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L'Arboir intrat (ovvero la morte di Attis)


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Buongiorno,

riprendo da un sito FB un interessante testo sulla ricorrenza della giornata di oggi e il suo riflesso nella monetazione provinciale.

   Accadde oggi: Il 22 marzo avveniva la processione dell'Arbor intrat ("Entra l'albero"), celebrante la morte di Attis. Quel giorno si tagliava il pino, simbolo del dio, se ne fasciava il tronco con sacre bende di lana rossa, lo si ornava di viole e strumenti musicali e sulla sua sommità si ponevano le effigi del dio giovanetto. L'albero veniva portato dai "dendrofori" fino al tempio di Cibele (Grande Madre), dove avveniva la commemorazione funebre di Attis.

Attis è il paredro di Cibele, il servitore autoeviratosi, che guida il carro della dea.
Il centro principale del suo culto era Pessinunte, nella Frigia, da cui attraverso la Lidia passò approssimativamente nel VII secolo a.C. nelle colonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente, da cui fu esportato a Roma nel 204 a.C.
Nella Roma antica ad Attis erano dedicate un ciclo di festività che si tenevano fra il 15 e il 28 marzo, e che celebravano la morte e la rinascita del dio. Tra queste vi erano il Sanguem, celebrato dai Galli e l'Hilaria. Tracce di questi culti, che presero il nome di Attideia, sono presenti anche in colonie greco-romane (ad esempio quella di Egnazia in Puglia).
Collegato con il culto di Cibele è il mito che la vede legata al dio Attis. Le varianti di questo mito sono molteplici.
Una leggenda narra che Zeus fosse innamorato di Cibele e cercasse - invano - di unirsi alla dea. In una notte di incubi angosciosi, mentre Zeus la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento e con continue prepotenze oltraggiò tutti gli dei. Dioniso, perciò, giunto all'esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce: gli portò in dono del vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco in bilico su un ramo. Con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò, strappandosi di netto i genitali: così Agdistis morì dissanguato, mentre il suo sangue bagnava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e carico di succosi frutti. La ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, sfiorò con la sua pelle uno di quei frutti e rimase incinta di un dio: fu così generato Attis il bello, il grande amore di Cibele. Costei suonava la lira in onore di Attis e lo teneva perennemente occupato in voluttuosi amplessi. Ma, ingrato e irriconoscente, Attis volle abbandonare quelle gioie e fuggì per vagare sulla terra alla ricerca di un'altra donna. Cibele sapeva bene che nessuna infedeltà di Attis sarebbe potuta sfuggire alla sua vista onnipotente e lo sorvegliava dall'alto sul suo carro trainato da leoni. Colse così Attis mentre giaceva spensieratamente con una donna terrena, convinto che le fronde di un alto pino fossero sufficienti a nascondere il suo tradimento. Vistosi scoperto, Attis fu assalito da un rimorso tormentoso e implacabile, finché all'ombra del pino si uccise. Fonte WP.
 
Medallion I.
THRACE, Anchialus. Gordian III. AD 238-244. Æ Medallion (36mm, 29.54 g, 2h). Laureate, draped, and cuirassed bust right / Cybele, veiled and wearing mural crown, enthroned left, holding phiale, and resting arm on tympanon; below throne, lion seated left; to left, Attis, wearing Phrygian cap, standing facing, head right, holding pedum and raising hand; pine tree in background. AMNG II 623 (same rev. die as illustration); Mouchmov 2927 (same dies as illustration); Varbanov 633 (same dies as illustration). Good VF, earthen and green patina. Very rare.
Provenance: Classical Numismatic Group, Inc.
Mail Bid Sale 82 of 16.09.2009, lot: 823.
  Deriving from the Phrygian goddess Matar Kubileya, or “Mountain-Mother”, Cybele was a manifestation of the Great Mother, an ancient deity who embodied the Earth’s fertility, the rugged mountains and deep recesses, and wild animals. Her association with untamed and unrestrained nature is similar to Dionysos, and Cybele is often depicted with a lion (or biga drawn by lions), and a tympanon, or drum, used to drive her male devotees into a state of ecstasy, resulting in self castration. To varying degrees, the attributes of Cybele were adopted by the Greeks and Romans in their own fertility goddesses. Beginning in the late sixth century BC, however, the Greeks adopted the worship of Cybele herself and in 210 BC, during the height of the Second Punic War (218-201 BC), the cult was introduced to the Romans when an archaic xoanon of the goddess was brought to the capital from Pessinos in Phrygia where Cybele was venerated along with the hermaphroditic deity, Agdistis, as well as Attis. While the annual Roman festival held in honor of Cybele each April, the Ludi Megalenses, represented a greatly sanitized veneration of the goddess, the presence of the other two associated deities reveals a somewhat more ancient, complex, and violent myth.
According to Pausanias (7.17.5), Attis was the son of Nana, the daughter of the local river-god, Sangarios. To conceive the child, Nana impregnated herself with the fruit of an almond-tree that had grown out of the severed male genitals of Agdistis, a local hermaphroditic deity. After the baby’s birth, she abandoned it, and it was reared by a he-goat. When Attis grew to maturity, he attracted the attention of the local king, who wished to betroth his daughter to the boy. It was either the goddess Agdistis, now female only, or Cybele, who at this point became infatuated with Attis; in both versions, each goddess appeared in her transcendent power at the moment that the marriage-song was being sung (Arnobius, Adversus Gentes, 9.5.4). Attis went mad and died by castrating himself, a practice which the male worshippers of Cybele, known as korybantes or galli, would continue to practice. In repentance for causing the death of Attis, the goddess ensured that the boy’s body would remain incorruptable and he was buried at the foot of a Phrygian mountain, which came to be known as Agdistis.
A Lydian version of this myth, derived from that of Phrygia and also noted by Pausanias, relates that when Attis introduced the cult of the Mother Goddess, known now as Cybele, to the Lydians, Zeus, in a jealous rage, sent a boar to plague the land. While hunting it, Attis was gored by the boar and died. This version may have been created later to provide an etiology for the refusal of the Gauls in that region to eat pork.
Nessuna descrizione della foto disponibile.
Medallion II.
Roman Provincial. Gordian III. Æ Medallion of Anchialus, Thrace. AD 238-244. AVT K M ANT ΓOPΔIANOC AVΓ, laureate, draped and cuirassed bust right / OVΛΠIANΩN AΓXIAΛEΩN, Cybele, veiled and wearing mural crown, enthroned left, holding phiale, and resting arm on tympanon; below throne, lion seated left; to left, Attis, wearing Phrygian cap, standing facing, head right, holding pedum and raising hand; pine tree in background. AMNG II 623 (same rev. die); Mouchmov 2927 (same dies); Varbanov 633 (same dies). 31.53g, 35mm, 12h.
Good Very Fine; heavily tooled. Very Rare.
From a private UK collection.
Provenance: Roma Numismatics Limited E-Sale 66 date 09.01.2020, lot: 772.
Nessuna descrizione della foto disponibile.
 
 
Ciao
Illyricum
;)
 
 
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