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Isole Canarie: nuove scoperte romane


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Los Lobos: insediamenti romani si arricchisce di un nuovo capitolo per le Canarie

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Los Lobos: insediamenti romani si arricchisce di un nuovo capitolo per le Canarie

Nell’isola di Los Lobos, nell’arcipelago delle Isole Canarie, nuovi rilievi effettuati con un georadar hanno consentito di identificare nuove aree di scavo, che aprono la strada all’ipotesi che gli insediamenti romani a Los Lobos, datati tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. fossero molto più estesi di quanto si presumesse fino ad oggi. Queste sono le ipotesi espresse lo scorso mese dalla direttrice degli scavi Carmina del Arco, Docente di Archeologia presso l’Universidad de La Laguna, dopo che si è concluso il sesto ciclo di scavi. I primi scavi erano iniziati nel 2012, quando alcuni turisti trovarono pezzi di ceramica, che vennero identificati come resti di anfore romane.

Le nuove scoperte nascono dai lavori realizzati in collaborazione con l’Universidad de Las Palmas de Gran Canaria, che hanno visto l’applicazione e l’utilizzo di un georadar nelle zone nord e sud dell’area di scavo. Grazie all’ausilio di questa tecnologia, è stato possibile definire le dimensioni dell’insediamento e rilevare anche le infrastrutture edificate dai Romani, per capire poi successivamente a cosa erano destinate. L’insediamento di Los Lobos misura 520 metri quadrati già riportati alla luce, ma eventuali nuovi rilevamenti in futuro potrebbero confermarne le maggiori dimensioni ed estendere la superficie interessata oltre Playa de La Calera, verso altre zone dell’isola. Si tratta di valutazioni provvisorie, ma sembra siano già stati identificati altri punti nella zona meridionale dell’insediamento, come anche verso nord e verso la parte estrema de La Calera, come spiega la Direttrice Del Arco.

Dopo la conclusione dell’ultimo ciclo di scavi, gli archeologi coinvolti nel progetto ipotizzano che nel prossimo ciclo di lavori sarà necessario stabilire cosa fare a lungo termine e che destinazione dare a quest’area. Alcuni pensano alla creazione di un museo, progetto per cui si renderebbe necessario avviare una intensa campagna di lavori, per dissotterrare tutto quello che rimane ancora coperto, ed intervenire dando priorità alle finalità del progetto. La campagna appena conclusa ha riguardato i lavori di scavo nella zona sud dell’insediamento, ed ha avuto come obiettivo la definizione dei limiti dell’area collegata ad una frana, verificatasi nel passato, e che aveva colpito insediamenti precedentemente occupati.

Gli scavi del 2023, come conferma Del Arco, hanno consentito un avanzamento nel lavoro di analisi di tutti gli aspetti di vita quotidiana di coloro che lavoravano nel laboratorio per l’estrazione della porpora. Grazie a quest’ultimo ciclo di scavi, si è potuto apprendere cosa mangiavano, quali stoviglie usavano, che tipo di rifiuti generavano, e come erano costruiti gli spazi dedicati alla lavorazione della porpora. I lavori hanno riguardato ulteriori approfondimenti in merito ai resti della “Stramonita haemastoma”, il mollusco che rilasciava il liquido utilizzato per tingere i tessuti. Ma sono stati anche rinvenuti resti di esemplari di foca monaca e di tartarughe marine, come anche numerosi pezzi di ceramica romana.

L’elenco delle ceramiche ritrovate in questi anni a Los Lobos è ampio e significativo, e risale all’epoca della tarda Repubblica e dell’Alto Impero, spesso provenienti da laboratori della regione della Spagna meridionale del Bajo Guadalquivir, anche se molti resti di ceramica provengono direttamente dalla penisola italica. In questi anni sono stati ritrovati pezzi di ceramica da trasporto, come anfore, vasellame comune, da tavola, oltre ad esemplari e pezzi metallici in bronzo, ferro, piombo, e anche pietre impiegate nella lavorazione della porpora. I lavori effettuati quest’anno hanno portato alla luce nuove concerie, nuovi sedimenti impregnati di porpora, che attualmente stanno richiamando grande interesse presso la comunità scientifica internazionale. In particolare, l’archeologo israeliano Zui Koren ha mostrato interesse per questi insediamenti, confermando che le scoperte fatte fino ad ora aprono uno spettro di ricerca molto importante.

L’insediamento di Los Lobos rappresenta per i prossimi anni un ampio campo di studi e servirà per lo sviluppo di diverse linee di ricerca. Del Arco ha confermato che il laboratorio per la lavorazione della porpora di Los Lobos era unico nel suo genere, in tutta la fascia che va dallo stretto di Gibilterra fino all’Atlantico. Anche le massime autorità di Fuerteventura, nello specifico il Presidente del Cabildo, Lola García, ha confermato che questi sono gli scavi archeologici più importanti delle Canarie. Scavi resi possibili grazie alla collaborazione tra il Cabildo di Fuerteventura e quello di Tenerife, assieme alla società Binter.

 

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