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Forculum


Legio II Italica

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Tutti sappiamo o almeno ricordare dai tempi scolastici di una volta , di un fatto militare accaduto ai Romani e avvenuto nel 321 a.C. nel corso della seconda guerra sannitica , quando un esercito romano al comando dei Consoli , Tito Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino , venne intrappolato in una stretta valle del Sannio , costretto ad arrendersi , poi vilipeso dai Sanniti di Gavio o Gaio Ponzio che fece passare un uomo alla volta tutto l' esercito romano seminudo , spogliato di armi e armature , questo , anche se non ci fu una vera battaglia ma solo una trappola , sotto il famoso baldacchino attrezzato nella localita' in cui avvenne la resa , che poi passo' alla storia con il nome di Forche Caudine ; il fatto storico fu una forma di scherno e di oltraggio verso l' esercito romano , poiche' l' offesa prevedeva che tutti dovevano passare e piegarsi sotto il giogo abbassando la testa davanti all' esercito sannita schierato ai lati del baldacchino , in pratica il giogo altro non fu che due lance infisse a terra mentre una terza era posta trasversalmente a queste , dalla forma somigliante ad una specie di salto in alto moderno , ma piu' in piccolo .

Ma quale era la posizione geografica reale della localita' che passo' alla storia con il nome delle Forche Caudine ? Sono diverse le localita' del Beneventano che nel corso del tempo si sono contese la paternita' di questa famosa localita' , al punto che la disputa e la conseguente attribuzione alla localita' ritenuta la piu' reale , arrivo' nel 1954 addirittura l'Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri .

Ecco perche' il primato dell' attribuzione del luogo esatto delle Forche Caudine venne concesso a Forculum , attuale Forchia , con tanto di riconoscimento di Stemma araldico ; tratto da Wikipedia :

"Forchia è un comune italiano di 1 223 abitanti[1] della provincia di Benevento in Campania.

L'area di Forchia è cartografata nella tavoletta I.G.M. di Montesarchio III SE del foglio N°173 di "Benevento" della carta d'Italia. Forchia rientra nella parte sud-occidentale di quell'area sub-pianeggiante del beneventano conosciuta come Valle Caudina, delimitata a sud dai monti del Partenio, a nord-ovest dai monti di Durazzano, a nord dal massiccio del Taburno, tutti caratterizzati da versanti acclivi a forme piuttosto aspre. Il comune è circondato per circa 2/3 da rilievi collinari mentre la restante parte (quella che guarda il versante casertano) si affaccia verso una immensa zona pianeggiante. Forchia è l'unico comune della provincia di Benevento - insieme con la limitrofa Arpaia - che confina con la città metropolitana di Napoli, precisamente con l'area nolana

Poche sono le notizie storiche di Forchia che sembrerebbe avere origini antecedenti a quelle dell'impero Romano. Il suo nome deriva probabilmente dal latino forculae che sta per forche, a richiamare la famosa Battaglia delle Forche Caudine quando nel 321 a.C. i sanniti guidati da Gaio Telesino sconfissero due legioni romane e le costrinsero a subire l'umiliazione del passaggio sotto il giogo. Fu una circoscrizione longobarda (gastaldato) annesso al principato di Salerno. Nell'anno 849 d.C. L'imperatore Ludovico, nella divisione del Principato di Benevento, lasciò Forchia al principe di Salerno Siconolfo, divenendo il confine dei due principati. Forculum (Forchia) compare infatti nel capitolare che si trova nell'Archivio di Montecassino e che contiene l'enumerazione dei gastaldati che dovevano comporre il Principato di Salerno; dopo la stessa Salernum, sono infatti nominati Sarnum, Cimiterium, Forculum, Capua, Teanum e Sora. Come tutta l'Italia meridionale nell'undicesimo secolo fu sotto il dominio dei Normanni che preservarono il principato. Nel 1139 il gastaldato di Forchia insieme a tutto il principato (che fu anche chiamato "longobardo-normanno") evolse nel Regno di Sicilia (durato - con vari nomi - sette secoli, fino al 1861) anche se continuarono a essere nominati duchi longobardi (direttamente dal papa) fino al 1081. anche Forculum continuò a far parte di un ducato in quello stesso periodo. Fu completamente distrutta nel terremoto del 5 dicembre 1456. Il terremoto si verificò alle 3 del mattino e, con una magnitudo di 7.1, fu uno dei terremoti più forti mai registrati in Italia dove tutti i paesi dell'entroterra campana furono rasi al suolo. Lo sciame sismico durò per diversi anni. Una vox populi vorrebbe che in passato fosse stata unita al vicino comune di Arpaia. Se ciò è senz'altro vero da un punto di vista parrocchiale (la separazione avvenne in tal senso nel 1654) non si hanno notizie certe se e quando sia avvenuta la separazione da un punto di vista amministrativo.

Molti dei comuni del Sannio, si contendono l'episodio delle Forche Caudine, tuttavia solo il comune di Forchia è riuscito ad ottenere uno stemma comunale che riporta la raffigurazione del giogo, sancendo in qualche modo l'attribuzione del luogo del famoso episodio storico come esclusiva proprietà, nonostante il parere contrario di molti storici.

Le vicissitudini che hanno condotto all'attribuzione dello stemma comunale sono alquanto bizzarre. Il Comune, forte del nome (Forchia deriverebbe infatti da forculae ovvero forche, giogo dalla traduzione latina) e di alcuni ritrovamenti archeologici (le rovine di un antico monastero di Forchia chiamato Santa Maria del Giogo indicherebbero il luogo dove avvenne l'episodio), si è sempre battuto per vedersi attribuire lo stemma. La vicenda che ha portato il comune di Forchia al particolare primato è riportata (in maniera imprecisa) dal giornalista e scrittore Giuseppe Josca in una raccolta di articoli da lui scritti per il Corriere della Sera negli anni sessanta su alcune comunità del sud dell'Italia[3].

L'articolo che parla di Forchia intitolato La guerra sannitica con la carta bollata si incentra sulla tenacia (anche se molto sarcasticamente sottolineata dall'autore) dei forchiesi[4] che capeggiati dall'allora sindaco Alfonso D'Ambrosio, ingaggiarono una vera e propria battaglia non solo con il vicino comune di Arpaia, che contendeva a Forchia l'attribuzione del luogo dell'episodio, ma addirittura con l'Ufficio Araldico della Presidenza Del Consiglio. Infatti venne adottato un timbro che raffigurava ruote, stelle, foglie e altri elementi dello stemma della Repubblica, ne nacque un ulteriore disputa con le autorità competenti, in quanto la legge prescrive chiaramente che gli enti periferici non possono usare l'emblema dello stato, e in seguito ai risultati di un'indagine effettuata da studio araldico di Genova, con un decreto governativo del 1954 furono dichiarate fondate le rivendicazioni del comune che da allora poté adottare lo stemma attuale. La blasonatura dello stemma è la seguente:

«D'azzurro a due monti di verde, moventi dai lati dello scudo, declinanti verso il centro; alla forca caudina di tre lance con le punte d'argento e manicate di legno, piantate nella campagna di verde, sotto la quale passa un soldato romano con le mani legate dietro la schiena.»"

(Decreto del 14 gennaio 1954.)

Per concludere , vedendo ancora oggi la panoramica di Forchia dopo 23 secoli dai fatti , si puo' ritenere la valle piuttosto stretta tra due alture , gli alberi ai lati che ancora la ricoprono e il racconto di Tito Livio che se ricordo bene descrive il passaggio della valle all' avanzare dei Romani chiuso d' innanzi da alberi tagliati dai Sanniti e da macigni , mentre il retro della valle era chiuso dai nemici , che tutto faccia credere , oltre al nome antico del posto , Forchiae o Forculum , che questa sia forse la localita' in cui avvenne il fatto storico ; ma leggiamo come descrive il luogo Tito Livio : “«due gole profonde, strette, ricoperte di boschi, congiunte l'una all'altra da monti che non offrono passaggi, delimitano una radura abbastanza estesa, a praterie irrigate, nel mezzo della quale si apre la strada; ma per arrivare a quella radura bisogna prima passare attraverso la prima gola; e quando tu l'abbia raggiunta, per uscirne, o bisogna ripercorre lo stesso cammino o, se vuoi continuare in avanti, superare l'altra gola, più stretta e irta di ostacoli.»

ed ancora : “«I Romani, discesi con tutto l'esercito nella radura per una strada ricavata nelle rocce, quando vollero attaccare senza indugi la seconda gola, la trovarono sbarrata da tronchi d'albero e da ammassi di poderosi macigni.»

e Tito Livio prosegue : “«Senza che ne venga dato l'ordine si arrestano: gli animi sono presi da sgomento, le membra irrigidite da una specie di torpore; si guardano gli uni gli altri come se ciascuno cercasse nel viso del compagno un'idea o un progetto di cui si sente privo: immobili in lungo silenzio.»

D' altra parte tornando alla localizzazione del luogo dove avvenne il fatto storico , credo sia piu' probabile che il luogo , per tradizione , abbia preso nome dal baldacchino innalzato dai Sanniti , appunto la forca , che oltre ad essere un attrezzo agricolo intende anche essere una sorta di patibolo o di attrezzo di condanna , da cui sarebbe derivata poi la localita' di Forchiae o Forculum , piuttosto che il contrario , cioe' che la localita' gia' esistente prima del fatto abbia dato nome al baldacchino innalzato dai Sanniti .

In foto la zona presunta delle Forche Caudine con le localita' di Forchiae ed Arpaia

Il passo di Arpaia visto da Forchiae

La Valle Caudina vista dal passo di Arpaia

Idealizzazione del giogo

Lo stemma araldico di Forchia attuale

Forchia e stretta di Arpaia.png

Stretta di Arpaia , da Forchia.jpg

La Valle di Caudio vista da Arpaia.jpg

il giogo o forca caudina.jpg

Forchia , Stemma Araldico.png

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20 ore fa, Legio II Italica dice:

Tutti sappiamo o almeno ricordare dai tempi scolastici di una volta , di un fatto militare accaduto ai Romani e avvenuto nel 321 a.C. nel corso della seconda guerra sannitica , quando un esercito romano al comando dei Consoli , Tito Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino , venne intrappolato in una stretta valle del Sannio , costretto ad arrendersi , poi vilipeso dai Sanniti di Gavio o Gaio Ponzio che fece passare un uomo alla volta tutto l' esercito romano seminudo , spogliato di armi e armature , questo , anche se non ci fu una vera battaglia ma solo una trappola , sotto il famoso baldacchino attrezzato nella localita' in cui avvenne la resa , che poi passo' alla storia con il nome di Forche Caudine ; il fatto storico fu una forma di scherno e di oltraggio verso l' esercito romano , poiche' l' offesa prevedeva che tutti dovevano passare e piegarsi sotto il giogo abbassando la testa davanti all' esercito sannita schierato ai lati del baldacchino , in pratica il giogo altro non fu che due lance infisse a terra mentre una terza era posta trasversalmente a queste , dalla forma somigliante ad una specie di salto in alto moderno , ma piu' in piccolo .

Ma quale era la posizione geografica reale della localita' che passo' alla storia con il nome delle Forche Caudine ? Sono diverse le localita' del Beneventano che nel corso del tempo si sono contese la paternita' di questa famosa localita' , al punto che la disputa e la conseguente attribuzione alla localita' ritenuta la piu' reale , arrivo' nel 1954 addirittura l'Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri .

Ecco perche' il primato dell' attribuzione del luogo esatto delle Forche Caudine venne concesso a Forculum , attuale Forchia , con tanto di riconoscimento di Stemma araldico ; tratto da Wikipedia :

"Forchia è un comune italiano di 1 223 abitanti[1] della provincia di Benevento in Campania.

L'area di Forchia è cartografata nella tavoletta I.G.M. di Montesarchio III SE del foglio N°173 di "Benevento" della carta d'Italia. Forchia rientra nella parte sud-occidentale di quell'area sub-pianeggiante del beneventano conosciuta come Valle Caudina, delimitata a sud dai monti del Partenio, a nord-ovest dai monti di Durazzano, a nord dal massiccio del Taburno, tutti caratterizzati da versanti acclivi a forme piuttosto aspre. Il comune è circondato per circa 2/3 da rilievi collinari mentre la restante parte (quella che guarda il versante casertano) si affaccia verso una immensa zona pianeggiante. Forchia è l'unico comune della provincia di Benevento - insieme con la limitrofa Arpaia - che confina con la città metropolitana di Napoli, precisamente con l'area nolana

Poche sono le notizie storiche di Forchia che sembrerebbe avere origini antecedenti a quelle dell'impero Romano. Il suo nome deriva probabilmente dal latino forculae che sta per forche, a richiamare la famosa Battaglia delle Forche Caudine quando nel 321 a.C. i sanniti guidati da Gaio Telesino sconfissero due legioni romane e le costrinsero a subire l'umiliazione del passaggio sotto il giogo. Fu una circoscrizione longobarda (gastaldato) annesso al principato di Salerno. Nell'anno 849 d.C. L'imperatore Ludovico, nella divisione del Principato di Benevento, lasciò Forchia al principe di Salerno Siconolfo, divenendo il confine dei due principati. Forculum (Forchia) compare infatti nel capitolare che si trova nell'Archivio di Montecassino e che contiene l'enumerazione dei gastaldati che dovevano comporre il Principato di Salerno; dopo la stessa Salernum, sono infatti nominati Sarnum, Cimiterium, Forculum, Capua, Teanum e Sora. Come tutta l'Italia meridionale nell'undicesimo secolo fu sotto il dominio dei Normanni che preservarono il principato. Nel 1139 il gastaldato di Forchia insieme a tutto il principato (che fu anche chiamato "longobardo-normanno") evolse nel Regno di Sicilia (durato - con vari nomi - sette secoli, fino al 1861) anche se continuarono a essere nominati duchi longobardi (direttamente dal papa) fino al 1081. anche Forculum continuò a far parte di un ducato in quello stesso periodo. Fu completamente distrutta nel terremoto del 5 dicembre 1456. Il terremoto si verificò alle 3 del mattino e, con una magnitudo di 7.1, fu uno dei terremoti più forti mai registrati in Italia dove tutti i paesi dell'entroterra campana furono rasi al suolo. Lo sciame sismico durò per diversi anni. Una vox populi vorrebbe che in passato fosse stata unita al vicino comune di Arpaia. Se ciò è senz'altro vero da un punto di vista parrocchiale (la separazione avvenne in tal senso nel 1654) non si hanno notizie certe se e quando sia avvenuta la separazione da un punto di vista amministrativo.

Molti dei comuni del Sannio, si contendono l'episodio delle Forche Caudine, tuttavia solo il comune di Forchia è riuscito ad ottenere uno stemma comunale che riporta la raffigurazione del giogo, sancendo in qualche modo l'attribuzione del luogo del famoso episodio storico come esclusiva proprietà, nonostante il parere contrario di molti storici.

Le vicissitudini che hanno condotto all'attribuzione dello stemma comunale sono alquanto bizzarre. Il Comune, forte del nome (Forchia deriverebbe infatti da forculae ovvero forche, giogo dalla traduzione latina) e di alcuni ritrovamenti archeologici (le rovine di un antico monastero di Forchia chiamato Santa Maria del Giogo indicherebbero il luogo dove avvenne l'episodio), si è sempre battuto per vedersi attribuire lo stemma. La vicenda che ha portato il comune di Forchia al particolare primato è riportata (in maniera imprecisa) dal giornalista e scrittore Giuseppe Josca in una raccolta di articoli da lui scritti per il Corriere della Sera negli anni sessanta su alcune comunità del sud dell'Italia[3].

L'articolo che parla di Forchia intitolato La guerra sannitica con la carta bollata si incentra sulla tenacia (anche se molto sarcasticamente sottolineata dall'autore) dei forchiesi[4] che capeggiati dall'allora sindaco Alfonso D'Ambrosio, ingaggiarono una vera e propria battaglia non solo con il vicino comune di Arpaia, che contendeva a Forchia l'attribuzione del luogo dell'episodio, ma addirittura con l'Ufficio Araldico della Presidenza Del Consiglio. Infatti venne adottato un timbro che raffigurava ruote, stelle, foglie e altri elementi dello stemma della Repubblica, ne nacque un ulteriore disputa con le autorità competenti, in quanto la legge prescrive chiaramente che gli enti periferici non possono usare l'emblema dello stato, e in seguito ai risultati di un'indagine effettuata da studio araldico di Genova, con un decreto governativo del 1954 furono dichiarate fondate le rivendicazioni del comune che da allora poté adottare lo stemma attuale. La blasonatura dello stemma è la seguente:

«D'azzurro a due monti di verde, moventi dai lati dello scudo, declinanti verso il centro; alla forca caudina di tre lance con le punte d'argento e manicate di legno, piantate nella campagna di verde, sotto la quale passa un soldato romano con le mani legate dietro la schiena.»"

(Decreto del 14 gennaio 1954.)

Per concludere , vedendo ancora oggi la panoramica di Forchia dopo 23 secoli dai fatti , si puo' ritenere la valle piuttosto stretta tra due alture , gli alberi ai lati che ancora la ricoprono e il racconto di Tito Livio che se ricordo bene descrive il passaggio della valle all' avanzare dei Romani chiuso d' innanzi da alberi tagliati dai Sanniti e da macigni , mentre il retro della valle era chiuso dai nemici , che tutto faccia credere , oltre al nome antico del posto , Forchiae o Forculum , che questa sia forse la localita' in cui avvenne il fatto storico ; ma leggiamo come descrive il luogo Tito Livio : “«due gole profonde, strette, ricoperte di boschi, congiunte l'una all'altra da monti che non offrono passaggi, delimitano una radura abbastanza estesa, a praterie irrigate, nel mezzo della quale si apre la strada; ma per arrivare a quella radura bisogna prima passare attraverso la prima gola; e quando tu l'abbia raggiunta, per uscirne, o bisogna ripercorre lo stesso cammino o, se vuoi continuare in avanti, superare l'altra gola, più stretta e irta di ostacoli.»

ed ancora : “«I Romani, discesi con tutto l'esercito nella radura per una strada ricavata nelle rocce, quando vollero attaccare senza indugi la seconda gola, la trovarono sbarrata da tronchi d'albero e da ammassi di poderosi macigni.»

e Tito Livio prosegue : “«Senza che ne venga dato l'ordine si arrestano: gli animi sono presi da sgomento, le membra irrigidite da una specie di torpore; si guardano gli uni gli altri come se ciascuno cercasse nel viso del compagno un'idea o un progetto di cui si sente privo: immobili in lungo silenzio.»

D' altra parte tornando alla localizzazione del luogo dove avvenne il fatto storico , credo sia piu' probabile che il luogo , per tradizione , abbia preso nome dal baldacchino innalzato dai Sanniti , appunto la forca , che oltre ad essere un attrezzo agricolo intende anche essere una sorta di patibolo o di attrezzo di condanna , da cui sarebbe derivata poi la localita' di Forchiae o Forculum , piuttosto che il contrario , cioe' che la localita' gia' esistente prima del fatto abbia dato nome al baldacchino innalzato dai Sanniti .

In foto la zona presunta delle Forche Caudine con le localita' di Forchiae ed Arpaia

Il passo di Arpaia visto da Forchiae

La Valle Caudina vista dal passo di Arpaia

Idealizzazione del giogo

Lo stemma araldico di Forchia attuale

Forchia e stretta di Arpaia.png

Stretta di Arpaia , da Forchia.jpg

La Valle di Caudio vista da Arpaia.jpg

il giogo o forca caudina.jpg

Forchia , Stemma Araldico.png

Per altre battaglie dell’antichità non si conosce esattamente l’ubicazione (penso ad esempio -per limitarmi alla storia romana- alla battaglia di Canne e a quella di Teutoburgo), al punto che molte località se ne contendono la paternità.

Certo i luoghi delle battaglie sono suggestivi, ricchi di una forte valenza emotiva.

Per fare un esempio, io molto spesso percorro la strada che attraversa la campagna che fu teatro della battaglia di Marengo del 14 giugno 1800. In particolare, attraverso la località Vigna Santa dove cadde il generale francese Desaix, uno dei fautori della vittoria di Napoleone sugli austriaci. E ogni volta penso a questo generale che lotta e muore per il suo dovere, ai soldati con addosso divise di diverso colore, sporche di terra e di sangue,  che combattono e muoiono per difendere la loro patria, il loro ideale.

Certo i luoghi della battaglia sono suggestivi, ricchi di una forte valenza emotiva, come detto. Ma:

“Una battaglia si può considerare grandiosa, terribile, fondamentale, ma rimane pur sempre immateriale. Può avere cambiato la storia, ma non la si può toccare, conservare, mostrare. La battaglia e’ concretissima per chi la vive, ma trascorso poco tempo svanisce, e diventa della sostanza dei sogni."

Infine:

"Recuperare la memoria delle battaglie passate non significa tanto celebrare la guerra, quanto preservare la Storia e, con essa, il valore sofferto della pace”.

I virgolettati sono tratti da: "il viaggiatore di battaglie", di Marco Scardigli.

Legio II Italica, un bellissimo post che mi ha fatto un po' sognare.

Ciao da Stilicho

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Ciao @Stilicho, circa la battaglia di Canne , l' unico dubbio riguarda se questa venisse combattuta sul lato destro o sinistro del fiume Ofanto , ma in qualsiasi modo la questione topografica rimane ininfluente , poiché il fiume in 22 secoli potrebbe avere cambiato il suo percorso idrografico .

Per Teutoburgo ormai e' praticamente accertato che questa sia avvenuta a Kalkriese - Niewedde , vicino al fiume Weser , in base a tanti ritrovamenti di oggetti militari e di altrettante monete in argento di Augusto ; in questa localita' e' stato allestito anche un Museo .

Modificato da Legio II Italica
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Tanti anni fa lessi un bel libro...più o meno Geografia della Storia, dove venivano ricostruiti tutti i grandi fatti storici, comprese le battaglie, con molti particolari sui luoghi dove si erano svolti i fatti.

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11 minuti fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho, circa la battaglia di Canne , l' unico dubbio riguarda se questa venisse combattuta sul lato destro o sinistro del fiume Ofanto , ma in qualsiasi modo la questione topografica rimane ininfluente , poiché il fiume in 22 secoli potrebbe avere cambiato il suo percorso idrografico .

Per Teutoburgo ormai e' praticamente accertato che questa sia avvenuta a Kalkriese - Niewedde , vicino al fiume Weser , in base a tanti ritrovamenti di oggetti militari e di altrettante monete in argento di Augusto ; in questa localita' e' stato allestito anche un Museo .

Grazie per la precisazione.

Devo essere rimasto indietro con gli sviluppi della storia di queste battaglie?.

La storia romana e' bellissima, ma difficile e complessa da studiare e da seguire, anche perché attraversa un lunghissimo arco di tempo.

Soprattutto per chi non e' del mestiere.

Ma non mi arrendo eh? la passione, prima di tutto!

Ciao da Stilicho

 

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2 ore fa, Stilicho dice:

Grazie per la precisazione.

Devo essere rimasto indietro con gli sviluppi della storia di queste battaglie?.

La storia romana e' bellissima, ma difficile e complessa da studiare e da seguire, anche perché attraversa un lunghissimo arco di tempo.

Soprattutto per chi non e' del mestiere.

Ma non mi arrendo eh? la passione, prima di tutto!

Ciao da Stilicho

 

Ciao @Stilicho , anche io non sono del "mestiere" , ma condivido quanto affermi , conoscere alla perfezione 12 secoli di storia romana , con tutto cio' che questo comporta , e' quasi impossibile , magari per semplificare un po' le cose si puo' specializzarsi in periodi .

Poi per entrare nei particolari dei fatti , come in questo caso delle battaglie , i testi moderni aiutano poco in quanto sono certamente scritti da professori in materia , ma alcune volte sono piu' a livello divulgativo , tanto che spesso nelle "Note" fanno riferimento ai testi classici proprio per chi vuol conoscere i particolari di una situazione , oppure fanno riferimento anche ai testi del secolo scorso e dell' 800 , quando gli storici dell' epoca avevano probabilmente piu' tempo e forse piu' voglia di scrivere libri su libri .

 

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Supporter
15 minuti fa, Legio II Italica dice:

Ciao @Stilicho , anche io non sono del "mestiere" , ma condivido quanto affermi , conoscere alla perfezione 12 secoli di storia romana , con tutto cio' che questo comporta , e' quasi impossibile , magari per semplificare un po' le cose si puo' specializzarsi in periodi .

Poi per entrare nei particolari dei fatti , come in questo caso delle battaglie , i testi moderni aiutano poco in quanto sono certamente scritti da professori in materia , ma alcune volte sono piu' a livello divulgativo , tanto che spesso nelle "Note" fanno riferimento ai testi classici proprio per chi vuol conoscere i particolari di una situazione , oppure fanno riferimento anche ai testi del secolo scorso e dell' 800 , quando gli storici dell' epoca avevano probabilmente piu' tempo e forse piu' voglia di scrivere libri su libri .

 

La penso come te, infatti sto proprio cercando di fare come hai scritto, ovvero approfondendo un determinato periodo storico.

Quanto ai testi, ne avevamo già parlato. E' chiaro che e'  importante anche saper decidere  bene non solo "cosa", ma anche "come" approfondire gli argomenti che ci interessano, scegliendo in maniera oculata i testi da leggere. Con il tempo un po' si riesce  a selezionare tra le molte cose che vengono scritte, anche se ovviamente molto resta ancora da imparare (parlo in particolare per me, ovviamente). Poi e' chiaro che ognuno può scegliere a che livello fermarsi. In questo non ci trovo nulla di male. E' chiaro comunque come, al di la di tutto,  "i classici" (e mi riferisco ai testi antichi) restino una pietra miliare.

Mi fa piacere vedere come, pur non essendo entrambi del mestiere , condividiamo la passione per la storia (soprattutto quella antica), per la geo-storia (come dicono oggi a scuola) e per le monete (un campo a cui mi sto avvicinando in punta di piedi, ma con un estremo interesse).

Grazie per il fattivo contributo che dai a questa sezione  (e non solo).

Ti auguro una buona giornata.

Stilicho

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Grazie @Stilicho , e' veramente un piacere dialogare con te , non conosco la tua eta' , ma da come ti esprimi e dai ragionamenti che fai , rendi l' idea di essere una persona molto equilibrata e matura , per matura non intendo "anziana" , come me .

Sono parecchi decenni che leggo di tutto , dalle origini dei popoli italici fino al periodo longobardo , ma solo leggere non e' sufficiente a farsi un' idea della grandezza della civilta' latina , la materia e' molto complessa , lunga nella spirale del tempo e soggetta a modificazioni nelle personalita' degli uomini antichi che la attraversarono ; occorre anche immedesimarsi , naturalmente con la fantasia , nelle situazioni che quegli uomini condussero e subirono nel corso dei secoli , solo cosi' , almeno per me , si riesce forse a capire meglio la Storia e gli eventi , ossia , in definitiva , fantasticare sugli stadi d' animo che ai loro tempi , come oggi , influenzano la vita umana .

Piu' tardi completo il Post .

Ciao e una buona giornata anche a te .

 

 

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Ciao a tutti, l'attribuzione esatta delle  Forche Caudine  è ancora dibattuta

...si parla di Forchia, ma anche di Sant'Agata dei Goti. La zona è quella però,  ai confini tra la valle caudina e terra di lavoro. saluti Eliodoro

Modificato da eliodoro
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Grazie ad @eliodoro , pratico del territorio , per la precisazione , ma il nome antico della localita' : Forchiae o Forculum , fa ritenere questo il luogo piu' probabile del fatto .

Ma cosa successe all' esercito romano dopo che venne fatto prigioniero e fatto passare sotto il giogo ? Tito Livio racconta che Gavio Ponzio chiese consiglio al vecchio padre , Erennio Ponzio , che ormai anziano si era ritirato dalla vita militare e politica ma che conservava cosi' tanta esperienza in entrambe le vicissitudini della vita , avendo anche lui avuto a che fare con i Romani , il quale rispose che le soluzioni erano soltanto due :

1 : Lasciarli tutti liberi senza arrecare loro alcun danno , ma questa soluzione non piacque sia al figlio che all' esercito sannita , al che venne richiesta al padre una seconda soluzione , questa fu :

2 : ucciderli tutti quanti senza distinzioni

Questo stile cosi' contraddittorio lascio' interdetto il figlio Gaio Ponzio che temendo una perdita del senno dell' anziano genitore lo fece portare in Consiglio con un carro . Giunto che fu sul campo , Erennio si limitò a spiegare il senso delle sue risposte : se i soldati fossero stati lasciati andare , si sarebbe potuto contare sulla gratitudine di Roma ; se al contrario l' esercito romano fosse stato distrutto , Roma non avrebbe potuto riarmarsi in breve tempo e i Sanniti avrebbero potuto vincerla definitivamente . Non esisteva una terza soluzione , cioe' come Tito Livio afferma : "tertium nullum consilium esse" e lo storico fa pronunciare all' anziano e nobile Sannita , Erennio Ponzio , queste parole :

"Conservate ora coloro che avete inaspriti col disonore , il popolo romano non è un popolo che si rassegni ad essere vinto ; rimarrà sempre viva in lui l' onta che le condizioni attuali gli hanno fatto subire e non si darà pace se non dopo averne fatto pagare il fio ad usura"

La fine della storia fu che i due Consoli discussero la resa con Gavio Ponzio , questi infatti voleva gettare le basi di un vero e proprio trattato di pace , ma i due Consoli , consci che non era proprio compito , risposero che quanto proposto dal Sannita , non era possibile ; la cosa doveva essere decisa dal popolo romano e confermata dai Feziali con gli opportuni riti religiosi . Fu quindi fissata la data della consegna delle armi , degli ostaggi e del rilascio dell' esercito romano , cosa che avvenne dopo l' offesa delle forche ; in pratica Gavio Ponzio trovo' un compromesso tra la prima proposta fatta dal padre Erennio e quindi , non potendoli uccidere tutti , arrecare uno "schiaffo" all' esercito romano .

 

 

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Molto probabilmente il comune di Forchia anticamente aveva una estensione territoriale maggiore di quella che è oggi. Dico ciò perchè la zona dove si svolsero i fatti non è difficile che oggi si possa trovare nel comune di Cervino, comune adiacente a Forchia. Si sa che Cervino fu fondato nel periodo longobardo-normanno da un gruppo di carbonai in cerca di nuove zone dove potersi insediare dopo la distruzione di Suessola ad opera dei saraceni. Trovarono rifugio e lavoro nella valle boscosa e selvatica di Cervino formando il primo nucleo abitato. Il nome Cervino fu dato forse per l'abbondanza di animali selvatici tra cui il cervo. Ancora oggi in questo comune esiste una zona chiamata Forchia ed esiste anche una strada che porta questo nome.  Con questo mio scritto non voglio dire assolutamente che il fatto storico non appartenga al comune di Forchia, visto che all'epoca  Cervino neanche esisteva. Forse tutto ciò non centra niente, ma ho voluto parlarvene lo stesso, non si sa mai.

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2 ore fa, dareios it dice:

Molto probabilmente il comune di Forchia anticamente aveva una estensione territoriale maggiore di quella che è oggi. Dico ciò perchè la zona dove si svolsero i fatti non è difficile che oggi si possa trovare nel comune di Cervino, comune adiacente a Forchia. Si sa che Cervino fu fondato nel periodo longobardo-normanno da un gruppo di carbonai in cerca di nuove zone dove potersi insediare dopo la distruzione di Suessola ad opera dei saraceni. Trovarono rifugio e lavoro nella valle boscosa e selvatica di Cervino formando il primo nucleo abitato. Il nome Cervino fu dato forse per l'abbondanza di animali selvatici tra cui il cervo. Ancora oggi in questo comune esiste una zona chiamata Forchia ed esiste anche una strada che porta questo nome.  Con questo mio scritto non voglio dire assolutamente che il fatto storico non appartenga al comune di Forchia, visto che all'epoca  Cervino neanche esisteva. Forse tutto ciò non centra niente, ma ho voluto parlarvene lo stesso, non si sa mai.

Vero..diciamo che all'epoca le popolazioni italiche, osci -sanniti-irpini, condividevano terre i cui confini erano molto diversi da quello attuali e si confrontavano con i Romani ed i greci che stavano più giù a Napoli

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Dobbiamo considerare che forca è un toponimo molto comune, poiché con questo termine, derivato dal lat. furca, si intende un valico montano, propriamente posto fra due cime acute.

Altro termine è giogo, con cui anche si indica un valico montano, posto fra cime più "arrotondate".

Forca deriva ovviamente nella sua immagine dalla forca lignea a due denti, mentre giogo dal giogo applicato ai bovini da tiro.

I toponimi con forca giogo sono come detto frequenti.

Per quello derivato da furca abbiamo Foca, Forcella, Forchia.

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5 ore fa, chievolan dice:

Dobbiamo considerare che forca è un toponimo molto comune, poiché con questo termine, derivato dal lat. furca, si intende un valico montano, propriamente posto fra due cime acute.

Altro termine è giogo, con cui anche si indica un valico montano, posto fra cime più "arrotondate".

Forca deriva ovviamente nella sua immagine dalla forca lignea a due denti, mentre giogo dal giogo applicato ai bovini da tiro.

I toponimi con forca giogo sono come detto frequenti.

Per quello derivato da furca abbiamo Foca, Forcella, Forchia.

Salve @chievolan , con i toponimi siamo nello stesso caso in cui si chiede se sia nato prima l' uovo o la gallina .

Nello specifico della Forca Caudina , e' nato prima il toponimo o il fatto storico ? difficile rispondere con assoluta certezza e probabilmente il dubbio rimarra' insoluto per sempre , quindi dobbiamo affidarci all' Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri che nel 1954 ha concesso a Forchia lo stemma inerente al fatto storico .

Un saluto

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Ad Arpaia sopra Forchia esiste una Via che si chiama Santa Maria del Giogo che attraversa un crinale e la tradizione vuole essere il punto esatto dove si svolse il fatto storico , da cui il nome .

Via Santa Maria del Giogo ad Arpaia , passo del giogo ..jpg

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