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Timbuctu


petronius arbiter

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Timbuctu, città delle sabbie, punto d’incontro tra quelli che vogano in piroga sul Niger e quelli che si muovono a dorso di cammelli nelle sabbie che lo sfiorano.

Un andare sognante tra il fiume e le sabbie con il passo al ritmo delle leggende africane :rolleyes:

Ma, come diceva Bruce Chatwin, esistono due Timbuctu: una mentale e una reale. La prima vive in uno dei tanti miti di cui si nutre la nostra carenza di immaginazione.

Non importa se già nel 1828 René Caillé, per inseguire un mito non solo suo, dopo avere sofferto le arsure del Sahara, le fatiche del viaggiare a piedi su spine e sabbia e i sospetti delle popolazioni locali, rimase deluso da una città sbriciolata.

Così, mentre Timbuctu andava inaridendosi sotto le frustate del sole, i suoi campi si ammantavano di sabbia e la sue carovane di cammelli venivano superate in corsa dai camion, in Europa si continuava a idealizzare un mito creato quando l'atlante catalano, redatto per Carlo V, riportava ben chiara una pista che attraversava il Sahara per raggiungere il paese del "Rex Melli".

Nel 1324 il sovrano Kanka Musa lasciò la città, diretto alla Mecca, con la sua carovana di 8.000 o forse più portatori e centinaia di cammelli schiacciati da due tonnellate e mezzo d'oro :D

petronius B)

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Ma Timbuctu non era solo una miniera luccicante, meta di avidi mercanti, era anche un centro culturale da fare invidia all'Europa dell'epoca.

Racconta Leone Africano che:

"In Tombutto sono molti giudici, dottori e sacerdoti, tutti ben dal re salariati: e il re grandemente honora i letterati huomini".

I privilegi accordati ai saggi che insegnavano all'Università di Sankoré e nelle 180 scuole coraniche della città, erano immensi e ciò spiega perché numerosi intellettuali attraversassero le sabbie del Sahara per raggiungere le scuole di Timbuctu.

Anche un viaggiatore colto e smaliziato come Ibn Battuta rese omaggio alla regina delle sabbie e all'intero regno del Mali dove, secondo l'autore, in ogni villaggio si trovava un alloggio sicuro, si poteva viaggiare confortevolmente senza la necessità di portarsi dietro né grosse quantità di viveri, né una scorta armata.

Così é nato il mito di Timbuctu.

petronius :)

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La Timbuctu di oggi delude molti visitatori, che si aspettano un Eldorado africano. Alcuni la considerano "morta", ma si tratta di sguardi distratti.

La storia non si é fermata; un monumento alla periferia della città ricorda la pace firmata nel 1996 tra l'esercito e i tuareg, dopo anni di conflitto: "La guerra é finita, ora c'è lo sviluppo" dicono i tuareg accampati fuori dalla città.

Persa gran parte delle loro mandrie a causa delle siccità recenti, questi nomadi sono ora costretti a tentare un reinserimento nella società sedentaria, con l'aiuto di alcune ONG locali.

Le donne, abituate a gestire i villaggi, stanno apprendendo le tecniche della tessitura e della tintura, mentre per gli uomini, abituati alla vita nomade, la trasformazione é più difficile.

petronius B)

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