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Articolo da La Repubblica


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NUMISMATICA: Quelle monete senza tutela. Articolo inserito il: 03/09/2005 7.46.08

Puntuale e ciclico come le stagioni o gli uccelli migratori, un altro attacco ai principi della tutela è in viaggio nelle aule parlamentari. Già abbiamo assistito impotenti agli sgangherati condoni in materia paesaggistica e ambientale; mentre sono state sventate per fortuna altre manovre, come quella sul "condono archeologico" per i tombaroli e i loro complici e quella sul silenzio-assenso che cancellava di fatto la tutela durante i lavori per grandi opere pubbliche, in tutti questi casi, il bersaglio è, si badi bene, il Codice dei Beni Culturali che questo stesso governo ha approvato: evidentemente, il Codice non ha corrisposto alle attese di chi sperava che esso fosse la pietra tombale sulla gloriosa tradizione italiana di tutela.

L"archeocondono" era palesemente ispirato da tutto un sottobosco di mercanti di antichità (il primo firmatario della proposta, onorevole Conte, è stato nel frattempo premiato con una poltrona di sottosegretario). Non è diffìcile riconoscere un animus simile nell'emendamento "in materìa di cose di interesse numismatico" inserito, su proposta del senatore Eufemi (Udc), in una legge di conversione del decreto-legge su "Mezzogiorno e diritto d'autore": ennesima conferma che, dopo aver varato una legge organica (il Codice), ogni contenitore è buono per smantellarla.

Secondo l'emendamento 2.0.600 (art. 2 decise), sono escluse da ogni forma di tutela “le monete antiche o moderne di modesto valore o ripetitive, o conosciute in molti esemplari o non considerate rarissime”.

C'è di che trasecolare: uno statuto tanto peculiare per le monete si spiegherebbe solo se, nel regime di tutela vigente, esse fossero soggette a norme particolarmente restrittive, il che evidentemente non è (basti rileggersi l'articolo 10 del Codice). Anzi, il Codice prevede che siano soggette a tutela solo le monete di "interesse storico o artistico particolarmente importante" in quanto esemplari singoli, o di "eccezionale interesse" per le serie o collezioni di monete.

Un caso speciale sono i "tesoretti", e cioè quei gruzzoli nascosti, spesso in un orcio, in tempi di guerra e calamità, e che talvolta si ritrovano dando informazioni inestimabili, sulla storia economica e la circolazione monetaria: è chiaro che anche se le singole monete dì un "tesoretto" sono ripetitive, l'insieme costituisce un unicum.

È dunque chiaro che l'emendamento è volto a sottrarre alla tutela precisamente quelle monete che sono di particolare o eccezionale interesse. E lo fa in nome del concetto di "ripetitività": quasi che le monete antiche fossero davvero tutte uguali, come quelle che abbiamo nei nostri portamonete.

Ma qualsìasi studente sa che le procedure di zecca e di conio (o la combinazione dei coni) nelle società antiche era assai meno standardizzata e controllabile {anche per ragioni tecniche) di quanto oggi non sia; e che, mentre per epoche più recenti conosciamo le procedure di coniazione grazie a documenti d'archivio, così non è per le monete, poniamo, dei Greci o dei Romani.

Ci sono, è vero, monete "ripetitive": ma perché si somigliano,non perché sono identiche. Distinguere fra somiglianze che sono storicamente rilevanti (in quanto consentono di analizzare e ricostruire le procedure di coniazione) e quelle che non lo sono è affar serio, che solo pochi specialisti sono in grado di fare.

Un solo esempio; posso benissimo avere venti monete che sembrano uguali fra loro, ma che differiscono per piccole differenze di peso o di lega (con diminuzione dei metalli pregiati, oro e argento).

In questo caso, solo l'esame di queste differenze consentirà l'analisi dei processi di inflazione che inducevano a «risparmiare» sul peso o sulla lega.

Ciò che appare ripetitivo può benissimo non esserlo. Le monete non sono solo oggetto di collezione e di commercio, sono primariamente un documento storico che da informazioni spesso insostituibili.

Più gravi ancora sono altri due aspetti dell'emendamento Eufemi. Prima di tutto, il giudizio sulla ripetitività o meno delle monete è interamente rimesso nelle mani del privato proprietario, senza alcun intervento dì merito delle strutture di tutela (peraltro poverissime di esperti numismatici, una diecina in tutta Italia).

In secondo e non ultimo luogo, se dovesse passare il principio della "ripetitività a giudizio del proprietario", non si vede perché applicarlo solo alle monete e non, poniamo, alle anfore, alle lucerne, e così via.

L'intero sistema della tutela ne verrebbe non solo delegittimato, ma di fatto annullato. Chiunque abbia in mano qualsiasi oggetto può considerarlo, in buona o mala fade, ripetitivo, e come tale sottrarlo impunemente alla conoscenza e allo studio. Il senatore Eufemi non è nuovo a queste tematiche, visto che aveva già presentato un disegno di legge (A.S. 2153) sostanzialmente identico a questo, e in Commissione Cultura, nel dicembre 2003, propose, senza successo, di modificare il Codice in questo senso. Questo è dunque il suo terzo tentativo. Se il senatore Eufemi è animato, come non dubito, non da indebite pressioni di mercanti e collezionisti, bensì da autentico senso della Storia e dello Stato, dovrà certo riconoscere quanto sia singolare che un emendamento distruttivo come il suo debba insediarsi nel testo di un DL all'origine di due soli articoli, che per strada si è trasformato da utilitaria in omnibus, e ciò senza che ci sia la minima ragione di necessità e urgenza (lo ha osservato l'onorevole Lettieri).

Viene in tal modo disattesa la previsione della Costituzione (articolo 77), nonché il forte richiamo ad essa del Capo dello Stato in un messaggio di rinvio alle camere del maggio 2002.

In quel caso si registrava un'attinenza debole (nel caso delle monete, insussistente) alle disposizioni del decreto originario, stravolgendosi in tal modo l'istituto stesso del decreto legge e rendendo il testo (scriveva allora Ciampi) "di difficile conoscibilità nel complesso della normativa applicabile". Per ragioni di fatto e di diritto, l'emendamento Eufemi va dunque considerato inaccettabile.

Fonte: La Repubblica 25/06/05 Autore: Salvatore Settis

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Già, ma questo emendamento è poi diventato legge, o no? Sulla questione delle monete "ripetitive" si è già discusso parecchio e mi pare fosse assodato che nel Codice Urbani questo concetto è presente, quindi l'emendamento dovrebbe essere passato (l'articolo è di due anni fa). Oppure sono io che non ho capito un tubo? Certo che se si affermasse la concezione del Sig. Settis, un vero ultrà della conservazione, potremmo suicidarci tutti quanti... a rigore quello che dice è assolutamente corretto, ma vi immaginate i poveri 10-numismatici-10 dei Beni Culturali impegnati h24 a valutare decine di migliaia di ae4 del basso impero per decretare se sono monete ripetitive o meno? :P

Confesso comunque che più si discute di questo argomento, e meno mi si chiariscono le idee... Tanto per capirsi, che cosa implica il fatto che le "monete ripetitive" non siano tutelate? Che uno può andarsele a cercare col MD? Non credo proprio, dato che comunque i nuovi ritrovamenti sono proprietà dello stato. Oppure no, perché non sono più beni culturali, e quindi sono equiparati a tappi di bottiglia? Oppure questa distinzione riguarda solo i ritrovamenti (pseudo-)"fortuiti"? Cosa cambia in sostanza?

AIUTO!

P. :blink:

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Mi pare che a suo tempo se ne fosse già parlato. Comunque nel frattempo è cambiato il governo e di questa proposta di legge non se ne è più saputo nulla...

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Faccio solo notare che quell'articolo di giornale uscì in una fase caotica dal punto di vista normativo, nella quale è anche accaduto che sulla faccenda dei beni numismatici vi fosse un Decreto Legge promulgato d'urgenza dal Governo e poi non convertito dal Parlamento.

Oggi chi ha scritto quell'articolo è Presidente del "Consiglio Superiore".

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Saranno pure "giornalettate" ma questo signore, mi par di capire, è uno che mediamente viene preso piuttosto sul serio...

Salvatore Settis: Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Direi che quanto meno è nella posizione di far valere le sue opinioni...

Ciao, P.

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Inviato (modificato)

sì scusate, era un'articolo datato, ma tanto per ri-confermare per l'ennesima

volta in che razza di "bailame" è il mondo archeologico, tutti ci mettono mano

e nessuno riesce a definire dei concetti seri che siano al di sopra delle "parti"

e delle varie "lobby" coinvolte, qui come in migliaia di altri casi all'ordine del

giorno nella nostra "italietta" (ahimè hanno proprio ragione a definirci così all'estero),

sembra che non si riesca a fare un ragionamento serio per il bene comune e del

nostro povero paese che sempre più si riduce a colabrodo......

e dal colabrodo.....quasi tutto fuoriesce

Modificato da commodo
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Penso che l'articolo sopra riportato sia esemplificativo di chi parla di numismatica senza conoscerla. Purtroppo siamo abituati spesso a vedere interventi del genere che portano solo confusione in ambito numismatico. Attualmente la legge in vigore pone dei limiti abbastanza chiari, anche se le "libere interpretazioni" sono sempre all'ordine del giorno. Speriamo che il nostro ambiente siano lasciato un po' tranquillo, ferma restando la contrapposizione ASSOLUTA ai ladri e tombaroli che purtroppo affliggono i convegni.

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".......uno statuto tanto peculiare per le monete si spiegherebbe solo se, nel regime di tutela vigente, esse fossero soggette a norme particolarmente restrittive, il che evidentemente non è (basti rileggersi l'articolo 10 del Codice). Anzi, il Codice prevede che siano soggette a tutela solo le monete di "interesse storico o artistico particolarmente importante" in quanto esemplari singoli, o di "eccezionale interesse" per le serie o collezioni di monete."

Ciao.

Togliendo dall'articolo postato tutti i giudizi di valore, le parti in politichese, le considerazioni più o meno apocalittiche ecc., riporto ciò mi pare essere il senso principale dell'autorevole commento (spero infatti che almeno questo commento sia considerato autorevole....) e cioè quello che, con molta meno autorevolezza e competenza, tentavo, ahimè, di sostenere nell'altra discussione.

Spero che Lucio sia sintonizzato.........

Saluti.

Michele

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Mi sembra che bizerba abbia centrato in pieno il punto focale. Ovvero, cosa è soggetto a tutela. E soprattutto, CHI DECIDE cosa è soggetto a tutela? I DIECI-NUMISMATICI-DIECI??? Se le cose stanno davvero in questi termini, tanto vale alzare le braccia perchè tanto, in assenza di legislazione congrua, coerente e soprattutto applicabile, continueranno a vigere l'arbitrio, il pressappochismo e l'improvvisazione. E io continuerò a rimandare sine die l'inizio della mia collezione di monete classiche...

P. :(

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Salve a tutti.

Nelle considerazioni di vari utenti si quantifica il numero dei numismatici esperti in una decina; purtroppo devo concordare con la loro quantificazione.

Considerate, inoltre, che tra i numismatici che collaborano regolarmente con soprintendenze e musei ci sono numismatici professionisti (vale a dire degli antiquari), resisi meritevoli per aver dato prova della loro esperienza...

Tolte lodevoli eccezioni, come il dottor. F. Catalli, la prof.ssa L. Travaini, il dottor. E. Arslan e qualche altro, non restano molti altri studiosi stimabili che non appartengano al mondo commerciale.

Ma perché il numero dei numismatici accademici validi è così esiguo???

Molte delle nostre università non riescono a formare degnamente degli esperti in una disciplina più complessa di quanto si creda.

Nella mia università, credo fra le più considerevoli d’Europa, la numismatica è considerata una disciplina “d’appendice”, un esame da inserire tanto per fare crediti (nel senso più letterale dell’espressione, considerando il nuovo ordinamento) e prendere magari un facile 30. Se si considerano le disparità che intercorrono tra esami di Latino che richiedono due mesi di intenso e assiduo lavoro ed esami di numismatica preparabili direttamente la “notte prima degli esami” (passatemi l’espressione), potete immaginare che livello di conoscenza possa raggiungere la gran parte degli studenti.

Non parliamo poi della considerazione che molti docenti e conservatori hanno dei laureati in Numismatica: bassissima.

Almeno nella mia Facoltà, laurearsi in questa disciplina è sentito dai più in maniera dispregiativa e riduttiva, mentre tutti hanno un’altissima considerazione di laureati in letteratura latina o greca, o in storia...

Molti, stanchi del loro percorso di studi, o solamente per “voglia di finire”, scelgono di discutere una tesi in numismatica pur non avendo un reale interesse per tematiche di quel genere.

Un capitolo ulteriore è quello dell’accesso ai Musei per svolgere indagini de visu.

La gran parte dei medaglieri, proprio i maggiori, che dovrebbero fornire materiale di studio ai pochi studenti o studiosi interessati, precludono l’accesso al loro materiale per delegare qualsiasi conoscenza degli esemplari alle sole illustrazioni di testi e cataloghi d’asta.

Vi sono, per fortuna, esperienze degne di lode, ma riferibili quasi sempre a piccoli musei o comunque a medaglieri “minori”. Qualora si riesca ad accedere ad un grosso medagliere, lo si deve molto spesso all’intercessione di qualche ispettore conscio della necessità di avere una conoscenza diretta della materia di studio.

Fin quando si chiuderanno le porte in faccia ai giovani nel timore dei furti (perché questa è la motivazione di fondo), le nostre soprintendenze potranno contare sul supporto di pochissimi numismatici seri.

Quanti studenti, per tornare alle considerazioni precedenti, si laureano in numismatica senza aver mai preso in mano una moneta?!

Qualcuno rimarcherà la scarsità di fondi a disposizione degli istituti museali: questo è un problema considerevole ma non irrisolvibile; gli Archivi di Stato sono tutti attrezzati per permettere la fruizione di buona parte del loro patrimonio documentario.

La Moneta non è forse anch’essa un documento?

Lo scarso rilievo dato alla fruizione dei patrimoni numismatici dei nostri musei ne dichiara una considerazione fortemente collezionistica da parte delle autorità.

B.F.

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Inviato (modificato)
[...] Qualora si riesca ad accedere ad un grosso medagliere, lo si deve molto spesso all’intercessione di qualche ispettore conscio della necessità di avere una conoscenza diretta della materia di studio.

Fin quando si chiuderanno le porte in faccia ai giovani nel timore dei furti (perché questa è la motivazione di fondo), le nostre soprintendenze potranno contare sul supporto di pochissimi numismatici seri.

Quanti studenti, per tornare alle considerazioni precedenti, si laureano in numismatica senza aver mai preso in mano una moneta?! [...]

B.F.

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Ho molto apprezzato il tuo intervento, complimenti per il tuo futuro da laureato

perchè senza conoscerti mi sembri uno "pronto" a sostenere le battaglie per il

miglioramento delle cose.......

per quanto riguarda la parte evidenziata...paura dei furti ??!!??

Perchè, quando danno le monete non sanno quello che danno ed il numero dei

pezzi ? Le danno da portare a casa ? Ma qui siamo peggio che nel terzo mondo...

o siamo guarda guarda vicini alla "....casa dei ladri...."

io sono convinto che un mare di cose siano e regolarmente spariscano dai depositi

dei nostri Musei, anche perchè il materiale non è catalogato e suddiviso come si dovrebbe

ed è per questo che spesso nelle discussioni sostengo a questo punto

sia meglio una "liberalizzazione" da attuare però con un nuovo e rigoroso sistema

di tutela del patrimonio, del materiale, del commercio e del collezionismo

ma dopo chi può fare il giochetto delle tre carte.......

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Ciao Biondo Flavio,

complimenti per il tuo intervento. Credo tu sia abbastanza giovane ma assai preparato e soprattutto con una chiara visione dell'ambiente numismatico accademico (e istituzionale) in Italia.

Concordo con parecchie delle tue affermazioni e ho provato, personalmente, molte delle frustrazioni che derivano dalla gestione della cosa pubblica in Italia.

Credo che le cose possano cambiare, anche se rivoluzioni copernicane siano al di la' dei limiti del funzionario statale o del politico italiano.

Cionondimeno le persone che hai menzionato (che conosco tutte personalmente e con le quali ho regolari scambi) sicuramente possono dare e danno un contributo importante alla positiva evoluzione delle cose. Purtroppo sono poche (compreesi anche altri loro validissimi colleghi) e anche loro si scontrano con una nomenclatura degna del Castello di Kafka.

Non ho frequentato corsi unversitari di numismatica (anche se mi sarebbe piaciuto moltissimo). Mi addolora apprendere che la numismatica sia considerata come una Cenerentola nel mondo accademico e non posso che concordare con te circa la 'complessita'' della materia.

Se, come sembra, ti interessa la materia, vorrei suggerirti di bussare alla porta di qualche buon museo estero che accoglie studenti, appassionati, cultori e accademici, con molta piu' liberaita' delle istituzioni italiane.

Biblotheque Nationale, British Museum, Biblioteca Reale a Bruxelles, Kunstistorische a Vienna, per non parlare dell'American NUmismatics Society a NY, sono istituzioni molto aperte che mettono a disposizione degli studiosi le loro eccezionali collezioni (per nulla inferiori a quelle dei musei italiani, anzi in molti casi nettamente superiori) per le loro ricerche .

Andare all'estero non deve essere visto come una fuga o un ripiego pero', in un'epoca di estremaglobalizzazione questo concetto vetero-nazionalistico deve essere considerato ormai superato, ma piuttosto un ampliamento delle possibilita' di studio e ricerca di cui oggi e' possibile usufruire.

Coimplimenti per il entusiasmo e i tuoi interessi, coltivai meglio che puoi...

numa numa

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Purtroppo il problema dei furti è più serio di quanto si creda, e non affligge solamente le monete.

Immagino che tutti sarete stati in qualche grossa o storica biblioteca... be’ vi assicuro che non è difficile imbattersi in manoscritti deturpati dalla sottrazione di qualche miniatura. A me è capitato di vederne nella Biblioteca Casanatense di Roma.

Tempo addietro, consultando un codice pergamenaceo del primo ‘400 notai che erano state “amputate” alcune pagine e sostituite con fogli cartacei bianchi; chiesi, quindi, delucidazioni ai responsabili e questi, gentilmente, mi fecero notare come il fenomeno non fosse raro e che si trattava di asportazioni illecite di miniature. Un successivo restauro aveva integrato le pagine deturpate.

Tornando al nostro campo, i furti e le “sostituzioni” non sono così rare: ricorderete tutti le vicende della collezione reale e la sottrazione di pezzi come le 100 lire del 1940. Confesso di aver smesso di interessarmi a quella vicenda da un bel po’, tuttavia dubito che abbiano più ritrovato i pezzi mancanti. Se non ricordo male la 100 lire era stata sottratta lasciando il cartellino originale del Re al suo posto, questo dovrebbe essere testimone che a sottrarre quella moneta non fu un collezionista; qualunque collezionista, pur privo di scrupoli e giunto a rubare, avrebbe preso con la moneta anche il cartellino. Possedere una moneta proveniente dalla collezione reale sarebbe stata per lui un’immensa soddisfazione, figuriamoci avere insieme anche il cartellino compilato di proprio pugno da Vittorio Emanuele.

E invece il cartellino fu lasciato lì, a sottolineare come il losco personaggio fosse interessato al puro valore commerciale dell’esemplare, magari contando di rivenderlo subito dopo...

Credo che l’unica strategia possibile per gli istituti museali sia quella di affidarsi alla onestà degli studiosi, perché tanto è impensabile che venga allestito un sistema di sorveglianza realmente efficiente; tenere chiuse le monete serve solo ad impedire una conoscenza di quanto realmente posseduto dai nostri musei, mentre la pubblicazione di materiale ne renderebbe noto a tutti l’esistenza, impedendone la fuga clandestina.

Permettetemi un ultimo confronto con i libri: quante biblioteche di dipartimento hanno ancora degli scaffali a presa diretta senza avere un complesso sistema di video-sorveglianza? Questo non significa che il primo che arrivi porti via qualche “ricordino”. In sei anni di studio nella mia Facoltà solo un paio di volte mi è capitato che un libro cercato non fosse al suo posto, ed i libri “fuggiti” non erano del gruppo in scaffale aperto...

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All'estero quando si chiede di esaminare delle monete, u n addetto delle collezioni che porta il plateau da esaminare vi si siede davanti tutto il tempo esaminando 'a vista' cosa fate. Prima di riporre il plateau ricontrolla che ogni pezzo sia sempre al suo posto e che non vi siano 'buchi'.

All'American Numismatic Society vanno oltre, dopo aver preso tutte le vostre generalita' ed estremi del passaporto, etc. , prima di portarvi il plateau con le monete da esaminare, lo "fotografano" integralmente cosi' da avere una traccia prima e dopo la visione.

Il problema dei furti esiste e va combattuto, non serve chiudere le monete in forzieri inaccessibili, oltre a morire questo da' adito anche a pericolose manovre, il materiale puo' e deve essere visto. Basta organizzarsi con efficienza...

E il primo passo, lo ripeto da sempre, per la tutela di una collezione e' la sua catalogazione e soprattutto pubblicazione che mette una bella ipoteca sulla commerciabilita' dei pezzi eventualmente sottratti.

numa numa

PS

Un appunto per Biondo Flavio, sottrarre il cartellino, per quanto appetibile avrebbe attirato molto di piu' l'attenzione che non sostituire la monet lasciando il cartellino al suo posto, non credi ? Inoltre non mi risulta che fossero molti i collezionisti con accesso alla visione della raccolta ex-Reale, studiosi e qualche commerciante si.

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Vorrei fare alcune considerazioni in merito alle osservazioni di Biondo Flavio. Mi sono laureato in Numismatica, disciplina che, almeno presso il mio Ateneo, non è affatto tenuta in poco conto né considerata la cenerentola del cursus studiorum, tanto che per gli iscritti al CdL Lettere classiche, l’esame di Numismatica è obbligatorio. I docenti del settore storico-archeologico, inoltre, si sono mostrati - e si mostrano tuttora - sempre alquanto interessati ai problemi connessi al documento numismatico, e vorrei ricordare che non di rado autorevoli storici hanno utilizzato l’evidenza monetale per la ricostruzione o identificazione di siti la cui documentazione archeologica e le fonti letterarie apparivano scarse o insufficienti (si pensi al caso di Terina). Non di rado, poi, è capitato che storici o archeologi mi abbiano chiesto informazioni riguardo alla cronologia di alcune monete o al significato dei tipi.

Almeno nel mio Ateneo, inoltre, molti studenti che hanno discusso tesi in Numismatica si sono laureati con voti piuttosto alti giungendo talvolta alla pubblicazione delle loro dissertazioni, e se ciò non bastasse aggiungo che da qualche anno laureati in Numismatica hanno vinto anche il dottorato di ricerca.

Userei, inoltre, le dovute cautele riguardo alla definizione di “materia d’appendice”: è chiaro che una solida base storica è l’elemento imprescindibile per una corretta comprensione dei fenomeni monetari. Capita spesso che, ad. es., gli studenti conoscano il sistema ponderale acheo-corinzio, ma non sappiano quali sono le colonie achee perché non hanno sostenuto l’esame di storia greca. In questo senso la numismatica fa sì da appendice, ma non nel senso che è meno importante, ma in quanto deve essere sempre e comunque riportata ad un contesto storico, altrimenti la moneta diventa solo un mero oggetto da ammirare e non un contributo alla ricostruzione storica.

Riguardo al problema dell’accesso ai Musei comprendo bene le tua affermazioni, eppure ti assicuro che la situazione, pur non essendo rosea, non è neanche tragica. Purtroppo la mancanza di fondi limita fortemente la fruizione delle collezioni museali, nonostante ciò alcuni laureandi in Numismatica del mio ateneo hanno avuto accesso ad alcuni grossi Medaglieri, come Berlino e Vienna, mentre molti altri musei, italiani e stranieri, hanno dato la piena disponibilità per visionare i loro materiali. Il vero problema è: chi paga i soggiorni di studio degli studenti? La carenza di fondi, è bene ricordarlo, riguarda anche le Università…….ma il discorso sarebbe troppo lungo per essere affrontato in questa sede.

Saluti

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Un appunto per Biondo Flavio, sottrarre il cartellino, per quanto appetibile avrebbe attirato molto di piu' l'attenzione che non sostituire la monet lasciando il cartellino al suo posto, non credi ?

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In quel caso la moneta (mi sembra di ricordare che) non fu sostituita ma sottratta lasciando al suo posto il cartellino. In questo modo rimase la conferma che la moneta era stata in quel plateau mentre all’atto della verifica non c’era più.

ciao

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Vorrei fare alcune considerazioni in merito alle osservazioni di Biondo Flavio. Mi sono laureato in Numismatica, disciplina che, almeno presso il mio Ateneo, non è affatto tenuta in poco conto né considerata la cenerentola del cursus studiorum, tanto che per gli iscritti al CdL Lettere classiche, l’esame di Numismatica è obbligatorio. I docenti del settore storico-archeologico, inoltre, si sono mostrati - e si mostrano tuttora - sempre alquanto interessati ai problemi connessi al documento numismatico, e vorrei ricordare che non di rado autorevoli storici hanno utilizzato l’evidenza monetale per la ricostruzione o identificazione di siti la cui documentazione archeologica e le fonti letterarie apparivano scarse o insufficienti (si pensi al caso di Terina). Non di rado, poi, è capitato che storici o archeologi mi abbiano chiesto informazioni riguardo alla cronologia di alcune monete o al significato dei tipi.

Almeno nel mio Ateneo, inoltre, molti studenti che hanno discusso tesi in Numismatica si sono laureati con voti piuttosto alti giungendo talvolta alla pubblicazione delle loro dissertazioni, e se ciò non bastasse aggiungo che da qualche anno laureati in Numismatica hanno vinto anche il dottorato di ricerca.

Userei, inoltre, le dovute cautele riguardo alla definizione di “materia d’appendice”: è chiaro che una solida base storica è l’elemento imprescindibile per una corretta comprensione dei fenomeni monetari. Capita spesso che, ad. es., gli studenti conoscano il sistema ponderale acheo-corinzio, ma non sappiano quali sono le colonie achee perché non hanno sostenuto l’esame di storia greca. In questo senso la numismatica fa sì da appendice, ma non nel senso che è meno importante, ma in quanto deve essere sempre e comunque riportata ad un contesto storico, altrimenti la moneta diventa solo un mero oggetto da ammirare e non un contributo alla ricostruzione storica.

Riguardo al problema dell’accesso ai Musei comprendo bene le tua affermazioni, eppure ti assicuro che la situazione, pur non essendo rosea, non è neanche tragica. Purtroppo la mancanza di fondi limita fortemente la fruizione delle collezioni museali, nonostante ciò alcuni laureandi in Numismatica del mio ateneo hanno avuto accesso ad alcuni grossi Medaglieri, come Berlino e Vienna, mentre molti altri musei, italiani e stranieri, hanno dato la piena disponibilità per visionare i loro materiali. Il vero problema è: chi paga i soggiorni di studio degli studenti? La carenza di fondi, è bene ricordarlo, riguarda anche le Università…….ma il discorso sarebbe troppo lungo per essere affrontato in questa sede.

Saluti

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Nelle mie considerazioni prendevo come esempio la mia Facoltà e le esperienze di miei colleghi di altri atenei italiani (sia grandi, sia piccoli). Certamente delle pregevoli eccezioni ci sono (Tor Vergata ha un’ottima fama per esempio), mentre non credo che i voti siano un metro ottimale per valutare lo “spessore” di insegnamento.

Concordo sull’alta considerazione che molti storici hanno avuto ed hanno del valore documentario della moneta: tanto per citarne qualcuno, Santo Mazzarino diede ampio spazio alle problematiche economiche, in particolare del periodo tardo imperiale

(v. Aspetti Sociali del Quarto Secolo, “Ricerche di storia tardoromana”, Roma 1951.

L’Impero romano Voll. I e II, Roma-Bari 1973.

Il Basso Impero / Antico, Tardoantico ed Era Costantiniana, Roma 1974,

tanto per citare i contributi maggiori).

Sulla scia del maestro seguirono altri validi studiosi come Elio Lo Cascio, Andrea Giardina, Mario Mazza e via dicendo.

Quando dicevo che la numismatica è considerata la Cenerentola delle discipline umanistiche intendevo dire che questa è l’opinione diffusa nei confronti della numismatica come disciplina universitaria. Tanto per intenderci: discutere una tesi in storia economica richiederebbe lo stesso medesimo impegno di una tesi in numismatica che indaghi problemi di carattere economico: ricerca delle fonti antiche e loro interpretazione, comparazione delle opinioni degli altri studiosi (sia in maniera diacroniche che sincronica) sull’argomento d’indagine, esposizione delle idee personali, et c.; questa, tuttavia, non è la comune percezione.

la percezione comune è inquinata dalle equazioni:

Numismatici = metrologi (considerati puri catalogatori di monete)

Studiosi di economia antica = Storici

molti non considerano che invece sussiste l’equazione

Numismatici = Storici

Il mio ateneo è stato fra i primi ad avere una cattedra in numismatica, e vi ha insegnato Laura Breglia (non certo la prima venuta); a partire dagli anni ottanta, invece, è diventata una consuetudine elargire i trenta ai quattro venti (se all’esame basta esporre un argomento a piacere non è per niente difficile...), questo spiega perché molte persone considerino laurearsi in numismatica come la scelta più sbrigativa per completare gli studi.

Dalle mie parti gli studenti di Lettere Classiche (a meno che l’ordinamento degli studi non sia cambiato quest’anno) non possono nemmeno inserire l’esame di Numismatica tra le materie curriculari, se vogliono devono inserirlo tra gli esami a scelta.

Un saluto a tutti

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P.S. La disparità di considerazione è accentuata dalla frequenza con cui molti, realmente desiderosi di sbrigarsi, scelgono la strada della tesi in numismatica.

Frequentando la biblioteca dell’Istituto Italiano di Numismatica a Palazzo Barberini mi è capitato di parlare con laureati di varie università italiane che frequentando la Scuola di Specializzazione di Archeologia si trovavano a Roma; be’ è spiacevole sottolineare l’ignoranza diffusa un po’ da tutte le parti... (dopo questa espressione sono certo di attirarmi l'astio di tutti...; intendo solamente dire che molti, posti davanti ad una moneta che non sia strettamente pertinente il loro ambito di ricerca, non sanno inquadrarla minimamente)

Spessissimo vi sono persone che mai hanno maneggiato una moneta; e non basta certo osservare le monete dalle vetrine di un museo.

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....anche perchè,fenomeno tutto italiano,nei musei le monete spessissimo sono mostrate in un solo lato!!!

E l'altra faccia...? Ci vuole immaginazione....

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....anche perchè,fenomeno tutto italiano,nei musei le monete spessissimo sono mostrate in un solo lato!!!

E l'altra faccia...? Ci vuole immaginazione....

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Infatti ho notato anche io questa cosa, ci vorrebbero delle bacheche vetrate che si vedono da tutte e due le parti, anche perchè molte volte è la faccia quella che si vede, ma ci sono anche dei rovesci che vale la pena vedere.

Per quanto riguarda la legge è tipicamente Italiana atta solo a mettere più confusione di prima, tutelare gli interessi di poche persone, e lasciare il problema come prima se non peggio.

Ci vorrebbe prima di tutto, una buona educazione civica si dalle elementari sul nostro patrimonio archeologico e la sua tutela.

In secondo lo stato deve decidere cosa tutelare e se vuole tutelare tutto non ci devono essere opere pubbliche, lavori o altro che possa determinare la distruzione o l'interramento di una zona archeologica, e tutelare l'intero patrimonio archeologico, e non solo date aree lasciando il resto al suo destino e a lavori clandestini, mettendo in campo uomini e mezzi per tutelare tutto il territorio.

Se non può fare questo per mancanza di mezzi, deve fare una legge tipo Inglese dove in caso di ritrovamenti lo stato ha diritto di prelazione.

Vendere il materiali ripetitivo e accatastato nei magazzini dei musei, una volta studiato e pubblicato, ad altri musei nel mondo, perchè in fondo si trova nel nostro stato, ma tutti devono avere la possibilità di vedere le antiche civiltà, per risanare il bilancio dei beni culturali e usari i soldi per restauri o scavi.

E poi le leggi devono essere chiare e trasparenti, in fondo è per questo che vengono scritte.

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La questione non è così semplice e ricordo che i visitatori di un museo, nella maggiorparte dei casi, pagano il biglietto d'ingresso (talora piuttosto salato), per ammirare collezioni di statue, quadri, etc. più che un'esposizione numismatica. E la riprova sta nel fatto che, tempo fa, un noto museo italiano, a carattere prettamente numismatico, ha chiuso perchè aveva una media di appena 100 visitatori l'anno. Pertanto, bisognerebbe chiedersi se i musei sono effettivamente intenzionati a valorizzare a pieno le loro collezioni numismatiche. La mia impressione è che le monete vengano spesso esposte tanto per mostrare che anch'esse esistono, che costituiscono un bene archeologico, ma in quanto ai criteri di esposizione....no comment. Il fatto che non vengano esposti entrambi i lati è il male minore, credetemi......molto peggio è vedere monete della Sicilia in una bacheca denominata "Magna Grecia", legende errate o rendersi conto, riordinando una collezione, che X esemplari sono spariti. Molti pezzi inoltre sono catalogati male, con datazioni ormai ampiamente superate. E poi c'è una questione che proprio non concepisco: perchè la catalogazione delle monete viene affidata il 90% delle volte all'archeologo e non al numismatico?

E non vi dico quante sono costipate in depositi e magazzini di musei e/o soprintendenze in attesa di essere studiate e catalogate....e soprattutto non vi racconto COME SONO CONSERVATE.....ricordate i vecchi barattoli di ferro dei biscotti plasmon? ecco, ora sono diventati contenitori di monete!

Lo scorso anno ho contribuito alla catalogazione di alcune monete rinvenute in un noto sito dell'area vesuviana: erano state accantonate in una sorta di garage con umidità e sporcizia a go-go, pensate che dopo un'intera giornata trascorsa con tanto di felpa (a luglio) le pagine dei libri tendevano ad incollarsi a causa dell'umidità.

Se la tutela e la valorizzazione del patrimonio numismatico non diverranno parte della coscienza civica di musei ed enti culturali attraverso leggi appropriate, credo che i contenitori dei plasmon (e non solo) continueranno purtroppo ad avere ampio utilizzo.

Saluti

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