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Pandosia e la sua moneta tra VI e IV secolo a.C.


Risposte migliori

Le emissioni monetarie di Pandosia, sebbene di scarsa entità ed emesse in modo discontinuo, rappresentano una fonte documentaria di primaria importanza che amplia e valorizza la conoscenza di un sito su cui la tradizione letteraria appare alquanto lacunosa e, in alcuni casi, fortemente dibattuta (per un quadro generale v. Hansen-Nielsen 2004, 285, n. 64). Dubbia peraltro è la stessa localizzazione della città antica all’interno del territorio enotrio, che oscilla tra una tradizionale collocazione nell’alta valle del Crati, in località Timpone del Castello, presso Cosenza (v. da ultimi Mele 2017, 233-5 e Genovese 2012, 34 s. con bibl. prec.), ed una più recente ubicazione a ridosso di Cerenzia (Marino 2005; De Sensi 2004).

E per quanto studi e ricerche più o meno recenti abbiano diffusamente indagato l’archeologia dell’Oinotria, la sua organizzazione polico-territoriale nel quadro più ampio del fenomeno coloniale in Magna Grecia, scarsa è stata l’attenzione rivolta nel dettaglio alle emissioni monetali di Pandosia, delle quali è stato offerto solo un quadro complessivo e peraltro suscettibile di approfondimenti e aggiornamenti fondati sulla raccolta della documentazione numismatica (Rutter, HN; Taliercio 2012, 1998; Bugno 2007; Parise 1982; Mangieri 1980).

 

Localizzazione di Pandosia (da M. Bugno, Da Sibari a Thurii, Naples 1999)

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Base di partenza del presente contributo è stato pertanto il censimento degli esemplari che è stato possibile documentare attraverso lo spoglio di cataloghi di collezioni pubbliche, private e di vendite all’asta. La cortesia e la disponibilità di alcuni utenti, ai quali rivolgo un sentito ringraziamento, hanno inoltre fornito a vario titolo un importante contributo consentendo di ampliare e puntualizzare alcuni aspetti della ricerca.

L’analisi condotta ha consentito di elaborare un preliminare catalogo di 25 esemplari in argento (15 stateri, 5 dracme, 5 trioboli) che in base ad elementi tipologici sono stati convenzionalmente ripartiti in tre gruppi di emissione (A-B-C). Per ognuna di esse vengono esaminati nelle relative sezioni aspetti concernenti la tipologia, la metrologia e l’epigrafia che unitamente ai dati interni alla sequenza hanno veicolato la formulazione di proposte di inquadramento cronologico.

Dal computo degli esemplari sono stati esclusi:

a)      l’unità di bronzo con t. di Hera al D/ e altare al R/ attribuita da Poole a Pandosia (BMC 5) ma successivamente riferita a Paphos (https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_1852-0222-90 seguito da Rutter, HN, 185).

b)      le monete nn. 6849-50 della collezione Santangelo (non viste) al Museo Archeologico di Napoli, che nel catalogo di Fiorelli presentano dettagli tipologici alquanto peculiari che richiederebbero una verifica autoptica.

c)      l’emissione con tipi corinzi contrassegnata simbolo della testa di Pan attribuita a Pandosia da Robinson (SNG Lockett 2297; Rutter, HN, 185).

SNG Lockett, 2297

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GRUPPO A

 

La più antica attestazione di Pandosia, come ben noto, compare su stateri (10 ess.) caratterizzati al D/ dal tripode a zampe leonine sormontato da tre anse circolari su linea di pase perlinata entro due segmenti lineari e legenda ϘPO a s. con ductus progressivo ascendente; al R/ da un toro retrospiciente in rilievo a d. o a s. entro una depressione rettangolare incusa accompagnato dalla legenda :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron: (con omicron di forma romboidale o circolare) bipartita tra il campo in alto e l’esergo. Il bordo risulta perlinato entro duplice circolo lineare al D/ e radiato al R/.

La fisionomia degli stateri appare compatta per la concatenazione interna e per l’omogeneità stilistica. E’ possibile tuttavia suddividere i conii in due sottogruppi in base alla posizione del toro (rispettivamente a s. e a d.). Tale ripartizione assume tuttavia valore prettamente espositivo e non sembrerebbe corrispondere ad una progressione cronologica. La collocazione del sottogruppo 1 in posizione iniziale è infatti fondata esclusivamente sul dato paleografico (resa arcaica - o arcaizzante - dell’omicron con forma romboidale).

 

Sottoruppo 1 (toro a s.)

 Paris, de Luynes 744

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BM 1949.1202.3

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Sottoruppo 2 (toro a d.)

 BM 1950.1002.2

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Oxford, SNG 1534

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Paris, BN, FG 1942

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NAC AG 13, 1998, 205

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NAC-Triton XXIV, 2021, 355

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Napoli, MAN, Sg 6461 (da Mangieri 1980, tav. I. 6)

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Napoli, MAN, Sg 6462 (da Mangieri 1980, tav. I. 7)

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Paris, BN, Y 4864. Rotschild 2429

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Quest’ultimo esemplare, riprodotto dal Noe, si distacca nettamente dai precedenti sotto il profilo stilistico e ponderale.

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GRUPPO B 

La seconda emissione comprende un unico statere contrassegnato dai seguenti tipi:

D/ Testa femminile a d. entro corona d’ulivo con capelli trattenuti da un nastro; nel campo in basso, da s. a d. :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::Greek_Mu::Greek_Iota::Greek_Alpha:.

R/ Figura maschile nuda stante a s. con ramoscello nella s. e patera nella d. In basso a s., simbolo poco chiaro (pesce? pira?);  a d., :Greek_Kappa::Greek_Rho::Greek_Alpha::Greek_Theta_2::Greek_Iota::Greek_Mu:.

 

                                                             BMC 1

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GRUPPO C 

La terza emissione, più articolata ma di esigua consistenza, affianca al nominale maggiore (statere: 4 ess.) le frazioni del terzo (5 ess.) e del sesto (5 ess.).

STATERI 

D/ Testa frontale di Hera Lakinia adorna di orecchino, collana a ghiande pendenti e sormontata da un alto polos decorato con grifi e palmette.

R/ Pan seduto a s. su roccia con due lance nella mano d. In basso, cane accovacciato; a s., erma itifalica barbata con caduceo adorno di fibulae pendenti. Sul corpo dell’erma, :Greek_Mu::Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Upsilon::GreeK_Sigma: (?); in alto a s., :Greek_Phi:; a d., :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::GreeK_Sigma::Greek_Iota::Greek_Nu::Greek_omega_small::Greek_Nu:.

 

Boston, MFA, 0196

https://collections.mfa.org/objects/4275

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New York, SNG ANS 600

http://numismatics.org/collection/1963.263.1

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BMC 2

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Dettaglio dell'iscrizione sull'erma

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Napoli, MAN, Santangelo 6848 (da Giove 1996, cat. 13.68)

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L’esemplare della coll. Santangelo nei disegni riprodotti da Fiorelli e Salinas

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DRACME

D/ C.s. ma con polos decorato con rosette.

R/ C.s. ma con lancia trasversale e senza erma. A d., :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::GreeK_Sigma::Greek_Iota:.

BMC 3

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Coll. privata (ex The NY sale 27, 2012, 103 ex coll. Prospero)

(per gentile concessione del collezionista, che qui si ringrazia)

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NAC AG, 124, 2021, 46 – The Collection of Greek coins of a Man in Love with Art Part III

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Paris, BN, FG 1943

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Bruxelles, De Hirsch 238

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TRIOBOLI

D/ C.s.

R/ C.s. ma a d., con doppia lancia e syrinx accanto alla roccia. A s., :Greek_Nu::Greek_Iota::Greek_Kappa::Greek_Omicron:; a d., :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::GreeK_Sigma::Greek_Iota::Greek_Nu:.

 

LHS Numismatik AG, 102, 2008, 52

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CNG, MBS 70, 2005, 40

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London, BMC 4

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New York, SNG ANS 601

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Un ulteriore triobolo alquanto consunto (gr. 0,93), privo di illustrazione, viene segnalato da L. Breglia nell’edizione del ripostiglio di Torchiarolo (IGCH 1977: Breglia 1939, p. 64, n. 1748).

 

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Metrologia

Gli stateri del gruppo A presentano un peso medio di gr. 7,814 che appare perfettamente in linea con lo standard ponderale “acheo-corinzio”. Non mancano eccedenze ponderali ravvisabili in valori decisamente elevati, come documenta l’esemplare di Parigi ex Rotschild 2429 (gr. 9,34; cat. 1), che tuttavia richiederebbe un esame autoptico più accurato anche per via delle notevoli difformità stilistiche nella resa dei tipi rispetto agli stateri della stessa emissione.

Decisamente basso risulta invece il peso dell’unico statere superstite del gruppo B (gr. 6,78; cat. 11) su cui tuttavia il giudizio resta sospeso in attesa di un campione più ampio.

Un sensibile abbassamento del peso dello statere (p.m. gr. 7,49), forse riconducibile al nomos italiotikós, sembrerebbe invece connotare il gruppo C, tuttavia l’esiguità della documentazione (4 ess.) impone le dovute cautele. Si può osservare tuttavia che al calo ponderale del nominale maggiore corrisponde quello della dracma (p.m. gr. 2,09) e del triobolo (p.m. gr. 1,03). Tali divisionali rimandano ad uno statere che risulta ben al di sotto dello standard ponderale acheo ma, nel contempo, appaiono coniati in quantità maggiore rispetto allo statere, che nelle precedenti emissioni costituiva l’unico nominale emesso.

Emerge pertanto una fase di produzione in cui la zecca sembrerebbe contrarre sul piano quantitativo e ponderale la moneta di alto taglio a favore di un maggior apprezzamento della valuta divisionale, che resta in ogni caso al di sotto dei valori “teorici” dello standard di riferimento.

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:Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Lambda::Greek_omega_small::Greek_Nu:Epigrafia

Gruppo A: l’esame paleografico ha evidenziato quanto segue. La legenda ϘPO al D/ è posta sempre a s. con andamento progressivo; rho appare uncinata su tutti i conii. L’unico elemento di differenziazione si riscontra nella dimensione delle lettere, minute sui conii iniziali e maggiori e più calligrafiche sui restanti.

                    Paris, De Luynes 744 (dettaglio)                      Paris, BN, FG 1942 (dettaglio)

                      image.png                     image.png

 

Tutti elementi che si riscontrano sui più antichi stateri di Crotone, a tondello largo e sottile, privi di simboli.

Al R/ la legenda :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron:, divisa tra campo in alto ed esergo (:Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu: - :Greek_Delta::Greek_Omicron:), presenta pi con tratto destro allungato, alpha con linea centrale obliqua, N a “bandiera”, delta rovesciato, omicron di forma romboidale o circolare. Per la resa di quest’ultimo carattere epigrafico si rilevano significativi confronti con la moneta incusa di Poseidonia (ca. 520-500 a.C.) e con le serie a leg. Sirinos/Pux-Puxoes, entrambe connotate dall’alternanza e/o coesistenza di forme più arcaiche (?) accanto a grafemi più evoluti (O). Ulteriori parallelismi sono stati rilevati con le rare monete a leg. Pal-Mol (fine VI sec.) nonché con il più tardo esemplare (Noe 311: metà ca. V sec.) di Metaponto con personificazione dell'Acheloo al R/ (https://www.lamoneta.it/topic/203027-o/#comment-2249121).

 

London, BM 1867.0101.231

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London, BM 1946.0101.448

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Paris, BN, de Luynes 550

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Paris, BN, de Luynes 523

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Paris, BN, de Luynes 466

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Gruppo B: il modello di scrittura adoperato si connota per l’utilizzo simultaneo di grafemi arcaici (san con tratti esterni allungati, iota a tre tratti) e forme meno rigide (pi con breve tratto verticale destro, rho a semicerchio, alpha con segmento centrale lineare). I confronti esterni rimandano in questo caso a Terina, con la quale, come si vedrà, emergono anche affinità sul piano tipologico. In particolare si osserva che la transizione all’alfabeto ionico e, in particolare, da iota a tre tratti a iota a tratto verticale si verifica a partire dal gruppo B Holloway-Jenkins, datato al 440-425 ca. Non a caso le serie iniziali di  di Thurii (post 444/3) appaiono già connotate dal grafema nella forma più evoluta. Il cambiamento sembrerebbe lievemente seriore a Poseidonia, dove si osserva nel corso delle emissioni della sequenza Noe scandite da lettere in successione (420-410).

Gruppo C: le forme grafiche sembrano ormai giunte a piena maturazione, come documenta la presenza del sigma e di omega che connotano la legenda nella forma estesa al genitivo plurale :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::GreeK_Sigma::Greek_Iota::Greek_Nu::Greek_omega_small::Greek_Nu:. Di non facile interpretazione risultano invece le lettere e sigle attestate sullo statere (F, MALUS) e sui trioboli (NIKO). La lettera phi è stata ricondotta da Evans allo stesso incisore che avrebbe firmato alcuni conii di Terina e di Thurii dell’inizio del IV secolo a.C.; da Rutter (HN) all’iniziale di un magistrato. Incerta anche l’iscrizione apposta sull’erma, che Evans (1912) interpretava come :Greek_Phi::Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Lambda::Greek_omega_small::Greek_Nu: o :Greek_Theta_2::Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Lambda::Greek_omega_small::Greek_Nu: correggendo la lettura :Greek_Mu::Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Upsilon::GreeK_Sigma: proposto da Poole (BMC 2). Priva di riscontri anche la sigla :Greek_Nu::Greek_Iota::Greek_Kappa::Greek_Omicron:; che potrebbe interpretarsi, ma in via del tutto ipotetica, come abbreviazione di un nome proprio che da Evans veniva riferito ad un magistrato (Evans 1912, 29-30).

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Tipologia

L’iconografia del tripode sul gruppo A ripete con sostanziale aderenza quella degli stateri di Crotone della fase a tondello largo, che possono dividersi in due raggruppamenti principali sulla base della presenza delle volute “semplici” o “doppie” di cui tuttavia solo uno studio dei conii potrà stabilirne l’eventuale parallelismo/successione. Si osserva tuttavia che gli stateri Cro-Pando sembrerebbero connotarsi per la ripresa di dettagli stilistici comuni ad entrambi i gruppi, quali la presenza delle volute semplici tra si sostegni del tripode (gruppo 1) e l’assenza dei serpenti sul bacino (gruppo 2).

Per il toro restrospiciente in rilievo al R/ l’analogo tipo sibarita offre solo generici confronti. La variante con toro a destra che qualifica il secondo raggruppamento potrebbe forse trovare riscontro con alcuni conii della fase C di Sibari, datata dalla Spagnoli all’età di Telys (514-510), e fornire in tal senso un possibile indicatore cronologico. Resta tuttavia del tutto eccezionale e priva di puntuali confronti la peculiare resa del tipo, peraltro in rilievo, entro una depressione rettangolare incavata che sembrerebbe riecheggiare quasi un’impronta sigillare o uno spazio metopale.

Il gruppo B segna una profonda cesura per la presenza di tipi “autonomi” ma nel contempo in stretta connessione. La figura della ninfa e del Crathis richiamano con ogni evidenza specificità tipicamente locali: viene marcata la natura boschivo-fluviale del paesaggio attraverso le opzioni tipologiche ma anche lo stretto rapporto tra Pandosia e il Crathis, presso cui la città dovette aver sede. Si tratta di un rapporto che emerge implicitamente già nella precedente emissione e che assume ora particolare rilievo come affermazione della propria identità civica. Il toro sibarita ripreso nella prima emissione, se da un lato denuncia l’afferenza di Pandosia al contesto delle relazioni con Sibari (ante 510) - e successivamente con Crotone (post 510) -, dall’altro costituisce l’esplicito richiamo ad un tipo che è stato interpretato, nella bibliografia più accreditata, come un riferimento al territorio e in particolare al fiume Crathis o al Sybaris (Spagnoli 2013, 191 ss. con bil. prec.).

Sul piano dei confronti esterni per la divinità fluviale, identificata dalla legenda, è stato suggerito come modello di riferimento l’immagine di Acheloo stante di una rara serie metapontina inquadrabile nel periodo di poco successivo alla dismissione degli incusi (ca. 440/30: Taliercio 1998, 362) o, in alternativa, la derivazione dai conii selinuntini con la personificazione dell’Hypsas datati da Schwabacher al 435/25 (Rutter, HN, 185) o dalle più tarde serie di didrammi inquadrabili nell’ultimo decennio del V secolo.

 

Paris, BN, de Luynes 466

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 Hess-Divo AG 329, 2015, 21

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Per la testa femminile adorna di taenia si potrebbe indicare, seppur con le dovute cautele, un confronto con alcuni rati conii terinesi del gruppo A Holloway-Jenkins, la cui cronologia iniziale è stata recentemente rivisitata dalla Salamone, che ha rialzato di un quinquennio (ca. 465: Salamone 2009, 143) la datazione proposta da Holloway-Jenkins (460-440 ca.).

 

NAC AG 52, 2009, 54 (Holloway-Jenkins 3)

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Ed è forse ancora a Terina, più che a Thurii (Bugno 2007), che rimanda il dettaglio della corona quale elemento ornamentale del tipo, dettaglio ricorrente sugli stateri del gruppo A (R/) e B (D/) e che si ripete anche a Taranto su una rara emissione inquadrata nella seconda metà degli anni Cinquanta del V secolo (gruppo 8 Fischer-Bossert).

NAC AG 116, 2019, 39

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NAC AG, 13, 1998, 77 (=Fischer-Bossert, 130.a)

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Significativi cambiamenti tipologici informano l’ultima emissione (gruppo C). L’immagine frontale di Hera Lacinia sostituisce al D/ la ninfa, al R/ Pan seduto su roccia subentra al dio fluviale.

La dea è resa di ¾ con pendente, collana e alto polos ornato da grifi e piccole palme (stateri) o da rosette (divisionali) con una sintassi figurativa armonica e segnata da piani chiaroscurali che conferiscono all’immagine una resa estremamente plastica, opera di un incisore di notevole perizia che studi di vecchia data proponevano di identificare addirittura con Zeuxis, pittore attivo a Crotone e autore di un dipinto con Pan e le Ninfe, donato al re Archelaos di Macedonia (v. da ultima Taliercio 1998, 360 con bibl. prec.).  L’ipotesi è certamente suggestiva ma ben lontana dai canoni stilistici che segue la raffigurazione di Pan sul documento monetale (Parise 1994). Spogliato degli attributi ferini che generalmente caratterizzano la divinità su altre classi di materiali, seduto in riposo su una roccia, il tipo presenta piuttosto le medesime fattezze giovanili del Crathis, a cui peraltro appare intimamente legato. Pan, infatti, oltre a riecheggiare il toponimo (Pan/Pandosia), possiede una connotazione agreste e pastorale che ben si adatta a rappresentare  quella natura boschiva e fluviale del sito, già evocata dalle immagini della ninfa e del fiume Crathis nel gruppo B. Si tratta di un collegamento tra il dio e il fiume di origini remote: secondo Eliano (Nat. an. 6, 42) Pan sarebbe frutto dell’unione tra una capra e un pastore di nome Crati; nell’alta valle del Crati Teocrito (Id. V) attesta un culto di Pan (aktios) a cui, secondo Filostefano (fr. 25 Müller), era dedicato uno ierόn. Secondo alcuni studiosi esso sarebbe da localizzare nella Sibaritide, dove un sacello dedicato alla divinità è stato rinvenuto a Francavilla Marittima (Genovese 2012).. All’ambiente pastorale sembrerebbe rimandare peraltro anche il richiamo ad Hermes evocato dal caduceo apposto sull’erma itifallica. Hermes  infatti, come Pan, è divinità legata alle greggi ed alle attività di transumanza oltre ad essere, secondo la tradizione padre di Pan (Bugno 1998, con bibl. prec.).

Sul piano dei confronti esterni studi più o meno recenti (Rutter, HN; Taliercio 1998; Parise 1994) ribadiscono la derivazione (o mutuazione) di tipi del gruppo C dai coevi stateri di Crotone con Hera Lacinia/Herakles inquadrati negli anni della lega italiota (393/2), il cui centro politico-amministrativo ebbe sede inizialmente proprio nel santuario lacinio. Il tipo del D/, in particolare, ricalcherebbe la medesima immagine esibita dalle monete crotoniati, mentre la rappresentazione di Pan richiamerebbe l’immagine di Herakles oikistas ripresa successivamente su alcuni esemplari di Messana datati al 415 a.C. ca., su due serie enee di Medma dell’inizio del IV secolo.  Rispetto a queste ultime, tuttavia, la Taliercio rileva una caratterizzazione più marcatamente militare per la presenza delle lance e di elementi accessori quali in particolare l’erma, di cui la studiosa evidenzia, oltre al collegamento con Hermes, la funzione di delimitazione e confine. Tutti concetti che calati nel contesto della lega italiota vengono interpretati come indizi di un messaggio sostanzialmente politico: sotto l’egida di Pan “guerriero” verrebbe posto il territorio (erma) di Pandosia (Taliercio 1998, 361 con bibl. prec.).

Kroton

Noble Numismatics Pty Ltd 126, 2021, 2545

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Messana

NAC AG, 82, 2015, 44

 

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Medma, AE

CNG, Triton V, 2002, 91

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Suggestivo può apparire, inoltre, il confronto con una litra di Solus (ca. 405-396 a.C.), se è corretta l’ipotesi di Manganaro che identifica con Pan piuttosto che con Hermes il giovane efebo nudo con clamide e caduceo (v. Campana 2013, 21 s. con bibl. prec.)

Solus, litra

NAC AG 25, 2003, 100

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Cronologia

La prima emissione (gruppo A), come ben noto, viene inquadrata all’interno delle serie cd. d’impero o di alleanza di Crotone, in cui rientrano le monete con tripode/toro e legenda Cro-Sy e Sy-LaF, o tripode/tripode e leg. Cro-Te (Parise 1982, 106; Taliercio 2001; Mele 2007, 123).

Va tuttavia osservato che mentre le serie Cro-Sy e Cro-Te adottano la tecnica incusa attraversando le fasi a tondello largo (Cro-Sy; Cro-Te), stretto (Cro-Te) e a doppio rilievo (Cro-Te: tripode/elmo) monete a legenda Cro-Pando e quelle con tripode, Sy/toro, LaF, si collocano in una fase in cui il doppio rilievo sembrerebbe un elemento ampiamente acquisito e sedimentato nella tecnica di battitura. Non si può pertanto escludere uno slittamento del gruppo A, posteriore certamente alla fase C di Sibari, almeno nella prima decade del V secolo – se non qualche anno dopo -, anche sulla bese di indizi epigrafici e in sostanziale parallelismo con gli ultimi incusi larghi di Crotone, affini per modulo (mm 26-25). Questi, infatti, sembrerebbero protrarsi ben oltre la data del 510 fissata da Kraay e almeno fino al 500 (Rutter), negli stessi anni in cui anche Taranto aderisce al nuovo corso monetario (gruppo 2 Fischer-Bossert: 500-490) dopo la breve esperienza incusa. Sulla base di queste osservazioni la problematica relativa alle emissioni d’impero andrebbe pertanto rivista in quanto esse non sembrerebbero costituite un fenomeno unitario e globale né omogeneo sul piano cronologico.                                                                                                        

Più problematico appare l’inquadramento del gruppo B, limitato ad un solo statere, e per il quale gli elementi di giudizio si riducono a confronti esterni sul piano stilistico ed epigrafico. Che si trattasse di questione complessa non era sfuggito a Head, che rilevava la mancata omogeneità tra la testa femminile, pienamente aderente ai canoni classicistici di V secolo, e i caratteri epigrafici di foggia marcatamente arcaica.

B.V. Head, British Museum. Department of Coins and Medals. A Guide to the Select Greek and Roman Coins Exhibited in Electrotype, Oxford 1880, 30

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In questa situazione di incertezza qualsiasi proposta cronologica deve pertanto considerarsi del tutto provvisoria in attesa di una documentazione più ampia che possa fornire nuovi elementi. Se infatti i citati confronti con con Terina (gruppo A Holloway-Jenkins) potrebbero suggerire una datazione intorno alla metà del V secolo, le consonanze stilistiche con le immagini monetali delle divinità fluviali in Magna Grecia e in Sicilia riconducono ad un orizzonte storico posteriore alla fondazione di Thurii. In quest’ultimo caso bisognerebbe considerare il contesto epigrafico (san, iota a tre tratti) come frutto di una prassi scrittoria volutamente arcaizzante, un dato che peraltro non apparirebbe isolato, come documentano le serie di Crotone dell’ultimo quarto del V secolo con legenda OIKIMTAM. Se dunque le peculiarità epigrafiche non sembrano restituire indicatori stricto sensu cronologici converrà non escludere la possibilità di uno slittamento temporale della moneta pandosina come le analogie con le ultime serie di tetradrammi di Selinunte con il dio Selinos libante potrebbero suggerire.

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Per l’ultimo tratto di coniazione (gruppo C) è invece l’immagine di Hera Lacinia a fornire indicazioni cronologiche. Il tipo ripete infatti l’analoga rappresentazione su serie di Crotone (ripreso da altre città italiote) inquadrate, come già esposto, negli anni della lega italiota (inizi IV sec.), orizzonte al quale viene ricondotto dalla Taliercio anche il tipo di Pan per la sua caratterizzazione militare.

Diversamente Rutter (HN, 2450-2), pur rilevando la derivazione del tipo pandosino di Hera Lacinia da quello crotoniate, data i nominali con Hera e Pan nel secondo quarto del IV secolo, in epoca quindi ben posteriore alla nascita e al consolidamento della Lega italiota e perfino al trasferimento della sua sede da Thurii ad Heraklea (374 a.C.).

Nell’impossibilità di affrontare in dettaglio la problematica mi limito ad osservare che il tipo monetale di Hera Lacinia presenta a Crotone almeno due varianti diversificate al D/ per la decorazione del polos (serie 1: con palme e grifi; serie 2: con decoro vegetale) oltre che per la resa della capigliatura e per la presenza saltuaria della lettera B che costituisce, insieme alla forma allungata dell’etnico, l’anello di congiunzione con un ulteriore gruppo di emissione caratterizzato al D/ dall’aquila su ramo d’ulivo. Quest’ultimo elemento sembrerebbe suggerire l’anteriorità della serie 1, l’unica rispresa sia a Pandosia che negli altri centri.

 

Peus 427, 2020, 82

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Noble N. Pty Ltd 126, 2021, 2545

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NAC AG 82, 2015, 30

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NAC AG 52, 2009, 50

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Stack’s, January 2022 NYINC Auction, 4083

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RN 23, 2022, 31

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Per la testa di Hera Lacinia il modello formale viene acutamente rintracciato nell’ Arethusa dei celebri tetradrammi di Siracusa, databili grosso modo nell’ultimo decennio del V secolo.

 

NAC AG 120, 2020, 280

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Si tratta di un dato di estremo interesse in quanto integra e consolida sul piano stilistico quella ricezione di elementi sicelioti che già la rappresentazione del Crathis (gruppo B) sembrava suggerire saldandosi nel contempo con il dato epigrafico. Nel corso di questa fase monetaria si verifica infatti il definitivo passaggio all’alfabeto ionico – che prende parziale avvio con le serie con legenda OIKIMTAM (ultimo quarto del V sec.) -  come indica l’adozione di kappa al posto del koppa e la sostituzione di omega ad omicron. Meno confortanti i dati forniti dalle riconiazioni per l’incerta cronologia degli undertypes. Entrambe le serie con Hera appaiono interessate da reimpressioni su stateri di Corinto del IV periodo Ravel la cui cronologia appare controversa e incerto il limite inferiore che oscilla tra la cronologia “alta” proposta da Ravel (415-387) e ridimensionamento ad opera di  Jenkins (350/40) e di Fischer-Bossert (360).

I dati interni e i confronti stilistici sembrerebbero pertanto suggerire per l’emissione crotoniate con Hera Lacinia/Herakles una cronologia di certo posteriore alla fine del V secolo e non oltre il secondo decennio del successivo, in sostanziale concomitanza, sul piano storico, con gli anni di formazione e consolidamento della leadership crotoniate all’interno della lega italiota (393/2-380/79). Non appare casuale che l’ultima serie di Caulonia (gruppo J Noe) emessa poco prima della conquista dionigiana della città (389/8) si connoti per una legenda in forma eccezionalmente allungata (:Greek_Kappa::Greek_Alpha::Greek_Upsilon::Greek_Lambda::Greek_omega_small::Greek_Nu::Greek_Iota::Greek_Alpha::Greek_Tau::Greek_Alpha::GreeK_Sigma:) restituendo un ulteriore elemento di parallelismo con le emissioni crotoniati in esame.

 

CNG 94, 2013, 55

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Se dunque le monete di Crotone con Hera Lakinia/Herakles si spingono al massimo fino agli anni Ottanta del V secolo, ne consegue che a Pandosia la mutuazione del tipo dovette attuarsi in epoca grosso modo coincidente. Senza togliere validità alle stratte connessioni tra i due centri suggeriti dall’immagine di Hera, che a sua volta riflette evidenti influssi sicelioti, si osserva tuttavia una certa aderenza del tipo di Pan – pur nella diversità della soluzione stilistica - con lo schema del “cacciatore” Aegestes dei tetradrammi di Segesta (fine V sec.) sia per la presenza dei cani, sia per il dettaglio dell’erma itifallica sia per l’abbinamento, su una serie eccezionale, alla testa della ninfa Segesta di cui Leo Mildenberg (Kimon in the manner of Segesta, in Proceedings of the 8th INC-New York-Washington 1973, Paris-Bâsel 1976, 13 ss., pl. 11, 19) ipotizzava la derivazione dall’Arethusa siracusana.

 

NAC 40, 2007, 236

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Le fonti non recano traccia dell’adesione di Pandosia alla Lega italiota e, come ben noto, l’adozione (per scelta o mutuazione) del tipo di Hera Lacinia da parte di molti centri – ad es. quelli campani (Hyria, Fenserni) ma anche di Poseidonia - non si tradusse nell’adesione all’alleanza militare, alla quale presero parte, oltre a Crotone, anche Thurii, Caulonia, Metaponto, Heraklea e, successivamente, Rhegion, Velia, Hipponion e Medma (Parise 1998). Per quanto l’ipotesi di un coinvolgimento di Pandosia all’interno dell’alleanza militare abbia riscosso ampio consenso tra gli studiosi proprio sulla base del documento monetale, le modalità (e le motivazioni) di tale coinvolgimento restano sfuggenti. Non si esclude pertanto che il tipo possa essere stato scelto per ragioni che esulano dal contesto militare dell’alleanza italiota o non si esauriscono in esso, come si vedrà. La presenza dei divisionali (dracme e trioboli), emessi per la prima volta e in quantità maggiore rispetto allo statere, sembrerebbe piuttosto suggerire un ampliamento delle funzioni della moneta, testimoniata al pari dalla presenza di numerario di Pandosia (seppur esiguo) nei ripostigli, peraltro non limitati al Bruzio ma con una significativa estensione lungo il percorso istmico Taranto- Brindisi (Torchiarolo 1926).

 

 

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Qualche riflessione conclusiva

Pandosia è inizialmente una comunità senza moneta. La comparsa della legenda :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron: al R/ di stateri tripode/toro indica certamente che il centro entrò in rapporto prima con Sibari (toro) e, all’indomani della disfatta di quest’ultima, con Crotone (tripode), che esercitò con differenti modalità forme di controllo sui territori del cd. “impero sibarita”, come ben documentano le monete cd. d’ “impero”, espressione forse preferibile a quella di “alleanza”. Pandosia è secondo Strabone sede di re enotri (VI, 1, 5, 526) e in quest’ottica l’esibizione del toro, oltre a rievocare l’afferenza del centro al contesto delle relazioni con Sibari, dall’altro proietta sul documento monetale i retaggi di un un passato recente e di grande rilievo, considerato il ruolo significativo che l’ethnos degli Enotri svolse nell’organizzazione e gestione politico-amministrativa del territorio sibarita (Taliercio 2012, 19).  Si trattò certo di un rapporto di sostanziale subordinazione politica, con Sibari e successivamente con Crotone, come denuncia per Pandosia l’assenza di tipi propri e la posizione dell’etnico al rovescio, benché non si escluda una qualche forma di limitata autonomia. La presenza del toro e della legenda :Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron: sembrerebbero infatti ben riflettere l’orizzonte ante/post 510, documentando al pari di altri centri, quella continuità anche sul piano culturale e relazionale, oltre che insediativo, degli ambiti regionali che qualificarono l’impero sibarita e successivamente quello crotoniate. Ciò nell’ottica di una caduta di Sibari che non sembrerebbe generare situazioni particolarmente (o immediatamente) traumatiche nei territori dell’impero (Lombardo 2001, 331) e di una gestione del vasto territorio passato sotto l’egida crotoniate, mediato dalle eterie pitagoriche, entro cui il privilegio di battere moneta concesso a diverse realtà territoriali (Pandosia, Laos, Temesa) indica quantomeno una volontà di valorizzazione (e quindi di continuità relazionale) di queste comunità (Mele 2001, 279 s.).

 In una fase iniziale, inquadrabile nel VI secolo, Pandosia appare quindi un ambito, un toponimo che entra in contatto con due delle maggiori colonie achee, piuttosto che una polis compiutamente strutturata. Si trattava probabilmente di una realtà organizzata su base etnica e cantonale dotata di potere militare esemplata sul modello delle poleis hypekooi, un centro a forte connotazione indigena che solo nel corso del V secolo si avvia verso realtà elleniche (Mele 2001, 279; Bugno 2007, 177-8). Nondimeno la sua posizione strategica e probabilmente le sue risorse dovettero rappresentare i principali fattori di attrattiva che attirarono, in progresso di tempo, l’attenzione di Sibari ed in seguito l’interesse precoce di Crotone, la quale risalendo le valli dei fiumi Crati e Savuto poteva raggiungere anche la costa tirrenica dove si trovava Temesa, gravitante in orbita crotoniate dopo il 510 (Bugno 2007).

Che il territorio di Pandosia fosse particolarmente ferace è chiaramente suggerito dai tipi adottati nel corso della II emissione, oltre che dallo stesso toponimo. A differenza della serie precedente, le immagini fanno riferimento esclusivamente a specificità locali del sito, di cui viene messa in risalto la connotazione fluviale e boschiva, suggellata dall’esplicito riferimento al Crathis - e, come si vedrà, al dio Pan sull’emissione successiva - e dall’immagine della figura femminile tradizionalmente interpretata come una Ninfa – forse eponima -, divinità notoriamente legata ai corsi d’acqua e sorgenti. Nel contempo l’assenza di qualsiasi riferimento esterno e l’adozione di tipi “propri” documenta la transizione del centro da comunità senza moneta a centro che acquisisce progressivamente una certa autonomia, come evidenzia anche l’adozione dell’etnico cittadino, apposto per esteso in nominativo con chiaro riferimento alla città. Da un lato, quindi, rivendicazione di una certa autonomia dopo lo stato di subordinazione a Crotone, dall’altro indizi di continuità con l’ambito acheo – a cui si deve la stessa fondazione secondo Ps.-Scymno (326-9) - evidenziati dagli gli elementi interni della moneta: il riferimento al fiume Crathis, l’utilizzo del san (e forse il peso, benchè degradato) nonché le succitate “influenze tirreniche” esercitate dall’achea Terina, che nel corso degli anni Sessanta del V secolo traduce la sopraggiunta autonomia in un’emissione di moneta a proprio nome e con tipi propri.

I dati monetali, seppur con le dovute cautele, potrebbero suggerire che la nuova identità civica della polis adombrata dai tipi prese avvio in epoca successiva alla fondazione di Thurii. Resta tuttavia incerto se essa rifletta o meno la temperie culturale successiva alla crisi del Pitagorismo crotoniate (453/2: Bugno 2007, 178), che coinvolse comunità anelleniche dell’entroterra, tra cui gli Enotri, provocando certamente sganciamenti territoriali e favorendo monetazioni “autonome”, o se non si debba piuttosto ipotizzare uno slittamento nei decenni successivi sulla scia dei succitati confronti stilistici.

Con il passaggio alla III emissione si colgono innovazioni sul piano tipologico e nell’articolazione interna. Si dilata l’orizzonte relazionale, come documenta la scelta di tipi e la più ampia gamma di nominali coniati. Incerto resta tuttavia il coinvolgimento della città nella Lega italiota, di cui le fonti non recano traccia, e postulato sulla base della presunta derivazione del tipo di Hera Lacinia dagli stateri crotoniati di inizio IV sec. a.C. ricondotti agli anni dell’alleanza militare.

Che i tipi pandosini riflettano o meno un afferenza della città agli interessi della lega, è certo che la loro scelta sembra rispondere ad una volontà di autorappresentazione e promozione della identità civica su ampia scala. La scelta di Pan, in particolare, non appare casuale e si pone in continuità con quella del Crathis della precedente emissione, come opportunamente rilevato (Taliercio 2012).

La valle del Crathis era infatti dal movimento di pastori (Bugno 1998; 2007) e da attività di transumanza che appaiono in perfetta coerenza con un culto di Pan e con la sua immagine sulle monete di Pandosia, se è corretta la  localizzazione del sito nell’alta valle del fiume. E per quanto il documento monetale restituisca, cme sopra rilevato, un Pan privo della tipica natura ferina presente invece su altre classi di materiali, non credo che la connotazione militare vada troppo enfatizzata. Sulle dracme, ad esempio, il dio è colto nell’atto di protendere la mano verso il cane come per accarezzarlo; indossa il petaso, il tipico copricapo di Hermes (richiamato da erma e caduceo degli stateri), e la lancia appare quasi in secondo piano, semplicemente poggiata sulla roccia. Ne emerge più che la dimensione guerriera la marcata sottolineatura agreste-pastorale del dio, evidenziata al pari della  syrinx sul triobolo siglato NIKO.

Al tipo di Pan e alle sue prerogative fa eco l’immagine di Hera Lacinia. E’ ben noto che anche il promontorio Lacinio, come l’alta valle del Crati, fosse terra di pastori, come documenta il passaggio di Herakles con i buoi di Gerione (Diod. VIII, 17, 1.; Giambl., Vita Pyth., 52) ma anche le tradizioni relative a Filottete. La stessa Hera appare intimamente connessa al mondo silvo-pastorale in quanto potnia theron e particolare risalto viene conferito dalla tradizione al bosco sacro, dono della dea Teti, che circondava il tempio a lei dedicato sul Lacinio (Capo Colonna), dove pascolava ogni genere di animale sacro alla dea.

Sulla base di queste osservazioni l’associazione Hera-Pan rivela forse non solo comunanza di interessi con l’alleanza italiota, ma anche promozione di un’identità della polis che va ben oltre scopi prettamente militari, come altri elementi concorrono ad evidenziare. L’incremento dei nominali coniati (stateri, dracme, trioboli), la comparsa di lettere e/o sigle (:Greek_Phi:, :Greek_Mu::Greek_Alpha::Greek_Lambda::Greek_Upsilon::GreeK_Sigma:, :Greek_Nu::Greek_Iota::Greek_Kappa::Greek_Omicron:) e, non per ultimo, una maggiore (benché numericamente esigua) circolazione degli esemplari (Calabria 1864: IGCH 1908; Valesio 1926: IGCH 1977), sembrerebbero suggerire l’impressione di una significativa evoluzione dell’assetto civico e politico-amministrativo del centro, che da comunità indigena ellenizzata è ormai divenuto una polis compiutamente strutturata, città dei Pandosini, (:Greek_Pi::Greek_Alpha::Greek_Nu::Greek_Delta::Greek_Omicron::GreeK_Sigma::Greek_Iota::Greek_Nu::Greek_omega_small::Greek_Nu:), e la cui moneta, non più schiacciata sullo statere, documenta un ampliamento di funzioni e servizi non più limitati alle transazioni di grossa entità. In quest’ottica più che interpretare i tipi monetali come immediati riflessi di vicende storiche per nulla o mal documentate, ci si potrebbe chiedere se la scelta di Hera non risponda piuttosto alla volontà di suggellare il rapporto con la grande dea achea rinsaldando i legami con quell’ethnos a cui, secondo la tradizione, si deve la stessa fondazione di Pandosia, proiettandolo in un orizzonte mitico.

 Dopo l’inizio del quarto secolo Pandosia non emetterà più moneta e scarne e frammentarie appaiono le notizie sulla città tramandate dalle fonti.

Di una certa rilevanza appare tuttavia la testimonianza di Livio (VIII, 24) secondo cui la città, coinvolta tra il 334 e il 331 nelle operazioni militari di Alessandro il Molosso, che morì proprio nei pressi di Pandosia, si trovava al confine tra il territorio dei Lucani e quello dei Brettii. Viene dunque ancora una volta richiamata quell’importanza strategica del sito quale cerniera tra i comprensori Crati-Savuto che trova piena corrispondenza nella documentazione numismatica (raffigurazione del dio fluviale Crathis nel gruppo B) e a cui fa eco la vicinanza a Consentia ricordata dal passo liviano, dal momento che probabilmente è proprio da questa città che prese avvio la conquista del territorio ad opera dei Brettii. Emerge dunque la posizione di central place di Pandosia, che dovette avere radici remote e ben anteriori al contesto delle relazioni con Sibari e poi con Crotone, per la quali le cospicue risorse del territorio, richiamate dallo stesso toponiomo, nonché la prossimità del fiume Crathis non dovettero passare certo inosservate e a cui posero attenzione anche i Romani, ai quali la città si arrese nel 204/3 insieme a Consentia e ad altre civitates dopo la presa di Clampetia (Liv., XXIX, 38, 1. Sull’argomento v. anche Genovese 2012, part. 32 ss.).

 

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Appendice

 

Tra numismatica e collezionismo

 La rarità delle monete pandosine e la pregevole esecuzione stilistica determinò un interese antiquario alquanto precoce che sin dagli inizi del XIX secolo (se non prima) diede vita ad un’intesa attività di collezionismo. Ne era ben cosapevole Giuseppe Fiorelli, che al varo degli Annali di Numismatica (vol. 1, 1846), inserì nella prima pagina di copertina il disegno di uno statere di Pandosia della collezione Santangelo (cat. 14), “un monumento unico” (p. 5), donato al museo napoletano (allora Museo Santangelo) dal Principe di San Giorgio Spinelli, che aveva contribuito al riordino della copiosa collezione di reperti antichi.

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Al marchese Francesco Santangelo e a suo figlio Nicola, collezionisti d’arte, non era certo sfuggita la rarità di questi pezzi. Oltre allo statere citato almeno altri due esemplari d’argento (gruppo A: catt. 2, 6) figurano tra le monete greche della ricchissima collezione, in cui confluirono anche numerosi ripostigli calabresi, e della quale solo la tenacia e la fiera opposizione di Giuseppe Fiorelli riuscì ad evitare la vendita a Rollin e Feuardent, noti negozianti parigini di operte d’arte e di monete in particolare.

Ed è proprio a questi ultimi che si deve l’immissione sul mercato antiquario di ulteriori esemplari che andarono ad implementare importanti collezioni museali a Londra (catt. 11, 13: ex coll. Wigan), Parigi (cat. 18) e Bruxelles (cat. 20) favorendone la conoscenza e stimolando suggestive riflessioni. Né mancano monete di Pandosia nella pregevole raccolta numismatica dell’American Numismatc Society di New York (catt. 15, 22), in quella dell’Ashmolean Museum di Oxford, dove confluisce uno statere del gruppo A dalla vendita Hess-Leu del 1964 (cat. 10), e nella notevole ex collezione Ludwig (Bâsel), venduta poi dalla NAC nel 1998 (catt. 7, 19), che annoverava un pezzo (cat. 19) della nota collezione Jameson e precedentemente appartenuto ad Evans.

Ma è tra i materiali del Museum of Fine Arts di Boston (ex coll. Carfrae) che si osserva uno degli esemplari in migliore stato di conservazione e di elevato pregio artistico (cat. 12), unica moneta superstite di un ripostiglio rinvenuto nel 1864 nel territorio dell’attuale Calabria e successivamente disperso (IGCH 1908: 97 AR) che avrebbe compreso anche monete di Taranto, Metaponto, Thurii, Caulonia, Crotone,Terina e Corinto. Un ulteriore esemplare di provenienza nota è il triobolo attestato nel tesoro scoperto nel 1926 a Torchiarolo (IGCH 1977: 1849 AR tra cui una romano-campana) custodito presso il Museo Nazionale di Taranto (cat. 25), di probabile pertinenza ad un contesto votivo.

Il quadro delle attestazioni più recenti risulta fortemente limitato, a conferma dell’elevato grado di rarità di queste emissioni. Quattro esemplari risultano immessi sul mercato antiquario in anni relativamente recenti (catt. 3, 17, 23, 24) e per almeno due di essi (cat. 3, 17) è nota la provenienza da collezioni private (cat 3: coll. Bressett, coll. Sheridan; cat. 17: coll. Prospero).

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CATALOGO DEGLI ESEMPLARI

(Il catalogo è strutturato in base al dato ponderale ordinato in senso decrescente)

 

GRUPPO A

1.      gr. 9,34   Paris, BN, Y 4864 (ex coll. Rothschild 2429 = Attianese 1992, 42 = Noe, Metapontum I, tav. 23, E)

2.      gr. 8,06   Napoli, MAN, Santangelo 6462 (= Giove 1996, 195 = Mangieri 1980, tav. I. 7)

3.      gr. 7,94   NAC-Triton XXIV, 2021, 355 (ex coll. Bressett ex coll. Sheridan)

4.      gr. 7,90   London, BM 1949.1202.3 ( = Mangieri 1980, tav. I.1 = Babelon 2176)

5.      gr. 7,87   Paris, BN, FG 1942

6.      gr. 7,82   Napoli, MAN, Santangelo 6461 (= Mangieri 1980, tav. I. 6)

7.      gr. 7,72   NAC AG 13, 1998, 205 (ex Bâsel, Ludwig 205 = Attianese 1992, 40 = Mangieri 1980, tav. I.4 = Giesecke 1928, tav. III, 2)

8.      gr. 7,25   London, BM 1950.1002.2 (= Mangieri 1980, tav. I.3 = Babelon 1907, 2175)

9.      gr. 7,13   Paris, de Luynes 744 (= Mangieri 1980, tav. I.2)

10.    gr. 7,11   Oxford, SNG 1534 (ex Hess-Leu 28, 1964, 37 ex Hess-Leu, 2.4.1958, 39 = Attianese 1992, 39 = Mangieri 1980, tav. I.5)

 

GRUPPO B

11.  gr. 6,78  London, BMC 1 (ex Rollin & Feuardent, 1872 ex coll. Wigan = HN 2449)

 

GRUPPO C

Stateri

12.  gr. 7,78   Boston, MFA, 0196  (= Baldwin Brett 196. Ex Warren ex Ready ex SWH,     23.5.1894, 34 ex coll. Carfrae ex rip. “Calabria 1864”, IGCH 1908)

13.  gr. 7,78   London, BMC 2 (ex Rollin & Feuardent, 1872 ex coll. Wigan = Evans 1912,   pl. III, 6)

14.  gr. 7,31   Napoli, MAN, Santangelo 6848 (ex Principe di S. Giorgio = G. Fiorelli, Programma, “Annali di Numismatica”, 1, 1846, 5, ill. in copertina = A. Salinas, Sul tipo de’ tetradrammi de Segesta e su di alcune rappresentazioni numismatiche di Pane Agreo, “Periodico di Numismatica” 3, 1871, tav. III. 13, ill. = Giove 1996, cat. 13.68, foto es.)

15.  gr. 7,10   New York, SNG ANS 600

 

Dracme

16.  gr. 2,18   London, BMC 3 (ex R. Payne Knight = Evans 1912, pl. III, 7)

17.  gr. 2,18   Coll. privata (ex The NY sale, 27, 2012, 103 ex coll. Prospero)

18.  gr. 2,17   Paris, BN, FG 1943 (= Rollin & Feuardent, Choix de monnaies et medailles du cabinet de France. Monnaies grecques d'Italie et de Sicile, Paris 1913, 102)

19.  gr. 2,08   NAC AG, 124, 2021, 46 – The Collection of Greek coins of a Man in Love with Art Part III (ex NAC 27, 2004, 58 ex coll. ADM ex NAC 13, 1998, 217 ex Bâsel, Ludwig 217 ex Jameson 540 ex Sambon-Canessa 1903, Maddalena, 581 ex Evans)

20.  gr. 1,86   Bruxelles, de Hirsch 238 (ex Rollin & Feuardent, 8.11.1879, 550)

 

Trioboli

21.  gr. 1,08   London, BMC 4 (= HN 2452 = Evans 1912, pl. III, 8 )

22.  gr. 1,06   New York, SNG ANS 601 (ex Newell)

23.  gr. 1,06   CNG, MBS 70, 2005, 40

24.  gr. 1,03   LHS Numismatik AG 102, 2008, 52

25.  gr. 0,93   Taranto, MN (ex rip. Torchiarolo 1926, IGCH 1977: Breglia 1939, p. 64, n. 1748; non vidi)

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Riferimenti bibliografici

 

Breglia 1939 = L. Breglia, Due tesoretti di monete greche della Magna. Grecia, “Rendiconti della Reale Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli”, VI, 1939, 39-76 (estratto).

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Parise 1994 = N.F. Parise, Le emissioni monetarie di Magna Grecia dalla fondazione di Turi all’età di Archidamo, in S. Settis cur., Storia della Calabria antica, II, Roma-Reggio Calabria 1994, 403-19.

Parise 1982 = N.F. Parise, Crotone e Temesa. Testimonianze di una monetazione d’impero, in G. Maddoli cur., Temesa e il suo territorio (Atti del Colloquio di Perugia e Trevi 1981), Taranto 1982, 105 ss.

 Rutter, HN = V. HN

Salamone 2009 = G. Salamone, Qualche riflessione sulla monetazione di Terina: la cronologia iniziale, in G.F. La Torre cur., Dall’Oliva al Savuto. Studi e ricerche sul territorio dell’antica Temesa (Atti del Convegno, Campora S. Giovanni 2007), Pisa-Roma 2009, 139 ss.

Taliercio 2012 = M. Magliano Taliercio, Annotazioni a margine di tipi monetali di ambito magno-greco tra VI e IV secolo a.C., in R. Pera cur., Il significato delle immagini: numismatica, arte, filologia, storia (Atti del secondo incontro internazionale di studio del Lexicon Iconographicum Numismaticae, Genova 2005), Roma 2012, 11-26.

Taliercio 2001 = M. Taliercio Mensitieri, La monetazione degli Enotri, in M. BUGNO-C. MASSERIA curr., Il mondo enotrio tra VI e V secolo a.C. (Atti dei Seminari napoletani 1996-1998), “Quaderni di Ostraka”, 1.1, Napoli 2001, 117-37.

Taliercio 1998 = M. Taliercio Mensitieri, in Mito e storia in Magna Grecia (Atti del XXXVI Convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1996), Taranto 1998, 357-65.

 

Cataloghi di collezioni pubbliche e private

 

Bâsel, Antikenmuseum

Ludwig = H.A. CAHN, Antikenmuseum Bâsel + Sammlung Ludwig: Griechische Münzen aus Grossgriechenland und Sizilien, Bâsel 1989.

Boston, Museum of Fine Arts

Baldwin-Brett = A. Baldwin-Brett, Museum of Fine Arts. Catalogue of Greek Coins, Boston 1955.

Bruxelles, Bibliothèque Royale Albert I

De Hirsch = P. Naster, La Collection Lucien de Hirsch. Bibliothèque Royale de Belgique, Bruxelles 1959.

London, British Museum

BMC = R.C. Poole, A Catalogue of the Greek Coins. The British Museum. Italy, London 1873.

Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Santangelo = G. Fiorelli, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. Collezione Santangelo, I. Monete greche, Napoli 1866.

New York, American Numismatic Society

SNG ANS = Sylloge Nummorum Graecorum. The Collection of the American Numismatic Society. Part 3. Bruttium-Sicily I: Abacaenum-Erix, New York 1975.

Oxford, Ashmolean Museum

SNG = Sylloge Nummorum Graecorum. Ashmolean Museum, Oxford, vol. V, Part 2, Italy: Lucania (Thurium) – Bruttium, Sicily –Carthage, London 1969.

 Paris, Bibliothèque Nationale

 FG = Fonds général

de Luynes = J. Babelon, Catalogue de la Collection De Luynes. Monnaies grecques, I. Italie et Sicilie, Paris 1924.

 

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Un’opera encomiabile. È stato un vero piacere leggere questo contributo alla numismatica magnogreca. 
Spero @dracma che possa venire anche pubblicato in cartaceo, su una rivista per esempio.


Forse, anche se aggiungerebbe molto poco o nulla a questo studio (vista l’esiguità degli esemplari noti), si potrebbe aggiungere una catalogazione all’interno dei singoli gruppi per conii utilizzati/censiti. 
Lo dico un po’ egoisticamente, lo ammetto, perché me la aspettavo mentre leggevo i primi post, anche se non ne ho avvertita assolutamente la mancanza nel prosieguo. ?

 

 

Una personale riflessione, che so essere quantomeno azzardata, sulla particolarità della raffigurazione del rovescio nel gruppo A, inserito in un’area rettangolare: potrebbe essere una reminiscenza di qualche tipo, riferibile alle emissioni di stateri arcaici in elettro nella Ionia a Mileto? 
Ci potrebbe essere anche un vago confronto con alcuni esemplari attribuiti (forse dubitativamente, a quella zecca o area geografica) con raffigurazione di un toro al posto del più classico leone.

Anche se mi viene difficile immaginare una connessione di qualche genere, a parte la presenza evidente della cornice rettangolare.

 

In ogni caso, ancora, Grazie!

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La discussione aperta da Valteri sul didrammo akragantino mi ha fatto notare la pubblicazione della prossima asta di Gorny.

Che contiene un triobolo di Pandosia del gruppo C ancora non inserito nel presente studio, peso 0,95 grammi.

Quale migliore tempismo!

 

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https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=6036&lot=55
 

 

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Grazie per il feed @Archestrato e per aver segnalato il nuovo triobolo pandosino. Considerata la rarità di queste monete ogni nuovo esemplare è davvero prezioso.

Riguardo la catalogazione per conii hai pienamente ragione, purtroppo la scarsa risoluzione di molte foto (specie del gruppo A) mi ha indotto a rimandare l'operazione ad un futuro sperabilmente prossimo, nel quale spero di ottenere anche la foto del triobolo rinvenuto a Torchiarolo (IGCH 1977), tuttora inedito (dopo oltre 80 anni!), in modo da completare la raccolta del materiale.

Condivido in pieno le tue osservazioni sulla possibile "reminiscenza" della peculiare raffigurazione del toro entro un rettangolo con l'elettro ionico. Del resto i rapporti tra Sibari e l'area ionica, Mileto in particolare, sono stati ben evidenziati in più contributi a firma di Alfonso Mele (anche di recente) e messi in rilievo  dalla Spagnoli in ambito numismatico.

Un esatto confronto con l'elettro ionico per il "toro incorniciato" non saprei individuarlo. Tuttavia, come opportunamente suggerisci, il tipo entro una cornice rievoca un'iconografia ben nota a Mileto. Si potrebbe azzardare una sorta di ibridazione del tipo sibarita con elementi esornativi tratti dall' area milesia. 

 

CNG Triton XXIV, 2021, 666

7736881.m.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

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Mi fa piacere che l’idea di una possibile eventuale connessione con le emissioni di Mileto sia meno peregrina di quanto ritenessi.

 

Posto due esemplari di statere in elettro che raffigurano un toro, attribuibili anche se in via dubitativa proprio a Mileto.

Purtroppo mi ricordavo male, non è presente alcuna cornice rettangolare, ma in ogni caso li aggiungo alla discussione, nel caso potessero essere di qualche interesse. E se il toro ha posizione differente, lo stile figurativo parrebbe comunque avere qualche attinenza con le prime emissioni di Sibari e quindi anche di Pandosia.

 

Ex NAC 92-1/211 del 2016:

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https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=1512&lot=211

 

 

Ex NAC 126/229 del 2021:

6597E67D-F4B7-4B96-B74E-D2FCF70DA198.thumb.jpeg.92d53e41460bafb8d205c2fc6756b066.jpeg

https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=5139&lot=229

 

 

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Opera encomiabile Dracma

che dirti… GRAZIE!

passera e’ pienamente giustificato nel citare - nella Survey of Num. Research - il Forum per le discussioni - quelle dotte - che vi si possono trovare 

Modificato da numa numa
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