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il collezionismo numismatico


Risposte migliori

quando è nato il collezionismo numismatico?

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Si puo' forse dire da sempre, ovvero da quando esiste la monmeta in quanto tale.

Sembra, anche se mancano evidenze certe che gli imperatori romani gia' collezionassero monete, quale simbolo di prestigio, per mostrarle o farne dono ai propri ospiti.

Nel medioevo si collezionavano monete antiche romane e greche.

E' accertato che Petrarca fosse un collezionista e che abia donato all'imperatore tedesco Carlo IV una raccolta di monete romane perche' ne traesse ispirazione per il governo dell'impero.

Le grandi famiglie nobili come i Gonzaga, gli Este, i Medici erano collezionisti e abbiamo ancora oggi gli esemplari delle loro collezioni contromarcato co le armi della loro famiglia (aquiletta estense, giglio di Francia, etc. ) che invece di deturpare la moneta ne accrescono il valore facendole acquisire un pedigree di eccezione oltre ad una patente di autenticita' vista la provenienza cosi' antica del pezzo.

I Papi sono stati collezionisti altrettanto eccezionali e vi sono dei libri che illustrano le collezioni numismatiche del Cardinale Borgia, del Card. Carpegna, etc.

uando si sviluppo' il collezionismo in epoca umanistica (1400-1500) nacquero anche i falsari che dovevano soddisfare la crescente domanda di bei pezzi romani soprattutto, o greci. Antonio Cavino, Becker, il Cigoi produssero riproduzioni di alta qualita' che a tutt'oggi alimentano un mercato di appassionati, venendo scambiati a prezzi da amatore...

numa numa

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Il collezionismo numismatico ha radici illustri e assai lontane.

Già i sovrani ellenistici (Tolomei, Seleucidi, Attalidi) possedevano collezioni numismatiche, mentre in epoca romana Svetonio (De vita Caes., Divus Aug., 75) afferma che Augusto, in occasione dei Saturnalia, faceva dono ai suoi amici di nummos omnis notae, etiam veteres regios, ac peregrinos (“monete di ogni conio, anche antiche, dell’epoca dei re, o straniere”). Plinio il Vecchio (NH, XXXIII, 132: I sec. d.C.) attesta che ai suoi tempi molti collezionisti prestavano particolare attenzione ai falsi, ricercandoli e pagandoli a caro prezzo.

Va poi ricordato il largo utilizzo delle monete presso le genti barbare, soprattutto come amuleto e/o portafortuna, o come monile, specie in età tardo antica ed altomedievale, come testimonia Pomponio (Digesto, VII, 1, 28).

Un documento datato 1335 redatto dal notaio Oliviero Forzetta di Treviso costituisce, invece, la più antica attestazione di un acquisto di una collezione che comprendeva anche “medaglie”, ossia monete. Agli albori dell’Umanesimo si collocano invece il veronese Giovanni de Matociis, che nella sua Historia Imperialis riprodusse i volti degli imperatori romani dalle monete romane. Il Petrarca, in particolare, divenne un vero amatore di monete, specie di quelle imperiali.

Il Babelon, inoltre, attesta che il francese Jean duca di Berry (1340-1416) collezionò vari oggetti d’arte, monete incluse.

Il Quattrocento vide la nascita delle grandi collezioni principesche nelle principali città: Firenze (Medici), Ferrara (Este), Mantova (Gonzaga), Napoli (Aragona). Nel 1515 il Budé scrisse il trattato De asse et partibus eius, basandosi essenzialmente sulla propria collezione monetale.

Si tratta, tuttavia, di un puro collezionismo per lo più privo di qualsiasi interesse scientifico e piuttosto d'élite. Fu così che papi, principi, letterati, etc. si avvicinarono alla numismatica, seppur in modo ingenuo e sprovveduto. Incuriositi da quei volti stampati sulle monete e subendone al contempo il fascino, costoro aprirono una sorta di “caccia al tesoro”, cercando di accaparrarsi il pezzo più bello o più raro……ma, ahimè, senza mostrare alcun senso critico e finendo col favorire il proliferare di falsari e mistificatori.

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Si tratta, tuttavia, di un puro collezionismo per lo più privo di qualsiasi interesse scientifico e piuttosto d'élite. Fu così che papi, principi, letterati, etc. si avvicinarono alla numismatica, seppur in modo ingenuo e sprovveduto. Incuriositi da quei volti stampati sulle monete e subendone al contempo il fascino, costoro aprirono una sorta di “caccia al tesoro”, cercando di accaparrarsi il pezzo più bello o più raro……ma, ahimè, senza mostrare alcun senso critico e finendo col favorire il proliferare di falsari e mistificatori.

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Perche' essere cosi' critici verso lo spirito che animava le raccolte di monete di stampo umanistico agli albori del Rinascimento.

L'indagine critica, l'apparato scientifico per valutare e conoscere le varie emissioni sarebbero necessariamente apparse in seguito, con ;la progressiva formazione di una specifica letteratura numismatica che vedeva la propria alba solo all'inizio del XVI secolo, non prima. Eccetto il trattato del De Matociis non mi risultano, infatti incunaboli che trattino nello specifico di temi numismatici (anzi sarebbe bello scorpirne uno..). Il primo libro a stampa a soggetto esclusivamente numismatico e' il Bude', seguito dalle pubblicazioni di Vico, di Erizzo, dello Strada, Goltzius, etc.

tutte sempre nell'arco del 1500.

Lo spirito che animava le raccolte di monete delle varie famiglie nobili e dei Papi era lo stesso 'amore del bello' oltre che un 'segno di prestigio' che i reperti archeologici e l'espressione delle belle arti antiche (tra cui appunto le monete) ispiravano.

Si sono cosi' potute formare, animate da questo spirito e permesse dai grandi mezzi a disposizione di queste famiglie, delle raccolte che giunte, alcune, piu' o meno intatte presso di noi costitutiscono insiemi di inestimabile valore, ammirabili nei principali musei pubblici italiani e del Vaticano.

La cultura intimista e raccolta che animava lo "studiolo" rinascimentale, della quale anche le monete facevano parte viene oggi riconosciuta e apprezzata dalla critica come messo in luce in una magistrale raccolta di saggi dal Prof. Settis, direttore della Scuola Normale di Pisa, (Iconografia dell'arte italiana 1100-1500; e i tre volumi belissimi volumi di "Memoria dell'Antico nell'arte italiana" Einaudi 1984-85)

Inoltre da diversi anni si sono sviluppati diversi studi sia sulla letteratura numismatica del XVIe XVII secolo, sia sulla formazione delle collezioni numismatiche in questi secoli. Panvini Rosati e' stato uno degli studioni che maggiromente ha contribuiti con articoli e saggi a questo filone di studi numismatici (cfr. Bollettino di Numismatica: Saggi in onore del Prof. Panvini Rosati).

numa numa

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Concordo con quest'ultima osservazione di Numa, la numismatica anzi mi sembra fosse ad un livello più avanzato (come anelito classificatorio ed organizzativo dell'immenso materiale) di tutta l'antiquaria dell'epoca. Non bisogna giudicare i collezionisti del passato con il metro del rigore archeologico della scienza moderna. la cosa fondamentale è constatare che il fascino e l'amore per le cose antiche sono immutati nell'animo dell'uomo, ricercare nel passato evidentemente risponde a delle esigenze profonde.

Mi piacerebbe sapere se esistono dei libri su questo primo collezionismo (anche in generale sull'antiquaria non numismatica) che trovo molto affascinante. Quest'estate ho avuto modo di conoscere le gesta dell'Avvocato Pischedda, collezionista ed archeologo, la cui collezione è passata nell'antiquarium di Oristano. Non bisogna dimenticare che certe cose ci sono state tramandate solo perché oggetto di amore , oserei dire "devozione" da parte dei nostri precursori collezionisti di epoche passate, altrimenti i musei sarebbero vuoti....

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Più che di criticismo si tratta di semplici constatazioni, riportate anche dai più recenti manuali di numismatica (v. ad es. Barello, Mancini, etc.) e condivise da chi scrive. Non voglio riproporre in questa sede la vexata quaestio del collezionismo antiquario, al quale va riconosciuto da un lato, il grandissimo merito di aver sottratto alla dispersione un numero altissimo di monete, dall’altro il non meno grave demerito di aver fatto perdere, nella quasi totalità dei casi, preziose informazioni circa i contesti di provenienza dei materiali, ostacolando le odierne ricerche sulla circolazione monetale.

Encomiabile, pertanto, risulta la passione che gli umanisti nutrirono nei confronti del documento monetale, viva testimonianza di un passato di cui essi stessi subirono il fascino; quanto meno discutibili, invece, appaiono le modalità di approccio ai materiali, che purtroppo perdurarono a lungo. Ancora tra Settecento e Ottocento, nel corso delle campagne di scavo di Pompei, ad es., si verificò una ingente dispersione di monete: molte venivano offerte ad illustri personaggi (circa 900 ess., ad es., furono donati alla Regina Carolina), o ancora si ricercava il pezzo più raro o più bello, che non a caso appare quello meglio descritto nei diari di scavo dell’epoca, molte altre, specie di bronzo e piuttosto comuni, vennero addirittura fuse per recuperare metallo per restaurare altri oggetti; moltissime giunsero al Museo e vennero frammiste ad esemplari provenienti anche da siti diversi da quelli vesuviani, creando una tale congerie di materiali, che allo stato attuale delle ricerche risulta impossibile operare una distinzione per aree di provenienza.

Va poi attentamente valutata la scarsa fruibilità di tali collezioni e/o la mancata valorizzazione. Per citare alcune delle più prestigiose, per entità e varietà di provenienza, basterà ricordare le raccolte numismatiche Fiorelli, Santangelo, Stevens, Fortunato, custodite nel Medagliere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ma non accessibili al pubblico.

Per concludere: concordo pienamente sul fatto che a cavallo tra Umanesimo e Rinascimento si siano formate alcune tra le più belle collezioni numismatiche oggi esistenti, ma devo altresì ammettere che tali collezioni sono spesso difficilmente accessibili e che i pezzi che le compongono sono per lo più privi del dato di provenienza, non consentendo di ricostruire i contesti di appartenenza, elemento imprescindibile per lo studio della circolazione monetale e per la ricostruzione dei contatti commerciali tra le varie città. Tempo fa cominciai a studiare la circolazione delle monete di Crotone tra VI e V sec. a.C. Dopo appena un mese abbandonai il progetto in quanto, durante il censimento dei materiali, constatai che il 70% circa degli esemplari emessi da questa zecca proveniva da collezioni pubbliche o private di cui non era noto il contesto di rinvenimento.

“Grazie” al collezionismo le monete si sono conservate…….ma in molti casi non raccontano più la storia.

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“Grazie” al collezionismo le monete si sono conservate…….ma in molti casi non raccontano più la storia.

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Scusa la franchezza, ma questo atteggiamento nei confronti del collezionista, visto come una specie di cavalletta, comincia a infastidirmi un po'. <_<

Certo, era meglio lasciare le monete dov'erano anzichè collezionarle, come sarebbe stato meglio se il Partenone non fosse stato usato come polveriera e l'abbazia di Montecassino come caserma dei parà tedeschi. Ma questa è la storia, notoriamente più grande sia di noi collezionisti che di qualsiasi altro uomo...

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Per concludere: concordo pienamente sul fatto che a cavallo tra Umanesimo e Rinascimento si siano formate alcune tra le più belle collezioni numismatiche oggi esistenti, ma devo altresì ammettere che tali collezioni sono spesso difficilmente accessibili e che i pezzi che le compongono sono per lo più privi del dato di provenienza, non consentendo di ricostruire i contesti di appartenenza, elemento imprescindibile per lo studio della circolazione monetale e per la ricostruzione dei contatti commerciali tra le varie città.

Concordo in linea di massima con tutto quel che Dracma dice, ma andrebbe però contestualizzato coi tempi.

Cerco di spiegarmi meglio; se per un verso è vero che le monete raccolte nel rinascimento e fin nel 1700 e forse 1800 hanno perso molto del loro valore documentale per il fatto che sono state decontestualizzate è anche altrettanto vero che in quel periodo se non fossero state "messe da parte" da qualcuno con ogni probabilità sarebbero state fuse, sorte probabilmente toccata alla stragrande maggioranza di questi reperti in quel periodo.

Quello che è un giustissimo appunto se riferito ai nostri tempi non può essere traslato "sic simpliciter" a periodi precedenti in cui la sensibilità comune era completamente diversa; quel che ci rimane è giusto il poco che si è salvato per il gusto e l'intelligenza non comune di pochi (che poi l'ottica della raccolta non fosse per niente la stessa della ricerca archeologica attuale è comprensibile e non ne può sminuire il valore).

In fin dei conti mi risulta che a Roma nello stesso periodo (circa verso il 1500-1600) c'era chi salvava le statue ad esempio (anche se non si sa dove le avevano effettivamente rinvenute) e chi si vantava di avere palazzi costruiti su fondamenta costituite esclusivamente da pezzi di "statue romane"; tutto questo giusto per ribadire che per fortuna c'è stato chi ha raccolto, con tutti i limiti che la scienza moderna mette in luce, ma almeno salvato dalla distruzione molti reperti.

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“Grazie” al collezionismo le monete si sono conservate…….ma in molti casi non raccontano più la storia.

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Pesonalmente non percepisco nulla di fastidioso nella frase di dracma che sintetizza dei dati. Nessuno vuole gidicare con metro moderno fatti antichi o demonizzare collezionismo e collezionisti; resta il fatto che la precedenza data al possesso, sia esso suscitato da entusiasmo per il bello e per la storia sia esso dovuto a desideri di profitto o quant'altro, può avere come risultato la compromissione o la distruzione del dato scientifico. Quanta importanza questo può avere ognuno lo giudichi con metro personale, ma tant'è.

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Io invece sono convinto che l'opera di molti antichi collezionisti ha permesso di fare arrivare fino a noi molte monete che altrimenti sarebbero andate smarrite o distrutte.

Dire che i collezionisti hanno "decontestualizzato" sarebbe un po' come accusare i frati amanunensi di aver fatto delle "pacchiane" copie delle opere degli scrittori greci e romani. E se non ci fossero stati? Quegli scritti sarebbero stati sicuramente nel loro "contesto" come combustibile per i fuochi degli accampamenti dei barbari. Esagero un po', ma è solo per far capire il mio pensiero. La spinta al collezionare, all'amare le cose belle fa parte della natura umana...

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resta il fatto che la precedenza data al possesso, sia esso suscitato da entusiasmo per il bello e per la storia sia esso dovuto a desideri di profitto o quant'altro, può avere come risultato la compromissione o la distruzione del dato scientifico.

E' proprio questo il punto; se a quei tempi non fosse esistito l' "entusiasmo per il bello e per la storia" e magari anche i "desideri di profitto o quant'altro" quei reperti probabilmente non esiterebbero più e della "compromissione o la distruzione del dato scientifico" non staremmo neanche a parlarne visto che avremmo perso traccia anche dell'oggetto in questione.

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Ma nel 1500-1600 e anche molto dopo non esistevano i metodi di ricerca, analisi e contestualizzazione che si sono sviluppati solo abbastanza recentemente. Quindi come si puo' pretendere che venissero applicati all'epoca i quei ritrovamenti lontani ??!

I bronzi di Riace, o il Satiro Danzante, ci hanno fornito una messe importantissima di informazioni perche' rinvenuti, studiati e contestualizzati con i moderni mezzi di ricerca e di indagine. La stessa cosa ovviamente non puo' dirsi per statue provenienti da scavi effettuati secoli or sono. Ma per questo esse sono meno apprezzabili e godibili per noi ?

Non siamo troppo rigidi verso chi ci ha preceduto in nome di un malinteso senso della Cosa Pubblica. Ricordiamoci che senza il possesso, ma io direi meglio la passione, o devozione come giustamente l'ha definita Caius, di collezionisti (antichi ma anche attuali) le collezioni pubbliche sarebbero ben piu' povere.

C'e' sempre l'Uomo dietro la passione per il Bello e per l'Arte, non un'astratta idea di collettivita'..

numa numa

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... La spinta al collezionare, all'amare le cose belle fa parte della natura umana...

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Senz'altro hai ragione.

E' proprio questo il punto; se a quei tempi non fosse esistito l' "entusiasmo per il bello e per la storia" e magari anche i "desideri di profitto  o quant'altro" quei reperti probabilmente non esiterebbero più e della "compromissione o la distruzione del dato scientifico" non staremmo neanche a parlarne visto che avremmo perso traccia anche dell'oggetto in questione.

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Hai ragione nell'evidenziare che non si può prescindere dall'esperienza passata. Se si è formata una sensibilità all'indagine scientifica ciò è dovuto senz'altro anche a queste esperienze di magnifico collezionismo. Ma non c'è niente di male nell'indagare oggi quelle stesse esperienze di collezionismo non per condannare, ma per averne una percezione più completa che ne metta in luce i diversi aspetti.

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Ma nel 1500-1600 e anche molto dopo non esistevano i metodi di ricerca, analisi e contestualizzazione che si sono sviluppati solo abbastanza recentemente. Quindi come si puo' pretendere che venissero applicati all'epoca i quei ritrovamenti lontani ??!

I bronzi di Riace, o il Satiro Danzante, ci hanno fornito una messe importantissima di informazioni perche' rinvenuti, studiati e contestualizzati con i moderni mezzi di ricerca e di indagine. La stessa cosa ovviamente non puo' dirsi per statue provenienti da scavi effettuati secoli or sono. Ma per questo esse sono meno apprezzabili e godibili per noi ?

Non siamo troppo rigidi verso chi ci ha preceduto in nome di un malinteso senso della Cosa Pubblica. Ricordiamoci che senza il possesso, ma io direi meglio la passione, o devozione come giustamente l'ha definita Caius, di collezionisti (antichi ma anche attuali) le collezioni pubbliche sarebbero ben piu' povere.

C'e' sempre l'Uomo dietro la passione per il Bello e per l'Arte, non un'astratta idea di collettivita'..

numa numa

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Sacrosante parole. :)

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Per favore evitiamo di fare polemiche sul nulla... E' ovvio che i "collezionisti" del 1500 rispetto alla sensibilità media del loro tempo per i reperti del passato erano degli spiriti eletti, come è ovvio che chi approccia oggi il materiale archeologico con lo stesso spirito viene considerato un barbaro (uso l'indicativo presente perchè mi pare chiaro che questi personaggi non sono certo estinti). Giustamente è così, perchè sono cambiati la sensibilità e il senso comune...

Provo a fare un esempio per spiegarmi meglio: al tempo degli Antonini un imperatore, non ricordo se Marco Aurelio, pensò di abolire i combattimenti dei gladiatori. Non lo fece perchè ritenne che i tumulti di piazza provocati da questa decisione avrebbero fatto scorrere più sangue degli stessi giochi del circo. Ebbene, noi certamente e giustamente consideriamo Marco Aurelio uno spirito illuminato, eppure se qualcuno oggi trattasse i prigionieri di guerra come i Romani trattarono ai suoi tempi i Quadi e i Marcomanni (che furono sterminati) voi come lo giudichereste?

Il giudizio sul singolo personaggio non può mai prescindere dal contesto storico in cui visse, e per quanto si possa parlare di decadenza, è un dato di fatto che viviamo in tempi infinitamente meno rozzi e cruenti di quanto fossero ancora solo pochi secoli fa.

Ciao, P. :)

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quando è nato il collezionismo numismatico?

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Le grandi famiglie nobili come i Gonzaga, gli Este, i Medici erano collezionisti e abbiamo ancora oggi gli esemplari delle loro collezioni contromarcato co le armi della loro famiglia (aquiletta estense, giglio di Francia, etc. ) che invece di deturpare la moneta ne accrescono il valore facendole acquisire un pedigree di eccezione oltre ad una patente di autenticita' vista la provenienza cosi' antica del pezzo.

I Papi sono stati collezionisti altrettanto eccezionali e vi sono dei libri che illustrano le collezioni numismatiche del Cardinale Borgia, del Card. Carpegna, etc.

uando si sviluppo' il collezionismo in epoca umanistica (1400-1500) nacquero anche i falsari che dovevano soddisfare la crescente domanda di bei pezzi romani soprattutto, o greci. Antonio Cavino, Becker, il Cigoi produssero riproduzioni di alta qualita' che a tutt'oggi alimentano un mercato di appassionati, venendo scambiati a prezzi da amatore...

numa numa

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....

Si tratta, tuttavia, di un puro collezionismo per lo più privo di qualsiasi interesse scientifico e piuttosto d'élite. Fu così che papi, principi, letterati, etc. si avvicinarono alla numismatica, seppur in modo ingenuo e sprovveduto. Incuriositi da quei volti stampati sulle monete e subendone al contempo il fascino, costoro aprirono una sorta di “caccia al tesoro”, cercando di accaparrarsi il pezzo più bello o più raro……ma, ahimè, senza mostrare alcun senso critico e finendo col favorire il proliferare di falsari e mistificatori.

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Io dico che i bei quadri di numa numa e dracma non si escludono a vicenda ed indagarli entrambi è senz'altro interessante. Da un lato gli spiriti illuminati, i pionieri, i falsi da collezione anch'essi opere d'arte e oggetto di studio e tutto ciò che questo comporta. Dall'altro il conte Anselmo, Brighella e il Pescennio :lol: (Goldoni ci delizia con "La Famiglia dell'Antiquario" nel 1750) e, ancora, tutto ciò che questo comporta. Si tratta di indagine, ripeto. Non c'è motivo, a mio avviso, di fare nessuna polemica, come ha detto Paleologo.

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A chiosa mi viene in mente, parafrasandola, una pubblicita' di una nota marca di orologi di lusso:

Non possediamo mai veramente un oggetto bello e prezioso,

semplicemente lo custodiamo per le generazioni future

:lol: :lol: :lol:

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Interessanti considerazioni. Vorrei però dire una cosa (e adesso Dracma mi crocifigge :ph34r: ;) )Quello che vorrei dire è:

Non è che una moneta perde di significato se è decontestualizzata....

Voglio dire, una moneta non è un coccio, non è una lucerna, che se non la metti nel suo contesto non ha significato, spaziando dal II secolo aC al IV secolo dC. Non è uno di quegli oggetti che gli archeologi, guardandoli bene, sono in dubbio se siano appartenenti all'epoca romana, ma forse greca, direi antica (1000 anni di storia X circa 15 culture differenti...)

E' chiaro che decontestualizzare un frammento di ceramica lo rende un pezzo di terracotta assolutamente inutile.

Le monete però hanno di bello che si autodatano, parlano da sole, dicono chi le ha battute e quali erano i valori cui quella autorità faceva riferimento.

E' chiaro che gli studi sulla circolazione monetale non possono essere fatti se i dati del ritrovamento non sono completi. tuttavia non è questo l'unico aspetto del messaggio che la moneta reca con sè. Il messaggio artistico, ad esempio, è immutato, che la moneta sia nel contesto o fuori contesto. Un decadramma di Euaineto è un'opera d'arte anche se non sappiamo bene da dove viene. Il messaggio storico è ugualmenete completo, il messaggio politico e di propaganda perviene distintamente anche lui.

Non lo so, forse sono solo vaneggiamenti....

Caius

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E' giusto quello che dici, ma proprio per questo la moneta è un oggetto prezioso per la datazione del contesto archeologico in cui viene ritrovata perchè fornisce il terminus ante quem! Senza contare che il luogo del ritrovamento può darci informazioni sulla circolazione monetaria, sulle vie del commercio, sulla ricchezza della società che la utilizzava... In pratica la moneta (o meglio ancora l'insieme di tutte le monete ritrovate nello stesso luogo) fornisce molte più informazioni sul contesto che il contesto sulla moneta, e queste sono le informazioni che si perdono se la moneta viene rimossa e decontestualizzata.

Ciao, P. :)

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Mi dispiace di aver suscitato una polemica e mi scuso, in quanto non era mia intenzione. Volevo semplicemente mettere in luce alcuni limiti del collezionismo antico per gli odierni studi numismatici, specie per quelli relativi alla circolazione. E' chiaro che non si può pretendere che parametri moderni vengano applicati al passato, ma il numismatico moderno che fruisce di antiche raccolte monetali per le sue ricerche, si trova purtroppo di fronte alla decontestualizzazione di tali raccolte e alla difficoltà, o addirittura all'impossibilità, di ricostruire la circolazione ed i contesti di rinvenimento. Ripeto, più che di una critica, si tratta di una constatazione. Non intendo demonizzare il collezionismo antico, in quanto ci ha trasmesso un patrimonio di inestimabile valore, ma evidenziarne alcuni limiti per chi oggi deve fruire di quei documenti.

Rimango tuttavia sconcertato di fronte alle affermazioni di Caius: le monete non si autodatano o almeno non tutte. Si pensi ad esempio agli incusi magno-greci del VI sec. a.C. sulla cui cronologia ancora oggi si discute senza essere approdati a soluzioni certe. E’ vero che la circolazione non è l’unico aspetto che investe la moneta, ma è sicuramente un aspetto di fondamentale importanza che nell’ultimo decennio è stato particolarmente indagato. E purtroppo devo constatare che in vecchi e nuovi corpora su singole zecche, a fronte di preziose informazioni circa l’articolazione dei nominali, il ritmo di produzione e il volume delle emissioni e la loro cronologia, spesso il fenomeno della circolazione monetale è omesso o affrontato solo marginalmente. Come si fa a definire i circuiti di diffusione della valuta coniata, la sua intensità nei vari periodi, i contatti che la città stringe con i diversi partners? Non ce lo dice certo lo stile, con tutto il rispetto per Euainetos & C., ma solo la circolazione, sempre che i dati siano completi e affidabili.

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non sconcertarti ;)

so benissimo che certe monete non sono ancora state datate, come il denario anonimo e molti altri. Volevo solo ribadire all'affermazione che siccome una moneta è decontestualizzata, allora non serve a niente. Non è vero che non serve più, gli aspetti della circolazione monetaria non sono gli unici che coinvolgono la moneta, altri aspetti rimangono salvaguardati, nelle indagini di tipo storico, propaganda, artistico, ecc ecc.

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Mi dispiace di aver suscitato una polemica e mi scuso, in quanto non era mia intenzione. Volevo semplicemente mettere in luce alcuni limiti del collezionismo antico per gli odierni studi numismatici, specie per quelli relativi alla circolazione. E' chiaro che non si può pretendere che parametri moderni vengano applicati al passato, ma il numismatico moderno che fruisce di antiche raccolte monetali per le sue ricerche, si trova purtroppo di fronte alla decontestualizzazione di tali raccolte e alla difficoltà, o addirittura all'impossibilità, di ricostruire la circolazione ed i contesti di rinvenimento. Ripeto, più che di una critica, si tratta di una constatazione. Non intendo demonizzare il collezionismo antico, in quanto ci ha trasmesso un patrimonio di inestimabile valore, ma evidenziarne alcuni limiti per chi oggi deve fruire di quei documenti.

Rimango tuttavia sconcertato di fronte alle affermazioni di Caius: le monete non si autodatano o almeno non tutte. Si pensi ad esempio agli incusi magno-greci del VI sec. a.C. sulla cui cronologia ancora oggi si discute senza essere approdati a soluzioni certe. E’ vero che la circolazione non è l’unico aspetto che investe la moneta, ma è sicuramente un aspetto di fondamentale importanza che nell’ultimo decennio è stato particolarmente indagato. E purtroppo devo constatare che in vecchi e nuovi corpora su singole zecche, a fronte di preziose informazioni circa l’articolazione dei nominali, il ritmo di produzione e il volume delle emissioni e la loro cronologia, spesso il fenomeno della circolazione monetale è omesso o affrontato solo marginalmente. Come si fa a definire i circuiti di diffusione della valuta coniata, la sua intensità nei vari periodi, i contatti che la città stringe con i diversi partners? Non ce lo dice certo lo stile, con tutto il rispetto per Euainetos & C., ma solo la circolazione, sempre che i dati siano completi e affidabili.

250779[/snapback]

Non ti preoccupae Dracma, e' l'annosa vecchia ma sempre presente contrapposizione tra studioso, che privilegia l'aspetto di dati e informazioni inerenti all'emissione monetale per derivarne quante piu' informazioni possibili sulla sua diffusione/circolazione/contesto strico/potere di acquisto/rapporto con le altre monete/etc. e il collezionista/amatore dall'altro per il quale gli aspetti estetici, di rarita' di conservazione (e ovviamente di possesso) sono quelli invece da privilegiare.

Ambedue le categorie sono utili e spesso sono alatmente complementari.

Credo sia passato il periodo in cui lo studioso (maxime universitaro) considerava il collezionista alla stregua di Belzebu' o quasi. Oggi una generazione di studiosi in gamba e molto preparati hanno frequenti contatti con collezionisti seri e frequentano le assemblee delle societa' numismatiche piu' importanti (fondate da gruppi di collezionisti) o addirittura sono invitati a far parte del loro comitato di direzione (per l'Italia : Arslan, la Travaini, Gorini, etc.).

Credo che una maggiore apertura in questo senso, basta sul reciproco rispetto dei propri ambiti e soprattutto mirante alla collaborazione culturale sia solo benefica per il progresso degli studi e della numismatica (a volte i collezionisti sono in possesso di esemplari o varianti uniche che possono essere ricercate e pubblicate con profitto dagli studiosi). Farsi la guerra credo non convenga a nessuno ...

numa numa

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Mi dispiace di aver suscitato una polemica e mi scuso,

Nessun problema, ci mancherebbe. Direi che la questione è stata riassunta benissimo da Numa Numa. :)

Poi secondo me non è stata tatno una polemica, quanto uno scambio e un chiarimento di diverse opinioni. A me queste discussioni fanno sempre crescere un po'. :)

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