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IGNORED

Analisi di una serie severiana


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

ritorno sul tema Britannia ma solo per prenderla a pretesto al fine di segnalare una particolarità che emerge dall’osservazione delle monetazioni severiane collegate al tema britannico. Le considerazioni che esprimo possono però essere valide anche a livello generale riferendosi più che altro all’organizzazione e al lavoro delle zecche. Iniziamo con un rapido riepilogo del quadro storico-numismatico riferito alle vicende britanniche.

Settimio Severo, secondo gli storici dell’epoca spinto anche dalla necessità di allontanare i due figli dai lussi i vizi e le mollezze di Roma, decide di intraprendere una campagna militare in Britannia al fine di “pacificare” le popolazioni del Nord che continuano con le loro scorribande a rendere insicuri i confini settentrionali della provincia. Parte alla volta della Britannia tutta la famiglia imperiale, con Caracalla co-Augusto, il minore Geta nelle vesti di Cesare e Iulia Domna imperatrice madre. Questa la tabella cronologica, evitando di entrare approfonditamente nelle cronache belliche della campagna per non dilungarsi troppo:

208: Partenza per la Britannia e insediamento ad Eburacum (York) di Settimio e di Caracalla da dove dirigono le operazioni militari. Geta e la madre si fermano a Londinium.

209: Geta nominato Augusto

210: Vittorie romane in Britannia. In un periodo tra il 209-210 viene emesso il RIC 240 ovvero il primo denario a nome dell’Imperatore con legenda terminale BRIT (abbreviazione del titolo Britannicus Maximus) come II emissione del 210

Nel 210-211 compaiono anche sui bronzi di Settimio Severo legende L SEPT SEVERVS PIVS AVG BRIT e SEVERVS PIVS AVG BRIT, denari per Caracalla denari del tipo BRIT con Vittoria a rovescio e VICTORIAE BRIT come legenda. Successivamente le legende di Caracalla usate del periodo cono appelli alla fedeltà dell’esercito (FIDES EXERCITVS). Nel periodo 210-212 anche Geta si fregia del titolo BRIT nella legenda e vengono emesse alcuni denari simili ai VICTORIAE BRIT di suo padre e suo fratello.  Qualcosa comunque cambia all’inizio del 211.

211: Morte di Settimio Severo 4 febbraio quindi abbiamo una trattativa di pace da parte di Caracalla con le popolazioni della Caledonia al fine di rientrare a Roma. Le legende evocano la FORTVANA REDVX (un augurio di felice rientro a Roma dopo gli eventi bellici). Verso maggio Caracalla, Geta e Iulia Domna rientrano nell’Urbe con le ceneri di Settimio Severo. Promuovono delle elargizioni al popolo (LIBERALITAS VI per Caracalla e LIBERALITAS V per Geta).

19 dicembre 211 uccisione Geta

213 fine titolatura BRIT (a nome del solo Caracalla)

Ciò che mi interessa analizzare nel dettaglio è la serie di denari VICTORIAE BRIT con Vittoria a rovescio che copre un lasso temporale abbastanza limitato e seppur non puntualmente circostanziato dal punto di vista cronologico almeno grossolanamente noto. Il fatto che siano stati emessi per un determinato periodo a nome di più imperatori (Settimio Severo, Caracalla e in ultimo Geta) ci consente di rilevare alcune considerazioni che vi proporrò in seguito.

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LA SERIE VICTORIAE BRIT

settimio parth.jpg

Settimio Severo e Caracalla su aureo commemorante la spedizione partica.

Traggono ispirazione dalle “Vittoria” emesse per le campagne partiche e rispetto alle tipologie ricollegate al conflitto orientale compaiono nuovi rovesci.

I primi esemplari di Settimio Severo riportanti legenda VICTORIAE BRIT a rovescio sono catalogati RIC 302 e 302 a, il primo sia come aureo che come denario, il secondo solo come denario. La legenda al dritto è SEVERVS PIVS AVG. L’iconografia del 302 riporta come descrizione “Vittoria avanzante a destra, testa girata indietro verso la spalla sinistra, recante un prigioniero per mano e portante un trofeo”; quella del 302 a è “Vittoria seminuda stante frontale, testa verso destra, reggente ramo di palma: a destra una pianta di palma sorregge uno scudo”. Il RIC non si sbilancia oltre un generico 202-210. La legenda al diritto priva del titolo BRIT(annicus) e terminante invece con AVG come nelle serie precedenti li può fare ritenere esemplari capostipite della serie.

In un indeterminato “210-211” compare la serie VICTORIAE BRIT con legenda SEVERVS PIVS AVG BRIT al diritto emessa a nome di Settimio Severo. Il RIC la segnala come II emissione del 210 d.C.

TAVOLE RIEPILOGO

settimio BRIT.JPG

Possiamo identificare 4 tipi:

S1) Vittoria alata avanzante verso destra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra

       S2) Vittoria alata stante verso sinistra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella         sinistra

       S3) Vittoria alata seduta verso sinistra ripresa nell’atto di incidere uno scudo

S4) Vittoria seminuda stante frontale, testa verso destra, reggente ramo di palma nella mano destra: a destra della personificazione una pianta di palma sorregge uno scudo

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Come detto anche Caracalla emette monete con titolo BRIT(annicus) che il RIC data con un generico 210-213: il RIC 231 e RIC 231 a

caracalla BRIT.JPG

Quindi due tipi per Caracalla:

C1) Vittoria alata avanzante verso sinistra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra                                                                                                                                             C2) Vittoria alata corrente verso destra mentre regge un trofeo con entrambe le mani

In realtà vi sarebbe anche un RIC 172 VICTORIAE BRIT con rovescio C2 ma legenda al diritto ANTONINVS PIVS AVG (206-210) per cui fuori dal contesto cronologico considerato. Probabilmente è coevo alle prime emissioni di Settimio Severo RIC 302 e 302 a di cui sopra.

Modificato da Illyricum65
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E anche Geta ha i suoi denari della serie: il RIC 91 e il RIC 92

geta BRIT.JPG

Quindi anche lui due tipi, il RIC 91 e il 92 che il RIC data al 210-212:

G1) Vittoria alata avanzante verso destra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra

       G2) Vittoria alata stante verso sinistra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra

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Quindi una situazione in apparenza semplice:

match.JPG

(lo schema indica solo le iconografie condivisi o meno e non dei die-match dei conii di rovescio)

RIEPILOGO: 4 (con 5 RIC) iconografie per Settimio Severo, 2 per Caracalla e 2 per Geta. Le due di Caracalla sono tipiche per lui, mentre quelle per Geta sono comuni con due del padre (S1 e S2 = G1 e G2). Se posso permettermi rimarco questo aspetto curioso: i due fratelli hanno diversi rovesci pur essendo entrambi Augusti. Però il secondogenito ha due rovesci identici al padre, il che potrebbe essere indicativo di continuità (e quindi la volontà di rappresentare l’erede alla porpora ma così non era… o Settimio Severo stava cambiando opinione sulla successione?). Forse Caracalla intendeva distinguersi dal padre e dal fratello.

Ma come spesso accade la situazione così chiara non è.

Se effettuate delle ricerche sul web troverete alcuni esemplari che rifuggono tale schema. Eccone alcuni.

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GALLERIA

caracalla imitativa.png

A ) Esemplare imitativo su base stilistica basata soprattutto sull’analisi del rovescio. Chi l'ha battuto? Non so rispondervi ma non rientra nel discorso che voglio presentarvi. Sappiate che ce ne sono, ve ne segnalo l’esistenza ma possiamo procedere oltre.

Si trovano anche questi, sicuramente ufficiali per stile e a prima vista buoni. Ma dopo un primo sguardo entrate nei dettagli:

Geta-denarius mule diritto.jpg

B ) Legenda al diritto IMP CAES P SEPT GETA PIVS AVG invece di P SEPT GETA PIVS AVG BRIT. Sicuramente ufficiale su base stilistica, rappresenta un errore di accoppiatura tra un conio di diritto antecedente quello utilizzato di norma per il conio di rovescio VICTORIAE BRIT e un rovescio del tipo G2. Curtisclay, possessore di una ampia collezione di denari severiani, afferma di avere 3 esemplari analoghi, di cui due con il medesimo conio di rovescio che coincide anche con questo esemplare, presentato da un utente del FAC.

Analogamente questo esemplare…

1b1a8ab  SEV911_Caracalla_VICTORIAE_BRIT_.jpg

C ) Legenda al diritto ANTONINVS PIVS AVG senza la parte terminale BRIT. Anche in questo caso quindi ci sarà stato un errore ci accoppiamento dei conii: quello antecedente per il conio di diritto assommato ad un rovescio VICTORIAE BRIT corretto. Due esemplari noti a Curtis Clay, uno è questo.

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Poi altri due, pienamente ufficiali su base stilistica ma con la particolarità di avere un rovescio C2 che non figura né per Settimio Severo nè per Geta, come già detto.

Septimius_BMCRE_56.jpg_thumb.png

D ) Esemplare che combina un diritto corretto di Settimio Severo con un rovescio tipico per Caracalla tipo C2. Curtis Clay riporta la presenza di altri 3 esemplari, con il medesimo conio di rovescio.

340-14-132.jpg

E ) Analogamente a sopra, un esemplare combina un diritto corretto di Geta con un rovescio tipico per Caracalla tipo C2 . Curtis Clay riporta la presenza di un altro esemplare presente nella sua collezione con il medesimo conio di rovescio.

geta BRIT seduto.jpg

F ) Esemplare di Geta abbinato al rovescio S3 noto per Settimio Severo. Compare appunto sui rovesci paterni ma anche su un aureo del fratello. CNG propone che “this reverse type is unknown on coins of Geta. It is known, however, for aurei of Caracalla (RIC IV 174). As the reverse die is worn, it is possible that the minters felt the die was too deteriorated to continue producing aurei, but sufficient for striking denarii.(in breve che gli addetti della zecca abbiano riutilizzato un conio di rovescio usurato di aureo ). Sempre Curtis Clay afferma di avere un esemplare analogo in collezione, peraltro in condizioni peggiori di conservazione e con un altro conio di rovescio. Permane sempre il dubbio di un mismatch con un conio di denario severiano.

caracalla aureo.jpg

Caracalla, RIC 174 (postato per confronto)

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geta BRIT caracalla.jpg

G ) Un esemplare di Geta abbinato al rovescio di Caracalla C 1 Vittoria alata avanzante verso sinistra reggente una corona nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra

septimius RIC 302.jpg

H) In seguito a quanto scritto finora allora questo esemplare come collocarlo? Un denario di Settimio Severo con un rovescio S 1 della serie VICTORIAE BRIT ma attenzione: la legenda del diritto è quella antecedente la II emissione del 210 ovvero SEVERVS PIVS AVG anziché terminante in BRIT. Torniamo ad un caso simile al Geta (esemplare B) dove il mismatch si esprime nell’utilizzo di un conio di diritto probabilmente della I emissione del 210 accoppiato al conio di rovescio che dovrebbe comparire solo a partire dalla II emissione dell’anno.

septimius RIC 302 (2).jpgseptimius RIC 129 305 var..jpg

I ) Su questi due pregevoli aurei (RIC 302 e 305) accade invece che il rovescio di solitamente abbinato alla legenda SEVERVS PIVS AVG (come descritto nel RIC) in realtà sia stata sostituita da quella SEVERVS PIVSAVGBRIT.

A questo punto riporto le parole del già citato Curtis Clay che scrive: I prefer to call coins from mismatched official dies mules rather than hybrids, since "hybrid" has so often been used in RIC and elsewhere to apply to all mismatched die combinations, most of which are unofficial. The distinction official/unofficial is crucial, so there ought to be different words for them!

Quindi gli esemplari essendo tutti palesemente ufficiali (slavo quello A), a suo avviso bisogna considerarli dei mule.

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ANALISI E CONSIDERAZIONI

Abbiamo quindi una buona serie di mule interessanti i conii di rovescio ma anche quelli di diritto: possiamo affermare che il mismatch tra i coni di martello e quello di incudine era tutt’altro che infrequente. E ricorreva anche negli aurei e non si limitava ai denari; a questo punto mi vien da ipotizzare che anche i bronzi non ne fossero indenni. Possiamo pertanto azzardare qualche considerazione sull’organizzazione e in generale il lavoro delle officine di zecca.

Quindi vi pongo alla vostra attenzione le seguenti riflessioni sulle quali spero di avere qualche vostre considerazioni di confronto.

  • ·         Il controllo sulla produzione era effettuato saltuariamente e non verificando ogni esemplare o perlomeno non era standardizzato il controllo del prodotto eseguito dopo la sostituzione di uno dei due conii.

  • Se vi sono dei mule tra diritti I emissione e rovesci II emissione 210 d.C. (es. B e H ) mi viene da ipotizzare che i conii di diritto non fossero allontanati ad ogni emissione o comunque, non distrutti (almeno nell’immediato) ma accantonati (comunque evidentemente a… portata di mano degli zecchieri e quindi con possibilità d’errore) ed eventualmente eliminati solo in un secondo tempo. Solitamente si tende ad affermare infatti che i conii esausti o non più utilizzabili venissero distrutti anche per evitarne la trafugazione e quindi un uso fraudolento.

  • ·         Si possono formulare varie ipotesi coinvolgenti la fabbricazione e fornitura di conii nuovi.

1)      che il conio di rovescio fosse confezionato per primo e in attesa di quello di diritto si continuasse a usare quello finora utilizzato.

2)      oppure che venisse fornita una nuova coppia di conii e che si procedesse alla sostituzione del conio di diritto solo quando l’usura lo degradava. Ma in questo caso dovremmo avere ad esempio molti più esemplari con legende al dritto della I emissione 210 e con vari gradi di usura all’obverso.                                                                                                                             Comunque sia va preso in considerazione il fatto che il conio di rovescio, meno importante rispetto al diritto, fungeva da conio di martello mentre quello di incudine recante l’obverso non subiva il colpo diretto per l’interposizione del tondello: pertanto il primo andava incontro ad una maggiore usura e richiedeva una sostituzione più frequente rispetto al secondo.

  • ·         Presupponendo che comunque esistesse una sorta di controllo qualità, questo non era così restrittivo da comportare l’eliminazione degli eventuali mule. Se questi ultimi non venivano eliminati e rifusi evidentemente il loro valore era comunque assimilabile alle emissioni corrette, analogamente a quanto accade anche attualmente con gli € con errori di conio immessi comunque nel flusso monetale (ed anzi ambiti dai collezionisti tematici). D’altra parte le officine dovevano produrre un volume di esemplari rilevante per assicurare il fabbisogno statale per cui è verosimile che non si andasse troppo per il sottile in presenza di produzioni comunque di buon livello.

  • ·           La situazione delle officine era quella di avere 3 Augusti (in seguito 2) il che aumentano le possibilità di errore di accoppiamento dei conii di rovescio. A questo va aggiunto che ai conii di diritto con legende corrette se relazionate alla emissione vanno aggiunti quelli relativi all’emissione precedente. Ma la domanda è: se i conii erano così importanti promulgando l’effige dell’ Imperatore e per evitarne il furto e l’eventuale utilizzo fraudolento… com’è possibile che imperversasse tanta confusione? I conii delle emissioni precedenti non venivano accantonati? Gli addetti alla zecca saranno stati i primi a festeggiare il 20 dicembre il fatto che era rimasto solo Caracalla. Se i riferimenti temporali del RIC fossero corretti avremmo le prime emissioni di Settimio Severo collocabili al principio del 210 (seconda emissione) e il termine post febbraio 211 (quindi un anno circa), leggermente successive quelle dei due fratelli con un termine per Geta post dicembre 211 e prolungamento delle emissioni di Caracalla sino al 213 (come titolatura BRIT, non necessariamente come VICTORIAE BRIT che può essere antecedente al periodo suddetto).

  •           Se l’esemplare F fosse ottenuto da rovescio di Settimio Severo anzichè dall’aureo di Caracalla si può postulare che l’eventuale accantonamento del conio di rovescio dell’imperatore padre non fosse immediato (al fine dell’eventuale distruzione/accantonamento) bensì procrastinato nel tempo, consentendo l’errore di match con Geta.

 

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In ultimo una considerazione finale. E’noto che in Britannia erano insediate tre legioni:

-         -  la Legio VI Victrix a Eburacum (York) che presidiava la Britannia del Nord (il Vallum era preminentemente sotto il suo controllo ma l’effettiva presenza militare era assicurata da truppe ausiliarie) che aveva preso posto della precedente Legio IX Hispania, giunta con Claudio ma ad un certo punto misteriosamente scomparsa dai resoconti storici. Settimio Severo cambia il suo nome in Legio VI Victrix Pia Fidelis Britannica probabilmente in omaggio alle vittorie in Caledonia (tra l’altro segnate comunque da un certo numero di perdite umane dovute alla guerriglia adottata dalle popolazioni locali che ben sapevano di dover evitare lo scontro campale con le Legioni).

-          - la Legio XX Valeria Victrix a Deva (Chester) per il settore nord-occidentale dell’isola britannica

-          - la Legio II Augusta a Isca Silurium (Caerleon) nella Britannia sud-occidentale (Galles)

La popolazione militare in loco, aumentata dalla presenza delle succitate truppe ausiliarie, era sicuramente molto rappresentata specialmente in considerazione che dopo la “pacificazione” delle tribù locali i problemi venivano dai Brigantes e dalle popolazioni della Britannia del Nord. Settimio Severo se ne rese conto quando si trovò a dover scontrarsi con Clodio Albino, governatore dell’isola e comandante delle tre legioni di stanza. Troppo potere militare concentrato nelle mani di un solo uomo. E in ciò trova la motivazione di dividere la Provincia Britannia in Britannia Inferiore (presso Eburacum) e Superiore, la prima sotto il comando di un governatore di rango pretorio e la seconda sotto uno di rango consolare. Il primo aveva meno potere istituzionale rispetto al “collega” di provenienza consolare e sulla carta il controllo di solo una legione (la VI Victrix) che però probabilmente consisteva in una forza di effettivi equivalente alle due rette dal governatore della Britannia Superiore: in questa maniera aveva equilibrato il potere tra i due governatori.

Oltre a queste per la campagna britannica del Nord Settimio Severo mobilita:

-          la Legio II Parthica di recente costituzione

-          9000 guardie imperiali con reparti di cavalleria (Equites singulares)

-          truppe ausiliarie (non è noto il loro numero esatto)

-          la flotta sia per il supporto logistico sia per azioni a terra: Classis Britannica e vexillationes di quella renana e danubiana

Mi pare un numero estremamente cospicuo di militari. Ma ciò implica un’altra riflessione: che volume di monete richiedevano il pagamento degli stipendium di tutti questi militari? Che immane sforzo logistico implicava ciò? Considerando che la zecca di Lugdunum chiude nel 197 lo sforzo ricadeva sulla sola zecca centrale di Roma e bauli e bauli di denari dovevano essere trasportate in Britannia. Pensate solo al singolo legionario che doveva ricevere ben 450 denari/annui (aumento stipendio voluto da Settimio Severo rispetto ai 300/annui precedente) per non parlare dei ben 6.750/annui di un centurione o ai 27.000 di un centurione primus pilum!

Quindi l’ultima domanda che pongo è la seguente:

  • ·         è possibile che anziché produrre in toto a Roma il volume monetale necessario e quindi provvedere al suo trasporto in loco (Settimio Severo ben conosceva l’importanza di pagare i soldati per evitarne il malcontento e comprarsi la loro “Fidex Exercitus”) si sia ricorsi all’utilizzo di zecche ausiliarie sull’isola? O all’utilizzo di zecche militari dotate, questo sì, di conii ufficiali preparati a Roma dagli incisori ufficiali? Alcuni studiosi suppongono un’eventualità analoga sotto Antonino Pio per gli assi con rovescio BRITANNIA spesso con pesi calanti ma stilisticamente pienamente ufficiali e necessari per il pagamento delle truppe lì impegnate. E la presenza di una misconosciuta zecca “ausiliaria” ad esempio a Londinium (dove ricordiamo soggiornava Geta che provvedeva all’amministrazione statale) farebbe da prologo alla successiva nascita della zecca londinese che inizierà la produzione con Carausio. Che a questo punto non apparirebbe dal nulla ma trarrebbe origine da questa struttura.

Detto ciò, spero di non avervi annoiato e di aver destato la vostra attenzione dall’inizio a questa riga. Aggiungo la speranza di non esser stato troppo … delirante e di sentire vostre opinioni in merito ai punti che ho elencato sopra. Carne al fuoco, mi pare, ce n’è abbastanza!

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Rilevo un silenzio... assordante!
Nessuno si azzarda a scrivere le sue considerazioni personali? Noto che alcuni "like" sono arrivati e ve ne son grato... ma non volete condividere o confutare per iscritto qualche mia ipotesi?
Ciao
Illyricum
[emoji6]

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Leggo affascinato, in questo caso posso solo imparare... ma spero altri aggiungano perchè mi sto appassionando ;)

Modificato da Illyricum65
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Cita

leggo affascinato, in questo caso posso solo imparare... ma spero altri aggiungano perché mi sto appassionando ;)

Grazie Alain!

Il tema VICTORIAE BRIT è quello che mi ha attratto da buon principio. Solo in seguito ho cominciato a capire le sfaccettature che emergevano da questo tema. Uno mi rincorre da tempo come interrogativo: si dice che Augustus avocò a se stesso il controllo delle emissioni monetali escludendone i vari generali (o Consoli) che intraprendevano una campagna militare (di solito ai confini dell'Impero con le ovvie difficoltà logistiche legate al pagamento delle milizie impiegate). Si trattava di una prassi comune tardorepubblicana dove i vari Capiparte emettevano monete per Roma ma a loro titolo. Ma da dove si trae questa informazione? Potrebbe essere una mia (una delle tante) lacuna conoscitiva ma un famoso studioso durante una corrispondenza mi intimò: "Mi segnali pure la fonte storica da cui è tratta tale affermazione perchè io non l'ho mai rinvenuta e se Lei l'ha fatto mi chiarirebbe tanti dubbi...". D'altra parte è inverosimile, alla luce della richiesta monetale, supporre che "vagonate" di monete transitassero verso i settori periferici dell'Impero ovvero dove erano dislocate la maggior parte delle milizie romane. Il compito sarebbe stato improbo se dopo la riforma di Caracalla solo una legione comportava un costo di 3.712.000 denarii annui.  Truppe impegnate sia nel controllo dei confini che per azioni militari magari oltre il limes (il che avrebbe complicato ancora di più i rifornimenti). Ci sono qua e là degli spot che indicano la probabile presenza di emissioni militari, a mio avviso. Ad esempio le monete con contromarca VARVS. Gli assi Minerva in Britannia. Le produzioni fuse rinvenute lungo il limes. Le monete BRITANNIA spesso sottopeso rispetto agli standard e supposte da alcuni studiosi come produzioni militari con conii forniti dalla zecca di Roma.   

Come detto, in Britannia di legioni ve ne erano 3. La più rappresentata numericamente quella del nord, la VI Victrix, che doveva controllare una regione instabile e le tribù settentrionali. Probabilmente meno numerose quelle del centro-sud, forse anche per l'alleggerimento dei contingenti che aveva effettuato Clodio Albino per trasferirli sul continente per lo scontro contro Settimio Severo ma per la raggiunta pacificazione della parte meridionale dell'isola. Infatti la divisione severiana (probabilmente di Caracalla) della Provincia per evitare di concentrare nuovamente tre legioni sotto un unico comando divise il territorio in due, con il Nord con una sola legione di stanza a Eburacum sotto comando di un governatore minore per rango rispetto a quello della parte meridionale, al comando di due legioni probabilmente sottostimate come numeri.

E poi non vanno dimenticate le truppe ausiliarie presenti al nord.

Quindi la domanda è: arrivavano tutte ste vagonate di monete sull'isola (e parliamo solo dei denari!) o possiamo postulare l'esistenza di officine di zecca (militari ovvero mobili o fisse?) ausiliarie rispetto a quella centrale?

Ciao

Illyricum

;)

Modificato 14 minuti fa da Illyricum65

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Premesso che sono ignorante in materia ma una mia idea, fossi stato un generale romano con migliaia di soldati da pagare avrei puntato alla produzione "in loco" delle monete per i seguenti vantaggi:

. alleggerimento delle zecche di Roma
. praticità del trasporto dei conii eventualmente prodotti a Roma rispetto alle pesanti monete
. minor rischio nel trasporto delle materie prime piuttosto che delle monete
. eventuale reperibilità in loco o, comunque, nelle vicinanze delle materie prime

di contro, forse, ci sarebbe la mancanza di mano d'opera specializzata.
Per lo stesso motivo avrei fatto produrre i conii a Roma, maggior qualità e minor fuoriuscita di incisori che avrebbero potuto produrre falsi in giro per il mondo.

Quindi, visto che ritengo i romani persone sagge, intelligenti e pratiche ritengo abbiano pensato anche loro a quali pro vi fossero a decentrare la coniazione.

Ciao.

TWF
 


 

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esistono studi relativi alle leghe metalliche di questi denari?

in generale studi di questo tipo, benché non risolutivi, possono dare degli indizi... se questi denari ad esempio avessero la medesima composizione argentea di quelli "romani", saremmo punto e a capo con altre valutazioni, ma se avessero invece una composizione differente, potremmo iniziare a fare delle ipotesi con un primo "mattoncino" di partenza...

mi pare a memoria di ricordare che cose simili siano state fatte sulla monetazione di Nerone / Galba / Otone per definire almeno in via potenziale la presenza di altre zecche, le  quali sono ad esempio esclude anche per questo motivo quando si parla di Otone.... ma vado a memoria...

su queste dei Severi esiste qualcosa di simile?

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Ciao,

gli articoli che ho sulla composizione delle leghe dei denari severiani copre il periodo 193-211 e non comprende la serie VB.

Uno degli articoli è finalizzato alla ricerca di metalli-sentinella che si presentino sottoforma di tracce nei denari falsi.

Ecco i testi:

https://www.academia.edu/362473/H._Gitler_and_M._Ponting_The_Silver_Coinage_of_Septimius_Severus_and_His_Family_193-211_AD_A_Study_of_the_Chemical_Composition_of_the_Roman_and_Eastern_Issues_Galux_16_Milan_2003

http://etd.lib.metu.edu.tr/upload/12615717/index.pdf

Ciao

Illyricum

;)

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Ciao Illy, complimenti per la discussione..che dire..l'idea che mi sono fatto dalla lettura dei tuoi post(dell'argomento ne so pochissimo), mi induce a pensare dell'esistenza di zecche sussidiarie o itineranti..d'altronde Settimio

Severo coniava un pò ovunque, perchè escludere l'utilizzo di zecche "britanniche"..leggevo che, durante il suo regno, portò lo stipendio di un legionario da 300 a 500 denari, con corrispodnente riduzione del fino al 46%
Saluti Eliodoro

Modificato da eliodoro
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Ma le zecche accettate per Settimio sono solo 4: Roma, Emesa, Laodicea e Alessandria con quest'ultima che emette tetradracme. Ci sono poi le zecche provinciali ma queste esulano dal discorso sui denari.

Se ampliamo poi il discorso sulle zecche e il III secolo ricordiamoci che Viminacium apre i battenti sotto Gordiano III probabilmente per fornire di monete l'area danubiana. Cosí come Colonia Agrippina e Treveri verso la metá del secolo. Poi nel IV vi sará il fiorire di zecche: Arelate, Londinium, Siscia ad esempio. Perchè? Per sgravare Roma dalla massiccia produzione e per ridurre il problema della distribuzione.
Ciao
Illyricum

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In questi giorni ero dotato solamente di smartphone per cui non ho avuto modo di commentare a dovere questa discussione magistrale di @Illyricum65.

Avevo avuto comunque la fortuna di leggerne una bozza qualche giorno fa via mail per cui già allora mi ero concentrato su quello che è per me l'aspetto più interessante che emerge da tutta questa discussione al di là della particolarità (e rarità!) degli ibridi: la presenza o meno di una zecca militare in Britannia.

In questi giorni sto leggendo il testo di Drinkwater sull'impero gallico. Cosa c'azzecca con la serie Severiana in oggetto? Niente! Tuttavia un passaggio letto nel capitolo dedicato all'ubicazione delle zecche galliche l'autore parla del differente approccio dell'archeologo/storico rispetto al numismatico dicendo che il primo scrive di quello che trova mentre il secondo di quello che si aspetta (per logica) di trovare in un determinato contesto/periodo.

Ora, non mi dilungo sulla validità dell'una o dell'altra metodologia... salomonicamente ritengo corretta una visione intermedia.

In ogni caso, ritornando alla grande questione che esce da questa discussione, il mio approccio è quello del numismatico: io ritengo plausibile che in Britannia, al seguito delle truppe stanziate (e della presenza della famiglia imperiale al completo!!!) ci fosse una sorta di "field mint". 

I vantaggi di una "field mint" sono molteplici e i principali sono riassumibili in due assunti:

- maggior rapidità e puntualità dei pagamenti (non è bello far aspettare i soldati...)

- maggior sicurezza nella gestione del quantitativo ingente di valori preziosi (trasportare casse di denari per mezzo impero... credo avesse i suoi rischi)

Ora, se tale ipotesi è plausibile, è altrettanto logico supporre che il materiale creatore (la serie di conii) venisse direttamente da Roma assieme a parte della maestranza impiegata nella realizzazione.

Quanto all'interrogativo di @Poemenius circa le analisi sui metalli di questa serie è di sicuro un aspetto da non trascurare perché potrebbe dare qualche supporto a questa ipotesi.
Tuttavia ritengo anche altrettanto credibile che i metalli preziosi utilizzati per realizzare i tondelli non dovessero provenire necessariamente dal suolo Britannico: appena oltre manica c'erano diverse miniere nelle gallie per cui la materia prima poteva arrivare dai territori francesi, tedeschi e spagnoli. 
Personalmente non ritengo probabile una minor quantità di fino in queste serie come elemento rivelatore della sua esecuzione britannica come non ritengo corretto inserire eventuali denari del limes o suberati o imitativi come monete destinate alla paga dei soldati dato che il loro quantitativo sarebbe necessariamente superiore (non dico paragonabile alle imitazioni radiate, ma sicuramente più elevato rispetto le consistenze di cui siamo a conoscenza). Questo filone produttivo è da inquadrare come copie di natura fraudolenta realizzate in loco a imitazione di quanto in loco circolava (e plausibilmente veniva prodotto).
Il trovare la prova regina per avvalorare questa teoria sarebbe di sicuro un gran colpaccio... ma quale potrebbe essere?

 

Modificato da grigioviola
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In questi giorni sto leggendo il testo di Drinkwater ... un passaggio letto nel capitolo dedicato all'ubicazione delle zecche galliche l'autore parla del differente approccio dell'archeologo/storico rispetto al numismatico dicendo che il primo scrive di quello che trova mentre il secondo di quello che si aspetta (per logica) di trovare in un determinato contesto/periodo.

Ora, non mi dilungo sulla validità dell'una o dell'altra metodologia... salomonicamente ritengo corretta una visione intermedia.

Sicuramente è corretta una visione intermedia. La moneta è testimone storico e quando non vi sono fonti scritte o epigrafiche può dare adito a delle ipotesi plausibili su ciò che accadde. Storia e Numismatica (non intesa come mera ostentazione di pesi diametri e in genere dati fisici ma come risultato di fatti accaduti) sono strettamente legate.

Non sono nemmeno concorde con il fatto che l'archeologo descrive quello che trova. Se uno trova ma non mette assieme i vari tasselli fa un lavoro a metà, in parte inconcludente. E' come se in delle ricerche trovi dei reperti, li descrivi e uno ti chiede "ma perchè son là?" Risposta: "Boh!"

Quella delle "field mints" è un'ipotesi molto affascinante. Spiegherebbe molte cose. Non solo in ambito britannico ma in genere nella periferia dell'Impero. Perchè la Britannia questo è e i fenomeni spesso sono comuni e replicati in varie aree.

Cita

- maggior rapidità e puntualità dei pagamenti (non è bello far aspettare i soldati...)

Mi piace la parte tra parentesi. Nel caso specifico settimio Severo era sempre stato attento a pagare (e bene) le milizie. Vuoi che non abbia curato questo aspetto quando proprio lui in punto di morte, affermano gli storici latini, se ne raccomandò con Caracalla?

Ciao

Illyricum

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Infatti, sono molti gli aspetti e gli indizi che portano a ritenere logica l'esistenza di una field mint... da ultimo, ricordiamocelo, la presenza di tutta la famiglia imperiale in loco e del relativo entourage di funzionari e consiglieri al seguito... al di là della campagna militare in sé e per sé, era motivo di lustro e prestigio per la provincia ospitare la famiglia imperiale, oltre per il pagamento della truppa, la presenza di una zecca in loco poteva avere anche un risvolto politico/celebrativo e costituire il "medium" per eccellenza per supportare la politica imperiale "in situ" in tempo reale.

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  • 4 settimane dopo...

Ripesco la discussione giusto per segnalare il nuovo esemplare di VICTORIAE BRIT entrato nei miei vassoi, acquistato da venditore professionale francese:

septimius VICTORIAE BRIT.jpg

Septimius Severus AR Denarius. Rome Mint 210-211 AD.
A/ SEVERVS PIVS AVG BRIT, Laureate head right.
R/ VICTORIAE BRIT, Victory advancing right, holding wreath and palm.
RIC 332, RSC 727.
3.16 g ; 19mm

La tipologia riferita allo schema presentato prima è la S 1.

E avanti a monitorare il web in cerca di offerte interessanti... perchè a strapagarli 'sti denari li trovi... la scommessa è trovarne a buon prezzo!

Ciao

Illyricum

;)

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Il ‎03‎/‎11‎/‎2016 at 09:38, grigioviola dice:

Infatti, sono molti gli aspetti e gli indizi che portano a ritenere logica l'esistenza di una field mint... da ultimo, ricordiamocelo, la presenza di tutta la famiglia imperiale in loco e del relativo entourage di funzionari e consiglieri al seguito... al di là della campagna militare in sé e per sé, era motivo di lustro e prestigio per la provincia ospitare la famiglia imperiale, oltre per il pagamento della truppa, la presenza di una zecca in loco poteva avere anche un risvolto politico/celebrativo e costituire il "medium" per eccellenza per supportare la politica imperiale "in situ" in tempo reale.

Salve , in effetti le zecche itineranti o da campo od occasionali , predisposte a sopperire alla mancanza momentanea di soldo coniato da parte delle zecche ufficiali statali , sono esistite fin dall' epoca repubblicana ; cio' presuppone pero' da parte dei responsabili militari dei campi di frontiera o delle spedizioni di guerra a lungo raggio , la conoscenza del possibile imprevisto di mancanza del soldo regolare da pagare alle truppe ; come seconda conseguenza questo comportava anche la necessita' di avere disponibili in loco o al seguito sempre e comunque barre o lingotti di bronzo e argento , di attrezzature e di maestranze , atte alla coniazione dal materiale grezzo . 

Concordo con quanto scritto da Illyricum65 circa il lavoro svolto dall' Archeologo , suo compito non e' solo quello di riportare alla luce reperti dell' antichita' , in senso lato , decifrarli , ecc. , ecc. , ma all' occorrenza capire perché si trovi in quel luogo , in pratica ricostruirne o ipotizzarne la storia , ne sono ad esempio numerosi tesori di una determinata fattura o stile , ma trovati in aree geografiche completamente aliene da quel modello . 

 

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Ciao,
la mia ipotesi sulle "mint fields"è condivisa da vari autori. Purtroppo se vi sono vari indizi a farne supporre l'esistenza altrettanto palese è la lacuna di fonti storiche o ritrovamenti archeologici che la attestino senza alcun dubbio.
Il mio convincimento parte anche dalla considerazione che Augustus è fortemente legato alle tradizioni tardo repubblicane e che queste demandavano al Console anche la facoltá di battere moneta.
Augusto non stravolge ma accentra il potere nell'Imperatore. Per cui potrebbe aver mantenuto (cosí come i suoi successori) la presenza di zecche militari controllate comunque dall'imperatore e non dal comandante dell'esercito (o se preferite controllate dal comandante dell'esercito ma in delega dall'imperatore e da quest'ultimo regolate). Come detto non escludo che venissero consegnati dei conii fabbricati nella zecca centrale.

Ciao
Illyricum
[emoji6]

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  • 4 anni dopo...

Buongiorno,

la Costanza premia (quasi) sempre i suoi seguaci. Dopo un bel po' di tempo ecco entrare in vassoio un Geta VICTORIAE BRIT mancante. per l'esattezza quello che nella presentazione avevo contrassegnato come G 2 ovvero il RIC 92.

  geta BRIT.JPG

Acquistato da venditore professionista "gallico" ad un prezzo assolutamente onesto (se ne trovano in giro ma a prezzi a 3 cifre).

s-l1600.jpgs-l1600.jpg

Geta  (209-212)

Denier  (210)

Rome

3,25 g . 18,00 mm . Argent

 Cohen 219

A/ Buste lauré et barbu de Geta à droite

R/ La Victoire debout à gauche, 

tenant une Couronne de la main droite et une Palme de la main gauche

Denier frappé sur un flan irrégulier et présentant des éclatements en périphérie. Usure et marques de circulation sur les reliefs, sur les légendes et dans les champs des deux faces. A noter au revers, des rayures dans le champ vers 1 h et 8 h, ainsi que des concrétions principalement vers 12 h et par endroits. La tête laurée de Geta est plaisante. Qualité TB+ / TB -

Pertanto concludo la serie di Geta, relativamente più raro del fratello, con i due denari ufficiale affiancati a un "mule" diritto Geta/ rovescio Caracalla (tipo C2) . Non male!

Buona giornata!

Illyricum

;)

 

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