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Inviato

Da Side di Pamphilia un non comune esemplare di statere ( 360-333 a.C. ) , 10,76 g , con belle raffigurazioni di Atena Partenos al diritto e di Apollo offerente al rovescio  .

Sarà il 18 Ottobre in vendita Kunker 376 al n. 4766 .

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È lo stesso esemplare venduto alla LEU AUCTION 11 del 14 maggio scorso. Mah!

apollonia


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Le lettere retrostanti alle divinità raffigurate sono dell’alfabeto indigeno, il sidetico, che differenziava Side dalle altre città della Panfilia per la presenza di una lingua propria.

Nella descrizione del mito di fondazione dei Sideti nella sua Anabasi di Alessandro Magno, Arriano dice, quando il Grande si dirigeva verso Side, che gli abitanti della città erano Cimesi provenienti da Cime eolica. Essi raccontavano di sé che, appena giunti in quella terra, i primi a lasciare Cime per colonizzarla, dimenticarono la loro lingua madre e parlarono subito una lingua straniera, e non il persiano degli indigeni, ma il loro stesso idioma, in realtà un nuovo dialetto.

apollonia

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Inviato

 


Inviato
11 ore fa, apollonia dice:

Le lettere retrostanti alle divinità raffigurate sono dell’alfabeto indigeno, il sidetico, che differenziava Side dalle altre città della Panfilia per la presenza di una lingua propria.

Nella descrizione del mito di fondazione dei Sideti nella sua Anabasi di Alessandro Magno, Arriano dice, quando il Grande si dirigeva verso Side, che gli abitanti della città erano Cimesi provenienti da Cime eolica. Essi raccontavano di sé che, appena giunti in quella terra, i primi a lasciare Cime per colonizzarla, dimenticarono la loro lingua madre e parlarono subito una lingua straniera, e non il persiano degli indigeni, ma il loro stesso idioma, in realtà un nuovo dialetto.

apollonia

 

sul sidetico come le altre lingue anatoliche del tempo (cario, milio, licio, lidio...etc) si sa ben poco e si conoscono solo per le monete e poche incisioni. sono alfabeti e lingue imparentate tra loro di famiglia anatolica e indoeuropee, ma il sidetico è quella meno nota per la scarsità di testimonianze e gli studiosi non sono nemmeno d'accordo sul gruppo linguistico e sui suoni.


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La melagrana e Side nel mito.

Una leggenda associa questo frutto ad Orione, l’aitante cacciatore che aveva sposato Side, una giovane donna tanto bella quanto vanitosa. Convinta d’essere più bella perfino di Era, la sfidò e venne punita dal marito che la scaraventò nell’Ade dove si trasformò in pianta di melograno.

Una variante di questa leggenda racconta che Side fosse la giovane e bella donna che si uccise per sfuggire agli oltraggi del padre. Gli dei pietosi fecero crescere un melograno sulla sua tomba, mentre il padre venne mutato in nibbio, un uccello che mai si posa sulle fronde del melograno.

apollonia

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28 minuti fa, VALTERI dice:

Integrazioni @apollonia come sempre interessanti, grazie

 

Da parte mia ti sono grato per darmi il via con i tuoi post.

apollonia


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Notare che circa un mese prima dell’asta Künker di questo statere si terrà l’asta Hirsch (sempre preannunciata da Valteri in https://www.lamoneta.it/topic/208245-statere-di-side/), di un altro statere di Side con la melagrana e il delfino in primo piano, associati a una raffinata testa arcaica di Atena sull’altra faccia.

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apollonia

 


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Inviato

Anch’io avevo segnalato tempo fa uno statere di Side con melagrana e testa di leone dell’asta VAuctions, Pars Coins Sale 6, rimasto invenduto.

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Base d’asta: 1.200 USD. Valutazione: 2.000 USD. Risultato: non venduto

Lotto 46. PAMPHYLIA, Side. Circa 490-400 BC. AR Stater.
PAMPHYLIA, Side. Circa 490-400 BC. AR Stater (11.02 gm; 25mm x 20mm). Pomegranate; to upper right, lion's head left / Helmeted head of Athena right within incuse square. Atlan 24 (O22/A22); SNG France 626; cf. SNG Copenhagen 369. Sharply struck on a nice oval-shaped flan. Excellent metal. Choice AU. Lightly toned.

apollonia


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Inviato

A proposito di Side e Melagrana (per indicare il frutto del melograno).

Dall’asta Baranowsky di Milano del 25/3/1931.

d

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Inviato
3 ore fa, Oppiano dice:

A proposito di Side e Melagrana (per indicare il frutto del melograno).

Dall’asta Baranowsky di Milano del 25/3/1931.

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Secondo il Devoto-Oli “melagrano” è il toscano di “melograno”, il nome italiano dell’albero Punica Granatum delle Punicacee, originario della Persia.

Il nome italiano del frutto edule del melograno è “melagrana” (s. f., pl. melagrane, raro melegrane).

apollonia


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Inviato
17 minuti fa, apollonia dice:

Secondo il Devoto-Oli “melagrano” è il toscano di “melograno”, il nome italiano dell’albero Punica Granatum delle Punicacee, originario della Persia.

Il nome italiano del frutto edule del melograno è “melagrana” (s. f., pl. melagrane, raro melegrane).

apollonia

 

ACCADEMIA DELLA CRUSCA.

di più cosa?

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/melagrana-melograno-mela-granata-melo-granato-pomo-granato--il-frutto-dellabbondanza-sovrabbonda-di-nomi/1101

Simbolo di abbondanza, fertilità e fortuna, raffigurato spesso nelle mani di dee o in quelle della madre di Cristo, il frutto del melograno era conosciuto fin dall'antichità. Il suo nome scientifico Punica granatum deriva dal latino punicus perché così lo chiamò Plinio ritenendolo originario dell'Africa Settentrionale. Le radici della pianta, ogni parte del frutto e i fiori erano usati nella farmacopea tradizionale, come illustra Pietro Andrea Mattioli "medico sanese" nei cinquecenteschi Discorsi nei sei libri della materia medicinale di Pedacio Dioscoride Anazarbeo; il Mattioli, che usa melagrano per indicare sia il frutto sia la pianta, nota che "i Melagrani si chiamano in più luoghi d'Italia Pomi granati". ..

Sul fronte delle varietà locali, grazie alla testimonianza della carta 1275 dell'AIS integrata con repertori dialettali, sappiamo che l'area settentrionale della penisola presenta per il frutto del melograno forme maschili e prevalentemente composte con pomo: i tipi lessicali sono pomo granato in Piemonte e Lombardia, pomoingranato o meloingranato nel nord-est, gramagno e magragno nel veronese (magragnar è l’albero), pomo granero o melagrano tra la Lombardia e l’Emilia, mentre in Romagna troviamo il femminile melaingranata o melagranara o mela garnera. Per la Toscana è testimoniata l'affermazione di melagrana e, specie in area occidentale, di melaingrana e melangrana; per la pianta vale il corrispondente maschile. In Umbria ritroviamo melagrana al confine con la Toscana e melagranella condiviso con le Marche, ma su tutti prevale melagranata, come in Abruzzo e nel Lazio settentrionale, mentre nella porzione meridionale abbiamo il maschile melogranato che si impone in Molise e in Puglia fino al Gargano. Nel resto della Puglia, prevalentemente in Salento, si usa sita/seta e all'estremità della regione, come anche in Calabria, appare rodi, nome greco del frutto. In tutto il sud, inoltre, a partire dal Lazio meridionale e poi in Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia, abbiamo per pianta e frutto granato (per Sicilia e Calabria anche granatara per la pianta), mentre in Sardegna si chiamano entrambi melagranata o granata (arenada nella forma tradizionale) al sud dell'isola. Al di là della molteplicità è evidente la partizione della penisola in base al genere, che vede nord e sud d'Italia uniti nella scelta del maschile, mentre a partire dalla Romagna fino in Abruzzo e Lazio settentrionale e in Sardegna prevale il femminile, con la parziale riproposizione di quanto accade per arancio e arancia.

Questa "sovrabbondanza " di nomi – amplificata anche dalla possibilità di scrivere unite o separate alcune varianti, su cui sorvoliamo per non appesantire la trattazione – è antica e riscontrabile anche nella tradizione scritta: il TLIO testimonia, per il frutto, melagrana in testi toscani del XIII e XIV secolo, melgrano in un testo toscano del XIV secolo, melagranata in testi pisani, bolognesi, aretini e umbri, mentre melograno e melogranato sono riferiti solo alla pianta e compaiono in testi toscani (lucchesi, fiorentini, aretini) del XIV secolo. Troviamo pomo granato solo per il frutto in un volgarizzamento toscano della Bibbia del XIV-XV secolo e in un testo padovano del XIV secolo, e granato per il frutto in testi toscani, padovani e siciliani e per la pianta in Jacopone e Boccaccio. Infine granata è il frutto in napoletano (XIII sec.), catanese e toscano (XIV sec.).

Per i secoli successivi le testimonianze scritte a nostra disposizione mostrano, per il frutto, la persistenza di melagrana, melagranata, pomo granato e granato fino al XX secolo, pur distinguendosi la scelta in base alla provenienza degli autori: la prima forma è la scelta dei toscani, melagranata è attribuibile per lo più ad autori centromeridionali, pomo granato a quelli settentrionali, mentre granato è nell'uso sia di veneti sia di meridionali. Soltanto granata parrebbe arrestarsi nel XVII secolo, mentre, dal XVI secolo sembra affermarsi, nell'uso di autori emiliani o settentrionali, un maschile non composto con pomo, ma con mela o melo, melagrano e poi melograno, melagranato e melogranato. Raramente affiora anche pomo punico.

In che modo si pone la lessicografia di fronte a tanta varietà? Il Vocabolario degli Accademici della Crusca, dalla prima alla quinta edizione, ha per il frutto melagrana e melagrano per l'albero, ma la quinta edizione (la prima a registrare melograno) aggiunge che il maschile melagrano vale anche per il frutto, con il sostegno del passo di Mattioli citato in apertura. Tutte e cinque le edizioni danno anche melagranata e melogranato, rispettivamente per il frutto e la pianta, e, a partire dalla terza, entra anche granato che "vale Melagrano, sorta di frutto, che anche dicesi Melogranato", con qualche dubbio su cosa si debba intendere; dubbio che viene sciolto dalle citazioni riportate nella quarta edizione, da cui è evidente che si tratta (anche) del frutto; la quinta, infine, si fa esplicita: "Frutto dell'albero chiamato Melagrano, il qual frutto comunemente chiamasi Melagrana; ed altresì L'albero stesso che produce tal frutto". La stessa quinta edizione registra anche granata per il frutto. In nessuna edizione troviamo pomo granato(tenendo naturalmente conto che la quinta si ferma alla lettera O). Cinque possibili opzioni quindi, anche per la "custode della norma".

Analoga situazione troviamo nel Tommaseo-Bellini (1861-1879): il monumentale dizionario, coevo della V Crusca, ha melagrana per il frutto del melagrano, la quale "dicesi anche mela punica", forma presente nel Trattato dell'agricoltura di Piero de' Crescenzi. Sempre per il frutto sono registrati i lemmi melagranata e granata (dato per desueto), mentre granato e melogranato sono riferiti all'albero, e anche pomo granato con la più volte ricordata citazione dal Mattioli.

Pressoché tutte queste voci, con la sola eccezione di mela punica, sono registrate nella lessicografia contemporanea: per il frutto, melagrana è sicuramente considerato il "legittimo" termine di lingua; mentre melagranata è considerato più raro, almeno per alcuni dizionari (GRADIT, Sabatini-Coletti 2007 e ZINGARELLI 2016). Anche granata è attestato, ma GRADIT lo glossa come termine dell'agricoltura, pomogranato è sempre riconosciuto regionalismo e più spesso voce settentrionale, mentre granato è detto obsoleto o antico o arcaico (ZINGARELLI 2016 non lo registra affatto); infine pomo punico è concordemente annotato come letterario. Solo GRADIT e ZINGARELLI 2016 registrano l'uso "improprio" di melograno per il frutto. Anche la pianta conserva pluralità di denominazioni: non solo troviamo melograno, con melagrano, variante di impronta toscana, ma anche granato, melogranato e il regionalismo pomo granato.

Dalle testimonianze lessicografiche sembrerebbero certi sia il perdurare fino ai nostri giorni dell'abbondanza di denominazioni per questo frutto, sia la scarsa capacità di affermazione di melograno come "diretto concorrente" di melagrana a livello di lingua.

Per ciò che riguarda la resistenza all'uniformazione, non è insolito che le varianti locali dei nomi di frutti mostrino una certa resistenza; in particolare ciò accade per i nomi dei frutti di piante come il melograno, o il cachi, presenze familiari in orti e giardini italiani: proprio a questa familiarità si deve che i frutti siano entrati tardivamente nel circuito della grande distribuzione.

La resistenza però comincia a dare segni di indubbia flessione: provando a lanciare in rete la sequenza "succo di" seguita dalle diverse denominazioni del frutto, possiamo rilevare una sostanziale preponderanza di succo di melograno (oltre 70.000 occorrenze), seguito a distanza da succo di melagrana (meno della metà); questo vantaggio del maschile risulta anche da ricerche mirate condotte sui siti della aziende produttrici di succhi di frutta, le quali, è bene notare, sono maggiormente concentrate in area padana. Le altre opzioni, succo di melagrano a parte (634 occorrenze), rimangono addirittura sotto la decina e in alcuni casi si tratta di testimonianze in testi anteriori all'Ottocento.

Una spinta all'omologazione sulla forma maschile "pilotata dall'industria" quindi? In realtà ciò che spinge verso il maschile è molto più probabilmente la preesistenza di un termine tradizionale, pomo granato, melo granato o granato che sia, maschile appunto, un tempo predominante al nord e al sud della penisola. Per meglio valutare può essere utile sondare, tramite il corpus di Google libri, un ambito totalmente diverso che implica un livello "altro" di comunicazione: la storia dell'arte. Come detto in apertura il frutto del melograno per il suo valore simbolico compare nelle opere di molti artisti, anche famosi, come Jacopo della Quercia, Leonardo, Sandro Botticelli, il Pinturicchio, e altri ancora; questo fa sì che Madonna della melagrana, o del melograno in alternativa, sia un sintagma piuttosto ricorrente in testi legati all'arte o alle città d'arte, riferito indifferentemente all'una o all'altra di queste opere: nel corso del XIX secolo è attestato solo il primo, con 73 occorrenze, mentre Madonna del melograno compare nel secolo successivo, mostrandosi già un concorrente di tutto rispetto (399 contro le 464 del femminile), anche se, a tutt'oggi, la forma femminile resta dominante in questo tipo di pubblicazioni (273 contro le 149 del maschile). Nessuna delle altre forme che i dizionari di lingua attestano per il frutto ricorre in rapporto a Madonna, con l'unica eccezione della Madonna del granato che però indica soltanto a una particolare statua lignea conservata nel santuario omonimo sul monte Calpazio nel Cilento.

Vediamo allora che la pressione della commercializzazione ha sicuramente ridimensionato la sovrabbondanza di denominazioni e, in concorso con la spinta delle varietà tradizionali, favorito l'uso del maschile anche per il frutto, ma la forma femminile melagrana, sostenuta anche dall'analogia con mela vs melo, si mostra ancora vitale.

Un'ultima annotazione di carattere morfologico: per il plurale si tende a considerare le forme melagrana e melograno come inscindibili e quindi a non analizzarle nei componenti, cosicché melagrane e melograni sono di gran lunga più frequenti e raccomandabili di melegrane e meligrani. Per pomo granato, mela granata e melo granato, spesso scritti scissi, al contrario, il plurale si applica a entrambi i componenti.

d

 


Supporter
Inviato

E non dimentichiamo il melagrana presente sul 40 lire 1821 di Maria Luigia d'Austria duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, 1815-1847, Milano.

Passano i secoli, ma i simboli restano.

d

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Supporter
Inviato

Tutti abbiamo letto a scuola la breve e commovente poesia di Giosuè Carducci dal titolo “Pianto antico”, composta per ricordare il figlioletto Dante, deceduto ancora bambino.

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apollonia


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Inviato

Dal risultato di una rapida indagine, non ci sono dubbi che MELO è l’albero e MELA il frutto da esso prodotto.

L’aggettivo GRANATO (dal lat. granatus), nel significato “Che ha (o è formato di) grani o granelli”, rimane nell’uso soltanto nelle espressioni melo granato (o, come s. m., il granato) e mela granata o pomo granato (anche s. f., la granata), largamente diffuse per indicare il MELOGRANO e la MELAGRANA. Anticamente, come s. m., GRANATO indicava sia la pianta sia il frutto (Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/GRANATO/).

Quindi MELOGRANO è l’albero e MELAGRANA il frutto da esso prodotto, ma nel linguaggio comune MELOGRANO viene usato anche come sinonimo di MELAGRANA.

apollonia

  • Grazie 1

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Riguardo al plurale dei due nomi, attenendosi alle norme della Lingua italiana per i nomi composti del tipo NOME + AGGETTIVO che al plurale cambiano la desinenza dei due elementi, dovremmo avere MELOGRANO/ MELIGRANI e MELAGRANA/ MELEGRANE.

So che vi sono eccezioni come palcoscenico/palcoscenici e anche casi come “pellerossa” che presenta sia la forma invariata “i pellerossa” sia quella regolare “i pellirosse”. Non so se vi siano eccezioni anche per i plurali dei nostri due nomi.

apollonia


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Inviato

Genova e il melograno

Ad un melograno sono affidate le sorti di Genova, un melograno speciale, che vive sul Palazzo del melograno, in piazza Campetto. Germogliato da un chicco casualmente caduto in quel luogo inospitale nel 1600, si è sviluppato e vive e fiorisce ancora. Dice la leggenda che alla sua vita è legata quella della città di Genova dove, a seconda della fioritura della pianta, l’anno sarà più o meno propizio per la città.

La presenza della pianta sembra legarsi ad una antica storia che si racconta sull’antico proprietario del palazzo. Si dice che Ottavio Imperiale fosse un accanito giocatore di “biribisso”, un antico gioco d’azzardo simile a una roulette ma con le immagini al posto dei numeri. Durante una serata decisamente sfortunata, Ottavio Imperiale perse quasi tutta la sua fortuna ma poi, quando tutto sembrava perduto, sembra abbia puntato i suoi ultimi averi sull’immagine dell’albero di melograno, inanellando una serie di vincite “miracolose” che gli fecero riguadagnare ogni singola moneta persa.
La leggenda ha anche una “variante” che vede il nobile giocarsi il “tutto per tutto” puntando un terreno su cui crescevano dei melograni e che il risultato cambiò le sorti della serata e della sua sorte.
Le leggende concordano, invece, sul fatto che, da quel momento, il ricco e nobile rampollo adottò il melograno tra i suoi simboli portafortuna e lo volle ovunque.
La nascita dell’albero sul portale, quindi, potrebbe non essere “casuale”.

Alla leggenda dell’albero si collegano anche altri racconti secondo cui la morte del melograno significherebbe la rovina della famiglia e, per estensione, dell’intera città di Genova.
Ancora oggi, infatti, molti genovesi guardano con apprensione la pianta, sperando che rimetta le foglie a Primavera.

Fonte: https://liguriaoggi.it/2018/03/16/la-leggenda-di-palazzo-del-melograno-a-genova/

apollonia


  • 3 settimane dopo...
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Inviato
Il 23/8/2022 alle 11:59, apollonia dice:

Dal risultato di una rapida indagine, non ci sono dubbi che MELO è l’albero e MELA il frutto da esso prodotto.

L’aggettivo GRANATO (dal lat. granatus), nel significato “Che ha (o è formato di) grani o granelli”, rimane nell’uso soltanto nelle espressioni melo granato (o, come s. m., il granato) e mela granata o pomo granato (anche s. f., la granata), largamente diffuse per indicare il MELOGRANO e la MELAGRANA. Anticamente, come s. m., GRANATO indicava sia la pianta sia il frutto (Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/GRANATO/).

Quindi MELOGRANO è l’albero e MELAGRANA il frutto da esso prodotto, ma nel linguaggio comune MELOGRANO viene usato anche come sinonimo di MELAGRANA.

apollonia

 

Non ci sono dubbi che, fermi restando gli usi locali, “melagrana” sia il termine giusto per indicare il frutto, come dimostra il suo uso da parte di Franco Bosio, uno dei più autorevoli enigmisti ed esperti di rebus che firma spesso con lo pseudonimo di Orofilo: una sicurezza per l’uso corretto della nostra lingua.

Scrive Bosio riguardo al rebus nell’antichità greca e latina che non c’è dubbio che esso fosse conosciuto da Greci e Latini. Certamente il rebus allora non era solamente una curiosità divertente ma spesso veniva preso molto sul serio. A questo proposito sono da citare molti esempi che alludevano in maniera più o meno evidente a nomi geografici o di persone.

Le monete antiche ci hanno tramandato numerosi rebus. Agrigento (la greca Akràgas) recava sulle sue monete un granchio, in greco acràgas (fig. 1); così Ancona (Ankon) aveva inciso un gomito, in greco ànkon (fig. 2); similmente l’isola di Milo, una delle Cicladi, detta Melos in greco si contrassegnava con una mela, melon, mentre Side, città della Panfilia in Asia Minore recava sul verso delle sue monete una melagrana, side in greco (fig. 3).

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apollonia

 

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