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Le regine guerriere di Nubia

Il potente grido di guerra della regina risuonò in tutta la vallata, infondendo coraggio alle sue truppe e colmando di terrore il cuore dei nemici. Amanirenas, la feroce e formidabile kandake di Meroe, osserva l'esercito romano spiegato davanti a lei senza la minima traccia di timore negli occhi. Correva l'anno 24 a.C. e a Roma governava il giovane imperatore Augusto, padrone e signore del mondo. Pochi anni prima, nel 31 a.C., aveva definitivamente sconfitto le truppe di Cleopatra e Marco Antonio, conquistando il potere anche in Egitto. Ma Amanirenas non è disposta a permettere che i romani conquistino il regno di Kush, e decide di affrontarli. 

Roma aveva occupato i territori a sud dell'Egitto, come Assuan, nella prima cataratta del Nilo, e aveva preso il controllo dei giacimenti d'oro della Bassa Nubia. Come avvertimento, Amanirenas, che secondo la descrizione del greco Strabone era «una donna molto mascolina e cieca da un occhio», aveva inviato il suo esercito a saccheggiare l'isola di File, già sotto il dominio di Roma. Non contenta aveva ordinato che le statue di Augusto ad Assuan fossero distrutte. La testa di una di queste fu tagliata e sepolta sotto le scale di un tempio a Meroe. In questo modo l'imperatore veniva "calpestato" da chiunque vi transitasse. Ma Roma non si diede pervinta e inviò il prefetto d'Egitto Publio Petronio, a lottare contro la regina che, nonostante il suo innegabile coraggio, si vide sopraffatta dalle legioni. Le truppe romane saccheggiarono Napata e fecero retrocedere i nubiani fino alla loro capitale, Meroe. Finalmente Amanirenas firmò il trattato di Samo, che sanciva la pace con Roma e segnava le frontiere tra l'Egitto e il regno di Kush. Aveva così inizio una nuova era in cui i due antichi nemici iniziarono a forgiare eccellenti relazioni, soprattutto commerciali.

Le feroci kandake

Ma chi erano le feroci kandake di Meroe? Al contrario di quanto riferirono alcuni autori classici, il termine non deriva dal nome di nessuna regina, ma è piuttosto il titolo che ostentavano le sovrane nubiane. Conosciamo il nome di molte di loro grazie a delle iscrizioni. È il caso della regina Amanitore, che probabilmente nacque alla fine del I secolo a.C.; di Amanirenas, che lottò contro i romani, e di colei che probabilmente le succedette: Amanishaketo. Tutte queste regine, che compaiono nei rilievi che decoravano alcuni templi e le tombe piramidali di Meroe, sono rappresentate alla maniera egizia mentre afferrano i loro nemici sconfitti per i capelli e mentre innalzano le loro potenti braccia per assestare il colpo mortale. Le kandake meiotiche sono mostrate come donne forti e potenti, con i volti solcati da profonde cicatrici. 

Le notizie su queste sovrane e sui loro regni sono state trasmesse principalmente da alcuni scrittori greci, come Strabone o Erodoto, che lasciarono descrizioni del regno di Kush, una realtà praticamente sconosciuta. Alcuni dei loro racconti sono molto fantasiosi; altri descrivono Meroe come un luogo colmo d'incredibili tesori e ricchezze. Erodoto spiega che gli era stato riferito che i suoi abitanti erano giganti, «i più alti e attraenti del mondo». Dal canto suo lo storico romano Diodoro Siculo disse che molti eruditi greci si erano stabiliti presso la corte meroitica, e Plinio il Vecchio tramanda il nome di alcuni di loro. Il naturalista e storico romano si fece pure eco di una spedizione inviata dall'imperatore Nerone alla ricerca delle sorgenti del Nilo che giunsero nelle zone dei territori di Meroe. Alcuni dei membri della spedizione raccontarono le meraviglie del luogo e raccontarono che nei dintorni vagavano elefanti e rinoceronti. 

La prospera relazione tra Meroe e Roma durò per diverso tempo: ne sono esempi i ritrovamenti che gli archeologi hanno realizzato in un gran numero di tombe nubiane datate tra il I e il II secolo d.C. I corredi funerari rinvenuti al loro interno erano composti da pezzi di bronzo, oro e argento, ma anche di ceramica e vetro provenienti da posti così remoti come Pergamo, in Asia Minore. Tra il III e il IV secolo si documenta il declino del regno di Kush. I grandi templi smisero di essere costruiti e finanche le piramidi dei suoi sovrani erano più piccole e costruite con materiale di qualità minore. Gli articoli preziosi iniziarono a scarseggiare e i romani deviarono le loro rotte commerciali, dando priorità a quelle che si dirigevano verso il Mar Rosso o quelle che attraversavano l'Arabia. L'antico regno africano iniziò a languire. La gloriosa epoca delle kandake, le leggendarie regine guerriere di Meroe, era ormai giunta al tramonto. 

 

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Kandake noto anche come Kendaki, Kentaki o Kentake, era un titolo dato solo alle regine e alle regine madri dell’antico grande impero africano di Kush (Nubia). Un termine che significherebbe “Regina al potere” “donna regale” o “Regina che ha potere”. Questo titolo era anche usato per riferirsi a una donna monarca che governava in modo indipendente. Il titolo Candace è la versione latinizzata del termine Kentake.

Le Kantake erano reputate potenti guerrieri regina e note per essere grandi reggenti, grandi decisori, controllando le regioni oggi chiamate Etiopia, Sudan e gran parte dell’Egitto. Co-governavano non con i loro mariti ma con i loro fratelli.

Le regine che componevano le kandake di Meroe erano le seguenti

  • Shanakdakhete (rc 170 aC)
  • Amanirenas (rc 40-10 a.C.)
  • Amanishakheto (rc 10 a.C.-1 d.C.)
  • Amanitore (rc 1-c. 25 d.C.)
  • Amantitera (rc 25-c. 41 d.C.)
  • Amanikhatashan (r. 62-c. 85 d.C.)
  • Maleqorobar (rc 266-c. 283 d.C.)
  • Lahideamani (rc 306-c. 314 d.C.)

Shanakdakhete è la prima regina regnante confermata del Regno di Kush. Avrebbe svolto un ruolo importante nella religione meroitica. Questa religione fu fortemente influenzata dagli antichi egizi poiché la loro divinità centrale era Amon.

La kendake più nota è senza dubbio Amanishakheto (regina Amanirenas di Nubia) conquistatrice dei romani. La regina Amanirenas governò l’area tra il Nilo e il fiume Atbara tra il 40 e il 10 a.C. Era la seconda regina del Regno di Kush ed era popolarmente conosciuta come Queen Mother o Kandake, il titolo dato a una regina regnante. Diventerà immortale nella storia africana per aver sconfitto l’imperatore Augusto e per aver fermato l’invasione romana per poi dettare le sue condizioni durante i negoziati.

Le Kentake sono state esempi di Donne, sempre ritratte nella storia come figure potenti, esperte nell’arte del combattimento, abili strateghe nel loro ruolo di regine, regine guerriere e come figure poetiche che hanno avuto molte attrazioni in passato e la cui influenza continua a scuotere l’immaginazione.

Le Kentake furono adorate durante la loro vita e anche dopo la loro morte. Furono sepolte con ricchi tesori come con la sepoltura del Kendake Shanakadkheto risalente al -170 a.C. e i cui bassorilievi la mostrano in armatura, mentre brandisce una lunga lancia in battaglia.

 

Africa, una storia da riscoprire. 2- I faraoni neri e le regine di Meroe

https://www.pressenza.com/it/2018/06/africa-storia-riscoprire-2-faraoni-neri-le-regine-meroe/ faraone-nubiano-1-720x480.jpg (Foto di https://riflessistorici.com)

Quando, intorno al 3000 a.C. Narmer, quasi unanimemente identificato con Menes, partì dal sud del Sudan, unificò l’Alto e il Basso Egitto e diventò faraone, legò con questo gesto il destino di due popoli. Circa 10.000 anni fa il Sahara era ricco di animali e vegetazione: una squadra di archeologi ha infatti ritrovato nel deserto sudanese rappresentazioni di mucche e gazzelle. Seguendo il Nilo un popolo di agricoltori vi si stabilì, creando le prime forme di civiltà egizio-nubiana.

Lo storico e antropologo senegalese Cheik Anta Diop affermò negli anni Cinquanta e Sessanta che i primi egizi avevano la pelle scura, ma il pensiero colonialista dell’epoca negava che le popolazioni africane avessero un passato storicamente rilevante.  Veniva studiato solo l’Egitto e il Regno di Kush, chiamato anche Nubia, non interessava nessuno: quando l’archeologo americano George Reisner vide il sito di El-Kuru, con statue imponenti di faraoni neri e i loro tesori, nascose le sue scoperte.

Dapprima amico e alleato dell’Egitto, il regno di Kush divenne poi suo nemico per via dell’oro, che possedeva in abbondanza e serviva a creare i gioielli ritenuti necessari per il viaggio nell’aldilà dei faraoni. Ad un certo punto i kushiti divennero schiavi degli egizi, ma fecero anche incursioni nel loro territorio, in un alternarsi di pace e conflitti. L’affermarsi di faraoni dalla pelle più chiara fece diventare una minoranza la popolazione nera.

Il più grande sovrano kushita fu Piankhi, a cui successe il fratello Shabaka e altri sovrani della XXV dinastia, tra cui Taarka, descritto come un re clemente e un grande costruttore. I kushiti adoravano il dio Amon e avevano una montagna sacra a forma di cobra. La loro capitale Kerma era bellissima e si estendeva intorno al tempio di Defufa. Le piramidi erano più numerose e più piccole di quelle egizie. Nel 700 a.C. a causa di una grave carestia la capitale venne spostata da Kerma a Meroe.

Nubia_pyramids1.jpg

L’alfabeto meroitico era diverso dai geroglifici e la lingua non è stata ancora completamente decifrata. Ai regni dei faraoni seguirono quelli delle regine, guerriere che conducevano le truppe in battaglia, grandi costruttrici di piramidi, abili diplomatiche e sovrane che sceglievano i loro sposi.  La più famosa fu Amanishakheto, che firmò un trattato di pace con i romani dopo aver fermato numerose invasioni. Il suo favoloso tesoro venne scoperto nel 1834 dall’italiano Giuseppe Ferlini. La piramide che lo conteneva venne distrutta e gli oggetti venduti a diversi musei, tra cui quelli di Monaco e del Cairo.

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