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Buonasera a tutti, ho recentemente acquisito una Piastra di Ferdinando II millesimo 1848, mi ha molto colpito per una particolarità, sembra avere la cifra 1 ribattuta, ed è in fase di accertamento nella sezione Napoletane. 

La mia prima esclamazione vedendola è stata... qui c'è stato un 48..? 

Mi sarebbe piaciuto postarla in una mia vecchia discussione, ma ogni tanto bisogna rinnovarsi. 

Da qui la mia idea, propongo che ognuno di noi posti qui la sua 48, indipendentemente dal regnante e dal valore nominale , non devono essere per forza Napoletane, anzi facciamo una cosa senza confini, purché siano del 1848. Sarebbe carino se ognuno accompagnasse la moneta ci qualche notizia o aneddoto del 48 e perché no, un modo di dire facciamo un quarantotto nel proprio dialetto per esempio. 

Inizio io con la mia Piastra, buona partecipazione. 

Piastra 120 grana 1848  Ferdinando II.

La Rivoluzione in Sicilia 

Tra 1837 e il 1847 in Sicilia si manifestarono segnali di un malcontento popolare che poi sfociarono con prepotenza nei moti rivoluzionari del ’48. Nel 1837 una gravissima epidemia di colera aveva causato in Sicilia quasi 70 mila morti che avevano provocato nella popolazione un sentimento di diffidenza e di recriminazioni nei confronti del potere, accusato di avere diffuso volontariamente la pestilenza inquinando l’acqua e l’aria. La tensione sociale sfociò in una rivolta popolare scoppiata a Siracusa e a Catania. L'ostilità dei Siciliani nei confronti del dominio borbonico era dovuto ad un complesso di ragioni, che comprendevano la soppressione d'ogni forma d'autonomia ed il predominio degli elementi napoletani, la condizione di povertà dell'isola, il duro regime poliziesco e le violazioni degli impegni presi da parte dei governi di Napoli.

A queste proteste Re Ferdinando rispose in maniera rapida e spietata: inviò in Sicilia, con poteri straordinari, il marchese Francesco Saverio Del Carretto, ex-liberale famoso per aver stroncato i moti del Cilento del 1828, che ripristinò l'ordine con metodi brutali e oppressivi. Inoltre mise in atto una politica di repressione che non si limitò a colpire soltanto le persone, ma anche le istituzioni: la proclamazione della legge della promiscuità, la quale sancì l’abolizione dell’attribuzione di cariche pubbliche riservate rispettivamente ai sudditi dei due regni, costituisce un esempio emblematico. In seguito a questo provvedimento, i funzionari napoletani che furono spostati in Sicilia andarono a ricoprire le cariche amministrative più importanti, mentre i siciliani, furono obbligati a spostarsi nelle provincie di minore importanza.

Oltre ai provvedimenti punitivi, contribuirono a creare tensione, anche le profonde contraddizioni presenti tra lo sviluppo delle società e l’assetto politico del sistema borbonico, esasperate dalla crisi dell’industria zolfifera, e dalla ripartizione delle terre demaniali municipali che provocarono una diffusa conflittualità tra nobiltà e borghesia, contadini ricchi e poveri. Da questa conflittualità sociale scaturì la politicizzazione di larghi ceti popolari e borghesi che precedentemente non si erano schierati.Lo storico Gaetano Cingari sostiene che la politica borbonica nei confronti della Sicilia durante la Restaurazione fu guidata da tre linee guida: l'avversione al costituzionalismo, all'autonomismo ed alla nobiltà siciliana.Non si deve poi trascurare il ruolo della tradizione culturale ed intellettuale dell'autonomismo siciliano, che affermava una specifica identità regionale in contrasto a quella di Napoli.

L'opera del ministro della polizia e capo della gendarmeria di Ferdinando II, il cavaliere dell'Ordine di S. Giorgio e marchese Del Carretto, contribuì ulteriormente a destare l'odio dei siciliani nei confronti del governo napoletano, poiché questi alle misure poliziesche in senso proprio «aggiunse per malvagio animo gli atti della più bestiale ferocia, permettendo, ordinando uccisioni inutili, arsioni, stupri, saccheggi, banchetti empii, in cui le superstiti fanciulle, disonorate, dovevano celebrare la morte dei propri i parenti e il trionfo della regia autorità, rappresentata da un'orda ladra e sanguinaria di sgherri e di birri napolitani. Alle rappresaglie, ai balordi rigori della censura ed ai polizieschi atti di ferocia, rispose il più intenso odio del popolo Siciliano.»

 

La rivoluzione siciliana del 1848 iniziò il 12 gennaio 1848. Il moto siciliano fu il primo a scoppiare in un anno colmo di rivoluzioni e rivolte popolari, avviando quell'ondata di moti rivoluzionari che sconvolse l'Europa e che viene definita primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana portò alla proclamazione di un "nuovo" Regno di Sicilia. indipendente, che sopravvisse fino al maggio del

1849.

In Campania si usa dire '' È succiess nu 48''

Saluti 

Alberto 

 

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