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L'influenza dell'iconografia romana sulla monetazione medievale e moderna


eliodoro

Risposte migliori

Ciao a tutti,

pungolato dagli amici@illyricum65, @gpittini e@grigioviola, sulle mie attuali preferenze verso la monetazione medievale e moderna, apro questa discussione per provocarli e provocarvi..

Pensate che l'iconografia romana non abbia influenzato la monetazione medievale e moderna?

La risposta è, chiaramente, NO.

Vi posto alcuni esempi, sperando di ottenere ampia partecipazione..

Cominciamo, periodo svevo, Federico II° si considera e si definisce Rex Romanorum  e comincia a battere una delle più belle monete medievali..l'Augustale.

Siamo nel XIII secolo, 1231 -1250 circa..

 

2663605.m.jpg

L'Imperatore si presenta, come Augusto,  togato e laureato con la legenda.. CЄSAR AVG • IMP ..

 

 

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Mi domando..anche allora c'erano numismatici e ritrovamenti di monete romane?
Passiamo al 1472, Ferdinando I° D'Aragona, sconfitti gli Angioini, introduce una nuova moneta il "Cavallo", su consiglio del Principe Carafa di Maddaloni, appassionato di antichità.

279929.m.jpg

E' possibile che, nella scelta, ci sia un'influenza romana..

Mah..certo che gli antoniniani, probabilmente, li conoscevano gli Aragonesi:.

1541304.m.jpg

Spero in altri interventi

Saluti Eliodoro

 

 

 

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DE GREGE EPICURI

Hai fatto due ottimi esempi, che però non si possono generalizzare. Intendo dire che, nel XIII secolo, a mio avviso l'augustale di Federico 2° (oltre a qualche altra sua emissione) è forse l'unica moneta che riprende pienamente l'iconografia romana; il D sembra anzi una moneta romana, mentre al R l'aquila ha dei tratti decisamente gotici. Il panorama però è, all'intorno, tutto diverso. E' vero che a Roma  c' erano stati i ritratti papali dell'VIII secolo (antiquiores), ma sono ritratti piuttosto bizantini che romani. Anche Carlo Magno ha qualche raro ritratto, su cui è difficile dare un giudizio di "romanità". Per il resto, dominano le croci di tutti i tipi, le lettere isolate o associate, i cerchietti, i gigli, al massimo le stilizzazioni tipo i "denari di Tours"...di romano vedo poco. D'altra parte, si sa che Petrarca collezionava aurei romani e forse altre monete antiche: però era un personaggio eccezionale, pre-umanistico.

Poi, per trovare iconografie che riprendano quelle antiche, occorre arrivare al '400 inoltrato, diciamo all'Umanesimo pieno ed agli inizi del Rinascimento: e il cavallo di Ferdinando lo metterei qui, come poi tutti i temi classici della monetazione di Carlo V, dei Visconti, degli Sforza, della Francia (almeno per i ritratti dei sovrani), ecc. Il Medio Evo però resiste bene in alcune cittadelle, basta osservare la monetazione di Venezia, in cui l'unico ritratto antico è quello della Lira Tron. Insomma, Federico 2° è stato proprio una sublime eccezione, non a caso era definito "stupor mundi".

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Per la monetazione di Ferdinando d'Aragona le influenze della monetazione romana sono più che semplici ipotesi...non solo, infatti, l'analisi dell'iconografia di emissioni come il cavallo forniscono utili ed evidenti elementi (la corona radiata e lo stesso stile del quadrupede, come evidenziato) ma anche la documentazione coeva ci dá conferma di questa 'sensazione'. La Travaini, infatti, (La monetazione nell'Italia normanna, pagg. 205-206) segnala che in un documento del 1470 il sovrano ordinò che tutte le monete antiche ritrovate fossero conservate e consegnate a Geronimo Liparolo, capo incisore. 

 

Ad ogni modo si può dire che pressoché in tutte le epoche fosse comune l'usanza di prendere a modello altre emissioni...vuoi per semplice gusto estetico, vuoi per imitare davvero quel tipo di moneta e magari permettere alla propria di inserirsi con più facilità nel mercato (di solito, infatti, erano imitate le monete più 'di successo', magari perché con contenuto di fino maggiore). E a questa logica dell' 'imitazione', del prendere a modello (d'altra parte fenomeno del tutto comprensibile, e anche attuale, da un punto di vista umano...) non sfuggivano nemmeno le monete di epoche precedenti, uscite da tempo dalla circolazione (ma su questo tema, per il medioevo, dovrebbero farsi anche dei distinguo...).

 

Prendete queste mie righe giusto come rapida elencazione di alcuni aspetti che sarebbe bene e interessante tenere in conto ed affrontare, in una trattazione più ampia, approfondita e complessiva! A tal fine ci vorrebbe più tempo, che, per quanto riguarda me, al momento scarseggia...ma sarò lietissimo di leggervi :D

 

Un ultimo contributo, per la monetazione che invece più mi riguarda e studio: quella salernitana. L'ipotesi, più o meno fondata a seconda dei possibili 'legami' proposti, di influenze di coniazioni classiche sulla monetazione medievale di Salerno è avanzata da tempo...tra i primi (almeno nella cornice di uno studio rigoroso e scientifico) a dirlo vi fu Philip Grierson che ipotizzò che un follaro anonimo attribuito a Gisulfo II o al Guiscardo nei mesi dell'assedio alla città (1076-1077) si fosse ispirato ad un solido di Giustiniano della zecca di Roma. Ugualmente, anche per altre due emissioni legate a quest'ultima dalle ribattiture e da affinità di stile e contenuto (tutte ritenute connesse all'assedio del Guiscardo) si evidenziò un gusto classicheggiante. Su questi ed altri aspetti iconografici della monetazione di Gisulfo II, analizzando proprio il rapporto del principe con la classicità e il significato che un utilizzo di segni classicheggianti poteva avere in ambito politico, si è poi soffermato Paolo Delogu (Postille alle monete del Principe Gisulfo II di Salerno, in Studi sul Medioevo Cistiano offerti a R. Morghen, vol. I, Roma, Istituto storico italiano per il Medioevo, 1974). Infine, per citare solo i 'grandi pilastri', Lucia Travaini (che in questo contesto inserisce anche il riferimento del tempo di Ferdinando d'Aragona). 

 

Per alcune altre monete salernitane, invece, anche del secolo successivo, si ritiene che il modello più probabile possano essere emissioni della Magna Grecia, probabilmente delle varie importanti zecche (in primis Paestum e Velia) che erano presenti sul territorio, a non grande distanza da Salerno (che peraltro al tempo era capitale di vasti domini nel Meridione peninsulare). Ma andremmo ulteriormente fuori traccia... :) 

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DE GREGE EPICURI

Secondo me, per buona parte del Medio Evo (parlo ovviamente della Cristianità) proprio la tematica religiosa, elemento pervasivo di tutta la realtà, impediva l'utilizzo di iconografie simili a quelle antiche. Queste infatti venivano sentite come profane e potenzialmente "idolatriche", un po' come nel mondo ebraico, in quello islamico o anche nel perido iconoclasta deil'impero bizantino. In quest'ultimo, dominano le immagini di derivazione romana degli imperatori (Anastasio, Giustiniano,..) ma pian piano si arriva all'unica immagine di Cristo dei follis anonimi.

Paradossalmente nel 12° secolo l' iconografia romana è ripresa piuttosto dalla dinastia islamica un  po' anomala degli Artukdi!

Z59.JPG

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Questo è sicuramente vero, in alcuni contesti culturali ed epoche...ma è altrettanto vero che, al contrario, in altri contesti e per quelle 'implicazioni politiche' che citavo prima, spesso riprendere un soggetto della romanità (fosse anche solo uno stile, un segno, l'abbigliamento) era una sorta di legittimazione per l'autorità. 

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Caro @eliodoro ti so amico e quindi non colgo le tue "provocazioni"! :D

Scherzi a parte gli esempi che hai portato sono validi. Devo dire che però sono solo un "profano" del Medio Evo e non mi sento in grado di entrare a fondo nel merito. Mi ci accosto e sento un certo interesse per il periodo medioevale ma per limitare il campo già vasto d'interesse cerco di resistere, pur con qualche intrusione nel periodo post-romano, nel campo romano imperiale. Provo però a fare qualche considerazione personale.

Ritengo (forse a torto) che l'Impero Romano abbia comunque mantenuto una certa aurea mitica ben dopo la sua caduta.

Per i barbari (se vogliamo chiamarli così) anche se decaduto l'Impero era quasi un mito. Come potevano non rimanere colpiti dalle vestigia presenti? Come non restare affascinati dal livello di conoscenze raggiunto in circa 1000 anni di storia romana e di mutui scambi con popolazioni prima italiche, quindi europee e medioorientali? Come non rimanere colpiti da quanto veniva tramandato oralmente sugli antichi fasti? Infatti a leggere certi studiosi sulla fine dell'Impero "essi non volevano distruggere l'Impero... volevano farne parte..."

Successivamente vedrei una prova di questa aurea mitica esercitata dall'Impero nel... guarda caso Sacrum Imperium Romanum ... si nota chiaramente il richiamo all'Impero e in genere a Roma, alla sua millenaria storia che non aveva eguali come estensione e longevità. Lo stesso Carlo Magno fu incoronato "Augustus Imperator Romanorum gubernans Imperium".

E cosa poteva fare da tramite tra l'antico e il nuovo? Le vestigia già descritte ad esempio. In un periodo di decadenza (se tale si può considerare anche se le ultime generazioni di studiosi stanno cambiando tale visione storica) come non restare coplito da opere maestose che ancora oggi colpiscono l'uomo moderno? E non parlo solo di Roma o del Colosseo... ma anche di opere se vogliamo "minori" ma che non possono fare a meno di colpire...gard.JPG

L'elemento di collegamento fu certamente la Chiesa. Tanto fu perso ma molto essa tramandò o nel tempo recuperò nelle abbazie. Si parlava il latino, lo si scriveva, così come il greco. Si conservavano libri antichi (altrimenti perduti come molte opere antiche) e si conservava parte del Sapere Universale. Il popolo, il servo della gleba probabilmente non sapeva più granchè del passato occupato più che altro a sopravvivere. Probabilmente nel ceto elevato clericale e nobile qualcosa veniva tramandato.

E la moneta cosa c'entra? Che se ne facevano di monete fuori corso da centinaia d'anni? Un giorno chiesi a un noto numismatico: ma se nella Tergeste del 1200 circa i Vescovi battevano denari d'argento come mai non si hanno evidenze di monete tagliate analogamente a quanto accadeva contemporaneamente in Inghilterra? La risposta fu che "... la funzione di frazioni le facevano monete in bronzo... romane (!) ..."

Quindi se giravano tra il popolo quelle in metallo fino nobile sicuramente erano note alla classe elevata.

Quindi

- se io fossi stato un sovrano medioevale ed avessi udito magari qualche racconto (da qualche erudito ecclesiastico ad esempio) del mito di una grande civiltà che aveva governato pressochè su tutto il mondo conosciuto

- se avessi avuto modo di vedere qualche moneta espressione di questa potenza

perchè non avrei dovuto tentare di innalzarmi al livello dei suoi sovrani e quindi affermare di essere al loro livello o quantomeno loro diretto discendente e quindi degno di avanzare pretese di dominio su tutti i vari pretendenti?

L'impegno ce l'ho messo... se ho sparato cavolate siate benevoli! :blush:

Ciao

Illyricum

 

 

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Concordo pienamente ed hai sollevato alcuni temi giustissimi ed interessanti! Tra tutti ne cito due (strettamente connessi, anche dal punto di vista proprio dei rapporti tra i soggetti, come è più che noto...): Chiesa ed Impero, che hai giustamente sottolineato essere Sacro e Romano, due aggettivi non casuali. Da qui potrebbe partire una interessantissima incursione anche nel campo della storia del diritto medievale...che potrebbe gettare più di una luce relativamente alle citate implicazioni politiche e di 'legittimazione' :) Mi riservo di ritornarci nei prossimi giorni! 

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di rapporti con l'arte romana la monetazione medioevale e successiva ne è piena.

per esempio, il genio alato che compare nei Bisanti ossidionali di Cipro (1570), chiaro riferimento alla classicità dell'isola che i Veneziani stavano per perdere.

0477R_3959.jpg

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Salve , rispondo a questo bel post proposto da Eliodoro in punta dei piedi perché sono completamente digiuno di monetazione medievale , pero' vedendo le prime due foto delle monete poste come esempio mi verrebbe spontaneo di rispondere di : si , la monetazione imperiale romana ha influenzato la numismatica postuma , anzi direi fino alla nostra lira , basta ricordare le 1000 lire argentee con l' immagine della Concordia nel rovescio ; premesso questo , se osserviamo la prima moneta chi non verrebbe nel dritto un imperatore romano con tanto di corona d' alloro e paludamento imperiale ? e nel rovescio chi non verrebbe una Consecratio o divinizzazione di Augusto o di Claudio il Gotico ? Nella seconda moneta chi non riconoscerebbe nella corona un dupondio romano ? mentre per il rovescio basterebbe sfogliare il libro in foto per riconoscere nella iconografia del cavallo una antica moneta greca o greca punica . Anche le monete pontificie si sono ispirate e si ispirano anche oggi , almeno nelle legende , alle antiche monete romane .

In conclusione , pur nella mia ignoranza in materia e riferendomi alle due sole monete proposte da Eliodoro , sarei del parere che la monetazione romana ed anche greca , hanno influenzato le successive emissione medievali , almeno nei caratteri generali .

 

a.jpg

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Eliodoro ha iniziato una interessante discussione. Credo che l'esempio dell'augustale di Federico II sia un caso isolato. Tra le caratteristiche e le tendenze della monetazione medievale ne segnerei soprattutto una: l'alleanza tra il trono e l'altare. La coesistenza di iconografie sacre e profane, secondo me, è stata la più caratterizzante del medioevo; basti pensare agli antiquiores e alle monete delle municipalità come Venezia o Firenze che da un lato presentavano il simbolo cittadino e dall'altro il santo protettore della città. Quindi, secondo me, nei 20 anni che intercorrono tra l'augustale e il fiorino cambia radicalmente il concetto di iconografia monetale.

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Bene..il sasso gettato nello stagno sta dando i suoi frutti;)

Riguardo le critiche..

1) Non si può generalizzare..sicuramente..il richiamo alla romanità è tipico di regimi assoluti e totalitari..come l'Impero Spagnolo, mentre è molto lontano dalle realtà comunali del centro nord..però, però, qualcuno sfugge...

grosso da 6 denari di Bergamo:

719973.m.jpg

2) Il rapporto tra re e religione cristiana, certo tipico delle monete medievali, ma anche le monete romane Imperiali si basavano sul rapporto ytra imperatore e religione, sia nella fase pagana sia in quella cristiana..

Alla fine, leggevo che i Romani erano una popolazione molto pragmatica, quando Teodosio decise di spegnere il fuoco sacro perennemente acceso dali tempi repubblicani, il giorno dopo il tempio di Vesta divenne un ufficio imperiale composto da " ministeriali" di nomina orientale..

 

Modificato da eliodoro
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La presenza della religione cristiana sulle monete romane imperiali..

Come molti sapranno, i Romani furono i primi a raffigurare Gesù Cristo, tematica largamente ripresa, poi,  dai Bizantini e dalle altre monetazioni medievali..

Riporto un articolo di @Poemenius ed antwaIa

https://www.academia.edu/12461549/IL_SOLIDO_NUZIALE_DI_MARCIANO_E_L_INTRODUZIONE_DELL_IMMAGINE_DI_GESU_SULLA_MONETA._Di_Alain_Gennari_e_Alberto_Trivero_R_su_MONETE_ANTICHE_anno_XIV_n._80_marzo_aprile_2015_Libreria_Classica_Editrice_Diana

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Caro @eliodoro ,

qui la discussione latita un po'. In attesa dei contributi promessi da @rockjaw e dopo alcuni altri interventi di altri utenti, perchè non invitare gli specialisti @giollo2 e @Paleologo a dire la loro in merito? O anche il mio amico @ak72 ...

Ciao

Illyricum

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Una mia teoria balzana:

Nella sua geografia strabone menziona l'altare di Lione:

L'importanza del santuario è dimostrata dalla sua presenza su un lato di alcune monete coniate a Lione, che possono dare un'idea abbastanza precisa della sua probabile configurazione. Queste rappresentano un monumento centrale, adornato alla base ad una corona, circondata da steli vegetali (alloro?). Sul monumento centrale venne costruito l'altare con le sessanta statue che rappresentano le città galliche. Alla base dell'altare, l'iscrizione ET-AUG-ROM ("Romae e Augusto" di Roma e Augusto), a ricordare l'impegno dell'edificio e il suo ruolo religioso. Il monumento era affiancato da due pilastri su cui poggiavano due vittorie con una corona.

Entrambe le colonne sono state segate a metà nel Medioevo e riutilizzate per sostenere la croce della chiesa romanica di Saint-Martin d'Ainay. L'altezza originaria delle colonne sarebbe 14 m.

lamoneta.png

Ogni anno, i rappresentanti di 60 nazioni galliche vi si riunivano (provenivano dal Belgio, dall' Aquitania e dall' area di Lione) Secondo S. Charléty essi si riunivano "per parlare in assemblea degli affari generali del paese, criticando atti di funzionari romani, con voto di censura, e inviare all'imperatore la loro lealtà, le loro preoccupazioni e i loro desideri ".

Una sorta di assemblea parlamentale “Gallica” detto appunto “consiglio dei tre galli”. il significato dell'altare si può sintetizzare in questo modo:

La conquista romana non si spiega solo con la potenza militare, si basa anche sul consenso con le aristocrazie locali prima ed in senso lato poi, ovvero

Senza l'autorità locale l'impero sarebbe niente-.Il tempio quindi rappresenta l'autonomia locale nel contesto imperiale Un discorso che rimase invariato nei corso dei secoli (almeno secondo me) :

Durante il medioevo sotto il Sacro romano impero l'imperatore affidava, delegava l'amministrazione dei territori.

Friesach  è una città nel distretto di Sankt Veit an der Glan, Carinzia, Austria. Situata su una via commerciale che da Venezia porta a Vienna divenne in breve tempo città mercato. La città fiorì sotto Eberhard II che ne fece la seconda città della Carinzia dopo Salisburgo. Dall'undicesimo al quattordicesimo secolo fu sede di zecca, che venne istituita per monetizzare rapidamente l'argento estratto nelle vicine miniere. Le monete sono tutte di conio primitivo ed essenziale: una moneta merce con un conio di garanzia. Queste monete furono subito apprezzate per la loro qualità e si diffusero in vaste zone dell'odierna Alpe adria.

lamoneta1.png

L' Arcivescovato di Salisburgo fu uno stato ecclesiastico del Sacro Romano impero

Vi si coniarono numerose varieta monetali (rimando per la loro visione a Arnold LUSCHIN von EBENGREUTH, Friesacher Pfennige. Wien, 1923 e a CORPUS NUMMORUM AUSTRIACORUM). Qui voglio soffermarmi su quella che viene definita con torri e tempio (CNA Ca9) paragonata a delle emissioni belghe coniate a cavallo della nascita di Cristo.

lamoneta2.png

Non si può parlare di coincidenze se si esaminano le figure impresse su queste monete la disposizione del tempio tra colonne la presenza di globetti sotto il tempio (nelle monete romane dello stesso periodo i dettagli sono maggiori e si possono identificare corone di alloro ed altre decorazioni) 4 globetti nella parte superiore della moneta che si possono poi identificare nella croce presente nelle frisancensi.

Molto probabilmente i maesti di zecca conoscevano il simbolismo legato a questo tema e questo ben si adattava al contesto dell' arcivescovato di Salisburgo e del suo reggente: un lembo di terra del Sacro romano impero retto in tutta fedeltà all'imperatore che giovava della saggia amministrazione dell'arcivescovo Come detto prima Il tempio quindi rappresenta l'autonomia locale nel contesto imperiale. I diritti che l'imperatore con i suoi editti cedeva all'amministrazione locale.

Il successo delle monete di friesach portò molti altri signori a imitare queste monete in ambito italiano in primis la zecca di aquileia, in ambito balcanico dall'ungheria a puro titolo d'esempio.

Altari simili a quello di Lione sorsero in diversi luoghi dell'odierna Germania ed anche in Austria

 

Modificato da ak72
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Molto interessante l'intervento di Keber...

Siamo nel 1500 e uno dei Signori d'Italia, Carlo V° si fa rappresentare  come un Imperatore romano..

Ecco un tarì napoletano con Legenda Carolvs IIIII ROM IM

Risultati immagini per tarì carlo V

Lo stesso avviene a Milano ( monetazione che, però, conosco poco; ci vorrebbe un intervento di "milanesi" come  @dabbene @anto r) ecco un Testone, con legenda IMP CAES CAROLVUS V AVG

634D.jpg634R.jpg

Modificato da eliodoro
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Raccolgo la provocazione e la estendo al medioevo nella sua più ampia accezione e quindi al di fuori dell'Italia e soprattutto in quel periodo che più che medioevo può essere definito come l'albore del medioevo... e ovviamente, per interessi personali, vi voglio trasportare idealmente in suolo britannico nelgli "anglo-saxon times" :)

Guardate un po' la chiara derivazione tipologica di queste monete:

MODELLO:

CM.EM.61-R(1).jpg

DERIVATO:

LyonB1(1).jpg

MODELLO:

CM.CA.603-R(2).jpg

DERIVATO:

00175R00.jpg

In ambito inglese sembra quasi che, una volta che i romani hanno definitivamente abbandonato l'isola, le popolazioni autoctone non abbiano scordato del tutto usi e costumi (e in genere il processo di romanizzazione del territorio), ma anzi appare quasi che abbiano attuato un processo di assimilazione e adattamento, una sorta di patchwork culturale e soprattutto che abbiano cercato di legittimare il proprio potere utilizzando anche parte della simbologia e iconografica tipicamente romana... un processo simile a quello attuato nella cristianizzazione di usi e costumi pagani.

Esempi analoghi di richiami alla romanità persistono anche nei periodi successivi con i Merovingi prima e con i Carolingi poi:

Stewartby1(1).jpg CM.1.162-1990(1).jpg

Anche in questo caso mi sembra palese la ripresa di una ritrattistica tipicamente tardo imperiale (dal IV secolo in poi per capirci).

Tutto questo testimonia una conoscenza diretta anche al tempo dei modelli utilizzati probabilmente per la permanenza in qualche forma di utilizzo di queste monete dei secoli passati: vuoi come mera "gioielleria", vuoi per usi "ludici" o "votivi" o, perché no? anche come valuta di scambio per piccole transazioni (magari considerandone il valore del mero materiale).

Butto là le mie considerazioni così, senza particolari approfondimenti, lasciando parlare le immagini.

Per chi volesse approfondire ci sono delle bellissime pagine dedicate all'argomento nel sito del museo Fitzwilliam. 

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Ottimi esemplari @grigioviola !

Sul tema della Britannia post-romana segnalo i testi del Venerabile Beda, monaco vissuto in Inghilterra tra il 673 e il 735 che scrisse opere in latino incentrate più che altro sulla cristianizzazione della Britannia.

Ma soprattutto vi segnalo l' Historiae Regum Britanniae di Monmouth (1100-1155), un canonico che scrisse in onore di Roberto I Conte di Glouchester l'opera al fine di ripercorrere la storia dei Re Britanni. L'autore affermò di avere semplicemente usato come fonte storica un non meglio "testo antichissimo" gallese, traducendolo in latino. Il testo in realtà risulta molto... "fantasy" ma ancorato a cenni storici reali; per il periodo romano vi sono descritti più personaggi realmente esistiti ma stravolti sia nel nome che nelle reali vicende storiche o altri probabilmente inventati di sana pianta. Ad esempio il primo re è Bruto di Troia, figlio di Silvio e discendente di Enea, fondatore del Regno di Britannia(?) dopo varie vicende che lo allontanano dal Lazio. Viene menzionato Lucio, primo Re cristiano di Bretagna (?).

Ma vi sono vicende che sembrano aver radici storiche. Ad esempio Arvirargo (figlio di Cymbelin) re locale al momento della conquista claudiana dell'isola dapprima combatte contro l'Imperatore per vendicare la morte per mano romana del fratello Guiderio, quindi stipula una pace comportante il pagamento di tributi e il suo matrimonio con Genvissa, figlia di Claudio (?). Dopo ciò, Arvirargo diviene alleato dei Romani e li aiuta a giungere sino alle isole Orcadi. L'anno seguente, inamicatosi le altre  tribù britanniche è costretto a sospendere il pagamento del tributo e Claudio invia un contingente guidato dal generale Vespasiano. Lo scontro tra i due eserciti porta ad una situazione di stallo, risolta dall'intervento di mediazione di Genvissa. Vespasiano rientra a Roma e dopo un anno Arvirargo muore, lasciando il trono al figlio Mario.

La storia quindi riprende probabilmente in modo direi... delirante la vicenda di Caractacus (figlio di Cunobelin) e fratello di Togodumno che si oppose alla conquista romana da parte dei Romani.

  Un altro episodio è una variante dell' incursione dei galli a Roma nel 390 a.C. Il capo dei galli è il britanno Brennio, fratello del re di Britannia. Conquistò tutta la Gallia, entrò in Italia e mise a ferro e a fuoco Roma: i romani riscattarono la città con oro e argento e Brennio si ritirò.

Ed eccoci a Giulio Cesare, il quale, dopo aver conquistato la Gallia, naviga lungo le coste settentrionali. Volto lo sguardo all' isola dei britanni chiese chi l' abitasse. Saputolo esclamò: Per Ercole, romani e britanni appartengono alla medesima stirpe, entrambi discendono dai troiani. Non voglio recare offesa all' antica nobiltà di Priamo versando sangue fraterno. Perciò chiede al re di Britannia, Cassibellauno, di sottomettersi pacificamente; ma Cassibellauno (che è un personaggio storico) s' indigna e, col valore e l' astuzia, mette in fuga Cesare, la cui spada magica resta in mano ai britanni. Poi diventa re Cumbelin (in quei giorni nasceva Gesù Cristo) e i romani conquistano succesivamente la Britannia (vedi sopra Arvirargo).

Quindi Settimio Severo che aveva due figli: Geta nato da madre romana, e Bassiano figlio di una britanna. Alla morte di Settimio Severo i romani eleggono Geta, i britanni Bassiano. Si viene a uno scontro e vince Bassiano. Alla sua morte segue un periodo nero ma non del tutto per i cristiani di Britannia: tutti i fedeli furono trucidati affinché in fitta schiera e a gara si affrettassero a raggiungere gli ameni regni celesti, loro dimora naturale.

Compare anche Costantino "primo imperatore cristiano dei Romani" che sicuramente lasciò un ricordo mitico nelle popolazioni isolane... a quel tempo a Roma regnava il dittatore Massenzio e molti romani avevano cercato rifugio in Britannia. Tutti costoro chiedevano a Costantino: "Fino a quando, o Costantino, sopporterai la nostra sciagura?" Questi si lasciò persuadere, marciò contro Roma e la conquistò.

Arriva il 410 d.C.  e i Romani devono abbandonare l' isola: c' è una straziante scena d' addio. Approfittando del vuoto di potere cominciano ad arrivare gruppetti di sassoni, molto ammirati per il loro aspetto fisico (erano stranieri di alta statura e di straordinaria bellezza). Il guaio è che a poco a poco di sassoni ne arrivano tanti e si comportano da conquistatori. Seguono battaglie furibonde. Ma il grande cambiamento, nel racconto, è che ora tutto si fa a forza di magia: anzi, su preghiera del vescovo di Lincoln, uomo di grande prudenza e religiosità,

Quindi inizia una parte nella quale ha grande importanza ... Merlino!! Il quale profetizza: il drago bianco (i sassoni) sconfiggerà il drago rosso (i britanni). Ma per fortuna dopo vari scontri arriva Re Artù: sconfigge il drago bianco e sbarca sul continente per conquistarlo ma viene raggiunto dagli ambasciatori dell'Imperatore romano Lucio Tiberio che gli ordina di presentarsi a Roma a metà agosto dell' anno successivo: dovrà accettare dal Senato il castigo che ha meritato per essersi impadronito della Gallia romana.

Per sua sfortuna (o fortuna) non riesce a farlo: la moglie, la regina Gahumana (Ginevra nelle versioni successive) viveva in esecrabile lussuria col nipote. Artù torna in Britannia, sconfigge il nipote, manda Gahumana in un convento e sparisce misteriosamente, ad Avalon. Corre l' anno 542.

Tutto ciò per dire che le tradizioni antiche mutuate nel mito anche nel 1100 erano note ad alcuni (guarda caso, ribadisco, un monaco)... ma volete che nella tradizione orale popolare  non fossero tramandati i ricordi di un passato mitico e glorioso sottoforma di saghe fantasticate?!

Ciao

Illyricum

;)

 

Modificato da Illyricum65
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Vedo che l'influenza romana è presente un pò ovunque ...

Bellissimi gli interventi "britannici" di Illy e grigioviola...

Altro tema, molto ampio, è la cornucopia, diffusissima sin dall'antichità, e di cui cercherò di mettere degli esemplari:

1)Sesterzio emesso da Tiberio in onore del figlio Druso

Teste di Tiberio Gemello e Germanico

2472238.m.jpg

2) Tarì di Filippo III° di Napoli emesso per celebrare il matrimonio del Re spagnolo con Margherita d'Austria:

Teste di Filippo III e Margherita

Moneta molto rara.

Risultati immagini per filippo III tarì due cornucopie

Saluti Eliodoro

 



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Nella monetazione di Napoli direi che la ripresa dell'iconografia romana non è assolutamente casuale, ma anzi credo proprio rientri in un processo intenzionale di richiamare quella che, per l'epoca, era considerata una sorta di età mitica ed è evidente il parallelismo che si intendeva instaurare: grandezza del Regno delle Due Sicilie = grandezza dell'Impero Romano

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