadro, due Imperatori uccisi dai nemici (Traiano Decio e Valeriano). Ma nelle province periferiche questo era forse più tollerato, seppure preoccupante. Pensiamo all'Italia. La situazione era simile. Dai tempi di Annibale nessun nemico aveva calcato il territorio italico. Lo avevano fatto verso Aquileia ma questa era il bastione dell'est italiano e come tale fortificata all'uopo. Ma esistevano centri urbani privi, o quasi, di mura efficeci alla difesa. La mia piccola Tergeste, solo lambita parzialmente dalle invasioni barbariche (perchè dirette verso Aquileia e quindi la Pianura Padana ed i suoi centri) aveva mura urbiche risalenti ad Augusto e probabilmente connesse ai problemi le rivolte pannoniche dei primi anni d.C. La città si era evoluta all' esterno di queste e infatti vennero costruite mura difensive tardoantiche assolutamente di emergenza, con ampio riutilizzo di materiali di recupero.

Tutto ciò per rimarcare che dalla seconda metà del III secolo anche l'area italica è assolutamente instabile. O quantomeno la percezione degli abitanti cambia. L'instabilità regna sovrana: dove andare per stare assolutamente sicuri? Quando si ha notizia di probabili arrivi di barbari si tenta di occultare i propri beni, auspicandosi di poterli recuperare in momenti migliori...

 

Ciao

Illyricum

:)

Diciamo che, grazie al fatto che le città  fossero sempre più insicure, nel IV° - V° sec. d.c., i cittadini, per evitare di essere invasi dai barbari,  cominciarono a costruire cinte murarie sempre più possenti, con guarnigioni romane a difesa...

Con il crollo dell'Impero romano d'Occidente, si creò una situazione totale di anarchia e, quindi, entriamo nel Medio Evo con il formarsi di città Stato, difese da guarnigioni costituite da ex soldati romani, ormai non più pagati da Roma, ma dalle comunità che difendevano...

Modificato da eliodoro
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Ciao Eliodoro,

Riguardo Gallieno...sicuramente studiò da Generale...suo precettore fu Postumo:

https://books.google.it/books?id=MBdy2ecNd1sC&pg=PA276&lpg=PA276&dq=postumo+precettore+di+gallieno&source=bl&ots=rsoF6p6Rcz&sig=T3uDq3GZhoyVkgQ0bIynR0TmADU&hl=it&sa=X&ved=0CCEQ6AEwAGoVChMI5qrg0OKPxwIVDHQ-Ch1f_QPP#v=onepage&q=postumo%20precettore%20di%20gallieno&f=false

 

Altra cosa importante, di cui mi sono accorto colpevolmente soltanto ora, è l'editto di Gallieno in favore dei Cristiani che, mi sembra, possa smentire una delle tesi in voga secondo cui, tra le cause della caduta dell'Impero Romano, vi fosse stato l'affermarsi del Cristianesimo che abvrebbe introdotto una "mollezzza" nel carattere guerresco dei Romani...

non credo nella tesi gibboniana del "Cristiano molle e antimilitare"... ;) 

A prescindere dalle posizioni anti-cattoliche di partenza di Gibbon ... antimilitare o meno quando devi salvarti la pelle anche il cristiano si sarebbe mosso!

Gallieno come "filosofo" neoplatoniano sarebbe stato aperto alle altre religioni. Non ci trovo niente di strano nelle sue aperture...

 

Ciao

Illyricum

:)

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Ripostiglio che ben conosco. L'ho spulciato bene anche per via di alcune monete di Claudio II imitative e ibride di cui mi servivano alcuni raffronti. Credo sia da annoverare tra i principali ritrovamenti di moneta del III secolo nel nostro paese.

In più, non credo siano nemmeno molti quelli descritti, catalogati è messi a disposizione di tutti come questo. Insomma, un po' un unicum nel nostro panorama, con il marchio di fabbrica di un autore che è un'istituzione.

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Awards

È disponibile un cd con le foto delle monete, pubblicato da un associazione della zona.

Il luogo del ritrovamento non l ho potuto visitare perché area privata Fam. Borromeo (i principi), proprietaria di quasi tutta Corneliano Bertario..

Roberto

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Ciao,

riprendo questa discussione per presentare quei dati cui avevo accennato

se vai a vedere le evidenze da hoard segnalate su base cronologia noti invece che ad esempio nel 250 vi è un fiorire di depositi monetali nelle aree renane e italiane. A partire dal 270 nella Britannia, etc... un chiaro nesso con l'instabilità locale.

e che oggi, rivedendo una corrispondenza con un ricercatore britannico, si sono palesati. :)

 

Figura 1: depositi archeologici (Attenzione, non esclusivamente monetali!) del periodo 235-259.

post-3754-0-38866200-1439308762_thumb.jp

Come si evince chiaramente, la distribuzione maggiore è relativa all'area renana-belgica e basso-danubiana

 

Figura 2: depositi archeologici (Attenzione, non esclusivamente monetali!) del periodo 260-274.

post-3754-0-01427100-1439308896_thumb.jp

Maggior distribuzione nell'area gallica renana (e in subordine gallica meridionale) ,britannica.

 

 

Figura 3: depositi archeologici (Attenzione, non esclusivamente monetali!) del periodo 275-295.

post-3754-0-72549300-1439309042_thumb.jp

Distribuzione prevalente nell'area britannica.

 

In ultimo, un diagramma di distribuzione cronologica degli hoard britannici rinvenuti.

post-3754-0-43239500-1439309179.jpg

 

Pur considerando che il fenomeno "hoarding" è presente nell'area britannica fin dalla protostoria e corrisponde verosimilmente ad un radicato fenomeno culturale, si nota come nel periodo 269 (e seguente, seppur con minore intensità) si assista all'incremento del fenomeno stesso, probabilmente collegato all'instabilità del periodo.

 

Ciao

Illyricum

;)

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Grazie per le mappe e il grafico! Da quale testo sono ricavate?

Direi che la correlazione con gli eventi bellici e politici dei vari periodi è oltremodo evidente!

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Awards

Ciao @@grigioviola ,

Grazie per le mappe e il grafico! Da quale testo sono ricavate?
Direi che la correlazione con gli eventi bellici e politici dei vari periodi è oltremodo evidente!

le immagini me le ha inviate (oltre ad altre) tempo fa Richard Henry del Salisbury Museum che avevo contattato per un hoard da lui scavato e studiato che si conclude con Probus.

Mi pare di averle ritrovate anche sulla pubblicazione originale che al momento non ricordo quale sia! :(

 

Il grafico potrebbe provenire dal testo della Pippa Walton.

 

CiaO

Illyricum

:)

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Attenzione che questi grafici (tra l'altro mi ricordo che facevano parte di una pubblicazione di Roger Bland) sono fuorvianti e possono portare a conclusioni errate.

Ritengo personalmente questi studi utili per quanto riguarda ciò che viene ritrovato in Gran Bretagna ma non in altri contesti geografici dove per via della legislazione non sono presenti detectoristi che aumentano la probabilità che venga segnalato un ripostiglio o di contro aumentano la possibilità che il ripostiglio venga depredato e non segnalato. Inoltre in tali grafici non compaiono tutti quei ripostigli scavati per esempio in Italia dalle locali sovrintendenze anche in tempi remoti e che farebbero apparire l'Italia come una groviera invece di un paese lindo e felice ( a solo titolo di esempio cito i tre ripostigli di antoniniani occultati nel periodo da Gallieno a Probo rinvenuti da Calza nel 1914 a Ostia comprendenti 32,62 e 313 pezzi o il ripostiglio di Paestum di 78 pezzi da Gallieno a Massimiano e così numerosi altri).

La tesaurizzazione di piccole o grandi somme era una pratica consolidata e non necessariamente praticata in caso di pericolo imminente ( cosa che invece è plausibile per quanto riguarda ripostigli di migliaia e migliaia di pezzi che può portare a pensare ad occultamento di beni imperiali o di personaggi estremamente ricchi). C'era chi nascondeva sotto la mattonella, chi sotterrava, chi affidava agli argentarii e chi facoltoso deponeva nella propria arca guardata a vista da schiavi, il tutto tenendo bene a mente che una pratica non escludeva l'altra e quindi si diversificava la gestione dei propri beni.

Modificato da Massenzio
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Buongiorno a voi,

se ancora non la conosceste, mi permetto di segnalarvi la bella tesi di dottorato di Cristina Crisafulli del 2008, Economia monetaria in Italia alla vigilia del IV secolo d.C. Il ruolo dell'antoniniano e dei suoi omologhi gallici alla luce delle fonti numismatiche e storico-letterarie.

La tesi è completamente scaricabile al seguente link: http://paduaresearch.cab.unipd.it/473/

A mio parere si tratta di un grande e importante lavoro di sintesi (ma non solo!) che andrebbe adeguatamente valorizzato tramite pubblicazione. 

Mi permetto anche di segnalare, se non altro perché essendo stato pubblicato dopo la tesi della Crisafulli manca nel suo censimento, un mio ben più modesto lavoro su quanto rimane oggi di un gruzzolo di antoniniani rinvenuto in provincia di Piacenza e disperso subito dopo la fine della guerra. Purtroppo, per motivi di spazio nella pubblicazione non ho potuto inserire le foto di tutte le monete recuperate (108), ma solamente di circa 1/3 di esse.

Il link è il seguente: http://www.academia.edu/5541701/Un_ripostiglio_di_monete_romane_di_III_secolo_d.C._rinvenuto_a_Videzzàte_di_Groppallo_Comune_di_Farini_Piacenza_

Nel caso vi interessasse e non riusciste a scaricarlo, posso inviarvi il pdf.

 

Buona lettura, Teo

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Buongiorno a voi,

se ancora non la conosceste, mi permetto di segnalarvi la bella tesi di dottorato di

Cristina Crisafulli del

2008,

Economia monetaria in Italia alla vigilia del IV secolo d.C. Il ruolo dell'antoniniano e dei suoi omologhi gallici alla luce delle fonti numismatiche e storico-letterarie.

La tesi è completamente scaricabile al seguente link: http://paduaresearch.cab.unipd.it/473/

A mio parere si tratta di un grande e importante lavoro di sintesi (ma non solo!) che andrebbe adeguatamente valorizzato tramite pubblicazione.

Mi permetto anche di segnalare, se non altro perché essendo stato pubblicato dopo la tesi della Crisafulli manca nel suo censimento, un mio ben più modesto lavoro su quanto rimane oggi di un gruzzolo di antoniniani rinvenuto in provincia di Piacenza e disperso subito dopo la fine della guerra. Purtroppo, per motivi di spazio nella pubblicazione non ho potuto inserire le foto di tutte le monete recuperate (108), ma solamente di circa 1/3 di esse.

Il link è il seguente: http://www.academia.edu/5541701/Un_ripostiglio_di_monete_romane_di_III_secolo_d.C._rinvenuto_a_Videzzàte_di_Groppallo_Comune_di_Farini_Piacenza_

Nel caso vi interessasse e non riusciste a scaricarlo, posso inviarvi il pdf.

Buona lettura, Teo

Conosco la tesi di Cristina Crisafulli, un bellissimo testo che tra l'altro consulto spesso anche per la corposa bibliografia. Consiglio a tutti una sua lettura.

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