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Inviato

 Aggiunto al famoso “branco" questo nuovo esemplare, zecca V di Vercelli, ma di questo vorrei parlare più tardi, prima vorrei fare una piccola introduzione a questo nominale. Nella discussione precedente ho avuto la possibilità di parlare di Emanuele Filiberto, ora mi sposto in avanti di una generazione parlando di una moneta del figlio, Carlo Emanuele I.

Il cavallotto di Carlo Emanuele I, o pezzo da tre grossi, porta con sé un mucchio di domande a cui io non ho trovato risposta, normale per molti casi della numismatica sabauda povera di documenti, di quantità di monete e soprattutto di ricercatori e studiosi.

Il primo tipo di questa tipologia è stato coniato seguendo l'ordinanza del 15 giugno 1587 per le zecche di Aosta, Asti, Nizza, Torino e Vercelli al taglio di 82 pezzi al marco ed un titolo di 3.1 denari.

La prima anomalia riguarda appunto la sua catalogazione, stesso nome, cavallotto, stessa ordinanza e stesso anno di coniazione dei Cavallotti stretti e dei Cavallotti larghi (su cui ci sarebbe parecchio da discutere) della zecca di Torino e con data sempre 1587. Potrebbe essere che questi ultimi siano stati coniati a Torino prima dei Cavallotti col cavallo, seguiti poi da un cambio di impronta dovuto a chissà quale motivo, ma mi sembra invece possibile che si tratti di due tipologie differenti, qui se qualcuno ha qualche informazione in merito che non conosco avrei piacere di leggerla…

Un altro motivo di discussione riguarda invece le zecche di coniazione, per quanto concerne la zecca di Vercelli fino al 1582 lavorò sotto il maestro Ambrogio Taggia, poi molti testi la considerano non attiva fino al 1618, le monete ritrovate, fra cui i Cavallotti del 1587 scartano questa ipotesi, più probabile che non siano stati rintracciati documenti su questa zecca, anche perché risulta data in appalto agli zecchieri Robbio, Roglia e Cesare Valgrandi insieme alle zecche di Asti, Aosta, Nizza e Torino.

Non risulta nessun documento sulle coniazioni di Asti per cui risulterebbe non attiva.

I Cavallotti del primo tipo recano in esergo sotto il cavallo la sigla di zecca, V, come in questo esemplare, per la zecca di Vercelli, A per Aosta, T per Torino ed N per Nizza.

Esiste però una sigla a parer mio dubbia, VA in nesso, classificata sempre per Aosta, ma mi sono sempre posto la domanda, non potrebbe essere A per Asti e la V per Valgrandi utilizzata per differenziarsi da quelle di Aosta e Vercelli? Il simbolo di zecca di Asti è sempre stata una stella nel periodo di Emanuele Filiberto, ma molti anni erano passati e le consuetudini variate.

Ultima anomalia riguardante questa tipologia sono le date segnalate 1586 e 1588, la prima con segno di zecca Nizza che in quell'anno era inattiva e la seconda con segno di zecca Torino segnalata nella collezione reale ma non più rintracciata, probabilmente due errori di lettura o di trascrizione.

Ora se qualcuno ha qualche informazione, notizia o parere per questi miei dubbi, anche solo per un confronto di opinioni sono ben accette, ogni tanto una sana discussione in questa sezione farebbe piacere...

Posto ora le immagini della moneta che sono certo annoia meno delle mie parole...

20190508_182113.jpg

20190511_021904.jpg

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Inviato

Bel purosangue.. complimenti anche per questa, bella larga è inequivocabile.


Inviato

Bel pezzo perché largo e rotondo alcune crepe di conio che non inficiano sulla bellezza dell'esemplare in tuo possesso [emoji123][emoji106]


Inviato

Altro pezzo invidiabile.


Inviato

Questa tipologia mi è sempre piaciuta. l'iconografia di questi "cavallotti" incisi con una mano davvero felice e raffinata, mi esalta..


Inviato (modificato)
Cita

La prima anomalia riguarda appunto la sua catalogazione, stesso nome, cavallotto, stessa ordinanza e stesso anno di coniazione dei Cavallotti stretti e dei Cavallotti larghi (su cui ci sarebbe parecchio da discutere) della zecca di Torino e con data sempre 1587. Potrebbe essere che questi ultimi siano stati coniati a Torino prima dei Cavallotti col cavallo, seguiti poi da un cambio di impronta dovuto a chissà quale motivo, ma mi sembra invece possibile che si tratti di due tipologie differenti, qui se qualcuno ha qualche informazione in merito che non conosco avrei piacere di leggerla…

Per quanto mi riguarda non trovo collegamenti coi Cavallotti cosiddetti "stretti" e "larghi", non trovo il senso di chiamare questi ultimi cavallotti. Se dovessimo cercare un'analogia con tipologie antecedenti vedremmo che le impronte ricalcano in gran parte quelle del 3 grossi di EF. In riferimento a questo fatto e tralasciando eccezioni di esemplari sovrappeso del 1587 di 3.15g registrati dal MIR, potremmo notare come in circa 30 anni (dall'emissione del 1558 di EF a quella del 1587 di CE*) il peso si sia ridotto da 2.82g a 2.49g ("cavallotti larghi") - con un calo fisiologico del peso della tipologia - per poi giungere con quelli "stretti" ad un diametro di 24mm e un peso di 1.83g minimo. Discorso diverso per i cavallotti propriamente detti, con l'impronta del cavallo, già coniati sotto EF sia come conte che come duca. Certamente non li definirei "cavallotti o pezzi da 3 grossi" alla luce di quanto scritto sopra.

* qui ci sarebbe da discutere anche della definizione dei 3 grossi di EF di "I tipo" e "II tipo" adottata dal MIR,, dove questi ultimi sarebbero conosciuti solo con data 1555 mentre il I tipo - meno curato anche nelle impronte e con un peso registrato inferiore - sarebbe stato battuto fino al 1558 .... 

 

Modificato da niko

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