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La banconota, un'invenzione rivoluzionaria


petronius arbiter

Risposte migliori

Così la definì il famoso economista Adam Smith, paragonandola alle maggiori innovazioni tecnologiche della rivoluzione industriale.

La banconota fa la sua apparizione alla fine del Seicento; si è già parlato in un'altra discussione della sfortunata avventura di John Law

L'uomo che inventò il denaro

Negli stessi anni (1694) nasce in in Gran Bretagna la Banca d'Inghilterra, che in seguito ad un accordo con la Corona inizia ad emettere le prime banconote: la Banca presta allo Stato moneta sonante (oro, argento) ricevendone in cambio l'autorizzazione ad emettere cartamoneta.

Precedenti di moneta cartacea, priva di valore intrinseco, quindi esclusivamente fiduciaria, c'erano già stati: le lettere di cambio, le cambiali, i titoli del debito pubblico appartengono a questa categoria.

Ma fra questi e le banconote, oltre ad una differenza quantitativa (l'uso dei primi era tutto sommato limitato) c'è un sostanziale salto di qualità; la girata della lettera di cambio, dei titoli, della cambiale, può essere rifiutata...nessuno può obbligarmi ad accettare un pezzo di carta in cambio di una bella moneta d'oro ;)

La banconota no, deve essere accettata in pagamento da tutti, senza riserve, su tutto il territorio nazionale; ha, cioè, corso legale.

continua...... :rolleyes:

petronius :)

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Attendo.....la foto della prima banconota emessa in assoluto.

Per quella dovrai aspettare parecchio, non fa parte della mia collezione :lol:

Andiamo invece con la seconda parte.... :rolleyes:

Il sistema della cartamoneta si estese più o meno rapidamente a tutti i paesi europei, consentendo alle banche autorizzate all'emissione una forte speculazione.

Se è vero infatti che la banca era obbligata (allora) a convertire in moneta metallica le banconote qualora ne avesse ricevuto richiesta, è altrettanto vero che, giocando sul calcolo delle probabilità, cioè sul fatto che non è pensabile che tutti i possessori di biglietti si presentino contemporaneamente ad incassare, le banche presero ad emettere banconote in misura nettamente superiore alle loro riserve di oro e di argento.

Si calcola che molte banche misero in circolazione banconote per un valore nominale fino a venti volte il valore delle riserve.

Il che può anche andar bene finché regna la fiducia, ma nel momento in cui, per mille motivi, questa fiducia viene meno il "trucco" mostra i suoi limiti, perchè tutti corrono in banca a riprendersi la loro "moneta sonante" (vedi il caso di John Law, sopra citato).

Essendo la banconota una moneta totalmente fiduciaria, se perde la fiducia perde la sua ragion d'essere, mostrando la sua inconsistenza e tornando ad essere quello che realmente è: un pezzo di carta <_<

Pressoché tutte le principali banche d'emissione andarono quindi incontro, nel loro primo periodo, a colossali crack finanziari, le cui conseguenze ricaddero naturalmente sulle spalle dei possessori di banconote che videro, spesso dalla sera alla mattina, polverizzarsi il loro capitale.

A titolo di esempio, la Banca di Copenaghen, costretta a sospendere i pagamenti nel 1745, fu rifondata nel 1791 ma collassò nuovamente nel 1831; la Banca di Stoccolma, nel 1762, pagava solo 1/96 dei suoi debito originari.

La Banca di Vienna sospese i pagamenti nel 1797, per poi riprenderli all'inizio dell'800 e fallire definitivamente nel 1811, a seguito dei fortissimi costi sostenuti dal Paese nelle guerre contro Napoleone.

Di quest'ultima un pezzo da mostrare (dalla mia collezione ;)) ce l'ho; Banco-Zettel (cioè banco-nota) da 2 gulden del 1° gennaio 1800: il Banco della Città di Vienna ottenne l'autorizzazione ad emettere cartamoneta nel 1762, dall'imperatrice Maria Teresa, e andò avanti, fra alterne fortune, fino al 1811, quando, come detto, l'enorme quantità di banconote emesse per finanziare le guerre contro Napoleone, lo portarono al fallimento.

Questi biglietti circolarono in tutto l'Impero, e dunque anche nel Lombardo-Veneto, motivo per cui sono riportati nei cataloghi italiani di cartamoneta :)

petronius B)

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petronius arbiter dice:
Pressoché tutte le principali banche  d'emissione andarono quindi incontro, nel loro primo periodo, a colossali crack finanziari

All'elenco si possono aggiungere gli assignat (assegnati) della rivoluzione francese, che non erano propriamente banconote (cioè emesse da una banca) ma cartamoneta dello Stato.

Incoraggiati dal fatto di poter moltiplicare a piacimento la ricchezza, gli statisti della Rivoluzione diedero vita ad una infinità di emissioni, che causarono un deprezzamento degli assignat sia in rapporto alle monete straniere che a quelle nazionali in metallo prezioso; a complicare la cosa si aggiunse un'imponente produzione di falsi <_<

Un contemporaneo come Jean Charles Leonard Simonde de Sismondi scriveva nel suo "Nuovi principi di economia politica":

"All'epoca degli assegnati, tutto ciò che poteva essere venduto, anche oggetti giudicati fino a quel momento non commerciabili, è diventato oggetto di esportazione. Le scorte dei commercianti di qualsiasi categoria, persino quelle dei librai, sono andate esaurite....Il commercio aveva assunto un ritmo artificioso, sembrava che la nazione vendesse molto, ma in realtà queste vendite erano pagate con della carta di nessun valore, e alla fine, dopo aver venduto tutte le sue ricchezze, essa si ritrovò in mano 45 miliardi e 579 milioni di franchi in assegnati, che il 7 settembre 1796, giorno in cui furono soppressi, valevano soltanto 3 soldi e 6 denari per 100 franchi.

Tutto il lavoro accumulato dalle generazioni precedenti...aveva finito per essere completamente distrutto." :(

petronius B)

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petronius arbiter dice:
la banca era obbligata....a convertire in moneta metallica le banconote

La convertibilità della banconota rimase indiscussa per circa un secolo, fino al 1797, quando, a seguito delle guerre con la Francia rivoluzionaria, l'Inghilterra la sospese, introducendo il corso forzoso, seguita in questo da quasi tutti i paesi europei (Francia esclusa).

La convertibilità venne ristabilita dall'Inghilterra nel 1821 e cominciò qui un periodo confuso in cui il mondo economico si divise tra due scuole di pensiero.

Da un lato, gli esponenti della currency school sostenevano che l'emissione di moneta cartacea doveva essere agganciata alle riserve auree della Banca centrale, e non poteva superarle se non per una piccola percentuale prefissata; dall'altro i seguaci della banking school chiedevano che l'emissione di banconote fosse regolata dalla domanda che veniva dal mondo dell'imprenditoria e del commercio, e quindi libera.

Alla fine, nel 1844, il governo inglese adottò la linea della currency school stabilendo che ci doveva essere una proporzione fissa tra cartamoneta in circolazione e riserva aurea, proporzione oltre la quale non si poteva andare.

E' il cosiddetto gold standard che si estese a tutti gli altri paesi europei e agli Stati Uniti negli anni '70 dell'Ottocento, e che fu definitivamente abbandonato solo poco più di trent'anni fa (1971).

Tutte la banconote nazionali erano convertibili in oro da parte delle rispettive banche d'emissione, ovvero, com'era scritto sulle vecchie lire, pagabili a vista al portatore.

Quello che va dal 1870 al 1914 è il "periodo aureo" del gold standard in cui tutto funzionò secondo le premesse; i guai cominciarono con lo scoppio della Grande Guerra.

Ma prima di parlare di questo dedicherò qualche riga al corso forzoso instaurato nel Regno d'Italia poco dopo l'unificazione.

A domani :)

petronius B)

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petronius arbiter dice:
dedicherò qualche riga al corso forzoso instaurato nel Regno d'Italia poco dopo l'unificazione.

Anche se in ritardo, eccomi qua :D

Tra i numerosi problemi che il neonato Regno d'Italia si trovò ad affrontare, ci fu anche quello dell'unificazione della moneta circolante nella penisola.

Ad aggravare le cose si aggiunse una progressiva carenza di moneta metallica divisionale; diverse furono le cause che determinarono la progressiva scomparsa della moneta, in particolare quella in argento, ma la principale può essere individuata nella sfiducia che buona parte della popolazione nutriva nei confronti di un Regno sorto, più che per effettiva volontà generale (il Risorgimento fu affare di pochi), per una fortunata serie di occasioni politiche abilmente sfruttate dai Savoia.

I quali stavano preparando un'altra guerra (quella per la liberazione del Veneto), la qual cosa fece correre voce che, in caso di sconfitta, le banconote italiane sarebbero diventate carta straccia.

Come conseguenza, il cambio delle banconote in monete metalliche raggiunse, e a volte superò, un aggio del 12% (cioè, se io voglio da te una moneta da 100 lire, devo darti banconote per 112 lire <_<).

In previsione della guerra con l'Austria, il governo ottenne dalla Banca Nazionale (il più importante Isituto di Credito e di emissione dell'epoca) un prestito di 250 milioni di lire, ed in cambio, con R.D. 1° maggio 1866 impose il corso forzoso delle banconote emesse da questo Istituto, che nel testo del decreto viene formalmente chiamato per la prima volta Banca Nazionale nel Regno d'Italia.

L'adozione di questo provvedimento generò il panico tra la popolazione, e provocò aspre polemiche politiche; la stampa si divise ma, in larga parte, diede voce all'insoddisfazione generale sottolineando l'autoritarismo di un atto che imponeva l'accettazione di una moneta emessa senza controvalore metallico, e quindi garantita solo dalla fiducia nell'emittente.

L'instaurazione del corso forzoso eliminò l'aggio del cambio tra monete e banconote, cambio peraltro sempre più difficile da ottenere perchè le monete metalliche subirono un'ulteriore rarefazione, dovuta anche all'aumento del prezzo dell'argento che era stato accaparrato da speculatori sia italiani che stranieri.

Il corso forzoso delle banconote venne abolito nel 1884; negli anni in cui fu in vigore, per sopperire alla mancanza di moneta spicciola molti Istituti di credito emisero biglietti cartacei, in genere (ma non sempre) di piccolo taglio; un fenomeno per certi versi simile a quello dei mini-assegni degli anni '70 del secolo scorso, e che prese il nome di circolazione fiduciaria.

Di questa circolazione fiduciaria si è già accennato in altre discussioni, con qualche fortunato utente :) che è riuscito ad inserire qualche biglietto in collezione (sono in genere molto rari).

Prima o poi si cercherà di fare un discorso più approfondito :rolleyes:

petronius B)

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Riprendo (e concludo) il discorso :)

Come già detto, nel 1914, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il gold standard salta; nessun paese è più in grado di garantire la convertibilità in oro, anzi tutti sono costretti ad aumentare in maniera vertiginosa il numero di banconote circolanti (e di prestiti di guerra) per sostenere le ingenti spese del conflitto.

Dopo la guerra si cercò di ristabilire il sistema (gli USA nel 1919, l'Inghilterra nel 1926) ma non si tornò più agli antichi splendori, sia perchè con le crisi degli anni '30 l'Inghilterra (1931) e gli Stati Uniti (1933) dovettero precipitosamente sospendere il gold standard, sia perchè i paesi che rimasero nel cosiddetto "blocco dell'oro" (Francia, Belgio, Svizzera, Italia, Olanda, Polonia, Cecoslovacchia) misero in atto misure che in pratica impedivano la convertibilità al loro interno.

A livello internazionale i pagamenti avvenivano ancora in oro, ma anche in sterline e, soprattutto, in dollari, moneta che proprio allora iniziò la sua ascesa come valuta di riferimento.

Nel 1936 anche l'Italia, ultima a cedere, abbandonò la convertibilità (c'erano da coprire le spese per la guerra d'Etiopia <_<).

Un nuovo cambiamento avvenne alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1944, con gli accordi di Bretton Woods, le potenze che stavano per vincere la guerra stabilirono un nuovo regime monetario, chiamato gold exchange standard.

Le varie monete nazionali non erano più convertibili in oro, ma in dollari, e di questa moneta le rispettive Banche centrali dovevano tenere una certa riserva; i dollari erano a loro volta convertibili in oro presso la Federal Reserve degli Stati Uniti.

Naturalmente gli Stati Uniti non resistettero alla tentazione di stampare più dollari di quanti ne coprisse la loro riserva aurea; ciò portò a frequenti e ingenti conversioni di dollari in oro, che avrebbero prosciugato i mitici forzieri di Fort Knox se gli USA non avessero, soprattutto negli anni '60, reso di fatto, con vari mezzi, inconvertibile il dollaro <_<

Nell'agosto del 1971, con un atto di chiarezza e di onestà, l'allora Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, mise ufficialmente fine al gold exchange standard.

E oggi? :ph34r:

Oggi, forse, si avvicina la fine anche per le nostre amate banconote, sempre più soppiantate da moneta virtuale (assegni, carte di credito, bancomat) nelle piccole operazioni quotidiane, e da moneta scritturale (bonifici, trasferimenti online, certificati azionari e di deposito) nelle grandi transazioni economiche.

Quella che poco più di tre secoli fa veniva salutata come "un'invenzione rivoluzionaria" è destinata a diventare soltanto oggetto di collezionismo? (come lo sono già, di fatto, i francobolli....da quanto tempo non scrivete e affrancate una lettera?).

Non resta che aspettare e vedere....per ora, grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di seguirmi fin qui :D

ciao.

petronius B)

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@Petronius:

ottima trattazione, come al solito

ovviamente quel 10$ spettacoloso è nella tua collezione??? :P :P

@Simone: il 1907 si riferisce all'anno in cui è stata autorizzata l'emissione della serie; dalla firma del Tesoriere, John Burke, posso dedurre che è stato stampato tra il 1913 e il 1921

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@Simone: il 1907 si riferisce all'anno in cui è stata autorizzata l'emissione della serie; dalla firma del Tesoriere, John Burke, posso dedurre che è stato stampato tra il 1913 e il 1921

Grazie del chiarimento :)

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@Simone: il 1907 si riferisce all'anno in cui è stata autorizzata l'emissione della serie; dalla firma del Tesoriere, John Burke, posso dedurre che è stato stampato tra il 1913 e il 1921

Grazie del chiarimento :)

Questo è il modo che uso per capire in quale periodo una banconota USA è stata stampata, guardare in che periodo sono stati in carica il Tesoriere e il Segretario del Tesoro la cui firma è riportata sulla banconota, e fare una intersezione

Diciamo che per le banconte più recenti, basta considerare un paio d'anni oltre l'anno di emissione, anche se ci sono le solite "eccezioni": ad esempio, i 10$ colorati riportano SERIES 2004A ma sono usciti nel 2006.

Per quelle più antiche, non si può prescindere: pensa che esistono biglietti da 1$ serie 1935H emessi... all'inizio degli anni '60 :lol: (ma questo è il caso + eclatante)

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  • 4 anni dopo...
  • 2 settimane dopo...

lezione molto interessante e ben spiegata.

L'invenzione della cartamoneta è stata rivoluzionaria rispetto alla moneta

anche per quanto riguarda il peso e la facilità di trasporto!

:good: Dario

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