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Thyatira: da Nerone all'Evangelista.


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DE GREGE EPICURI

Ecco l'ultimo arrivo fra le mie provincial: un bronzetto (g, 3,2 e 17 mm.) di Nerone per Thyatira nella Lidia. Al D il ritratto con: KAISAP CE...NERWNKLAYD.

Al rovescio una bipenne, intorno alla quale su due righe: THYAT-EIPH-NW-N. Scusate la foto sfocata,ora non posso rifarla. Qualità più che accettabile, classificata come Sear 593, BMC 58.

 

 

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Inviato (modificato)

La città di Thyatira si trova nel nord della Lidia, sulla strada che congiunge Pergamo con Sardi. Non aveva l'imporanza di Efeso,Smirne e Pergamo; aveva però importanti industrie, con numerose consorterie di lavoratori. Vi si diffuse piuttosto precocemente il cristianesimo, e verso la fine del 1° secolo la Chiesa di Thyatira è una delle Sette Chiese dell'Asia cui si rivolge Giovanni l'Evangelista nell'Apocalisse (Apoc. 2, 18-29). Possiamo immaginare che la monetina di Nerone circolasse ancora abbondantemente,quando  Giovanni scriveva: "...Ecco quello che ho contro di te: tu lasci che Gezabele, questa donna che si dice profetessa, insegni e seduca i miei servi, sino a farli fornicare, ed a mangiare le carni immolate agli idoli. Le ho dato tempo perchè si ravveda, ma non vuol pentirsi del suo duplice peccato.Ecco, io sto per gettarla sopra un letto, e colpire con grandi tribolazioni lei e quanti con lei commettono impurità..."

Scusate se sono andato un po' OT, ma il linguaggio visionario e (appunto) apocalittico di Giovanni mi fa sempre un grande effetto!

Secondo i dotti commenti, questa Gezabele era una donna in carne ed ossa della comunità, e non un nome simbolico, evocativo di tutte le infamie e impurità.

...

Modificato da gpittini
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Bella monetina @@gpittini :)

Ne ho una simile ed è la mia unica provinciale: http://www.lamoneta.it/topic/111790-lidia-nerone/

Mi piaceva l'idea di avere una moneta di Nerone con damnatio memoria emessa in una città con forte presenza cristiana (anche se non è detto che ci fosse un legame tra la damnatio e il rapporto tra Nerone e i cristiani)...la pagai poco, comunque.

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Nell'Apocalisse vi sono numerosi accenni a Nerone: uno di questi allude chiaramente al grande incendio di Roma ("fa scendere fuoco dal cielo davanti agli uomini", Cap 13 Apocalisse). Secondo varie interpretazioni Nerone è la Bestia 666 dell’Apocalisse, lo spietato persecutore dei Cristiani.

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Mi sembrava però di aver letto che la posizione di Nerone nei confronti dei cristiani non fosse stata così "estrema" come ci è stato tramandato da alcuni storici antichi...

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Mi sembrava però di aver letto che la posizione di Nerone nei confronti dei cristiani non fosse stata così "estrema" come ci è stato tramandato da alcuni storici antichi...

Gli storici moderni tendono ad escludere che il grande incendio di Roma sia stato preordinato da Nerone perché le motivazioni che avrebbe avuto (l’esigenza di avere più spazio per il suo nuovo palazzo unitamente al desiderio di fare piazza pulita del vecchio e caotico tessuto urbano di Roma per avere la gloria di ricostruire una nuova città ideale o, semplicemente, la sua crudeltà) vengono ritenute inconsistenti. Anche la circostanza che l’incendio divampò in una notte di luna piena nel mezzo dell’estate, si dice, non farebbe pensare ad un incendio doloso. Si sottolinea, inoltre, che gli incendi a Roma non erano affatto infrequenti (durante il principato di Tiberio, ad esempio, ne erano scoppiati due) e che Nerone non era a Roma quando le fiamme dilagarono. Per quanto, infine, riguarda gli ostacoli incontrati dalle autorità nello spegnimento dell’incendio essi vengono attribuiti agli “sciacalli”, sempre in azione ieri come oggi in situazioni del genere, piuttosto che a persone prezzolate dall’imperatore. 

Da qualche autore viene messa in dubbio anche la testimonianza di Tacito circa l’uso che Nerone fece dei cristiani come capro espiatorio per allontanare da sé i sospetti di aver deliberatamente fatto appiccare l’incendio di Roma:  questa notizia, si sostiene, sarebbe stata riferita da Tacito al solo scopo di denigrare il più possibile Nerone. A supporto di questa opinione si evidenzia  il fatto che nessun altro autore cristiano o pagano conferma che i cristiani vennero incolpati dell’incendio di Roma: Svetonio, ad esempio, riferisce che “vennero condannati al supplizio  i cristiani,  genere di  uomini  dediti ad una nuova e malefica superstizione”  ma  non collega i provvedimenti contro di loro con l’incendio di Roma. Inoltre, si osserva che i vari autori cristiani, sempre attenti a difendersi dalle accuse di incesto e di cannibalismo che venivano rivolte loro, non menzionano mai l’accusa di aver provocato l’incendio di Roma. 

Ma per controbattere a queste osservazioni va detto che in realtà Tacito nei confronti di Nerone è più benevolo degli altri storici: riguardo alle cause dell’incendio del 64 Tacito non dà per certa l’origine dolosa dovuta a Nerone, come invece fanno senza esitazioni tutte le altre fonti, ma riferisce  che circolava  anche  l’ipotesi dell’origine  accidentale. Secondo Tacito Nerone, dopo aver  contemplato Roma in fiamme, cantò l’incendio di Troia in costume da attore tragico nel teatro privato dei giardini imperiali, mentre invece per Svetonio ciò avvenne sulla torre di Mecenate e per Dione sulla terrazza del palazzo imperiale: come si vede Tacito rispetto agli altri storici ambienta l’episodio in un contesto molto più discreto ed anche in questo caso non si dice estremamente certo che  esso  sia realmente avvenuto. Inoltre, che quanto riferito da  Tacito (e cioè  che i  cristiani  siano  stati  messi  in  relazione con l’incendio)  sia  storicamente  fondato  sembra dimostrato anche  dal tipo di supplizi descritti: la pena del rogo è attestata come punizione normalmente comminata per l’incendio doloso, reato piuttosto frequente a Roma, mentre l’esposizione alle belve e la crocefissione erano riservate agli schiavi e a persone prive della cittadinanza romana, categorie tra cui faceva molti proseliti il cristianesimo. Anche il carattere di festa popolare religiosa assunto dai supplizi sembra collocarli tra quei riti, sia espiatori che propiziatori, a cui si fece ampio ricorso subito dopo il grande incendio, come viene attestato dallo stesso Tacito: “Si ricorse a riti espiatori rivolti agli dei e furono consultati i libri sibillini, su indicazione dei quali si tennero pubbliche preghiere a Vulcano, a Cerere e a Proserpina, e cerimonie propiziatorie a Giunone, affidate alle matrone, dapprima in Campidoglio, poi sulla più vicina spiaggia del mare, da dove si attinse l’acqua per aspergere il tempio e la statua della dea; mentre  le donne sposate con mariti viventi celebrarono i sellisterni e le veglie sacre”. Le uccisioni dei cristiani, poi, ricordavano anche quei sacrifici umani che nei tempi antichi  i romani  erano giunti a compiere un paio di volte per reagire a  grandi difficoltà.

 D’altra parte non bisogna dimenticare che il culto cristiano già da tempo veniva riguardato con sospetto dai romani: gli inviti all’amore fatti all’interno delle comunità cristiane venivano considerati inviti a pratiche orgiastiche ed il simbolo della croce (che era uno strumento di supplizio riservato ai criminali ed ai ribelli politici) veniva interpretato come il simbolo di un rituale criminale. Le cose erano complicate dal fatto che la religione cristiana era l’unica (insieme a quella giudaica) che si poneva in maniera esclusivista nei confronti delle altre religioni e ciò veniva interpretato come il sintomo di un atteggiamento di intolleranza sociale: per questo Tacito riferisce che i cristiani erano dediti a una perniciosa superstizione («exitialis superstitio») e odiati dal popolo «per le loro infamie» e,  più che di incendio doloso, venivano  accusati di «odio nei confronti del genere umano». I cristiani, quindi, se non dei capri espiatori su cui scaricare i sospetti che infangavano Nerone, apparvero quanto meno degli ottimi catalizzatori delle angosce collettive, più di tutti i riti espiatori pagani. La spettacolarità e la raffinatezza delle esecuzioni  (esposizione alle belve, crocifissione, torce viventi, rappresentazione cruenta di scene mitologiche), poi, erano preordinate allo scopo preciso di intrattenere e distrarre il popolo dall’immane sciagura appena occorsa.

Sia stato oppure no Nerone ad ordinare l’incendio di Roma, abbia oppure no Nerone addossato la responsabilità di quell’incendio ai cristiani, un fatto è certo: subito dopo il rogo del 64 i cristiani furono vittime di tremende persecuzioni perché considerati alla stregua di pericolosi criminali. Anche se si svolsero nella sola città di Roma, le persecuzioni durarono fino alla morte di Nerone avvenuta il 9 giugno 68.

Modificato da King John
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Mi sembrava però di aver letto che la posizione di Nerone nei confronti dei cristiani non fosse stata così "estrema" come ci è stato tramandato da alcuni storici antichi...

Scusa la lunghezza della risposta precedente ma il tema dell'Apocalisse e della possibile identificazione di Nerone con la figura della Bestia 666 ivi tratteggiata mi ha appassionato tantissimo in passato.  

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Modificato da King John
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La moneta ha una classificazione RPC 2382 che però riporta al bmc 62.

Il bmc 58 è praticamente la stessa moneta con variante iconografica dell imperatore coniata però sotto Claudio, la differenza è che per Claudio il finale è GER per Nerone è CEBA.


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