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La Cina dei Signori della guerra: e dal fiume rispunta il tesoro della Tigre Gialla


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La Cina dei Signori della guerra: e dal fiume rispunta il tesoro della Tigre Gialla- Corriere.it

Oltre 70mila tra monete, oggetti d’oro, armi, manufatti imperiali: è il tesoro della «Tigre Gialla» Zhang Xianzhong, uno dei signori della guerra che insanguinarono la Cina nel XVII secolo durante la dinastia Ming. Uno scavo di oltre cento ettari tra i fiumi Min e Jin, nella regione del Sichuan, lo ha riportato alla luce.

La Cina dei Signori della guerra: e dal fiume rispunta il tesoro della Tigre Gialla

È il tesoro della Tigre Gialla, o meglio di Zhang Xianzhong: uno dei più temuti signori della guerra che insanguinarono la Cina nel XVII secolo, le cui navi affondarono per una imboscata alla confluenza tra i fiumi Min e Jin, nella provincia del Sichuan, con tutto il loro carico. E adesso quel tesoro, o almeno una parte di esso, è tornato alla luce: oltre 70mila tra monete, oggetti d’oro e argento, armi e altri equipaggiamenti militari.

La storia è una di quelle contenute in un testo conservato nelle Università di Hong Kong - assai noto agli addetti ai lavori - che narra circa seimila anni di vicissitudini cinesi. Molte di queste, ovviamente, sono vicissitudini militari. E molte di tali vicissitudini sono rivolte contadine che rovesciavano una dinastia, ne prendevano il posto, e davano origine a una nuova dinastia che prima o poi veniva rovesciata da una rivolta successiva. Uno di questi contadini ribelli divenne appunto il signore della guerra Zhang Xianzhong. Il suo tesoro - frutto del saccheggio di molti piccoli feudi della dinastia Ming - era ciò che legittimava il suo potere soprattutto in quanto salvadanaio per pagare i suoi soldati. Che erano migliaia. E che lo seguirono quando la sua flotta - ingaggiata dal comandante supremo degli eserciti Ming, Yang Zhan - venne spedita vicino alla moderna città di Jiangkou nella speranza che Zhang riuscisse a tenere sotto controllo almeno il suo autoproclamato regno di Daxi.

Ora, un articolo pubblicato su ll’Archaeology Magazine dell’Archaeological Institute of America racconta di questa nuova spedizione cinese che - come generazioni di pescatori e funzionari reali nei secoli passati - sta esplorando le profondità dei fiumi Jin e Min alla ricerca del tesoro di Zhang. Il team dell’Istituto provinciale di archeologia e reperti culturali del Sichuan ha costruito una diga sul fiume Min vicino a Jiangkou e ha esaminato circa cento ettari del suo letto. Sott’acqua i fondali nascondevano ancora parecchio. E migliaia sono i reperti recuperati. «Il ritrovamento non solo conferma quanto descritto nei documenti storici sulla battaglia di Jiangkou e sul tesoro sommerso - ha detto Liu Zhiyan, dell’Istituto Provinciale del Sichuan, caposquadra degli scavi - ma ha anche fatto luce sui vasti disordini sociali in un periodo di cambio di dinastia, oltre che sullo stesso Zhang Xianzhong come figura storica controversa»: Zhang era l’archetipo del despota orientale e, sebbene provenisse da umili origini, governò la sua popolazione prevalentemente agricola con il pugno di ferro, rappresentando il braccio armato della dinastia Ming e utilizzando il terrore come principale strumento di governo.

Come tutte le dinastie cinesi, i Ming emersero da una ribellione contadina per cadere sotto la dinastia Yuan guidata dai mongoli, e stabilirono il loro dominio a Pechino attorno a una serie di riforme amministrative ed economiche inizialmente efficaci. Ma i vassalli cui delegarono la gestione del potere nei feudi, attraverso provvedimenti scritti su altrettante tavolette, si trasformarono in “piccoli imperatori” che ammazzarono di tasse i contadini riducendoli in miseria. A un certo punto, mosso dall’ambizione e sfruttando la sua attitudine al comando, lo stesso Zhang radunò banditi e braccianti agricoli e andò in guerra contro i Ming attaccando gli altri feudatari vicini. Come il re di Shu, a cui Zhang portò via la tavoletta imperiale col suo sigillo d’oro (uno scherzetto da oltre sette chili) che fino a quel punto era stata tramandata di padre in figlio per 13 generazioni. «Gli oggetti rinvenuti nel sito del campo di battaglia di Jiangkou corrispondono al percorso di conquista di Zhang registrato in letteratura», ha detto Liu Zhiyan. Probabilmente il pezzo di tesoro più importante era un sigillo reale usato dallo stesso Zhang, impreziosito in oro con una tigre per adattarsi al suo nome di signore della guerra Huang Lao Hu: la Tigre Gialla, appunto.

Modificato da marco1972
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  • marco1972 ha rinominato il titolo in La Cina dei Signori della guerra: e dal fiume rispunta il tesoro della Tigre Gialla

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