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Umberto Eco


Risposte migliori

Inviato

Di sicuro Umberto Eco non era simpatico a tutti ma non si può negare che sia stato un grande uomo di cultura. Attraverso la lettura del suo "Il nome della rosa" ho spiegato e reso più fruibile il Medioevo a migliaia di ragazzi. E credo - mia personale opinione - che con lui l'Accademia svedese abbia "perso" un'altra occasione, come per Pascoli, Ungaretti, Moravia, Eduardo, ecc. Ciao Maestro!

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Supporter
Inviato

Pienamente d'accordo.

 

saluti

luciano


Inviato

Addio Maestro. Una cultura sterminata, un uomo libero, un esempio da seguire. Più di mezzo secolo di carriera. Una vita straordinaria mai retorica e schivo dal successo.

RIP


Inviato

Non mi sento di unirmi al coro delle prefiche.

Ha scritto un ottimo romanzo. Il resto è illeggibile.

Se non avesse mostrato troppa simpatia per una certa parte politica oggi non lo piangerebbe nessuno.

Riposi in pace.

Inviato

Non mi sento di unirmi al coro delle prefiche.

Ha scritto un ottimo romanzo. Il resto è illeggibile.

Se non avesse mostrato troppa simpatia per una certa parte politica oggi non lo piangerebbe nessuno.

Riposi in pace.

Forse anche più di uno: "Il pendolo di Focault" è davvero bello, e "Il cimitero di Praga" non mi è dispiaciuto.

Ma per il resto concordo.


Inviato

Apprezzavo anch'io. Come scordare le prime 50 pagine del Pendolo di Focault? :)

Di sicuro ha lasciato un segno indelebile.


Inviato (modificato)

Non mi sento di unirmi al coro delle prefiche.

Ha scritto un ottimo romanzo. Il resto è illeggibile.

Se non avesse mostrato troppa simpatia per una certa parte politica oggi non lo piangerebbe nessuno.

Riposi in pace.

 

@@rorey36

 

Le posizioni politiche di Eco sono davvero molto lontane dalle mie, ma non ritengo che questo sia un buon metro di giudizio per quello che è, oggettivamente se non rinunciamo all'onestà intellettuale, uno dei nostri più grandi uomini di cultura del dopoguerra.

Guardando anche solo alla narrativa, una cosa interessante da notare è che Eco non ha un romanzo riconosciuto come MIGLIORE degli altri: se chiediamo a 10 lettori di buona cultura - che quindi siano in grado di affrontare e comprendere la lingua e i vari livelli di lettura di Eco - quale sia il loro romanzo prediletto, credo avremo almeno quattro risposte diverse.

"Il nome della rosa" è certo il più famoso, ma il Pendolo, l'Isola e Baudolino hanno non meno sostenitori (a mio avviso è proprio quest'ultimo il suo vero capolavoro). E conosco almeno due validi lettori perdutamente innamorati della MIsteriosa Fiamma.

E questo senza toccare la sua produzione saggistica, scientifica e non, che offre una grende varietà di chiavi per interpretare la realtà sociale, linguistica e culturale dell'Italia dell'ultimo mezzo secolo.

Piangerlo? Non so, non serve a molto piangere i morti ed Eco aveva già dato tutto quanto avesse da dare (i suoi ultimi lavori purtroppo lo testimoniano), ma certo non possiamo dire che non abbia dato davvero tanto alla Cultura italiana.

Modificato da Gallienus
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Inviato

@ Gallienus

 

Voglio prescindere da ogni valutazione politica (leggo con lo stesso interesse Guenon, Evola, Zolla e Eliade)   

 

A meri fini statistici ho letto:

 

1) Tutti romanzi e non ho apprezzato l'ultimo (Anno Zero)

 

2) Il saggio sugli specchi ed altri saggi, Come si fa una tesi di laurea (e ne ho fatto buon uso, vi assicuro), Diario Minimo, Trattato di semiotica, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Kant e l'ornitorinco, Storie delle Terre e dei luoghi leggendari. Della serie "a cura di" ho letto "Roma" ed i dodici volumi sul Medioevo.

 

Lo preferisco come scrittore di romanzi (e qui l'ho detta grossa, ma lo penso), ma potrebbe dipendere dal fatto che non capisco nulla della sua materia.

 

Quanto al Nome della rosa, quello che mi conquistò, agli inizi degli anni '80, era l'approfondimento (nel periodo della lettura studiavo diritto comune).

 

Il romanzo che preferisco è il Pendolo (ho una foto, con il libro sottobraccio, sotto il pendolo che sta all'ONU).

 

Posso concludere che, volente o nolente, ha contribuito a formare quello che sempre negli anni '80 si chiamava "il mio bagaglio culturale" (come se fosse una cosa estranea che ci si portava appresso).

 

E che sia morto mi dispiace: c'erano ancora dei posti nella mia biblioteca per ospitare i volumi che avrebbe scritto.

 

Insomma, è morto uno scrittore che poteva ancora dirmi qualcosa.

E questa è sempre una disgrazia (per me).

Forse sarei stato d'accordo con lui, forse no.

Ma questa è un'altra storia.

 

Polemarco

 

 

 

 

 


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