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Monumenti nelle monete provinciali


gpittini

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Ninfeo della Larissa ad Argo su questo bronzo di Lucio Vero. Al rovescio una elaborata struttura a più piani composta da un arco centrale a tutto sesto affiancato da campate a peduncolo distile unite alla struttura centrale da un arco; in alto, architrave centrale sostenuto da quattro colonne e sormontato da due figure in piedi; ai lati, due architravi inferiori, ciascuno sormontato da una statua equestre.

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Tempio esastile sul rovescio di questo bronzo di Zela per Julia Domna, moglie di Settimio Severo (NAC 100)

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Molto interessante il rovescio di questo bronzo di Filippo I (Celesiria, Eliopoli): veduta aerea della zona di culto di Giove Eliopolitano comprendente il tempio, l'altare e l'urna, con scala di avvicinamento su affioramenti rocciosi e boschivi; caduceo nel campo a sinistra.

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DE GREGE EPICURI

Una moneta di Settimio Severo, molto simile a questa, è riprodotta sulla copertina del Price-Trell che ho citato all'inizio della discussione. Si tratta dell'altare di Zeus a Pergamo, posto sulla sommità della rocca in uno dei numerosi templi (i fregi di quello più importante ora sono a Berlino, nel museo omonimo).

Le lastre di marmo del fregio sono state recuperate da un tedesco (che era in Turchia per attività ingegneristiche, prima di trasformarsi in archeologo!): stavano per essere sciolte in un forno a calce, e credo che alcune abbiano fatto quella fine.

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Bronzo con diritto simile al precedente, contromarcato (forse con testa di Eracle a destra). Sul rovescio Apollo Grineo in piedi, di fronte, con patera e ramo, all'interno di un tempio esastilo con scudo sul frontone.

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Della Koinon di Macedonia (metà del 3° sec. a. C.) questo bronzo con testa diademata (e tentativamente forata!) di Alessandro Magno sul diritto e una colonna sormontata da una statua in piazza tra due templi tetrastili sul rovescio.

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Su questo bronzo di Side con Salonina (Augusta, 254-268) al diritto troviamo al rovescio Tyche seduta a sinistra sulle rocce, con ai piedi la figura a mezza lunghezza del dio del fiume Melas che nuota a destra; il tutto all'interno di un santuario tetrastilo con melograno in alto.

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Bronzo di Giulia Domna (Augusta, 193-217) della zecca di Pogla, in Pisidia, con al rovescio una statua di culto di Artemide di Perge all'interno del tempio distile con tetto a cupola; stella e mezzaluna in alto.

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Bronzo di Augusto della zecca di Pergamo che raffigura sul diritto il Demos di Pergamo, a destra, che incorona con una ghirlanda il Demos di Sardi. Sul rovescio un tempio distile con la statua di Augusto di fronte.

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Qualche parola sulla frequente raffigurazione di edifici sacri sulle monete battute nell'Oriente greco. Spesso le città orientali si univano a formare leghe (koinà; sing. koinon) che, in epoca romana, avevano come elemento di aggregazione il culto imperiale. Le città principali di ciascuna di queste leghe, che possedevano uno o più templi per il culto imperiale, venivano spesso definite nei documenti ufficiali neokoroi, letteralmente "guardiane del tempio". Essere neokoroi era considerato un onore prestigioso, per il quale le città greche lottavano tra di loro; il procedimento comportava tre gradi di giudizio positivo, presso il koinon, l'imperatore e il senato romano. Le città che ottenevano questo onore raffiguravano spesso il tempio (o i templi) sui rovesci delle loro coniazioni. Per chi volesse approfondire, il principale studio sull'argomento è "Neokoroi" di Barbara Burrell, dove largo spazio è dato proprio alle testimonianze numismatiche. 

 

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Statua di Eracle all'interno di un porticato tra due templi tetrastili su questo bronzo di Geta (Pontus, Sebastopolis-Heracleopolis).

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Tempio tetrastilo senza frontone in cima alla collina, con peribolo contenente boschetto di alberi, sul rovescio di questo bronzo di Antonino Pio (Commagene, Zeugma).

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Sul rovescio di questo medaglione di Geta (Caria, Mylasa) un tempio tetrastilo con globetto nel frontone e contenente la statua di Giove rivolto verso l'esterno, con scure bipenne e lancia.

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Tempio tetrastilo di Ma / Zeus con parete visibile sullo sfondo e statua in piedi su cippo all'interno sul rovescio di questo bronzo di Caracalla (Pontus, Neocaesarea).

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Sul rovescio di questo bronzo di Elagabalo (Fenicia, Berito) una porta tetrastilo con arco centrale sormontato da figura con mano destra sollevata, leone a cavallo o pantera a destra; sotto l'arco, figura di Marsia in piedi sulla base, che tiene un otre di vino sulla spalla.

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Colgo l’occasione per un richiamo mitologico.

Marsia era un sileno, dio del fiume Marsia, affluente del Meandro in Anatolia. Il mito narra che la dea Atena, dopo aver inventato l’aulos, gettò via lo strumento infastidita dal fatto che le deformasse le gote quando lo suonava. Marsia lo raccolse, causando il disappunto di Atena che lo percosse. Ma non appena Atena si fu allontanata, Marsia riprese lo strumento e iniziò a suonarlo con una tale grazia che tutto il popolo ne fu ammaliato, convincendosi che il suo talento fosse maggiore anche nel confronto con Apollo. Marsia, orgoglioso, non li contraddisse, finché un giorno la sua fama arrivò proprio ad Apollo che subito lo sfidò (secondo altre versioni fu lo stesso Marsia a sfidarlo). Al vincitore, decretato dalle Muse in quanto giudici della tenzone, sarebbe stato concesso il diritto di far ciò che volesse del contendente. Dopo la prima prova le Muse assegnarono un pareggio che ad Apollo, ovviamente, non stava bene. Così il dio invitò Marsia a rovesciare il suo strumento e a suonare: Apollo, logicamente, riuscì a rovesciare la cetra e a suonarla, ma Marsia non poté fare altrettanto con il suo flauto e riconobbe Apollo vincitore (secondo un'altra versione Apollo propose per poter eleggere un vincitore di cantare e suonare contemporaneamente, così che solo lui, che aveva uno strumento a corde, ci sarebbe riuscito). Il dio, allora, decise di punire Marsia per la sua superbia e, legatolo ad un albero, lo scorticò vivo.

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Ancora Ae di Elagabalo (Tripoli, Fenicia) piuttosto malandato, che raffigura sul rovescio la figura di Astarte all'interno del tempio costituito da un arco centrale con gradini di avvicinamento e due ali pedemontane di quattro colonne ciascuna.

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Un cenno sul mito di Astarte, dea Madre, prostituta sacra, sposa del fanciullo, regina del cielo e della terra…

<< Astarte è il nome greco-romano con cui viene designata la dea fenicia Ashtart (Astart). Venerata dalle popolazioni semitiche, il suo culto si diffonde in tutta l'area mediterranea grazie ai Fenici. Astarte, protettrice delle città fenicie di Tiro, Sidone, Cartagine e Biblo, è la divinità femminile per antonomasia, la Terra Madre che, unendosi con il suo sposo celeste Baal, «Signore potente», genera ogni essere vivente. Già dal II millennio i Fenici la raffigurano in statuette e bassorilievi come dea madre che, nuda, sorregge i propri seni tra le mani, oppure mentre allatta un bambino, o ancora mentre regge fiori di loto o un disco o dei serpenti. I caratteri di divinità procreatrice sono anche confermati dalla sua assimilazione con l'Iside e la Hator egizie, con l'Ishtar (Istar) babilonese, con l'Afrodite greca e la Venere latina. Per quanto la figura di Astarte Dea Madre sia strettamente legata alla generazione e quindi alla vita, forti sono le implicazioni con la morte; e con la rinascita: nella città di Biblo, Astarte è associata alla figura del dio Tammuz, lo sposo fanciullo il cui mito di morte e resurrezione è simbolo del rifiorire annuo della vegetazione.
Il motivo del fanciullo che muore e risorge, e della potente divinità femminile cui egli è legato, rimanda al mito greco di origine siriaca di Adone, il giovane amato da Afrodite e dalla divinità infera Persefone, ucciso da un cinghiale e destinato da Zeus a trascorrere metà dell'anno con l'una, e metà con l'altra.
Astarte, come la potente Ishtar – regina del cielo e della terra, dea guerriera dell'amore , è anche protettrice dell'amore sessuale, di quello casto come di quello dissoluto (forse per questo motivo nel Vecchio Testamento il nome fenicio Ashtart è alterato in Astaroth, ovvero Astarotte, demone dell'impudicizia). Ruolo di rilievo nel culto di Astarte riveste la prostituzione sacra, praticata in particolare in ambiente siriaco.
Astarte è, inoltre, dea posta in relazione con la guerra (e in particolare con i cavalli e l'abilità equestre): in Mesopotamia ella viene invocata da Hammurabi quale “signora delle battaglie”, gli Assiri la rappresentano in armi in groppa ad un leone, nell'arte babilonese è raffigurata come dea guerriera sul carro. In ambito punico Astarte viene designata poi quale protettrice dei naviganti e in Siria il suo legame con il mare pare in parte testimoniato dall'associazione della dea con i pesci. Astarte è pure divinità astrale, signora dei cieli, divinità lunare: in Grecia sarà identificata con Afrodite Urania e a Roma le verrà attribuito l'epiteto Caelesti>>.

 

Fonte https://www.rossovenexiano.com/agorà/comunicazioni/astarte-dea-madre-prostituta-sacra-sposa-del-fanciullo-regina-del-cielo-e-della-

 

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Bronzo di Otacilia Severa (Panfilia, Perga) con al rovescio la figura di culto di Artemide Pergaia affiancata da stella e mezzaluna, all'interno di un'edicola distilo con aquila in frontone.

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Bronzo di Herennia Etruscilla (Pisidia, Sagalassus) con al rovescio due altari dei Dioscuri decorati con stella e mezzaluna, all'interno di un'edicola ad arco; colonna in mezzo; serpente in basso.

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AE di Gallo Treboniano (Tracia, Maronea) che raffigura sul rovescio Dioniso in piedi a sinistra, con patera e scettro, all'interno di un tempio esastilo con triplo frontone.

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Bronzo di Gallieno (Caria, Aphrodisias) con al rovescio una statua di culto di Afrodite lasciata all'interno del tempio tetrastilo.

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DE GREGE EPICURI

Queste monete provinciali con templi e altri monumenti sono davvero innumerevoli; d'altronde, erano numerosissime le zecche provinciali solo in Asia Minore: quasi tutte città molto antiche, con una lunga tradizione sia edilizia che numismatica; quasi sempre avevano iniziato le coniazioni già in epoca greca classica.

A proposito di quest'ultima di Aphrodisia che hai postato: la scorsa estate ho avuto la fortuna di fare un viaggio in Turchia, e sono stato anche ad Aphrodisia, oltre che a Laodicea e Hyerapolis Frigia, che non sono lontane. Sono siti archeologici vastissimi, con monumenti splendidi e moltissimo materiale ancora da scavare; solo le parti visitabili misurano molti chilometri quadrati ciascuna. Indimenticabile.

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47 minuti fa, gpittini dice:

DE GREGE EPICURI

Queste monete provinciali con templi e altri monumenti sono davvero innumerevoli; d'altronde, erano numerosissime le zecche provinciali solo in Asia Minore: quasi tutte città molto antiche, con una lunga tradizione sia edilizia che numismatica; quasi sempre avevano iniziato le coniazioni già in epoca greca classica.

A proposito di quest'ultima di Aphrodisia che hai postato: la scorsa estate ho avuto la fortuna di fare un viaggio in Turchia, e sono stato anche ad Aphrodisia, oltre che a Laodicea e Hyerapolis Frigia, che non sono lontane. Sono siti archeologici vastissimi, con monumenti splendidi e moltissimo materiale ancora da scavare; solo le parti visitabili misurano molti chilometri quadrati ciascuna. Indimenticabile.

Interessante. Credo che il nome di Afrodisia con cui la città venne conosciuta in epoca ellenistica e romana derivi dalla dea Afrodite, la cui statua di culto è raffigurata sul rovescio. Ho visto che qualche anno fa il sito archeologico è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

 

apollonia

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