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L'arte nelle monete veneziane


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Per molto tempo, quando i miei interessi erano rivolti alla monetazione classica, ho considerato le monete veneziane brutte e ripetitive. Quando poi mi sono avvicinato e appassionato a questa monetazione ho scoperto che, invece, le monete veneziane nascondono piccoli capolavori d'arte.

Mi chiedo allora quanti appassionati di numismatica ritengono brutte e ripetitive le monete veneziane..? E voi Serenissimi che ne dite?

Arka

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Supporter

Buona giornata

Assolutamente d'accordo; certamente non sono "piacione", non strizzano l'occhio ad una iconografia che colpisca a prima vista, ma riservano sempre delle grandi belle sorprese.

Le monete veneziane erano internazionali, conosciute e spese in buona parte dell'Europa e del Mediterraneo, dovevano avere un disegno che rassicurava e - soprattutto - sempre uguale a se stesso nei suoi caratteriti tipici; la continuità era essenziale; non il viso di un regnante, limitato nella sua vita terrena, ma un'immagine evocativa come il leone, nelle sue varie fogge, era bastante per rispondere a queste esigenze.

Se però ci discostiamo dalla monetazione "ordinaria", che subiva questa politica immobilizzatrice e ci rivolgiamo alle oselle, soprattutto a quelle coniate dal 600 .... beh, credo che non siano seconde a nessun'altra moneta del periodo per bellezza iconografica.

Parere ovviamente personalissimo e di parte. ;)

luciano

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Sono d'accordo con Luciano, certo la fantasia artistica delle monete veneziane non può rivaleggiare con quella di altre zecche coeve, in ogni periodo della sua lunga storia. Nel '200 le zecche di Aquileia e Trieste, solo per fare un esempio, curavano molto più di quella veneziana le incisioni, nel rinascimento poi non c'è assolutamente paragone tra i capolavori di Mantova, Ferrara, Milano, Roma ecc. e Venezia.. Nei secoli successivi, in effetti, escludendo le oselle rimane ben poco di "artistico".

Il problema da sempre esistito nell'immobilismo iconografico, però, d'altra parte ha potuto far emergere a mio avviso una certa ricercatezza nelle raffigurazioni di base, vedi le centinaia di leoni tutti diversi, qualche madonna e pochi altri soggetti che hanno avuto vita breve. Credo che su questa scelta obbligata di raffigurazioni (e sulla conseguente impresa improba di ravvivare lo stile) si possa vedere la artisticità di alcune (non tutte, si intende!) le monete della Repubblica.

Credo che il discorso sia intrigante, e che forse se dobbiamo trovare l'arte nella numismatica veneziana, si potrebbe considerare come l'evoluzione stilistica plurisecolare di una manciata di soggetti. Lo stesso avviene, se ci si pensa, anche all'arte figurativa "ufficiale", basta farsi un giro a palazzo Ducale o in una qualsiasi chiesa della città.

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peraltro, credo che il lato artistico non sia necessariamente quello che spinge a collezionare. Certo, ci sta, ma (e qui sono di parte) l'aspetto storico spesso può dare più soddisfazioni e stimoli di quello puramente visivo. Le monete greche e romane hanno il vantaggio di unire i due, per quelle veneziane si è più portati ad analizzarne le implicazioni storiche, economiche, di costume.

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Premetto che seguo la monetazione Augustea, che di monetieri ne ha avuto diversi. Non ritengo le ripetitività Veneziane poco interessanti, anzi ho apprezzato alcune tipologie proprio seguendo questa sezione.

 

Roberto

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Non sono Serenissimo ma vivo e appartengo alle terre che la videro come protagonista per molti secoli. Le monete veneziane secondo me si possono " serenamente " definire brutte. Nel senso di essere ripetitive, monotone nei soggetti e raffigurazioni. Ciò riguarda tutte le serie, dai grossi e soldini medievali, ai ducati e zecchini d'oro, ai grandi e piccoli moduli del 6-700'. Detto ciò le rispetto ed anzi ammiro sempre volentieri, troppa e tanta gloriosa storia raccontano e mi sento troppo legato ad esse per non ammirarle. D'altronde la moneta di Venezia ha un certo seguito non solo fortunatamente in Italia ma in molti altri paesi di lingua tedesca o che si affacciano sul Mediterraneo. Pure oltre oceano hanno estimatori. Ciò per me significa che al di là dei meriti artistici numismatici la città lagunare gode di un grande amore e stima che si riflette sui tondelli ben dopo la fine fisica del suo dominio storico. Discorso diverso per le oselle : infinite volte sono bellissime, con rappresentazioni tra le più varie di ottimo livello artistico. Saluti.

Modificato da sixtus78
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Avete toccato molti aspetti delle monete veneziane. Mi trovo pienamente d'accordo con il fatto che si colleziona le veneziane per la storia e che l'arte è nascosta nelle pieghe dell'evoluzione stilistica. Basta riprendere in mano il bell'articolo di @417sonia sui ducati e zecchini per poter apprezzare i cambiamenti su questa tipologia.

Le oselle sfuggono alla logica della costanza dei tipi proprio per le loro particolarità di essere un dono del doge e per nostra fortuna, dopo le prime oselle piuttosto monotone, ogni doge voleva trasmettere un proprio messaggio tramite il loro disegno. 

Ma mi premeva far capire e far vedere a chi non conosce la monetazione veneziana che qualche piccolo capolavoro numismatico si nasconde nella monotonia. Nel prossimo post farò un esempio...

Arka

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Ecco due busti della Madonna con il Bambino.

Quello anepigrafo proviene da un Doppio Bagattino della prima metà del cinquecento, mentre il secondo è un bezzo dei primi del seicento. Due monete umili, ma con una bellezza iconografica  sicuramente di ottimo livello.

Nell'esemplare cinquecentesco la complicità di Madre e Figlio sta tutta nello sguardo che si scambiano. Ma le due figure sono distanti e la superiorità di Gesù viene sottolineata dalla corona radiata.

La rappresentazione seicentesca diventa più umana. Madre e Figlio sono uniti dall'abbraccio e il contatto ci dà la percezione dell'amore materno. Qui Gesù si tiene stretto alla Madre, ne percepisce il calore, ne ricava sicurezza. Come tutti i bambini del mondo. Bellissima immagine...

Arka

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Supporter

Buona serata

Proprio vero quello che scrivi @Arka.

E' uno dei casi minimalisti di belle raffigurazioni su monete povere, nel senso di monete umili che giravano per le mani del popolo e quindi alla portata di tutti.

Non ce ne sono molte tra le monete veneziane a circolazione ordinaria e "lunga" e questo sottolinea il fatto che l'iconografia era piuttosto "ingessata"; però qualcuna c'è.

Vedasi il ducato di S. Giustina con la Santa in primo piano e sullo sfondo il mare con due galere che navigano (dal sito di rhinocoins).... tra l'altro ci sono parecchie varianti, con le galere di foggia differente, ad uno o due alberi!

Poi abbiamo rappresentazioni molto belle, anche elaborate, su monete che hanno circolato poco e spesso esclusivamente per le colonie del Dominio .... ma la storia continua!

saluti

luciano

 

 

Ducato S. Giustina G. Bembo.jpg

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Hai ragione Luciano... la storia continua.

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Di questa moneta avevo già parlato in un'altra occasione. Ma mi piace così tanto che ve la ripropongo.

E' ovviamente un mezzanino di Andrea Dandolo. Vi è rappresentato il Redentore risorto. L'immagine da un senso di profondità grazie al sepolcro in prospettiva e alla gamba destra del Redentore che lo ha già superato. Un bell'effetto di vivacità della scena è dato movimento svolazzante del mantello. Per essere una moneta della metà del XIV secolo un capolavoro di incisione.

Arka

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Supporter

Buona giornata

Come non citare la "Galeazza"?

Moneta certamente rara e di difficile apparizione sul mercato, nacque, nelle intenzioni, come "Leone per le provincie marittime", ma quella galeazza rappresentata al verso ne determinò la denominazione con la quale è più conosciuta.

E' effettivamente una delle poche rappresentazioni della galea veneziana, poste in moneta; certamente è l'unico caso nel quale la si può vedere in primo piano e coglierne i particolari. Le altre poche occasioni, come già scritto riguardo alla "Giustina", vedono questa imbarcazione rappresentata sullo sfondo, in secondo piano.

Sinceramente per me è un mistero; non capisco perché sia stata trascurata questa imbarcazione nelle rappresentazioni monetali che, per Venezia, è stata protagonista della sua grandezza sul mare.

Forse non fu giudicata così importante? Fu solo considerata un mezzo come altri? Eppure la galea fu adottata da Venezia per i suoi trasporti marittimi fin in epoca tarda, ben oltre rispetto ad altre marinerie straniere che avevano già modificato le loro imbarcazioni in scafi più moderni, più capaci e più comodi.

Probabile che la galea, per Venezia, fu considerata sufficiente per l'uso nel Mediterraneo, dove le distanze tutto sommato relative, non determinarono esigenze differenti, dovute per lo più alla navigazione oceanica.

Nell'immagine che segue, tratta dall'asta Varesi del 2012, possiamo vedere questa imbarcazione nei dettagli; i 3 alberi trattenuti dalle sartie (l'altezza dell'albero di "maestra" era in media ca. 20 m. più bassi gli altri), le antenne alle quali sono fissate le vele triangolari, dette "latine" o "al terzo"; in questa rappresentazione le vele sono chiuse e avvoltolate alle antenne e ciò ci fa pensare che il suo moto sia determinato dai remi, tutti ben visibili sulla fiancata (io ne ho contati 11, ma sulle galee più grosse potevano essere anche 30 per lato e lunghi ca m. 10); è probabile che si stia avvicinando alla bocca del porto a terra. Vediamo le "fiamme", quelle lunghe bandiere triangolari sventolanti, poste in cima alle antenne ed anche le bandiere rettangolari poste in cima agli alberi, nonché la grossa bandiera rettangolare fissata in prossimità della prua. 

Non è visibile il fanale posto a poppa ("fanò" in veneziano) che, illuminato, dava la posizione della nave durante la navigazione notturna; la galea "bastarda" (più grande), usata dal "Capetanio General da mar", ce l'aveva triplice ed una volta esaurita la sua carica, rimaneva di sua proprità ed andava ad abbellire solitamente il palazzo di famiglia.

saluti

luciano

 

Galeazza per il Levante D.jpg

Galeazza per il Levante R.jpg

Modificato da 417sonia
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Il ‎10‎/‎10‎/‎2017 alle 09:55, Arka dice:

Hai ragione Luciano... la storia continua.

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Di questa moneta avevo già parlato in un'altra occasione. Ma mi piace così tanto che ve la ripropongo.

E' ovviamente un mezzanino di Andrea Dandolo. Vi è rappresentato il Redentore risorto. L'immagine da un senso di profondità grazie al sepolcro in prospettiva e alla gamba destra del Redentore che lo ha già superato. Un bell'effetto di vivacità della scena è dato movimento svolazzante del mantello. Per essere una moneta della metà del XIV secolo un capolavoro di incisione.

Arka

ho sempre ammirato questa monetina così peculiare nell'iconografia veneziana. Parrebbe nemmeno veneziana, a non conoscerla. La raffigurazione (che mi pare di ricordare anche su un mosaico a San Marco, ma potrei sbagliarmi, sono anni che non ci vado) ha peraltro un collegamento davvero incredibile (ma del tutto casuale, data la differenza di epoca) con la bellissima resurrezione di Piero della Francesca, di un secolo dopo e nata in un ambiente culturale assai diverso rispetto a Venezia.

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Un'altra moneta che mi piace molto è la seguente:

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S. Marco e il Doge, una delle scene più comuni sulle monete veneziane. Ma questa è particolarmente bella per la figura di S. Marco. Infatti il Santo compie uno sforzo e si piega in avanti per sorreggere il vessillo, sottolineando così il suo concreto aiuto al Doge e alla Serenissima...

Arka

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Vi prego di scusarmi ma come sapete la Galeazza è la moneta dei miei sogni, ma qui vi ripropongo un pezzo di storia.

 Nella battaglia di Lepanto (o delle Curzolari, come allora si tramandò) il fattore vincente, fin dall'inizio, fu l'intervento devastante di cinque galeazze, irte di cannoni, trainate a forza di remi sulla punta dello schieramento cristiano-cattolico.

WIN_20160923_06_10_00_Pro.jpg

Le galeazze sono riprodotte da un bassorilievo esistente nella chiesa di San Pietro in Castello, che adorna l'altare. Fu un ex voto commesso da un Nobil Homo allo scultore Domenico da Salò o Saldio. Probabile che uno dei sei capitani delle galee abbia ordinato l'e voto. 
 
La galeazza a vela e a remi è riportata: con le bandiere e all'atto di correre all'arrembaggio, manca dei pavesi, sui quali, doveano star dipinti gli scudi del comandante e del provveditore.
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Francesco Duodo, l'ammiraglio Comandante delle Galeazze
Modificato da fabry61
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Awards

Supporter

Ciao!

E' una delle tante galee veneziane rappresentate in quadri, arazzi, stampe, nonché in carteggi progettuali dove erano disegnate in varie sezioni dai "proti" (i maestri d'ascia dell'Arsenale) ; questa che hai postata è abbastanza piccola (un solo albero) e poco "slanciata"; è probabile che ripresa da un ex voto, sia stata fatta un po' sui generis; però si vede bene il fanale di poppa (fanò).

saluti

luciano

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