grigioviola Posted October 26, 2016 Share #1 Posted October 26, 2016 Come da titolo, continuo la mia rubrica sugli antoniniani gallici "impossibili" e, ancora una volta, la fonte è il per me importantissimo catalogo dell'ultima asta Jacquier (la n. 42/2016) che ha disperso nel mercato la favolosa collezione Thys. L'imperatore è - di nuovo - Vittorino e, per legenda e stile del busto, la zecca (di riferimento) sembra essere Trier: D\ IMP C VICTORINUS PF AVG; busto corazzato a destra dell'imperatore. R\ [A]POLLINII CONS AVG; centauro andante a sinistra con globo e timone. Palese il richiamo, sia per legenda che per raffigurazione all'antoniniano di Gallieno RIC 164: In ambito gallico (ufficiale) il centauro non è noto e nemmeno lo sono eventuali dediche al dio Apollo. C'è tuttavia menzione di un antoniniano di Tetrico II con una analoga raffigurazione del centauro e la legenda "SOLI CONSERV", tuttavia essendo un tipo citato in un testo dei primi dell'800 e soprattutto non essendo stato in grado di trovare un'immagine per il momento non lo considero in quanto potrebbe benissimo essere un imitativo come lo è quest'altro esemplare della mia collezione (Tetrico I) con rovescio dedicato a Apollo: Posto che il livello esecutivo della moneta è impressionante da sembrare effettivamente un esemplare ufficiale, a un'analisi più accurata mi sento di escluderlo. Non tanto per il tipo riportato al rovescio, quanto per alcuni particolari stilistici delle lettere delle legende che non presentano la regolarità tipica delle emissioni ufficiali di Vittorino: la parte iniziale "IMP" è alquanto pasticciata, le lettere V e N sono molto spezzate (cosa non frequente o non a questi livelli di evidenza nella media delle emissioni ufficiali di Vittorino) e in particolar modo la legenda del rovescio sembra proprio ripresa (anche come spaziatura dei caratteri e spezzatura delle lettere) dalle emissioni di Gallieno e da certe rese delle legende delle più tarde emissioni di Claudio II. Mi sento quindi di dire: gran bella moneta, ma imitativa e pertanto da non includere nelle emissioni di Trier nonostante il dritto si ispiri come stile a quella tipologia. Gli interrogativi che ho sono: 1) ma simili incisori di elevatissimo livello, erano impiegati ufficialmente anche nelle zecche galliche di Trier e/o Colonia? Magari fuori usciti per qualche motivo oppure col secondo lavoro "in nero" da fare a casa in garage al fine settimana 2) come venivano realizzati i conii per produrre queste monete? venivano incisi "a mano libera" oppure in caso di copie si ricavavano previa matrice creata partendo da tipi originali? Se quest'ultimo fosse il caso si potrebbe spiegare l'accoppiata ibrida... (e aprirebbe pericolosamente il fianco alla possibilità che anche altre monete considerate tipi inediti perché noti in uno o due esemplari possano invece essere coniazioni non ufficiali realizzate in questo modo) Lascio a voi le considerazioni del caso... io, ahimé, di tecnologia produttiva non mastico molto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options... Awards
Poemenius Posted October 26, 2016 Share #2 Posted October 26, 2016 (edited) rimango sempre sinceramente stupito e affascinato leggendo, in questa monetazione, quanto sia sottile e difficile da comprendere il confine tra ufficiale e imitativa. la mia ignoranza non avrebbe avuto dubbi a inserire quel Vittorino tra le ufficiali....per stile generale.... certo che le tue considerazioni sono significative... molto complesso, quindi per me molto affascinante e stimolante Edited October 26, 2016 by Poemenius 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
grigioviola Posted October 26, 2016 Author Share #3 Posted October 26, 2016 E' la bellezza di questo periodo storico-numismatico e in particolare delle emissioni di quest'area... dove spesso e volentieri il confine tra ufficiale e imitativo è davvero inesistente e, proprio nei casi di confine pressoché nullo come questo, sarebbe interessante eseguire delle analisi sulla composizione dei tondelli per quantificare l'effettivo vantaggio di una produzione di alto livello quale questa. Se i minimi radiati possono essere inseriti in una necessità di avere (oltre al vantaggio derivato dall'impiego di una determinata lega e di un determinato volume di metallo) anche una sorta di moneta spicciola frazionata e se le imitative di modulo regolare rappresentano quale unico guadagno la spendibilità alla pari a fronte di un minor impiego di fino... qui? Probabilmente anche in quest'occasione un'analisi spettrografica dovrebbe restituire valori pressoché nulli di argento e una lega meno nobile dei coevi ufficiali (magari con significativa presenza di oricalco derivato dalla fusione di vecchi sesterzi) tuttavia sarebbe interessante vedere in questi casi specifici la concentrazione dei vari metalli rispetto ad analoghi imitativi meno rifiniti. Va sfatato anche il "mito" della totale assenza di argento negli imitativi poiché in alcuni hoard britannici di materiale destinato alla produzione di moneta imitativa sono stati rinvenuti anche frammenti di denari d'argento che, molto probabilmente, servivano quali "ingredienti" per la creazione della lega metallica per formare il tondello da coniare e, a quanto pare, dovevano entrare nel crogiolo in una fase finale della lavorazione assieme a barre già pre-lavorate ottenute dalla fusione di sesterzi consunti e altri oggetti metallici di recupero. Il che implica che, appena prodotti, anche gli imitativi (magari non tutti, ma quelli di miglior fattura) dovevano avere un aspetto superficiale in qualche misura simile a quello delle emissioni regolari. 1 Quote Link to comment Share on other sites More sharing options... Awards
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