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IGNORED

ma per quanto tempo hanno circolato


meja

Risposte migliori

Una cosa che mi chiedo spesso :unsure: , sulle monete classiche, è per quanto tempo hanno avuto corso legale, ad ogni cambio di imperatore ci si affrettava a coniare nuove monete con le nuove effigi, ma certamente rimanevano in circolazione anche quelle del vecchio imperatore anche se era appena stato assassinato dal nuovo arrivato o se addirittura il senato aveva promulgato per l'imperatore la Damnatio Memoriae,per fare un esempio un quadrante di Augusto per quanto tempo è rimasto in circolazione prima di perdere valore e finire dimenticato,

parlo di un quadrante perchè evidentemente non di metallo nobile e quindi poco appetibile per la tesaurizzazione.

Ho letto che quando Napoleone conquistò l'Italia si stupì che in molte zone del Nord erano ancora in circolazione Follis del tardo impero, questo prospetta una vitalità enorme che mi lascia perplesso e con mote domande?

Grazie a chi mi darà risposte.

Meja

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Simone ha individuato i 3 discorsi più importanti che siano stati discussi al riguardo. Meja ho posto anche io questa domanda tempo fa come puoi vedere dai link :)

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Ma come? Napoleone quando venne in Italia trovò ancora i follis che circolavano? Ma stai scherzando spero..?!

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Ah ah ah bella batttuta. Cmq no tranquillo una volta che l'impero crollò la monetazione romana divento solo oggetto di "collezione". :)

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Ma come? Napoleone quando venne in Italia trovò ancora i follis che circolavano? Ma stai scherzando spero..?!

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Questa storia l'ho già letta più di una volta sul forum e nessuno la considerava una leggenda metropolitana. Ricordate sempre che anche solo 200 anni fa la circolazione monetaria era molto meno diffusa e molto più complicata rispetto ad ora. In linea di massima non vedo alcun problema nel contesto dell'epoca ad utilizzare un tondello liscio come moneta, purchè fosse tenuto in conto per quello che era, ossia qualche grammo di buon bronzo. Mi piacerebbe che qualcuno indicasse la fonte originale di questa notizia.

Ciao, P. :)

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Al loro ingresso in Italia, si narra che le truppe napoleoniche trovassero circolanti in Lombardia, frusti e logori, usati come moneta infima, i follis del basso Impero.

Giulio Bernardi

Nota Scritta come Presidente del N.I.P.

Oggi Probiviro

Maggiori info le trovate a questo indirizzo

www.roth37.it/monete.rtf

Meja

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Ma non crediamo alle assurdità! Davvero credete che gli italiani dell'inizio del 1800, superanalfabeti, andassero a comprare il pane coi follis di epoca romana? Cioè secondo voi consideravano quelle monete battute dalla loro Autorità superiore? E magari consideravano, che ne so, un follis di Diocleziano come propria moneta? Ma dico, sapete quanta gente in Italia studiava storia all'inizio del 1800?? Per loro quelle monete potevano essere tutto tranne monete, molto più probabilmente qualcosa di "marziano" o venuto dallo spazio..figurarsi se le usavano per le loro spese....

Oltretutto non esiste un documento dell'epoca che testimoni che la gente spendesse follis di epoca romana, e testimonianze scritte ce ne sono a migliaia sulle monete "popolari" in uso...

Altra osservazione: all'epoca le zecche della penisola erano tante e tutte attive...quindi..fate voi! Non vorrei che fosse stata all'epoca l'ennesima trovata di superiorità delle truppe napoleoniche, per far capire, da buoni francesi, che come sempre loro sono migliori in tutto rispetto a noi.....

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Nell'introduzione del libro di Savio la Moneta romana, l'autore ricorda come ancora nell'800 i sesterzi ritrovati dai contadini arando il terreno venivano usati per gli scambi, in quanto di rame. Comunque non avevano perdoto del tutto il loro potere d'acquisto. Nel libro della travaini su VE III si narra di un fonditore di Roma cui i contadini portavano le monete (principalmente sesterzi, ma anche oro e argento antico) da fondere, per ricavarne il metallo. Era una attività talmente importante che l'allora principe ereditario si accordò con il fonditore perché gli portasse tutta la moneta medievale che gli arrivava, pagandola di più, per salvarla dal crogiuolo (ma non i sesterzi :( ).

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Nell'introduzione del libro di Savio la Moneta romana, l'autore ricorda come ancora nell'800 i sesterzi ritrovati dai contadini arando il terreno venivano usati per gli scambi, in quanto di rame. Comunque non avevano perdoto del tutto il loro potere d'acquisto. Nel libro della travaini su VE III si narra di un fonditore di Roma cui i contadini portavano le monete (principalmente sesterzi, ma anche oro e argento antico) da fondere, per ricavarne il metallo. Era una attività talmente importante che l'allora principe ereditario si accordò con il fonditore perché gli portasse tutta la moneta medievale che gli arrivava, pagandola di più, per salvarla dal crogiuolo (ma non i sesterzi  :( ).

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Si ok hai ragione ma non credo che potesse essere definita come una vera e propria moneta nell'800. Veniva scambiata quale forma di baratto ma non credo che avesse un valore monetario cioè come moneta.

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Esatto! Stavo rispondendo la stessa identica cosa di Arcano...non aveva quindi corso legale riconosciuto dall'Autorità emittente (che infatti coniava regolarmente moneta e la faceva circolare) ma si trattava semplicemente di baratto di metallo...niente di più...

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si trattava semplicemente di baratto di metallo...niente di più...

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In un sistema monetario basato sul valore intrinseco del metallo contenuto nelle monete (sistema mono, bi o trimetallico che fosse) ogni transazione monetaria consisteva di fatto nel barattare un bene o servizio con una certa quantità di metallo (cosa ben diversa da quando la moneta è a corso forzoso o fiduciario). Fintanto che i sistemi monetari utilizzati nei vari Stati italiani erano basati sull'intrinseco (e questo è stato ovunque lo standard fino almeno all'ottocento inoltrato) non vi era nessun problema a utilizzare moneta diversa da quella battuta localmente se non difficoltà di ordine pratico (determinare la quantità di metallo) e di fiducia (accertare la bontà della lega) relativamente a ogni singola moneta utilizzata. Una volta che determinate tipologie di monete erano generalmente accettate come "buone", qualunque contadino analfabeta era in grado di utilizzarle anche se non era in grado di identificare chi fosse realmente l'autorità emittente. A questo punto per transazioni di modestissima entità anche un tondello liscio di rame, qualunque fosse la sua origine, andava bene purchè fosse generalmente accettato come moneta spicciola "buona". Considero quindi l'aneddoto sui follis sorprendente, ma certamente non assurdo.

Ciao, P. :)

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Io non mi sento di affermare l'esattezza delle tue conclusioni, sicuramente ne prendo atto e affermo anch'io che questa vicenda è curiosa e allo stesso tempo assai interessante, sarebbe bello poter leggere di alcune testimonianze scritte in merito....

Però scusami, io sono toscano, e non penso proprio un fornaio del Granducato avrebbe mai accettato in pagamento per un kg. di pane 10 tornesi del Regno delle due Sicilie...tu che dici?!

Cmq resta un dubattito molto affascinante questo....complimenti a chi lo sta vivacizzando....

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Cmq resta un dubattito molto affascinante questo....complimenti a chi lo sta vivacizzando....

184373[/snapback]

Sono d'accordo e sarebbe interessante avere a disposizione qualche dato sulla circolazione della moneta spicciola (di rame o bronzo) negli antichi Stati italiani. Parlo di moneta spicciola perchè per questa la transizione al corso forzoso (cioè al valore facciale maggiore del valore intrinseco) e quindi in pratica al valore fiduciario avvenne molto prima che per le coniazioni in metallo prezioso.

Ciao, P. :)

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Però scusami, io sono toscano, e non penso proprio un fornaio del Granducato avrebbe mai accettato in pagamento per un kg. di pane 10 tornesi del Regno delle due Sicilie...tu che dici?!

Sono anch'io toscano e... non ne sarei così sicuro.

Esisteva ad esempio un libricino dal titolo "Conti fatti - Libro necesario ai negozianti e capitalisti ecc..." edito da Salani Adriano - Firenze - 1894

in cui si riportavano ancora tabelle complete di conversioni fra lire italiane, toscane preunitarie, napoletane ed addirittura siciliane (oltre ad illustrare tipi dei Savoia che avrebbero dovuto non essere più in circolazione).

A che sarebbe servito il libricino se non a valutare ed accettare moneta che teoricamente doveva essere non in circolazione (ed anche da parecchio tempo)?

Con questo non voglio dire che queste monete fossero tanto comuni, ma evidentemente erano ancora in circolazione.

Riguardo alla circolazione di monete romane ricordo poi di aver letto che nei primi del 1800 (ma sembra anche dopo) in alcune regioni dell'Africa del Nord circolavano ancora denari di epoca romana.

Certo, probabilmente valevano per metallo, come qualsiasi altra moneta del tempo, nella pratica.

Si potrebbero fare anche altri esempi di periodi e monetazioni diverse, ma la sostanza rimarrebbe la stessa.

Penso che Paleologo abbia riassunto bene la questione, perfettamente d'accordo con lui.

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Altri casi di monete romane ancora in circolazione in tempi moderni :

"Coins struck under Constantine the Great (323-337AD) were still in circulation in remote places of southern France during Napoleon III. (1852-1870).

(FRIEDENSBURG, Die Münze in der Kulturgeschichte, p. 3)

Another instance comes from Spain where a bronze coin of Domitian (81-96AD) was in circulation at least until 1636, when it was countermarked during the monetary reform of Philip IV.

(BLANCHET, "Sur la chronologie établie par les contremarques" 1907) "

Modificato da Maffeo
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Di sicuro posso dire che in epoca normanna furono ribattutti molti bronzi imperiali romani per crearne follari. Anche Trifollari coniati su sesterzi.

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Supporter

Gionata,

puoi postarci qualche foto?

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Gionata,

puoi postarci qualche foto?

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Non posso perchè non ne ho.

Non so se in rete trovi qualche foto.

Quelle di cui parlavo le ho viste in giro a mercatini.

Qualcosa che probabilmente è di questo tipo la si può osservare in un lotto in una delle ultime aste artemide. Un trifollaro di Mileto.

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