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L'erotismo nella monetazione greco-romana


antvwaIa

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Ero perplesso, ma Centurione amico mi ha incoraggiato a farlo. Un altro lavoro in comune per i nostri mnauali: "l'erotismo nella monetazione greco-romana". Senza escludere quella orientale o celtica. Che ve ne pare?

La mia perplessità nasceva dal fatto che è un tema che, ovviamente, si presta alla banalizzazione e con il rischio di cadere nella volgarità: sarebbe il modo più sciocco di svilire un tema curioso, inedito, divertente, piccante, persino un po' erotico, sul quale investigare ed anche scherzare, ma sempre con buon senso e buon tono.... e lo dico proprio io che sono un provocatore naturale!

Ve lo propongo, se vi piace, ma solo se siamo tutti disposti a farlo con serietà. Se così non fosse, io stesso invito i moderatori a chiudere prontamente la discussione.

Posto un primo esempio: uno statere di Thasos, un classico dell'erotismo...

Ciao a tutti,

Antvwala

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Immagini inviate

Penso che il tema sia molto interessante soprattutto in considerazione del valore anche religioso che l'eros assunse nel mondo greco e - più tardi - in quello romano.

Certo è che noi non potremo mai vedere queste cose con gli occhi dei classici perché siamo figli del nostro tempo ed eredi dell'evo medio, con tutte le incrostazioni e i sensi di colpa che esso ci ha lasciato.

Quindi l'argomento per noi moderni sarà sempre, inevitabilmente, un po' pruriginoso...

Vale la pena tuttavia tentare di accostarlo sforzandosi di avvicinarsi al mondo pagano e al suo candido entusiasmo per la bellezza e per la vita.

Plaudo quindi all'iniziativa e cercherò di dare qualche modesto contributo.

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in considerazione del valore anche religioso che l'eros assunse nel mondo greco e - più tardi - in quello romano

Molto importante ed opportuno. Quindi sviluoppare il tema dell'erotismo non significa solamente segnalare monete dalla immagini pruriginose, ma individuare una logica ed una mistica a supporto delle immagini, che potranno anche NON essere pruriginose. Per esempio, credo (ma non ne sono sicuro) che la musa Erato fosse l'emblema dell'erotismo: dunque un ritratto di Erato ci potrebbe stare benissimo, ma dovrebbe essere associato a qualche riga che spieghi perché Erato poteva essere assunta ad emblema dell'erotismo (ammesso che fosse così).

Non dimentichiamoci che una delle più belle pagine della Bibbia, il Shir ha-shirim (Cantico dei Cantici) è forse una delle più belle pagine mai scritte sull'erotismo! Purtroppo teno che non siano mai state il soggetto di una moneta!

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Una bella lista di tessere romane: Tessere erotiche

E' curioso che queste tessere siano state prodotte tutte nel periodo sotto Tiberio e non se ne conoscono per i periodi successivi... secondo voi perchè?

Curioso anche che durante il periodo fascista si usassero i gettoni con le "1/2 ore riportate sopra, un retaggio dell'impero romano?

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Ma chi era Eros?

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In principio - diceva la storia - esisteva la Notte; nella nostra lingua essa si chiamava Nyx, una delle più grandi dee anche secondo Omero, una dea davanti alla quale anche Zeus provava un sacro timore. In questo racconto essa aveva l'aspetto di un uccello dale ali nere. Fecondata dal vento, la Notte depose il suo uovo d'argento nell'immenso grembo dell'oscurità. Dall'uovo balzò fuori il figlio del vento, un dio con le ali d'oro, chiamato Eros, dio dell'amore...

Kerény, C. (1963) Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, Milano p. 26

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Grazie, okt.

Bella l'immagine di Eros che cavalca un delfino: la troviamo in un bronzetto di Massimino I, coniato a Deultum (Tracia). Da una quiqunque di Orra (Calabria) ci giunge un'immagine di Eros andante.

Modificato da antvwala
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La filosofia greca si è interrogata sui piaceri sessuali, pur non possedendo una specifica terminologia corrispondente a sessualità, né elaborando una distinzione tra gli atti erotici in “accettabili” e “anormali”, o “contro natura”. I Greci non sono giunti né ad una codificazione degli atti, come nella dottrina cristiana, né all’elaborazione di un’arte erotica specifica, ma inscrissero gli aphrodisia in una techne, un sapere pratico attraverso cui l’individuo si ponesse come padrone della propria condotta, in grado di giudicare momento e misura. Il regime fisico e l’uso dei piaceri facevano parte di tutta un’arte del sé. Il rapporto sessuale all’interno del matrimonio era d’altro canto limitato alle sue funzioni procreatrici, mentre il piacere e l’amore, omoerotico e maschile, si collolcava al di fuori del vincolo coniugale, che naturalmente non vincolava l’uomo alla fedeltà. Il marito fedele non era infatti quello che rinunciava ad ogni eventuale piacere sessuale con un’altra donna, ma quello che garantiva per sempre alla moglie i privilegi riconosciuti col matrimonio.

da Roberto Carlucci, professore di Filosofia

Per i Greci l'anima concepisce, è gravida di conoscenze, si piega nel dolore, si tende nel desiderio. Platone stabilisce la differenza tra maschile e femminile. E il femminile è incompleto, mostruoso, è l'ombra del maschile. Così l'anima diventa metafora del corpo. Viene somatizzata, anche se si dubita che la donna ne abbia una. L'anima del filosofo che produce pensiero e concetti è come un corpo di donna che produce figli. La maternità è il modello segreto dell'attività intellettuale. Platone usa immagini di nascita e di partorienti per far capire la difficoltà di accesso alla verità. Dimentica in modo strategico la differenza tra anima e corpo, tra maschile e femminile.

Nel mondo antico non si trova la parola "amore" intesa nella concezione che ne abbiamo oggi. Con questa parola si tenta, dall'Alto Medioevo in poi, di amalgamare i segmenti di vita e sapere, di corpo e anima, di impulso e parola, che l'antichità ci restituisce invece ancora disgiunti. La tradizione dei Padri della Chiesa tenta di spiegare e di insegnare, riuscendoci benissimo, che deve essere la frase "ti amo" insieme al matrimonio a siglare il rapporto sessuale, e che prima di esso un valore fondamentale è la verginità. La vita diventa bianco o nero: verginità assoluta e astinenza dal desiderio prima del matrimonio, o per tutta la vita se si sceglie la spiritualità, rapporti sessuali atti alla procreazione dopo il matrimonio, e mai più al di fuori di esso. Scende sul sesso l'ombra del peccato: che sia una questione di ragioni squisitamente pratiche (con la fedeltà matrimoniale della donna dovuta al marito, la discendenza è così al riparo da figli illegittimi) o un problema di ordine morale, il risultato è sempre lo stesso, ovvero la tendenza a reprimere pulsioni e fantasie, la volontà di ordinare, ingabbiare, precludere. Amore e sesso non possono più essere divisi, ma devono necessariamente camminare insieme sullo stesso binario, senza mai cambiare direzione e continuando paralleli.

La concezione della sessualità e della sensualità nel mondo antico e il suo cambiamento avvenuto in epoca cristiana possono fare riflettere sul cammino che uomo e donna hanno percorso o hanno subìto nel tempo, fino ai giorni nostri: l'evoluzione deve portare anche a una conoscenza del passato e a una riconsiderazione dei concetti e dei valori che necessariamente sono mutati nel corso dei secoli.

da Eros Tiranno, di Giulia Sissa, Laterza 2003

Modificato da antvwala
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A Thasis l'atto sessuale è esaltato diventando il soggetto fondamentale della moneta, l'eros divinizzato al punto da rappresentare la città: perché?

A Nikopolis succede lo stesso con Priapo: anche qui, perché?

Sebbene in tutto il mondo classico troviamo una visione gioiosa e giocosa del sesso, in alcune aree è divinizzato fini a farne l'emblema della città stessa. Perché?

Caro Cercete: non so se Augusto faceva il perbenista, certamente non lo era sua figlia.... che dovette allontanare da Roma perché i suoi eccessi orgiastici erano divenuti inaccettabili all'opinione pubblica...

Modificato da antvwala
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Certo, cercare corpi nudi o erotismo nella monetazione romana è difficile. La Roma repubblicana era estremamente bacchettona. A differenza che in Grecia anche l'uomo è sempre vestito, anzi togato, e la donna velata come una vestale. Ciò nonostante qualche nudo c'è, principalmente nella raffigurazione di Venere: un seno nel rovescio del denario di Cesare di Sepullius Macer; Una Venere con il lato B scoperto in un denario di Gulia Titi.

Nella monetazione provinciale è più facile trovare delle raffigurazioni di Venere nuda, spesso nella posa pudica della Venere capitolina.

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Supporter

Ho trovato questo splendido cistoforo di Adriano con Bacco ignudo.

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=52&Lot=1355

Da Wikipedia:

La diffusione del culto di Bacco a Roma avvenne intorno al II secolo a.C.. Analogamente al culto di Dioniso in Grecia, da cui deriva, si trattava di un culto misterico, ossia riservato ai soli iniziati (originariamente solo donne, le baccanti) con finalità mistiche. Ben presto i seguaci del culto di Bacco vennero in scontro con la religione ufficiale di Roma in seguito al loro rifiuto di riconoscere i valori cultuali di questa al punto che nel 186 a.C. il Senato, dietro iniziativa di Marco Porzio Catone, emise un senatoconsulto, noto come Senatoconsulto de Bacchanalibus al fine di sciogliere il culto con distruzione dei templi, confisca dei beni, arresto dei capi e persecuzione degli adepti.

In seguito i baccanali sopravvissero appunto come feste propiziatorie senza più componente misterica.

Spesso il baccanale coinvolgeva più popolazioni di un territorio che si riunivano per diversi giorni in un luogo simbolo dove venivano praticati anche sacrifici animali; sicuramente le pratiche sessuali che vi si svolgevano erano anch'esse finalizzate alla propiziazione ma anche ai festeggiamenti per i pastori che ritornavano dalla transumanza dopo un'intera stagione, oltre a svolgere una non secondaria funzione biologica di rimescolamento del patrimonio genetico di popolazioni che vivevano in luoghi remoti e che difficilmente avrebbero avuto altri modi di interagire fra loro. Nella Roma del II secolo però tali aspetti erano evidentemente assenti e uno delle questioni che portò al 'Senatoconsulto de Bacchanalibus' fu il fatto che durante tali riti gli adepti praticavano la violenza sessuale reciproca, specialmente sui neofiti, sodomia compresa, e ciò era in contrasto con le leggi romane che impedivano tali atti tra cittadini, pur permettendole nei confronti degli schiavi.

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Supporter

E a proposito di Baccanali, ecco Satiro con Menade dalla Macedonia:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...AucID=5&Lot=119

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Eros

Viene definito nel mito classico di Esiodo come figlio di Afrodite e di Zeus, Aristofane lo considera nato da un uovo deposto da Nyx e covato da un pipistrello, nel mito orfico risulta il primo ad essere generato assumendo il ruolo di forza d’attrazione fra gli elementi e grazie a lui questi si uniscono generando la vita, Simonie lo vede invece figlio dei romani Marte e Venere.

Comunque già quando nacque Zeus capì in che pasticcio si era cacciato con quel figlio tanto che consiglio ad Afrodite di sbarazzarsene. La madre lo nascose nei boschi dove fu cresciuto con il latte delle bestie feroci. Appena in grado di camminare si costruì un arco con il frassino ed imparò a maneggiarlo sugli animali che lo avevano nutrito. Eros fu uno splendido fanciullo alato, fu però molto capriccioso ed irresponsabile nell’uso del suo arco con cui era in grado di far divampare la passione amorosa in chiunque venisse colpito dalle sue frecce. Fu responsabile delle storie d’amore più infuocate dall’antichità e neanche la madre fu risparmiata, Eros la colpì un giorno a tradimento facendola innamorare di Adone per vendicarsi di una sculacciata. Eros non si innamorava mai, ma un tardo racconto narra di come la madre per invidia chiese al figlio di far innamorare una figlia di un re del più misero tra gli uomini. Ma quando Eros vide Psiche se ne innamorò, e non volendo essere riconosciuto non volle farsi vedere in volto.. Psiche istigata anche dalle sorelle non resistette alla tentazione ed una notte con la luce di una lampada volle vedere il volto dell’amato addormentato. Eros si svegliò di soprassalto e sparì. Dopo molte ricerche i due si ritrovarono, Eros fece accogliere Psiche tra gli immortali ed insieme generarono la Voluttà.

lele

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