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Imperatori Arvali


messala_corvino

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Buondì,

sono nuovo!

Ho appena iniziato una collezione di monete imperiali con ritratti di imperatori appartenuti al sodalizio pagano degli Arvali.

Essi hanno il capo laureato, cinto di spighe, velato, coronato, ecc... Il mio sogno sarebbe di collezionarli tutti...

Che io sappia gli imperatori arvali furono 21, da Ottaviano Augusto a Gordiano III. Qualcuno sa dirmi qualcosa di più?

Antonello (Messala Corvino)

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CHI ERANO GLI ARVALI

Gli Arvali erano una setta, antichissima di sacerdoti dediti al culto della dea Terra, piu' tardi identificata con Cerere.

L'etimologia del termine deriva da arvum o aruum, "terra lavorata" (la radice ar è la medesima dei termini "arare" ed "aratro") .

Secondo la leggenda, il collegio degli Arvali era stato istituito dallo stesso Romolo, fondatore di Roma, e ne facevano parte i dodici figli del pastore Faustolo, colui che aveva raccolto e allevato i due gemelli nel mito di fondazione della città. Per questo motivo i sacerdoti avevano l'epiteto di fratres, o "fratelli".

Questa leggenda è citata anche da Plinio il vecchio nella sua "Historia naturalis": "Aruorum sacerdotes Romulus in primis instituit seque duodecimum fratrem appellavit inter illos ab Acca Larentia nutrice sua genitos..." (Romolo per primo istituì i sacerdoti Arvali e chiamò se stesso dodicesimo fratello tra quelli generati da Acca Larentia, sua nutrice...). Nella medesima opera Plinio riferisce che le insegne di quel sacerdozio erano costituite, fin dalle origini, da una grande ghirlanda di spighe e da bende bianche.

La grande antichità del collegio è testimoniata dal carattere fortemente arcaico della lingua di un carme che essi cantavano durante la cerimonia ( Carme Fratum Arvalium ) scritto in versi saturnii, che costituisce uno dei testi più antichi della lingua latina. Il carattere arcaico di questo testo si mantenne anche in epoche più tarde, in quanto i Romani ritenevano che ogni cambiamento nei particolari di un rito religioso ne avrebbe diminuito l'efficacia: ce ne sono giunti diversi frammenti, conservati sia attraverso iscrizioni, sia attraverso citazioni successive.

Ci sono inoltre pervenuti, vari frammenti degli “Acta Arvalium“, nei quali venivano annotati e registrati i principali eventi che riguardavano la città.

I membri del collegio sacerdotale rimanevano in carica a vita ed erano in numero fisso di dodici. Alla morte di uno di essi gli altri sacerdoti nominavano chi lo avrebbe sostituito.

Alla fine della Repubblica il collegio fu riorganizzato da Augusto e da allora l'imperatore ne fece parte di diritto, tanto che talora il numero dei fratres superò i 12.Il collegio rimase in vita fino all'avvento definitivo del cristianesimo (terzo secolo d.c.). [estratto da Wikipedia]

Non so quali sono gli imperatori cosiddetti "Arvali", forse in virtu' della loro carica di Pontifex Maximus ?

In ogni caso e' una specializzazione ben singolare ed e' la prima volta che la sento, applicata alla numismatica romana.

Come mai, se posso chiedere, questo interesse cosi' specifico per gli Arvali ?

numa numa

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Ci sono imperatori rappresentati come membri del collegio degli Arvali?? quali erano i simboli di questo collegio? La ghirlanda succitata compare forse su qualche moneta? come differenziarla dalla corona civica?

scusate le numerose domande ma l'argomento è interessante.

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Salve!

Innanzitutto grazie per la calorosa accoglienza!

Debbo dire che non sono un numismatico (quindi dirò tanti strafalcioni, perdonatemi in anticipo) ma uno scrittore appassionato del Territorio portuense di Roma, dove sorgeva in antico il santuario degli Arvali. Ho tradotto il Carmen (è la traduzione ufficiale adottata dal Corpo fortestale dello Stato), i versi d'amore della Laudatio Turiae, e il canto orgiastico dei Fortunalia di Ovidio, che costò al poeta la relagatio a Tomis sul Mar nero.

Per una deformazione tutta da scrittore ho avvertito l'esigenza di dare un "volto" agli Arvali, ed eccomi qui a collezionare monete imperiali (ovviamente solo monete "ripetitive"... niente pezzi rari... l'unica condizione è che si veda bene il ritratto e che abbiano il capo cinto)!

Già, ma quanti erano gli imperatori arvali? Gli atti degli Arvali ne nominano espressamente 21. Ad essi si aggiungono altre 10 figure di rango imperiale venerate nel Cæsareum degli Arvali (6 imperatori divinizzati non-arvali e 4 auguste divinizzate) + il dittatore Cesare divinizzato (pontefice massimo, ma non arvale) + il fondatore leggendario Romolo deificato (che aveva un altare suo come dio Quirino), portando il totale a 33.

Un sommario elenco di imperatori (esclusi Romolo e Cesare, rispettivamente re e dittatore):

Augusto, arvale e divus

Tiberio, arvale

Caligola, arvale

Claudio, arvale e divus

Nerone, arvale [*]

Galba, arvale

Otone, arvale

Vitellio, arvale

Vespasiano, arvale e divus

Tito, arvale e divus

Domiziano, arvale [*]

Nerva, divus

Traiano, arvale e divus

Pompeia Plotina, diva augusta

Adriano, arvale e divus

Vibia Sabina, diva augusta

Antonino Pio, arvale e divus

Faustina Maggiore, diva augusta

Marco Aurelio, arvale e divus

Faustina minore, diva augusta

Lucio Vero, arvale e divus

Commodo, [*], poi riabilitato come divus

Pertinace, arvale e divus

Settimio Severo, arvale e divus

Caracalla, arvale

Eliogabalo, arvale [*]

Alessandro Severo, divus

Gordiano III, arvale e divus

Gallieno, divus

Claudio il Gotico, divus

Aureliano, divus

[*] = colpito da damnatio memoriæ

Se trovate monete con ritratti interessanti... segnalate!

Antonello (Messala Corvino)

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Benvenuto Messala Corvino e grazie dell'interessante quesito e delle curiose notizie che hai scritto!

A quanto è stato già espresso con grande completezza da Numa Numa a proposito dei "Fratrum Arvalum", aggiungo solo qualche dettaglio sul culto a cui essi erano preposti.

Quello dei 12 sacerdoti era un sodalizio esclusivamente patrizio; essi rappresentavano, secondo la tradizione, i 12 figli di Acca Larentia che era un'arcaica divinità a carattere agricolo. La tradizione la considerava moglie del pastore Faustolo e nutrice di Romolo e Remo ed è per questo che la si identificò con la lupa.

Secondo un'altra tradizione, la stessa era una meretrice amante di Ercole e dell'etrusco Taruzio che le lasciò un ricco patrimonio da lei dato in eredità al popolo romano. Il culto di Acca Larentia era collegato a quello dei Lari.

Gli Arvali erano sacerdoti della Dea Dia che era, appunto, connessa con l'agricoltura e dunque in una certa misura analoga a Cerere e Tellus, delle quali potrebbe essere una semplice ipostasi. I Fratres Arvales la veneravano in un bosco situato al quinto miglio della via Campana; si trattava di un culto esclusivo, in quanto il nome di questa divinità compare soltanto negli "Acta Arvalum": da questi risulta che in occasione della grande festa annuale del sodalizio, nella seconda metà di Maggio, la statua della dea veniva unta ritualmente. Il suo tempio era di forma circolare come quello di Vesta.

Il tipo di culto è probabilmente collegato agli "Ambarvalia" che erano un'antica festa romana celebrata verso la fine di Maggio in onore di Marte prima e di Cerere ed altre divinità campestri poi. Aveva lo scopo di purificare le messi dei campi compresi entro il primitivo confine romano e preservarle dai cattivi influssi; consisteva nel sacrificio di un maiale, di una pecora e di un toro (suovetaurilia) preceduto da una processione che prevedeva il percorrere il confine della città, accompagnato da canti rituali assai arcaici. Enrico.

Modificato da minerva
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Wuw, grazie dei piccoli saggi e dei consigli (non avrò fretta...).

Dia si inquadra tra le grandi dee-madri del Mediterraneo, tipo Cerere, Tellus, ecc.

E' incorporea (Augusto le dedica però un idolo) e, cosa assai singolare, non ha un nome: DIA è infatti in latino arcaico il femminile di DIVS (dio)... gli Arvali chiamavano questa divinità semplicemente "La Dea"...

Ho scritto tempo fa un saggio sul mito di Acca... eccolo:

- - - - - -

"Acca è una divinità minore, associata a Dia-Cerere e legata all’augurio sacrale di fecondità della terra seminata, grazie al favore dei Lari. Acca prende gli attributi di Larentia e Mater Larum (madre dei Lari); peraltro la parola arcaica “akka” significa anch’essa “madre”.

Macrobio (nei Saturnalia I, 10) descrive Acca come una affascinante prostituta, offerta in trofeo per una partita a dadi fra il custode del tempio di Ercole e un prestante straniero. Alla vittoria di quest’ultimo Acca si concede con sublime trasporto, tanto che lo straniero, commosso, si rivela nella sua vera identità - egli era infatti il dio Ercole -, consigliandole in ricompensa di seguire ciecamente il primo uomo che avesse incontrato.

Acca si imbatte così in Taruzio, anziano possidente etrusco, proprietario delle terre in riva destra, alla Magliana. Acca ne diviene la sposa, adeguandosi con devozione ai nuovi costumi e onorando il culto dei Lari.

Quando l’anziano marito muore Acca si ritrova padrona di una fortuna immensa, che cede al Popolo di Roma con una solenne donazione all’Ara Maxima, per poi affrontare la morte mistica immergendosi nelle acque del Velabro. I Romani, in segno di gratitudine, le dedicano la festa annuale dei Larentalia, il 23 dicembre, solstizio d’inverno."

- - - - - -

Antonello (Messala Corvino)

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Forse ho capito male io, ma mi sembra che NON SIA POSSIBILE definire un tipo di ritratto "arvale" diverso dal capo/busto laureato "standard", per così dire. A Messala interessano delle monete tipo di certi imperatori in quanto questi appartenevano alla confraternita, non perchè certe monete hanno caratteristiche specificamente "arvali". Giusto?

P. :)

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Paleologo ha centrato l'argomento!

L'iconografia tradizionale dell'arvale è questa:

- capo velato,

- oppure "spicato" (cinto di una corona di spighe),

- oppure velato e spicato insieme.

Questa iconografia non è esclusiva: ad esempio il capo velato è proprio anche del pontifex maximus, delle figure muliebri, delle celebrazioni attinenti Fors-Fortuna... mentre il capo spicato è proprio dei culti frumentari.

Premesso quindi che ESISTONO TANTE MONETE con busti velati/spicati, ma NON TUTTE APPARTENGONO ad arvali (e teoricamente anche nessuna), ecco dunque come vorrei impostare la collezione:

1) Partire da un obiettivo piccolo piccolo... collezionare 32 bei ritratti di imperatori di cui so che furono arvali o divi-arvali (mi va bene testa nuda, laureata o con corona ferrea).

2) Affinare progressivamente il tiro... vedere cioè per quali dei 32 imperatori ricorre un'iconografia con il capo velato/spicato... e sostituire via via i pezzi "nudi" con pezzi velati/spicati.

3) Ultimo passaggio: individuare quali imperatori con il busto velato/spicato furono raffigurati così... PROPRIO perché arvali (è la domanda di Paleologo).

Tendenzialmente ho messo in conto la possibilità che la risposta sia NESSUNO e che la mia collezione risulti inutile.

Confido in voi e nelle vostre conoscienze!

C'è da dire che sono giunti a noi, malconci quanto a integrità ma ben tradotti dagli epigrafisti, una serie di "Acta", cioè di documenti nei quali gli Arvali scrivevano "l'imperatore X è venuto nell'anno Y a celebrare i riti arvalici".

Se nello stesso anno risulta essere stata coniata una moneta velata/spicata direi che con ragionevolezza, anche se non certezza, abbiamo trovato il "ritratto in veste di arvale" di cui parlava Paleologo...

Bel lavorone, eh? Le vostre opinioni?

AD MAIORA!

Antonello (Messala Corvino)

Modificato da messala_corvino
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...nella lista non compaiono Agrippina e Antonia, che invece spesso vengono raffigurate con il capo cinto da spighe.

293281[/snapback]

Agrippina e Antonia furono "auguste" ma non "divae", quindi non varcarono mai la soglia del Caesareum degli Arvali... sigh!

Però la segnalazione è interessante! Cosa c'è sul verso delle monete di Agrippina e Antonia?

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...nella lista non compaiono Agrippina e Antonia, che invece spesso vengono raffigurate con il capo cinto da spighe.

293281[/snapback]

Agrippina e Antonia furono "auguste" ma non "divae", quindi non varcarono mai la soglia del Caesareum degli Arvali... sigh!

Però la segnalazione è interessante! Cosa c'è sul verso delle monete di Agrippina e Antonia?

293737[/snapback]

Ecco Agrippina:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ID=234&Lot=2779

e qualche esempio di Antonia:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=90&Lot=1292

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=254&Lot=42

In particolare prova a dare un'occhiata alla descrizione dell'ultima moneta.

Per quanto riguarda Giulio Cesare, ci sono diversi esempi (almeno un paio) della sua rappresentazione con capo velato e laureato. Ora, in realta' quel "lauro" mi ha sempre convinto piuttosto poco, vedi tu:

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...ucID=73&Lot=831

PS. Forse qui c'e' un esempio di una Sabina che "fa per te" ;)

http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.ph...cID=223&Lot=720

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  • 2 settimane dopo...

Salve a tutti, anch'io sono dell'opinione che sia piuttosto difficile (anzi, diciamo pure impossibile) riconoscere nei ritratti monetali di età imperiale i "segni" dell'appartenenza al prestigioso collegio degli Arvali. Piuttosto, trovo possa essere interessante intraprendere lo studio di quelle tipologie di ritratti con corone di spighe, ghirlande o altro, per vedere se sia possibile tirar fuori qualcosa di nuovo e utile. Per cui auguro buon lavoro a chiunque voglia lavorarci su.

Quanto agli Arvali, ricordo a tutti gli interessati che presso il Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano sono custoditi quasi tutti i frammenti esistenti degli Atti degli Arvali (con l'eccezione di qualche frammento ai Vaticani e pochi altri), che erano dei registri contenenti i protocolli e le decisioni del collegio, un po' sulla scorta degli altri organismi pubblici romani. Copie di questi protocolli erano infatti incise su tavole di marmo ed esposte nel bosco sacro della dea Dia, a 5 miglia da Roma, presso la via Campana, luogo dove veniva celebrato il culto. I frammenti superstiti coprono un periodo di oltre tre secoli.

Come è noto, i primi ritrovamenti dei frammenti arvalici avvennero in età umanistica e suscitarono molto interesse perché rivelarono aspetti sconosciuti sulla religione romana e la storia romana. Ancora oggi rappresentano una delle fonti più autorevoli per lo studio delle pratiche cultuali e religiose di Roma antica.

Per chi volesse cimentarsi con l'epigrafia, mi limito a citare un paio tra le opere di uno studioso che ha dedicato buona parte della sua vita a questo particolare tema, il prof. John Scheid:

- J. Scheid, Les collège de frère arvales. Etudes prosopographiques (69-304), Rome, 1990

- J. Scheid, Recherches Archéologiques à la Magliana. Commentarii Fratrum Arvalium qui supersunt. Les copies épigraphiques des protocoles annuels de la confrérie arvale (21 aV. - 304 AP. J.C.), Roma, Ecole Française de Rome - Soprintendenza Archeologica di Roma, 1998, entrambi con abbondante bibliografia.

Quest'ultima opera contiene la trascrizione completa di tutti frammenti conosciuti.

Un saluto cordiale a tutti.

Gordianus :)

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No, si tratta di culti diversi. Scusa per la fretta. Ti consiglio vivamente la lettura del seguente testo:

D. Sabbatucci, La religione di Roma antica, dal calendario festivo all'ordine cosmico, Il Saggiatore, Milano 1988.

Saluti

Claudio

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