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Gettone San Giorgio e il drago / Veliero


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D/ S. GEORGIVS . EQUITVM . [PATRONVS]

R/ [IN TEMPESTATE] SECVRITAS

Ottone: 10,7 g; 35 mm.

Il gettone fa parte di un lotto di medaglie e gettoni dell’asta Elsen 153 da poco acquisito e la tipologia è simile a quella del pezzo che avevo postato nel 2010 (4,934 g; 27 mm) con evidente traccia di anello di sospensione rimosso (https://www.lamoneta.it/topic/66812-i-gettoni-di-san-giorgio/).

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Il pezzo era quindi in origine una medaglia, ma da una rapida indagine ho visto che nella seconda metà del 17° secolo c’è stata un’emissione su vasta scala di gettoni della serie ‘S. Giorgio e il drago’ coniati nella zecca di Kremnitz dai membri della famiglia Roth in una varietà di metalli e di stili. Le prime emissioni del 1650 erano in oro e argento e firmati ‘C. H. R.’ (per Christian Hermann Roth) o ‘H. R.’ (per Hermann Roth). Le ultime emissioni (in rame, ottone, peltro) della fine del 1700 sono senza firma e non datate. Questi gettoni ebbero una vasta circolazione e alcuni esemplari catalogati nel corso delle attività commerciali arrivarono fino a Londra dove vennero recuperati dai fanghi sulle rive del Tamigi.

La grande diversità della forma di questi esemplari suggerisce che l’uso come gettoni (‘counters’) non era probabilmente il loro ruolo esclusivo. Alcune delle grandi coniazioni in argento e quelle in oro erano usate probabilmente per le presentazioni, mentre almeno un pezzo con il suo anello di sospensione era verosimilmente portato attorno al collo come medaglia religiosa o talismano.

Le varietà dei gettoni si differenziano in modo più evidente al rovescio, in particolare nella direzione di navigazione della barca nel mare in tempesta (e quindi nelle vele e nella bandiera) e nei personaggi a bordo (Cristo e un pescatore, Cristo con le braccia alzate, ecc.).

Al dritto, invece, la differenza che salta più all’occhio (oltre alla presenza o meno di punti tra le parole) sta nella scritta, precisamente nelle lettere U che possono essere tutte U tranne la prima di ‘equitum’ (che è sempre una V), oppure tutte e quattro V.

L’elemento più caratteristico del dritto che invece può sfuggire all’occhio è la giovinetta supplichevole (soccorsa da S. Giorgio) la cui piccola figura in ginocchio è sulla destra, sotto lo zoccolo del cavallo.

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La donzella in una posizione diversa, come fosse seduta in preghiera, si scorge anche nel gettone Elsen accanto alla S di quanto rimane della scritta PATRONVS.

A quanto si legge nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii”, San Giorgio visse in Brianza (a me cara, essendo nato a Monza) dove la popolazione era solita offrire come cibo al drago i giovani dei villaggi estratti a sorte. Tra le vittime designate ci fu anche la principessa Cleodolinda di Morchiuso, che fu legata ad una pianta di sambuco, pronta al sacrificio. Dice la leggenda che San Giorgio riuscì ad ammansire il drago dandogli da mangiare dei petali di fiori di sambuco. Il drago fu poi decapitato e la testa rotolò nel lago di Pusiano. La tradizione vuole che ancora oggi, tutti gli anni, il 24 aprile, giorno di San Giorgio, in Brianza si preparano i “Pan meitt de San Giorg”, dolci di farina gialla e bianca, latte, burro e fiori essiccati di sambuco.

Chissà se la giovinetta raffigurata sul gettone è proprio la principessa della leggenda della Brianza.

apollonia

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