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Il fiorino d'oro di Firenze alla corte angioina.


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DE GREGE EPICURI

Coniato per la prima volta nel 1252 con peso fisso 3,53 g. e in oro puro a 24 carati, il fiorino d'oro di Firenze rappresentò una grande novità nel panorama monetario del XIII secolo, e fu responsabile (insieme al genovino d'oro di Genova) del "ritorno all'oro" dell'Europa Occidentale. In tempi recenti, i lavori di Philip Grierson, Peter Spufford e Richard Goldthwaite  sembrano lasciare pochi dubbi sull'ampio successo che questo nominale raggiunse nella seconda metà del XIII secolo. Impiegato sia come moneta di conto, sia come moneta effettiva nelle maggiori piazze commerciali d'Europa e del Mediterraneo, e con un successo non solo in campo commerciale, ma anche finanziario, come dimostrano alcuni documenti della corte angioina.

Ce ne parlerà  Stefano Locatelli, martedì 22 novembre alle 20.45 nella sede del CCNM (via Terraggio 1, Milano). Locatelli è un giovane studioso, attualmente presso l'Università di Manchester; si è sempre occupato di numismatica medievale e del primo Rinascimento.

Modificato da gpittini
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Molto interessante come argomento, tra l'altro forse del fiorino non mi sembra si sia parlato al Circolo, moneta che diventa internazionale , per molti il dollaro del medioevo, sarà interessante sentire o chiedere dei bacini che raggiunse, se più moneta effettiva e poi di conto, se arrivo' prima il genoino o il fiorino, il tutto in quell'affascinante tema per  il Lopez di " il ritorno all'oro" altro argomento per l'epoca medievale centrale e determinante e frutto di tanti studi, anche attuali e molti importanti.

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questo mio scritto l'ho gia postato anni fa ma lo ripropongo :

"""Tanto importante era la moneta, che trovò spazio anche nell’Inferno Dantesco.

Narra un anonimo cronista fiorentino (testuale) :

“ Mastro Adamo fu tirato in Casentino nel castello di Romena al tempo che i conti di quello stavano male col comune di Fiorenza, e riduttosi con loro, costoro il misono in sul salto e feciongli battere fiorini sotto il conio del comune di Fiorenza, ch’eran si buoni di peso ma non di lega, però ch’egli erano di 21 carati, dov’elli debbon essere di 24, sì che tre carati v’avea dentro di rame o altro metallo.  Di questi fiorini se ne spesono assai.  Ora nel fine, venendo un dì Mastro Adamo a Firenze, spendendo di questi fiorini, furono conosciuti essere falsati.

Fu preso e ivi fu arso.”

Dante  ( Inferno XXX , 73 e seg.) gli fa dire :

“ Ivi è Romena, là dov’io falsai

la lega suggellata dal Battista

perch’io il corpo su arso lasciai”

ma non per sua scelta, ma per ordine dei conti Guidi di Romena che….

“ m’indussero a batter li fiorini

ch’avevan tre carati di mondiglia..”

Pover’uomo !  Oggi tra processi, ricorsi, e Cassazione, sarebbe finito tutto in prescrizione.

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Anche gli Angioini a Napoli batterono un fiorino,ad imitazione di quello di Firenze:

Giovanna D' Angiò  1343-1347; AV (g 3,00; mm 22; h 9); + IOhANA DEI GR IhR SICIL REG, stemma di Gerusalemme e d’Angiò, Rv. S IOH A NNES B, San Giovanni stante in posizione frontale; a s., fiordaliso. P/R 2; MIR 31.

Risultati immagini per fiorino giovanna d'angiò

Sarà sicuramente un convegno molto interessante.

Saluti Eliodoro

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  • 2 settimane dopo...

DE GREGE EPICURI

L'evento si avvicina, e cominciamo pure a preparare le domande. Ecco le mie, pochissimo essendo ferrato in numismatica medievale (nonostante un bel corso seguito anni fa...): 1) Ma come facevano ad avere l'oro a 24 carati, con la tecnologia medievale?  2)Che metodi usavano allora per non discostarsi dal peso-standard?   3) Quale e quanto vantaggio ricavava l' autorità emittente dalla coniazine dell'oro?  I vantaggi però doveveno essere molti, sia diretti che indiretti. A parte una aggio della moneta coniata rispetto all'oro metallco, c'era sicuramente un problema di prestigio, ma anche una facilitazione del commercio e della finanza dello stato che produceva la moneta. Tanto che poi si sono subito affollati i concorrenti (in particolare, Genova e Venezia).

Prima di chiedere a Locatelli (ed alla Travaini, che sarà presente) qualcuno vuol cominciare a rispondermi?

 

 

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Qualche anno facemmo questa discussione sul forum " Il ritorno all'oro nel sec. XIII " che certamente non risponderà a tutti i quesiti posti ma che qualche idea sull'argomento ce la darà comunque....buona lettura intanto....

 

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Rileggendolo vedo che era stata una discussione molto viva e partecipata anche con autorevoli commentatori oltre a diversi utenti storici, fu decisamente un buon quadro sull' argomento  da parte del forum...

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  • 2 settimane dopo...

DE GREGE EPICURI

Discussione pregressa molto interessante, ma risponde in parte solo alla mia 3a  domanda, e non dice assolutamente nulla sul raffinamento dell'oro nè sull'aggiustamento/discostamento dal peso ufficiale. Insomma, i fiorini di Firenze li contavano o qualche volta li pesavano anche?

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Non sono domandine di poco conto...però vediamo di girarci intorno ancora a distanza di anni...qualche esperto poi di questa moneta ci sarebbe anche :D.

Per espandersi anche all'estero ed essere riconosciuta da mercanti e banche come moneta idonea per cambi anche internazionali doveva avere la caratteristica della stabilità, se sapevano o ritenevano che lo fosse la moneta diventava richiesta ed usata.

Era una moneta che doveva essere tutelata perché le contraffazioni, frodi, imitazioni c'erano e queste potevano far perdere il credito e il prestigio della moneta.

Per mantenere il credito che si era creato il fiorino, come altre monete vincenti, mantenne inalterata l'iconografia, il peso, il titolo.

A Firenze ogni sei mesi venivano eletti due domini monetae che dovevano sovrintendere a tutte le operazioni di coniazione, uno seguiva le monete d'oro, l'altro argento e mistura.

E questi due magistrati eletti e pagati dallo Stato erano in carica per soli sei mesi onde evitare eventuali interessi privati nello svolgimento del compito.

E aggiungiamo , cosa che magari non valuteremmo, che c'era più lavoro e impegno nel coniare le monete di bassa lega  che quelle di buon argento o d'oro.

E i controlli c'erano...a Firenze ma anche a Venezia dove gli zecchieri non erano appaltatori privati ma Ufficiali dello Stato eletti e con incarichi di breve durata sistema che dava per certi versi anche delle garanzie.

Tutte le  operazioni venivano registrate in libri dai funzionari e c'erano anche dei controlli incrociati e poi c'erano i saggiatori, di solito esperti orafi che avevano il compito del controllo di qualità.

Per un dilettante e non fiorentino ...:D forse per il momento può bastare...

 

 

 

 

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Giustamente parliamo di moneta con oro a 24 carati, bisognerebbe leggere la raffinazione dei metalli del Balducci Pegolotti o anche il Finetti, procedure spiegate per ottenerlo lunghe e ripetute più volte per fusione e distribuzione in lamine dello stesso, entriamo nella tecnologia dei metalli e nelle pratiche da orafi .

Ma anche la Travaini ne parla...non vorrei però andare oltre...con la misura sulla base di una moneta standard, per esempio a Firenze nel Quattrocento lo standard delle monete d'oro era comparato sugli ungari d'oro che avevano un titolo inferiore rispetto al fiorino d'oro di Firenze.

Il saggio poi poteva avvenire con diverse metodologie, intaccando la superficie, per cupellazione cioè fondendola la moneta, con la pietra di paragone...ma qui mi fermo...:D

 

Modificato da dabbene
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Supporter

Oltre a l'ottima spiegazione di @dabbene, vorrei citare e spigare anche i Fiorini di Suggello.

La Repubblica Fiorentina era molto sensibile a questo tema, della bontà della propria moneta d'oro, infatti alcuni Fiorini d'oro con il tempo e l'uso frequente, potevano essersi consumati nel loro contenuto aurifero. Alcune altre monete potevano essere state tosate o limate, questi fiorini non avrebbero avuto quindi il valore stabilito al momento del conio.

La soluzione fu quella di unificare in uno stesso contenitore una serie di queste monete e dare una nuova stima al sacco chiamato appunto Fiorini di Suggello.

La quotazione del Fiorino di Suggello era stabilito dalle autorità e con un "sigillo" ufficiale se ne descriveva il valore. I sacchetti erano chiusi e marchiati solo se rispettavano ulteriori parametri, come ad esempio i "Grani" che non avrebbero dovuto essere inferiori a 70 e mezzo. Tutto ciò che andava fuori da questi parametri veniva sequestrato o tagliato.

Fu una vera e propria invenzione che rivoluzionò il sistema dei pagamenti e permise di dare una regolamentazione ai Fiorini d'oro che erano ancora in circolo, ma che non avrebbero avuto più il proprio valore a pieno peso.

 

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Vista la presenza anche della professoressa Travaini, immagino sarà trattato anche il 'tesoro di Montella' composto da 61 ducati di Venezia,  89 fiorini di Firenze, 1 falso fiorino fiorentino e 59 sue imitazioni europee. Il tesoretto, dalla composizione davvero interessante, fu interrato attorno al 1354 ed è custodito al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La professoressa Travaini, con Matteo Broggini, ha curato l'edizione di un volume critico su questo tema che sarà pubblicato per le Edizioni Quasar ad inizio 2017...sarebbe davvero interessante avere, in un certo senso, delle 'anticipazioni' di alcuni aspetti quanto mai intriganti connessi alla circolazione di moneta aurea nell'Europa medievale.

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DE GREGE EPICURI

Chiederemo sicuramente del tesoro di Montella, e anche delle imitazioni europee del fiorino.  Sarebbe bello poter visionare, in sede conferenza, un paio di fiorini originali; ma per ora fra i soci del CCNM non s'è trovato nessuno che ne abbia.

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DE GREGE EPICURI

Dunque, molto interessante l'incontro di ieri. Forse più storico che numismatico, nel senso che si è vista solo qualche foto di fiorini (e nessuna panoramica delle diverse emissioni, dei differenti zecchieri, ecc.)  Accenno un po' a caso a qualcuno dei temi trattati:

-Purtroppo non ci sono abbondanti e dettagliati documenti del Comune relatiivi alla decisione di emettere questa moneta d'oro. Locatelli ha vagliato con enorme pazienza tutti i documenti comunali per almeno 50 anni  (fra 1l 1250 e la fine del secolo). Le citazioni del fiorino sono pochissime o assenti nei primi anni, mentre aumentano un po' dal 1276/77.

-Il fiorino ha avuto un "lancio" eccezionale in  parallelo con l'intervento in Sicilia di Carlo d'Angiò, chiamato dai papi che volevano sbarazzarsi degli imperatori svevi. Infatti l'impresa militare è stata in sostanza finanziata in fiorini dai banchieri toscani.  In contemporanea, i ghibellini toscani sono stati messi in  difficoltà, e alla fine di fatto sconfitti. Carlo 1° d'Angiò anche in seguito ha accolto il fiorino, di fatto, come se fosse "moneta locale", perfino dopo aver iniziato la coniazione del suo Reale d'oro. Di fatto in fiorini potevano esser pagate le tasse, e in tale moneta il re pagava le truppe (specie i mercenari), finanziava le imprese pubbliche, ecc.

-Tutta la documentazione siciliana e napoletana del Regno Angioino (abbondante)  era riunita a Napoli, ed è stata danneggiata seriamente allorchè nel 1943 l'esercito tedesco incendiò gli archivi.  Essi sono stati in parte recuperati e pubblicati a partire dal 1950, per merito di Filangeri.

-La purezza del fiorino a 24 carati ha fatto scuola, tanto che anche i veneziani (che invece hanno lasciato moltissima documentazione) hanno deliberato che la purezza del loro ducato fosse "come quella del fiorino". La garanzia sulla qualità dei fiorini fu poi rinforzata anche dal c.d. "fiorino di suggello" introdotto a fine secolo (sacchetti sigillati), come meglio raccontato anche in questa discussione (post n. 12).

E poi molte altre cose...

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