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Salve.

Nella prossima KÜNKER 383 saranno in gara due pezzi da 16 Litre della collezione ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA con la raffigurazione al dritto di Filistide, la consorte di Gerone II. Al rovescio una raffigura la Vittoria alla guida di una quadriga che ricorda la “briosa” del 5 Lire 1914 di Vittorio Emanuele III, l’altra la Vittoria alla guida di una quadriga “lenta” simile a quella del 20 lire 1936 dello stesso sovrano.

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Base d’asta: 2.000 EUR. Valutazione: 2.500 EUR.

Lotto 2019. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS  
Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,55 g. Verschleierter Kopf l., dahinter Fackel//Nike in Quadriga l., unten E. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, -; Hoover 1553; SNG ANS -; SNG München -.
RR Herrliche Tönung, Stempelglanz
Exemplar der Aktion Tkalec, Zürich 19. Februar 2001, Nr. 50 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 195.

 

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Base d’asta: 1.600 EUR. Valutazione: 2.000 EUR.

Lotto 2020. DIE SAMMLUNG ROGER WOLF - CLASSICA ET PATRIA. GRIECHISCHE MÜNZEN. SICILIA. SYRAKUS  
Hieron II., 274-216 v. Chr. für Philistis. AR-16 Litren; 13,38 g. Verschleierter Kopf l.//Nike in Quadriga r., oben Halbmond, r. A. Burnett, Enna hoard in SNR 62, 1983, 32 (stempelgleich); SNG ANS 876 (stempelgleich); SNG München -.
Feine Tönung, vorzüglich
Exemplar der Giessener Münzhandlung 190, München 2010, Nr. 76 und der Auktion Fritz Rudolf Künker 304, Osnabrück 2018, Nr. 196.

apollonia

 
 
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DE GREGE EPICURI

Meglio Filistide che V.E.III, sia nella forma briosa che in quella lenta. Però, bisogna ammettere che i suoi (del Re) rovesci avevano degli ottimi modelli. Che voi sappiate, li sceglieva lui personalmente?


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1537

REGNO D'ITALIA. VITTORIO EMANUELE III. 5 LIRE QUADRIGA BRIOSA 1914

Roma. Argento. qFDC. Periziata e sigillata Tevere.
😧 VITTORIO EMANUELE III RE D'ITALIA Semibusto in uniforme del Re volto a destra, sotto il busto il nome dell'autore D . CALANDRA.
R: L'Italia, con scudo, elmo e ramo di ulivo stante su quadriga briosa verso sinistra ornata con fiori e FERT. Sotto le zampe dei cavalli millesimo. In esergo il valore tra due nodi savoia, sopra il nodo di sinistra il segno di zecca, sopra il nodo di destra una stelletta a cinque punte. Sopra l'esergo a sinistra il nome dell'autore D . CALANDRA e a destra dell'incisore A . MOTTI INC .
Bibliografia di riferimento:

Pagani 714. Gigante 72. Montenegro 114

Stima € 7.000 - 8.000

Chiaramente ispirata ai modelli classici, in primis le favolose emissioni siracusane, questo pezzo testimonia la passione di Vittorio Emanuele III per la numismatica.
Formatosi studiando le monete dell'antichità classica e del Rinascimento, fin dal momento della sua ascesa al trono il giovane Principe di Napoli cercò di superare il modello ormai consolidato con la testa di profilo nel diritto della moneta e con lo stemma coronato dei Savoia al rovescio, non senza contrasti con l'anziano incisore capo della Zecca Filippo Speranza. Ottimo tecnico del bulino secondo i metodi artigianali del tempo, non fu facile trovare un compromesso per le primissime emissioni di Vittorio Emanuele III.
Venuto a mancare Speranza, con Regio Decreto del 29 gennaio 1905 venne nominata una Commissione permanente tecnico-artistico-monetaria, il cui scopo era il rinnovamento artistico della monetazione italiana, rivolgendosi ad artisti affermati. Tale commissione diede l'incarico di preparare i nuovi modelli a quattro noti scultori italiani: Egidio Boninsegna, designato ai modelli per le monete in oro; Davide Calandra per l'argento; Leonardo Bistolfi per il nichelio e Pietro Canonica per il rame. La realizzazione delle prove venne affidata allo Stabilimento Johnson di Milano. Tra queste c'era il pezzo da 5 lire in argento tipo quadriga uscito dai modelli di Calandra dal quale deriverà il pezzo da 5 lire coniato nel 1914.
La scena che rappresenta l'allegoria dell'Italia, stante su quadriga briosa, ornata di fiori e della scritta FERT, che tiene lo scudo nella sinistra e un ramo di ulivo nella destra venne modificata diverse volte da Calandra per migliorarne l'effetto di agilità e movimento. L'incisione fu affidata ad Attilio Motti e la tiratura fu di 272.515 esemplari.
Lo scoppio della I Guerra Mondiale ha trasformato questo pezzo in una moneta rara e ricercata. Qualcuno scrisse che la rarità derivasse dall'affondamento, durante la guerra, di una misteriosa nave militare carica di casse contenenti queste 5 lire. Assai più realistico pensare che ; considerato l'alto contenuto d'argento ; le monete che uscirono dalle officine della Regia Zecca furono subito tesaurizzate e custodite in cassette di sicurezza.
Col passare del tempo sono stati proposti sul mercato diversi esemplari, per cui la rarità è diventata relativa, ma la bellezza di questo scudo da 5 lire rimane indiscussa.

Fonte https://wannenesgroup.com/it/lots/337-15370-regno-ditalia-vittorio-emanuele-iii-5-lire-quadriga-briosa-1914/

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1521

REGNO D'ITALIA. VITTORIO EMANUELE III. 20 LIRE IMPERO 1936

Roma. Argento, 20 gr, 35,5 mm, qFDC. Rara.
😧 VITTORIO.EMANUELE.III.RE.E.IMPERATORE. Testa nuda del Re a sinistra
R: L'Italia con la Vittoriola e fascio seduta su quadriga lenta a destra. A sinistra millesimo e anno dell'era fascista su due righe. In esergo scudo sabaudo coronato ornato da fasci ai lati indicazione del valore. Sotto la base della quadriga a sinistra il nome dell'autore G . ROMAGNOLI a destra segno di zecca.
Bibliografia di riferimento:

Pagani 681. Gigante 45. Montenegro 78

Stima € 1.000 - 2.000

Fonte https://wannenesgroup.com/it/lots/337-15210-regno-ditalia-vittorio-emanuele-iii-20-lire-impero-1936/

apollonia

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È noto il rapporto di amicizia (e forse anche di parentela) fra Archimede e Gerone II che chiamò lo scienziato per difendere la città dalla conquista romana con le macchine da guerra da lui costruite.

Ma Archimede mise a disposizione la propria genialità anche per risolvere qualche problema personale postogli da Gerone come quello della corona d’oro che il re si era fatto costruite da un artigiano al quale aveva consegnato la quantità d’oro necessaria. Quando ricevette la corona, Gerone ebbe il sospetto che l'artigiano avesse costruito una corona d'argento ricoperta d'oro e non di oro puro. Chiese allora ad Archimede di verificare che l'artigiano avesse effettivamente utilizzato tutto l'oro che gli aveva dato senza mescolarci altri metalli meno preziosi come l'argento, allo scopo di impossessarsi di una parte dell'oro. Archimede, che in quel periodo stava studiando le leggi fisiche del galleggiamento, trovò la soluzione. Immerse la corona in acqua e si accorse che il volume di acqua spostato era maggiore di quello che avrebbe spostato una quantità in oro uguale al peso della corona. L'argento, a parità di peso, occupa un volume maggiore (ha cioè una densità minore) e quindi l'esperimento dimostrò che la corona non era composta di oro puro come richiesto dal sovrano.

E così, come si conclude la leggenda, l'orafo venne giustiziato.

apollonia

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Ma Archimede era anche un matematico, come dimostrò quando Gerone, come ricompensa per aver costruito il suo grande palazzo in poco tempo grazie all’utilizzo della leva da lui inventata, gli disse che sarebbe stato lieto di concedergli qualunque cosa egli avesse desiderato.

Archimede pensò un attimo, poi disse: «Maestà, il primo piano del vostro palazzo ha 64 camere e mi conceda un chicco di grano per la prima camera, due chicchi per la seconda, quattro per la terza, otto per la quarta, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima».

Il Re fu sorpreso della richiesta dello scienziato, che gli parve molto modesta... e non vide così esprimendosi, il risolino che si perdeva fra la barba di Archimede. Ma quando diede al suo Intendente l’ordine di provvedere ed ebbe da questi le cifre che alla richiesta si riferivano, non sorrise più... e cercò di accomodare la faccenda con lo scienziato che, come tutti gli uomini di studio, non era attaccato al danaro e alla ricchezza.

Tralasciando il calcolo matematico che porta al risultato, il numero di chicchi di grano che Gerone avrebbe dovuto consegnare ad Archimede è 18.446.744.073.709.551.615: un numero di venti cifre che avrebbe procurato un disastro al regno di Siracusa.

Per aver un’idea del dramma, il valore in lire italiane del grano sarebbe stato di cinquantacinque milioni di miliardi.

Immaginate la faccia di re Gerone quando l’intendente incaricato di soddisfare la richiesta di Archimede gli avrà riferito di che cosa si trattava!

- Ah! questi matematici! - avrà esclamato - che razza di filibustieri!

E il buon Archimede intanto, si stava forse facendo fra la barba, le più allegre risate...

apollonia

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  • 2 settimane dopo...
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Tornando ai 5 lire Vitt. Em. certo bella, bellissima, dopo un secolo di testa scudo, scudo testa, ma...l Italia in improbabile posizione tra i cavalli ed il carro , rigida come una statua in netto contrasto con la vivace plasticita' dei cavalli, veri protagonisti del tondello. Non un cocchio, ma un pesante carro da buoi, come quello dei Comuni in battaglia, zeppo di carabbattole alludenti, ma troppe, insomma ha un qualcosa di artificioso innaturale teatrale, decisamente diverso dalla composta misura e naturalezza dei conii greci.

Il conio del 36 la morte dell arte: tutto e' cristallizzato irrigidito, siamo ormai nelle mani del burocrate del conio che ci terra' compagnia per un po' di decenni.

Le due Filistide di inizio discussione ....vadano pure ad arricchire la collezione di un milionario venditore di pentole californiano e' la loro giusta collocazione.


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