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2 ore fa, Rex Neap dice:

Scusami @demonetis, questa Piastra, pubblicata nel predetto saggio, è di coll. privata ? .. o che tu sappia è passata in qualche Asta antecedente ?

Ti ringrazio anticipatamente.

Buon giorno. Mi permetto di dare il mio contributo in merito.

Alla data di pubblicazione del quaderno del Circolo Filatelico Molfettese (1998)  la moneta in parola era nella collezione privata del Dr. Minervini (per espressa affermazione del'autore del saggio).

Penso che trovavasi sempre nella medesima collezione l'anno successivo, quando la moneta venne pubblicata nel lavoro dei dottori Ruotolo e Minervini "Le grandi monete d'argento dei Borbini di Napoli" (ivi si legge soltanto che appartiene a collezione privata).

Non sono a conoscenza delle sorti della moneta in parola in tempi successivi al 1999. Saluti.

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6 ore fa, Rex Neap dice:

Scusami @demonetis, questa Piastra, pubblicata nel predetto saggio, è di coll. privata ? .. o che tu sappia è passata in qualche Asta antecedente ?

Ti ringrazio anticipatamente.

 

3 ore fa, MezzaPiastraPupillare dice:

Buon giorno. Mi permetto di dare il mio contributo in merito.

Alla data di pubblicazione del quaderno del Circolo Filatelico Molfettese (1998)  la moneta in parola era nella collezione privata del Dr. Minervini (per espressa affermazione del'autore del saggio).

Penso che trovavasi sempre nella medesima collezione l'anno successivo, quando la moneta venne pubblicata nel lavoro dei dottori Ruotolo e Minervini "Le grandi monete d'argento dei Borbini di Napoli" (ivi si legge soltanto che appartiene a collezione privata).

Non sono a conoscenza delle sorti della moneta in parola in tempi successivi al 1999. Saluti.

Ciao, sino all'anno di pubblicazione del catalogo Le grandi monete d'argento dei Borboni di Napoli, ossia il 1999, la moneta apparteneva alla collezione Minervini, oggi non so se è ancora in collezione presso il medesimo collezionista.

Per quanto ne so, tutte le monete presenti nel catalogo sono del suddetto collezionista tanto che le schede delle monete sono compilate dallo stesso Minervini.

Allego una porzione della descrizione della moneta dove sono trascritti i vari passaggi di aste.

14jyc6g.jpg

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2 ore fa, demonetis dice:

 

 

Ciao, sino all'anno di pubblicazione del catalogo Le grandi monete d'argento dei Borboni di Napoli, ossia il 1999, la moneta apparteneva alla collezione Minervini, oggi non so se è ancora in collezione presso il medesimo collezionista.

Per quanto ne so, tutte le monete presenti nel catalogo sono del suddetto collezionista tanto che le schede delle monete sono compilate dallo stesso Minervini.

Allego una porzione della descrizione della moneta dove sono trascritti i vari passaggi di aste.

14jyc6g.jpg

Non so come ringraziarti.....sei stato utilissimo @demonetis, infatti non riuscivo a capire o meglio a rintracciare quella della Santamaria; adesso mi è tutto chiaro. Ho confrontato l'esemplare della Ratto...è questo.

:)

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Il 3/5/2017 at 22:22, min_ver dice:

Salute a tutti

mi rivolgo ai grandi conoscitori delle monete napoletane qui presenti.

Qualcuno ha mai tenuto in mano una piastra 1804?

In caso positivo mi piacerebbe conoscerne circostanze e sensazioni ricevute. 

visto che si sta parlando di emozioni legate alla estrema rarità, ovvero di una sorta di attualizzazione numismatica della sindrome di Stendhal (:D), cosa si dovrebbe provare allora per quella medaglia napoletana in argento citata in una discussione parallela (Medaglia napoletana borbonica 1701 Filippo V), forse ancor piu' rara e di una bellezza strepitosa  ?

Lo dico ovviamente senza alcuna polemica, e solo perchè si parlava di emozioni ...:)

Modificato da ihuru3
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  • 1 mese dopo...

Oggi stavo riordinando la mia biblioteca quando mi è capitata sotto gli occhi questa piastra del 1804:

20170625_204119.thumb.jpg.5e5fd571c8bea75aa07a4685616b57c5.jpg

20170625_204153.thumb.jpg.1ec55166c8e557895af5046c9d1fde5d.jpg

L'asta è la Finarte 957 (novembre 1995), se non mi sono perso qualcosa questo passaggio non era ancora stato censito nella discussione.

Nella speranza di aver fatto cosa gradita, auguro una buona serata a gli studiosi e collezionisti di monete borboniche.

Antonio

Modificato da anto R
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Grazie per il tuo contributo @anto R, non conoscevo il passaggio in asta di questa magnifica Piastra 1804.

Saluti, Rocco.

Modificato da Rocco68
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16 ore fa, anto R dice:

Oggi stavo riordinando la mia biblioteca quando mi è capitata sotto gli occhi questa piastra del 1804:

20170625_204119.thumb.jpg.5e5fd571c8bea75aa07a4685616b57c5.jpg

20170625_204153.thumb.jpg.1ec55166c8e557895af5046c9d1fde5d.jpg

L'asta è la Finarte 957 (novembre 1995), se non mi sono perso qualcosa questo passaggio non era ancora stato censito nella discussione.

Nella speranza di aver fatto cosa gradita, auguro una buona serata a gli studiosi e collezionisti di monete borboniche.

Antonio

Certo... @anto R..che è gradito questo tuo intervento; sarebbe sfuggita anche a me....nella catalogazione; praticamente siamo a 4 esemplari con la legenda FERDINAN in doppia fascia a rilievo. Qui effettivamente potremmo affermare che questo tipo andò per la circolazione..... !!

Grazie.

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  • 1 anno dopo...

Sto aspettando che venga fuori un pezzo con FERDIN (del 9 e 4 cavalli)....chissà se vennero coniati questi due valori; per adesso sono riuscito solo ad annotare il 6 ed il 3.

Addirittura da documentazione ci dovrebbe essere una serie (di prova) con la legenda FERDINANDVS IV. D.G. REX ;  ma mi sono sempre chiesto, quando lessi il documento, ma come cavolo faceva ad entrarci una legenda così lunga, almeno sui pezzi di minor diametro ?

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4 ore fa, Rex Neap dice:

Sto aspettando che venga fuori un pezzo con FERDIN (del 9 e 4 cavalli)....chissà se vennero coniati questi due valori; per adesso sono riuscito solo ad annotare il 6 ed il 3.

Addirittura da documentazione ci dovrebbe essere una serie (di prova) con la legenda FERDINANDVS IV. D.G. REX ;  ma mi sono sempre chiesto, quando lessi il documento, ma come cavolo faceva ad entrarci una legenda così lunga, almeno sui pezzi di minor diametro ?

Effettivamente lunghissima specialmente per i nominali più piccoli a meno di caratteri ridotti, se no leggenda continua senza interruzioni, altrimenti ci vorrebbe qualche esemplare per la veridicità attuativa.

Per i 9 e 4 Cavalli mettiamoci a caccia o a riguardarci gli esemplari in possesso..

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  • 1 anno dopo...
  • 2 settimane dopo...
  • 2 anni dopo...

Nell'asta Finarte n. 957 del 22-23 novembre 1995, al lotto 408, è posta in vendita una rarissima piastra del 1804.

Il compilatore scrive che tale coniazione era funzionale alla prova tecnica "per coni a fondo speculare", forse per giustificare le "macchie di latte" (?) diffuse sia sul dritto che sul rovescio.

A me non risulta che i fondi specchi, se di ciò si parla, fossero già in sperimentazione a inizio Ottocento.

Chiedo un gentile parere a @Giov60e ad altri esperti.

Grazie.

spacer.png

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23 ore fa, demonetis dice:

Nell'asta Finarte n. 957 del 22-23 novembre 1995, al lotto 408, è posta in vendita una rarissima piastra del 1804.

Il compilatore scrive che tale coniazione era funzionale alla prova tecnica "per coni a fondo speculare", forse per giustificare le "macchie di latte" (?) diffuse sia sul dritto che sul rovescio.

A me non risulta che i fondi specchi, se di ciò si parla, fossero già in sperimentazione a inizio Ottocento.

Chiedo un gentile parere a @Giov60e ad altri esperti.

Grazie.

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Credo che l'argomento appaia poco chiaro a molti e meriti forse una trattazione a sè stante in altra parte del forum.
Il termine proof nacque per definire originariamente le monete prova, per poi passate a significare "fondo specchio" per le caratteristiche intrinseche delle monete stesse; fu la zecca Inglese, la più progredita dell'epoca, a coniare tali esemplari, con Carlo II nel XVII secolo; la moneta doveva risultare di particolare bellezza e ciò venne ottenuto da conii lucidati e dischetti scelti. Le monete proof, come intese più modernamente, hanno sempre un'origine britannica ma più tarda (3° decennio del 1800, da dischetti lucidati). Oggi queste monete si ottengono da conii trattati chimicamente, dischetti lucidati e processo accurato di coniazione.
Per tornare a noi Napoli, in cui all'epoca era presente una delle zecche più avanzate d'Italia (per esempio fu la prima intorno alla metà dell'Ottocento ad utilizzare le nuove presse tedesche Uhlhorn), non poteva coniare monete "fondo specchio" propriamente dette, però la bassissima tiratura prevista da queste prove del 1804, la particolare attenzione al processo produttivo che doveva terminare con la presentazione al sovrano (dunque conii nuovi, lucidi e dischetti scelti) non poteva che comportare un prodotto finale per molti versi assimilabile al "fondo specchio".
Ancora nel Novecento nel Regno d'Italia con VE III, i famosi 10 esemplari delle 5 Lire 1901 "fondo specchio" furono probabilmente ottenuti da un processo di coniazione particolarmente accurato per i primissimi esemplari coniati, seppure forse non da tondelli lucidati (ma non è detto).
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3 ore fa, Giov60 dice:
Credo che l'argomento appaia poco chiaro a molti e meriti forse una trattazione a sè stante in altra parte del forum.
Il termine proof nacque per definire originariamente le monete prova, per poi passate a significare "fondo specchio" per le caratteristiche intrinseche delle monete stesse; fu la zecca Inglese, la più progredita dell'epoca, a coniare tali esemplari, con Carlo II nel XVII secolo; la moneta doveva risultare di particolare bellezza e ciò venne ottenuto da conii lucidati e dischetti scelti. Le monete proof, come intese più modernamente, hanno sempre un'origine britannica ma più tarda (3° decennio del 1800, da dischetti lucidati). Oggi queste monete si ottengono da conii trattati chimicamente, dischetti lucidati e processo accurato di coniazione.
Per tornare a noi Napoli, in cui all'epoca era presente una delle zecche più avanzate d'Italia (per esempio fu la prima intorno alla metà dell'Ottocento ad utilizzare le nuove presse tedesche Uhlhorn), non poteva coniare monete "fondo specchio" propriamente dette, però la bassissima tiratura prevista da queste prove del 1804, la particolare attenzione al processo produttivo che doveva terminare con la presentazione al sovrano (dunque conii nuovi, lucidi e dischetti scelti) non poteva che comportare un prodotto finale per molti versi assimilabile al "fondo specchio".
Ancora nel Novecento nel Regno d'Italia con VE III, i famosi 10 esemplari delle 5 Lire 1901 "fondo specchio" furono probabilmente ottenuti da un processo di coniazione particolarmente accurato per i primissimi esemplari coniati, seppure forse non da tondelli lucidati (ma non è detto).
 

Grazie della puntuale ed esauriente risposta. Gentilissimo, come sempre.

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